Pausania
Guida della Grecia
A cura di Domenico Musti e Mario Torelli
Dieci volumi
Fondazione Lorenzo Valla / Mondadori, 1982-2017
Recensione di Giovanni Mazzaferro. Parte Seconda
Rovine del tempio di Zeus a Olimpia Fonte: Karta24 tramite Wikimedia Commons |
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Continuiamo con la trascrizione
dei risvolti di copertina dei singoli volumi della Guida della Grecia pubblicata dalla Fondazione Valla.
Guida della Grecia
Libro V. L’Elide e Olimpia
A cura di Gianfranco Maddoli e Vincenzo Saladino
Fondazione Lorenzo Valla – Arnoldo Mondadori editore, 1995
Testo del risvolto di copertina:
“Nulla è più commovente della
venerazione religiosa che interrompe lo stile di Pausania quando parla di
Olimpia. «Molte cose tra i Greci hanno del miracoloso, alcune da vedere, altre
da sentir raccontare: ma soprattutto v’è intervento divino quando essi celebrano
i misteri di Eleusi e i giochi di Olimpia.» Tutto è sacro, ad Olimpia. Sacri
sono i luoghi: i fiumi, le sabbie, gli olivi «dalla bella corona», evocati con
grande sobrietà. Sacre sono le origini delle feste, che risalgono a Zeus e ad
Eracle: alle quali presero parte Ermes ed Ares; e che poi, dopo una lunga
dimenticanza, vennero rinnovate nel tempo storico, dagli uomini assaliti dal
ricordo. Sacre le gare, che spesso Pausania racconta con grazia incantevole.
Sacri i templi e le statue, che Pausania descrive con scrupolo ed attenzione,
soffermandosi soprattutto sul tempio di Zeus e sulla statua di Fidia. Un
particolare lo commuove. Secondo la tradizione, quando la statua era già stata
portata a termine, Fidia implorò il dio che gli inviasse un segno di conferma
se la statua era di suo gradimento; e immediatamente cadde un fulmine, come
testimonianza del favore divino.
Moltissimo vide Pausania, ad
Olimpia: molto si fece spiegare dagli esegeti ufficiali. Ma diverse cose né gli
esegeti né lui capivano più; e noi sentiamo quanto Pausania sia addolorato da
questa coltre oscura distesa dal tempo, che la sua intelligenza e la sua
cultura non riuscivano a sollevare.”
Guida della Grecia
Libro VI. L’Elide e Olimpia
A cura di Gianfranco Maddoli, Massimo Nafissi e Vincenzo Saladino
Fondazione Lorenzo Valla – Arnoldo Mondadori editore, 1999
Testo del risvolto di copertina:
“Nell’ottobre del 1995, la
Fondazione Lorenzo Valla pubblicò il Libro V della Guida della Grecia di Pausania, dedicato all’Elide e a Olimpia, e
curato da Gianfranco Maddoli e Vincenzo Saladino. Ora, gli stessi curatori,
insieme a Massimo Nafissi, pubblicano il Libro VI [n.d.r. sempre su Elide e
Olimpia] che Pausania consacra ai luoghi che aveva più cari nella Grecia. Il
suo è, in primo luogo, un catalogo: di atleti, di scultori, di paesaggi, di
gare, di dèi, di miti; come Omero, egli desiderava dare una rappresentazione e
un’enumerazione completa della realtà. Così conosciamo i nomi dei grandi atleti
e dei grandi scultori, come Fidia o Policleto: scorgiamo gli stadi e le
palestre: assistiamo alle corse dei cavalli, alle corse brevi o doppie o
lunghe, alle gare di pugilato, di lotta e di pancrazio. Non comprenderemo nulla
di Pausania se non cogliamo l’aura religiosa che per lui avvolgeva le gare
sportive. Gli atleti imitavano i semidei come Eracle o gli eroi come Achille:
erano essi stessi eroi: degli eroi condividevano la dismisura e la follia; e
spesso ricevevano, nelle loro città, onori eroici o divini. Pausania era
sensibilissimo a quest’aura leggendaria, e amava raccontare miti, leggende,
storie di dèmoni, miracoli, che formano una specie di fantastica cassa di
risonanza attorno al suo catalogo scrupoloso. Nella seconda parte del libro,
Pausania abbandona Olimpia, e descrive i paesaggi e le città e i monumenti del
resto dell’Elide. Quale desolazione e rovina. Sulla Grecia arcaica e classica,
che Pausania adorava, si era stesa la mano sinistra e terrificante del tempo.
