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lunedì 4 febbraio 2019

Pausania. Guida della Grecia. A cura di Domenico Musti e Mario Torelli. Parte Seconda



Pausania
Guida della Grecia
A cura di Domenico Musti e Mario Torelli


Dieci volumi
Fondazione Lorenzo Valla / Mondadori, 1982-2017

Recensione di Giovanni Mazzaferro. Parte Seconda


Rovine del tempio di Zeus a Olimpia
Fonte: Karta24 tramite Wikimedia Commons

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Continuiamo con la trascrizione dei risvolti di copertina dei singoli volumi della Guida della Grecia pubblicata dalla Fondazione Valla.

Pausania
Guida della Grecia
Libro V. L’Elide e Olimpia
A cura di Gianfranco Maddoli e Vincenzo Saladino

Fondazione Lorenzo Valla – Arnoldo Mondadori editore, 1995

Testo del risvolto di copertina:

“Nulla è più commovente della venerazione religiosa che interrompe lo stile di Pausania quando parla di Olimpia. «Molte cose tra i Greci hanno del miracoloso, alcune da vedere, altre da sentir raccontare: ma soprattutto v’è intervento divino quando essi celebrano i misteri di Eleusi e i giochi di Olimpia.» Tutto è sacro, ad Olimpia. Sacri sono i luoghi: i fiumi, le sabbie, gli olivi «dalla bella corona», evocati con grande sobrietà. Sacre sono le origini delle feste, che risalgono a Zeus e ad Eracle: alle quali presero parte Ermes ed Ares; e che poi, dopo una lunga dimenticanza, vennero rinnovate nel tempo storico, dagli uomini assaliti dal ricordo. Sacre le gare, che spesso Pausania racconta con grazia incantevole. Sacri i templi e le statue, che Pausania descrive con scrupolo ed attenzione, soffermandosi soprattutto sul tempio di Zeus e sulla statua di Fidia. Un particolare lo commuove. Secondo la tradizione, quando la statua era già stata portata a termine, Fidia implorò il dio che gli inviasse un segno di conferma se la statua era di suo gradimento; e immediatamente cadde un fulmine, come testimonianza del favore divino.

Moltissimo vide Pausania, ad Olimpia: molto si fece spiegare dagli esegeti ufficiali. Ma diverse cose né gli esegeti né lui capivano più; e noi sentiamo quanto Pausania sia addolorato da questa coltre oscura distesa dal tempo, che la sua intelligenza e la sua cultura non riuscivano a sollevare.”


Pausania
Guida della Grecia
Libro VI. L’Elide e Olimpia
A cura di Gianfranco Maddoli, Massimo Nafissi e Vincenzo Saladino

Fondazione Lorenzo Valla – Arnoldo Mondadori editore, 1999

Resti del Tempio di Hera a Olimpia
Fonte: Matěj Baťha tramite Wikimedia Commons

Testo del risvolto di copertina:

“Nell’ottobre del 1995, la Fondazione Lorenzo Valla pubblicò il Libro V della Guida della Grecia di Pausania, dedicato all’Elide e a Olimpia, e curato da Gianfranco Maddoli e Vincenzo Saladino. Ora, gli stessi curatori, insieme a Massimo Nafissi, pubblicano il Libro VI [n.d.r. sempre su Elide e Olimpia] che Pausania consacra ai luoghi che aveva più cari nella Grecia. Il suo è, in primo luogo, un catalogo: di atleti, di scultori, di paesaggi, di gare, di dèi, di miti; come Omero, egli desiderava dare una rappresentazione e un’enumerazione completa della realtà. Così conosciamo i nomi dei grandi atleti e dei grandi scultori, come Fidia o Policleto: scorgiamo gli stadi e le palestre: assistiamo alle corse dei cavalli, alle corse brevi o doppie o lunghe, alle gare di pugilato, di lotta e di pancrazio. Non comprenderemo nulla di Pausania se non cogliamo l’aura religiosa che per lui avvolgeva le gare sportive. Gli atleti imitavano i semidei come Eracle o gli eroi come Achille: erano essi stessi eroi: degli eroi condividevano la dismisura e la follia; e spesso ricevevano, nelle loro città, onori eroici o divini. Pausania era sensibilissimo a quest’aura leggendaria, e amava raccontare miti, leggende, storie di dèmoni, miracoli, che formano una specie di fantastica cassa di risonanza attorno al suo catalogo scrupoloso. Nella seconda parte del libro, Pausania abbandona Olimpia, e descrive i paesaggi e le città e i monumenti del resto dell’Elide. Quale desolazione e rovina. Sulla Grecia arcaica e classica, che Pausania adorava, si era stesa la mano sinistra e terrificante del tempo.

