Girolamo Asquini
Notizie dei pittori del Friuli
A cura di Paolo Pastres
Premessa di Giuseppe Bergamini
Udine, Forum, 2002
Recensione di Giovanni Mazzaferro
L’erudizione friulana di fine Settecento
Anche il
conte Girolamo Asquini (1762-1837) appartenne al circolo culturale
dell’erudizione friulana che, sul finire del Settecento, pose le premesse per
la nascita di una moderna storiografia artistica locale culminata con gli
scritti di primo Ottocento di Fabio di Maniago. Ne abbiamo già conosciuto
alcuni esponenti, ad esempio Federico Altan per proseguire con Tommaso Faccioli (Faccioli era
vicentino, ma soggiornò un paio d’anni a Udine). Un discorso a parte meritano
poi l’abate Mauro Boni e soprattutto Luigi Lanzi, che a Udine soggiornarono in
anni napoleonici ed ebbero modo di stringere un’amicizia che è testimoniata dalle loro lettere e che coinvolse
anche la redazione della terza edizione della Storia pittorica. C’è un filo comune a tutti questi personaggi ed è che tutte le edizioni
moderne delle loro opere (le cui recensioni potete consultare cliccando sui
link sopra attivati) sono a cura esclusiva o parziale di Paolo Pastres, di cui
bisognerà pur riconoscere i meriti. Sulla scia di figure come quelle Giuseppe Bergamini, Caterina Furlan e di altri che qui dimentico, Pastres è stato in grado di
proporre per la prima volta (o riproporre) a un pubblico di interessati gli
scritti proprio di questi eruditi.
Nel caso delle Notizie dei pittori del Friuli siamo di fronte a un manoscritto ritrovato dallo stesso Pastres presso la Biblioteca Municipale di Reggio Emilia fra le carte di Mauro Boni (segnatura ms. Vari A. 14/2). Si tratta chiaramente di una copia, e non dell’originale, intitolata Arti nel Friuli o Notizie dei pitturi di Udine. Il manoscritto non presenta il nome dell’autore che tuttavia, da evidenze interne e grazie a ulteriori riscontri (p. 16) risulta essere con ogni probabilità il conte Asquini.
In qualche modo si tratta di una scoperta sorprendente, perché Girolamo, che era nato a Fagagna, vicino a Udine, e che per lunghi periodi visse fuori del Friuli (dal 1789 al 1818 a Parma, dal 1821 al 1829 a Verona, dal 1830 fino alla morte di nuovo a Parma), era noto soprattutto per i suoi studi come epigrafista e antiquaria, all’epoca forieri di vari riconoscimenti in accademie italiane, oggi praticamente dimenticati, anche in virtù di una loro non grandissima affidabilità.
Le
Notizie
Le Notizie
sono opera giovanile e furono compilate con ogni probabilità entro il 1789,
ossia prima del trasferimento a Parma. Si tratta di un ‘abecedario’, forma
letteraria all’epoca molto diffusa nell’ambito della letteratura artistica, la
cui fortuna era sorta a partire dal celeberrimo (e famigerato) Abecedario
pittorico del padre Pellegrino Orlandi del 1704. La circostanza non è, di per sé,
straordinaria, ma è curioso che Asquini non adotti nessuno dei due modelli
proposti dall’unico precedente friulano in ambito di storiografia artistica,
ovvero da Federico Altan che abbiamo visto cimentarsi con la biografia proposta
in forma fittizia epistolare e il sunto storico per ‘scuola artistica’. In
verità Asquini, che è sempre molto attento a citare le sue fonti, non fa mai
riferimento a Altan, il che indurrebbe a pensare che non ne conoscesse gli
scritti.
Ciò non
toglie che gli scopi ultimi di Altan e Asquini, così come quelli di molti
altri, come il padre Angelo Maria Cortenovis e monsignor Girolamo de Renaldis,
fossero gli stessi, ovvero la promozione dei pittori locali, in un’ottica che
possiamo senz’altro definire campanilistica. È in questo contesto che Girolamo,
esattamente come Altan, inserisce nel suo abecedario una lunga biografia di
Tiziano, nato in Cadore, a dire il vero già quando quest’area geografica era da molto
tempo non più sotto la giurisdizione religiosa del patriarcato di Aquileia; la
circostanza non aveva importanza e serviva appunto all’esaltazione della
pittura friulana.