Il ricchissimo commento
ricostruisce lo sfondo storico, religioso, geografico e artistico del testo di
Pausania, ed è prezioso per qualsiasi studioso dell’antichità classica o per
chiunque oggi desideri visitare Olimpia e il Peloponneso sulle orme degli
antichi Greci.”
Guida della Grecia
Libro VII. L’Acaia
A cura di Mauro Moggi e Massimo Osanna
Fondazione Lorenzo Valla – Arnoldo Mondadori editore, 2000
Testo del risvolto di copertina:
“Il settimo volume della Guida della Grecia, L’Acaia, che la Fondazione Valla pubblica a cura di Mauro Moggi e
Massimo Osanna, è il più patetico. Mai Pausania rivela così profondamente, come
qui, il suo amore per la Grecia: per la religione, la storia, la letteratura,
la lingua, l’arte, il paesaggio, le pietre, la vita quotidiana del suo paese
ideale. Nel secondo secolo prima di Cristo, la Grecia si è estinta: Pausania
non sa se per volontà degli dei, o per tradimento e viltà degli uomini. Prima i
Macedoni e poi i Romani hanno posseduto e occupato la Grecia; e ora di quel
corpo glorioso resta soltanto «una pianta mutilata e per la maggior parte
secca». Pausania guarda con disperazione a questa fine: ma non riesce a vedere
nessun’altra luce nella storia del mondo, e con venerazione percorre i luoghi
sacri, e descrive con precisione e passione nascosta i paesaggi e le pietre.
Dopo la prima parte storica, il
resto del settimo libro è dedicato agli dei, alle città, agli alberi, alle
statue arcaiche, agli oracoli dell’Acaia. Conosciamo l’oracolo di Ermes. Chi
sul far della sera arriva sulla piazza di Fare, sussurra una domanda alla
statua del dio: poi si tappa le orecchie e si allontana: quando esce dalla
piazza, toglie le mani dalle orecchie; le prime parole che ascolta gli rivelano
il responso di Ermes. Conosciamo delle storie d’amore. Un uomo s’innamora di
una ninfa marina, che lo abbandona. Lui muore d’amore: Afrodite lo cambia in
fiume; ma nemmeno come acqua corrente può dimenticare la passione che l’ha
legato alla ninfa. Allora Afrodite gli fa l’ultimo e più grande dei doni:
gliela fa dimenticare. Poi trasforma le sue onde in rimedio e oblio per tutti
gli innamorati infelici che vi immergono le membra.”
Guida della Grecia
Libro VIII. L’Arcadia
A cura di Mauro Moggi e Massimo Osanna
Fondazione Lorenzo Valla – Arnoldo Mondadori editore, 2003
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Guercino, Et in Arcadia Ego, 1618 circa, Roma, Palazzo Barberini Fonte: https://www.wga.hu/frames-e.html?/html/g/guercino/0/arcadia.html |
Testo del risvolto di copertina:
“L’ottavo libro della Guida della Grecia – che Mauro Moggi e
Massimo Osanna hanno curato per la Fondazione Valla – è dedicato all’Arcadia.