Il ricchissimo commento ricostruisce lo sfondo storico, religioso, geografico e artistico del testo di Pausania, ed è prezioso per qualsiasi studioso dell’antichità classica o per chiunque oggi desideri visitare Olimpia e il Peloponneso sulle orme degli antichi Greci.”


Pausania
Guida della Grecia
Libro VII. L’Acaia
A cura di Mauro Moggi e Massimo Osanna

Fondazione Lorenzo Valla – Arnoldo Mondadori editore, 2000

Teatro romano a Patrasso (prima del 160 d.C).
Fonte: Carole Raddato tramite Wikimedia Commons

Testo del risvolto di copertina:

“Il settimo volume della Guida della Grecia, L’Acaia, che la Fondazione Valla pubblica a cura di Mauro Moggi e Massimo Osanna, è il più patetico. Mai Pausania rivela così profondamente, come qui, il suo amore per la Grecia: per la religione, la storia, la letteratura, la lingua, l’arte, il paesaggio, le pietre, la vita quotidiana del suo paese ideale. Nel secondo secolo prima di Cristo, la Grecia si è estinta: Pausania non sa se per volontà degli dei, o per tradimento e viltà degli uomini. Prima i Macedoni e poi i Romani hanno posseduto e occupato la Grecia; e ora di quel corpo glorioso resta soltanto «una pianta mutilata e per la maggior parte secca». Pausania guarda con disperazione a questa fine: ma non riesce a vedere nessun’altra luce nella storia del mondo, e con venerazione percorre i luoghi sacri, e descrive con precisione e passione nascosta i paesaggi e le pietre.

Dopo la prima parte storica, il resto del settimo libro è dedicato agli dei, alle città, agli alberi, alle statue arcaiche, agli oracoli dell’Acaia. Conosciamo l’oracolo di Ermes. Chi sul far della sera arriva sulla piazza di Fare, sussurra una domanda alla statua del dio: poi si tappa le orecchie e si allontana: quando esce dalla piazza, toglie le mani dalle orecchie; le prime parole che ascolta gli rivelano il responso di Ermes. Conosciamo delle storie d’amore. Un uomo s’innamora di una ninfa marina, che lo abbandona. Lui muore d’amore: Afrodite lo cambia in fiume; ma nemmeno come acqua corrente può dimenticare la passione che l’ha legato alla ninfa. Allora Afrodite gli fa l’ultimo e più grande dei doni: gliela fa dimenticare. Poi trasforma le sue onde in rimedio e oblio per tutti gli innamorati infelici che vi immergono le membra.”


Pausania
Guida della Grecia
Libro VIII. L’Arcadia
A cura di Mauro Moggi e Massimo Osanna
Fondazione Lorenzo Valla – Arnoldo Mondadori editore, 2003

Guercino, Et in Arcadia Ego, 1618 circa, Roma, Palazzo Barberini
Fonte: https://www.wga.hu/frames-e.html?/html/g/guercino/0/arcadia.html

Testo del risvolto di copertina:

“L’ottavo libro della Guida della Grecia – che Mauro Moggi e Massimo Osanna hanno curato per la Fondazione Valla – è dedicato all’Arcadia. Pausania la percorre lentamente: si sofferma e descrive «tutto ciò che è degno di essere visto». L’Arcadia è, per lui, la regione più venerabile della Grecia perché è la più antica: la culla della civiltà ellenica. Il luogo più prossimo alla natura e agli dei. Per questo, Pausania rappresenta, più che negli altri libri, gli aspetti della natura: le querce, i faggi, i cipressi, gli olivi, i sugheri, i fiumi sotterranei. Poi gli dei, i templi, le città, le statue che portano in sé il segno dell’arcaico: il dio Pan e la dea Demetra, con la testa di cavallo e serpenti e fiere sul capo; il tempio di Atena Alea a Tegea; le statue di legno; e Licosura, la città che «il sole vide per prima». Ciò che lo attrae è, sempre, la parte più segreta dei templi, dove soggiorna il sacro. Al contrario che nella giovinezza, quando pensava che la mitologia raccontasse cose frivole, ora è convinto che i racconti sugli dei nascondano una profonda saggezza enigmatica.

Mentre Pausania scrive, la terra è decaduta e decade: la malvagità si diffonde ovunque: l’Arcadia è una sola desolazione – templi distrutti, basamenti senza statue, informi rovine. Dappertutto Pausania vede i segni del «destino, che desidera operare sempre qualcosa di nuovo e modifica ugualmente le cose e le conduce, con necessità ferrea, come dispone». «Precarie ed estremamente fragili sono le vicende umane». Questa è la sorte dell’universo: ma specialmente della Grecia – una terra esaurita, senza più dei né templi amati e venerati, senza più uomini di valore, senza più grandi libri.

[n.d.r. Salvatore Settis ha recensito il volume su Repubblica del 3 marzo 2004 con un articolo dal titolo Pastorelli e serpenti. Le descrizioni di Pausania nella Fondazione Valla].

Nicolas Poussin, Pastori dell'Arcadia, 1640 circa, Parigi, Museo del Louvre
Fonte: The Yorck Project tramite Wikimedia Commons


Pausania
Guida della Grecia
Libro IX. La Beozia
A cura di Mauro Moggi e Massimo Osanna

Fondazione Lorenzo Valla – Arnoldo Mondadori editore, 2010

Pittore di Edipo, Edipo ascolta l'enigma della Sfinge, 470 A.C. circa, Città del Vaticano, Musei Vaticani
Fonte: http://www.museivaticani.va/content/museivaticani/it/collezioni/musei/museo-gregoriano-etrusco/sala-xix--emiciclo-inferiore--collezione-dei-vasi--ceramica-atti/kylix-attica-del-pittore-di-edipo.html

Testo del risvolto di copertina:

“Quando, nel secolo II della nostra era, Pausania si accinse a scrivere la sua descrizione della Grecia, il massimo fulgore della civiltà ellenica era ormai tramontato, ma rimanevano ancora vivi e imponenti, come ombre sempre più gigantesche dell’immaginazione, i suoi monumenti: i templi, le pitture, le sculture, i miti: la memoria. Nel Libro IX, dedicato alla Beozia, lo scrittore muove da Platea – dove la battaglia del 479 a.C., con la morte del comandante persiano Mardonio e la vittoria della lega ellenica condotta dallo spartano Pausania, sancì la fine dell’invasione persiana della Grecia – e chiude con Cheronea, il luogo dove Filippo di Macedonia sconfisse, nel 338 [n.d.r. a.C.], un esercito di città greche: che persero così per sempre la loro indipendenza. Domina il libro, però, Tebe, con la sua storia tragica di lotte fratricide, matrimoni incestuosi, parricidi, figli fatti a pezzi dalle madri, odi insanabili: dalle nozze di Cadmo e Armonia a Edipo, Creonte, Eteocle e Polinice, da Anfione ad Anfitrione, Pausania ripercorre qui le vicende della città. La Beozia, tuttavia, è anche la terra della poesia, della musica, degli oracoli e della mantica. Di Glauco, il pescatore che divenne divinità del mare e prese a predire il futuro degli uomini; dell’inquietante Tiresia, il profeta di Odisseo, Edipo e Narciso. E soprattutto dell’Elicona, coperto di alberi e di cespugli di fragole selvatiche, al centro del libro. Alle dee di questo monte, le Muse, alla loro origine e alla loro iconografia è dedicata una trattazione specifica. Sulle pendici dell’Elicona, nel loro santuario, si trovavano le statue di poeti, musici e cantori: Lino, Tamiri, Arione, Orfeo ed Esiodo: che proprio lì era nato, e del quale l’autore ricorda l’investitura poetica. Successore di Esiodo, poi, il tebano Pindaro: ecco i resti della sua casa, la tomba, gli onori che gli concesse la Pizia. E la storia della sua iniziazione poetica: «Quando era giovinetto» narra Pausania, «Pindaro, recandosi a Tebe nella stagione calda, verso mezzogiorno fu preso dalla fatica e dal sonno che ne deriva; pertanto, si coricò un poco, così com’era, sopra la strada; mentre dormiva, le api si dettero a volare su di lui e a modellargli un favo di miele sulle labbra».”