Le Notizie
comprendono biografie di artisti che vanno dal XV al XVIII secolo (Asquini
adotta il metodo consolidato di inserire nel suo lavoro solo i pittori già
deceduti e non quelli viventi) e si tratta, come immaginabile, di artisti per
lo più friulani (o ritenuti tali dalle fonti) o comunque che, nati altrove,
ebbero modo di lavorare in Friuli. Non solo: il suo spoglio, con brevi
cataloghi ragionati di ogni artefice, è limitato, in sostanza, alle opere
presenti a Udine, con pochissime eccezioni per i paraggi (ad esempio la natia
Fagagna). La regola generale, tipica dell’erudizione dell’epoca, è quella di
affidarsi alle fonti letterarie; tranne eccezioni, che comunque vi furono, è
evidente che Girolamo attinge a scritti precedenti, peraltro, come già detto,
sempre citati. Si va, quindi, da Vasari a Ridolfi, da Sandrart a Zanetti e all’Abecedario
di Padre Pellegrino Orlandi, nell’edizione aggiornata (se possibile ancora più
inesatta di quella originale) curata da Pietro Guarienti ed edita nel 1753. Molte
biografie risultano essere trascritte di peso da una di queste fonti; altre
sono compilazioni che attingono da più di esse e combinano i dati presentando
riassunti delle informazioni.
Va peraltro
detto – è Pastres a segnalarlo – che a volte ci sono apporti personali (che
potrebbero essere informazioni fornite oralmente da terzi) e che il manoscritto
fornisce indicazioni preziose per tutti quegli artisti che, per motivi
cronologici, non erano stati mai citati altrove o che, considerati minori,
rendono qui l’idea di una fitta rete di artefici, probabilmente non di prima
qualità, ma preziosa per la ricostruzione di un ambito artistico. Se l’Italia è
il paese del patrimonio diffuso, l’abecedario di Asquini dà conto, insomma, dei
tanti artisti che contribuirono a costruirlo, artisti di cui, altrimenti, non
conosceremmo nemmeno il nome.
L’apporto
di Mauro Boni
Da ricordare
che le pagine finali del manoscritto contengono delle aggiunte operate da Mauro
Boni (fra le cui carte, come detto, è stata ritrovata la copia oggetto di
questo volume) col chiaro intento di completare la rassegna (tutto sommato
abbastanza completa) di Asquini. Boni, in particolare, abbandonò il criterio
del conte nativo di Fagagna e aggiunse nomi di artisti ancora viventi, o morti
da pochissimo, alcuni dei quali a noi completamente ignoti. Molto probabilmente
lo fece dopo il 1795. Fra il 1795 e il 1797, infatti, fu a Udine come
precettore di Lorenzo Giustinian, di nobile famiglia veneziana. Pastres
ipotizza che Boni possa aver fatto copiare l’originale avendolo ricevuto
tramite padre Angelo Maria Cortenovis, anch’egli studioso di antiquaria, a
lungo direttore del collegio dei Barnabiti di Udine, che frequentò molto il
Boni e in precedenza aveva avuto rapporti molto stretti con Girolamo Asquini.
L’ipotesi appare del tutto logica. Da segnalare tuttavia che i nomi aggiunti da
Boni hanno più o meno in comune il fatto di essere stati allievi di Giovanni
Battista de Rubeis, pittore e autore, nel 1773, di un Catalogo dei
quadri presenti negli edifici pubblici di Udine, rimasto inedito fino al 1936.
Come si vede, ad di là dell’intrinseco valore delle Notizie di Asquini,
siamo di fronte a una vera e propria rete erudita che, nonostante le difficoltà
politiche di quegli anni, sembra preparare il campo per una vera e propria rivalutazione
della scuola artistica friulana, condotta secondo criteri ‘moderni’ e posta in
essere da Fabio di Maniago nei primi decenni dell’Ottocento.
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