Pausania la percorre lentamente: si sofferma e descrive «tutto ciò che è degno di essere
visto». L’Arcadia è, per lui, la regione più venerabile della Grecia perché è
la più antica: la culla della civiltà ellenica. Il luogo più prossimo alla
natura e agli dei. Per questo, Pausania rappresenta, più che negli altri libri,
gli aspetti della natura: le querce, i faggi, i cipressi, gli olivi, i sugheri,
i fiumi sotterranei. Poi gli dei, i templi, le città, le statue che portano in
sé il segno dell’arcaico: il dio Pan e la dea Demetra, con la testa di cavallo
e serpenti e fiere sul capo; il tempio di Atena Alea a Tegea; le statue di
legno; e Licosura, la città che «il sole vide per prima». Ciò che lo attrae è,
sempre, la parte più segreta dei templi, dove soggiorna il sacro. Al contrario
che nella giovinezza, quando pensava che la mitologia raccontasse cose frivole,
ora è convinto che i racconti sugli dei nascondano una profonda saggezza
enigmatica.
Mentre Pausania scrive, la terra
è decaduta e decade: la malvagità si diffonde ovunque: l’Arcadia è una sola
desolazione – templi distrutti, basamenti senza statue, informi rovine.
Dappertutto Pausania vede i segni del «destino, che desidera operare sempre
qualcosa di nuovo e modifica ugualmente le cose e le conduce, con necessità
ferrea, come dispone». «Precarie ed estremamente fragili sono le vicende umane». Questa è
la sorte dell’universo: ma specialmente della Grecia – una terra esaurita,
senza più dei né templi amati e venerati, senza più uomini di valore, senza più
grandi libri.”
[n.d.r. Salvatore Settis ha
recensito il volume su Repubblica del 3 marzo 2004 con un articolo dal titolo Pastorelli e serpenti. Le descrizioni di
Pausania nella Fondazione Valla].
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Nicolas Poussin, Pastori dell'Arcadia, 1640 circa, Parigi, Museo del Louvre Fonte: The Yorck Project tramite Wikimedia Commons |
Guida della Grecia
Libro IX. La Beozia
A cura di Mauro Moggi e Massimo Osanna
Fondazione Lorenzo Valla – Arnoldo Mondadori editore, 2010
Testo del risvolto di copertina:
“Quando, nel secolo II della
nostra era, Pausania si accinse a scrivere la sua descrizione della Grecia, il
massimo fulgore della civiltà ellenica era ormai tramontato, ma rimanevano
ancora vivi e imponenti, come ombre sempre più gigantesche dell’immaginazione,
i suoi monumenti: i templi, le pitture, le sculture, i miti: la memoria. Nel
Libro IX, dedicato alla Beozia, lo scrittore muove da Platea – dove la
battaglia del 479 a.C., con la morte del comandante persiano Mardonio e la
vittoria della lega ellenica condotta dallo spartano Pausania, sancì la fine
dell’invasione persiana della Grecia – e chiude con Cheronea, il luogo dove
Filippo di Macedonia sconfisse, nel 338 [n.d.r. a.C.], un esercito di città greche:
che persero così per sempre la loro indipendenza. Domina il libro, però, Tebe,
con la sua storia tragica di lotte fratricide, matrimoni incestuosi, parricidi,
figli fatti a pezzi dalle madri, odi insanabili: dalle nozze di Cadmo e Armonia
a Edipo, Creonte, Eteocle e Polinice, da Anfione ad Anfitrione, Pausania
ripercorre qui le vicende della città. La Beozia, tuttavia, è anche la terra
della poesia, della musica, degli oracoli e della mantica. Di Glauco, il
pescatore che divenne divinità del mare e prese a predire il futuro degli
uomini; dell’inquietante Tiresia, il profeta di Odisseo, Edipo e Narciso. E
soprattutto dell’Elicona, coperto di alberi e di cespugli di fragole
selvatiche, al centro del libro. Alle dee di questo monte, le Muse, alla loro
origine e alla loro iconografia è dedicata una trattazione specifica. Sulle
pendici dell’Elicona, nel loro santuario, si trovavano le statue di poeti,
musici e cantori: Lino, Tamiri, Arione, Orfeo ed Esiodo: che proprio lì era
nato, e del quale l’autore ricorda l’investitura poetica. Successore di Esiodo,
poi, il tebano Pindaro: ecco i resti della sua casa, la tomba, gli onori che
gli concesse la Pizia. E la storia della sua iniziazione poetica: «Quando
era giovinetto» narra Pausania, «Pindaro, recandosi a Tebe nella
stagione calda, verso mezzogiorno fu preso dalla fatica e dal sonno che ne
deriva; pertanto, si coricò un poco, così com’era, sopra la strada; mentre
dormiva, le api si dettero a volare su di lui e a modellargli un favo di miele
sulle labbra».”
[n.d.r. Il volume è stato
recensito da Pietro Citati su Repubblica del 31 dicembre 2010 (Pausania. A spasso tra le rovine cercando la
Grecia del mito) e da Giuseppe Zanetto su Il Domenicale del Sole24Ore il 27
febbraio 2011 (Nera Beozia, idea di grecità)]
Guida della Grecia
Libro X. Delfi e la Focide
A cura di Umberto Bultrighini e Mario Torelli
Fondazione Lorenzo Valla – Mondadori, 2017
Testo del risvolto di copertina:
“Siamo al termine della grande Guida della Grecia, la Periegesi che Pausania compie, nel II
secolo dopo Cristo, all’epoca degli Antonini: raccogliendo nell’ambito di un
cammino geografico notizie storiche, artistiche, mitologiche. Nel Libro I, Atene. Nei Libri V e VI, al centro dell’opera, Olimpia e l’Elide. Nel Libro X:
Delfi. Una struttura tripolare, dunque, per la Guida, opera di un erudito dalle ambizioni – in larga misura
realizzate – di storico emulatore di Erodoto, impegnato soprattutto a
recuperare, attraverso il viaggio nei luoghi e tra i monumenti della memoria,
la grecità arcaica, classica e protoellenistica. Delfi occupa giustamente il
libro conclusivo per le sue caratteristiche di sito “riassuntivo” della
ellenicità. Ecco, allora, la grande strada Schiste, dopo il trivio dove Edipo
uccise il padre, e dove ancora si trova la tomba di Laio, salire diventando «maggiormente
scoscesa e più difficile anche per un uomo senza bagaglio»: si arrampica per il
monte sul quale si erge Delfi, con il suo santuario, i suoi templi, gli antri,
le rocce, le fonti, le iscrizioni, le statue, le pitture. Pausania annota
tutto, tutto paragona: scava nelle leggende, riporta brani altrimenti perduti e
per noi preziosi, racconta la storia dell’oracolo, del «consesso generale dei
Greci» e delle gare, le Pitiche, che a poco a poco presero a tenersi lì. Lo
vediamo entrare nel recinto sacro di Apollo, esaminare gli ex-voto, fermarsi dinanzi alle sculture, contemplare il cavallo di
bronzo donato dagli Argivi, «che è poi il famoso cavallo di legno di Troia,
opera di Antifane di Argo», le statue realizzate con la decima dell’impresa di
Maratona e compiute da Fidia: Atena, Apollo, Milziade, Eretteo. Chi legge
percorre in realtà, attraversando Delfi, la memoria stessa della Grecia: le
massime dei sapienti, «conosci te stesso» e «bando agli eccessi», un Omero in bronzo
con l’oracolo che gli fu dato, il trono di Pindaro, la tomba di Neottolemo
figlio di Achille. Siamo all’inizio di tutto. Nella gran sala fatta costruire
dagli Cnidii, sulla quale Pausania si sofferma a lungo con meravigliata e
protratta concentrazione, campeggiano le pitture di Polignoto: la Distruzione
di Troia, e la Discesa agli Inferi – il mondo dell’Iliade, quello dell’Odissea.
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