[n.d.r. Il volume è stato recensito da Pietro Citati su Repubblica del 31 dicembre 2010 (Pausania. A spasso tra le rovine cercando la Grecia del mito) e da Giuseppe Zanetto su Il Domenicale del Sole24Ore il 27 febbraio 2011 (Nera Beozia, idea di grecità)]


Pausania
Guida della Grecia
Libro X. Delfi e la Focide
A cura di Umberto Bultrighini e Mario Torelli

Fondazione Lorenzo Valla – Mondadori, 2017

Colonne del Tempio di Apollo a Delfi
Fonte: Runner1928 tramite Wikimedia Commons

Testo del risvolto di copertina:

“Siamo al termine della grande Guida della Grecia, la Periegesi che Pausania compie, nel II secolo dopo Cristo, all’epoca degli Antonini: raccogliendo nell’ambito di un cammino geografico notizie storiche, artistiche, mitologiche. Nel Libro I, Atene. Nei Libri V e VI, al centro dell’opera, Olimpia e l’Elide. Nel Libro X: Delfi. Una struttura tripolare, dunque, per la Guida, opera di un erudito dalle ambizioni – in larga misura realizzate – di storico emulatore di Erodoto, impegnato soprattutto a recuperare, attraverso il viaggio nei luoghi e tra i monumenti della memoria, la grecità arcaica, classica e protoellenistica. Delfi occupa giustamente il libro conclusivo per le sue caratteristiche di sito “riassuntivo” della ellenicità. Ecco, allora, la grande strada Schiste, dopo il trivio dove Edipo uccise il padre, e dove ancora si trova la tomba di Laio, salire diventando «maggiormente scoscesa e più difficile anche per un uomo senza bagaglio»: si arrampica per il monte sul quale si erge Delfi, con il suo santuario, i suoi templi, gli antri, le rocce, le fonti, le iscrizioni, le statue, le pitture. Pausania annota tutto, tutto paragona: scava nelle leggende, riporta brani altrimenti perduti e per noi preziosi, racconta la storia dell’oracolo, del «consesso generale dei Greci» e delle gare, le Pitiche, che a poco a poco presero a tenersi lì. Lo vediamo entrare nel recinto sacro di Apollo, esaminare gli ex-voto, fermarsi dinanzi alle sculture, contemplare il cavallo di bronzo donato dagli Argivi, «che è poi il famoso cavallo di legno di Troia, opera di Antifane di Argo», le statue realizzate con la decima dell’impresa di Maratona e compiute da Fidia: Atena, Apollo, Milziade, Eretteo. Chi legge percorre in realtà, attraversando Delfi, la memoria stessa della Grecia: le massime dei sapienti, «conosci te stesso» e «bando agli eccessi», un Omero in bronzo con l’oracolo che gli fu dato, il trono di Pindaro, la tomba di Neottolemo figlio di Achille. Siamo all’inizio di tutto. Nella gran sala fatta costruire dagli Cnidii, sulla quale Pausania si sofferma a lungo con meravigliata e protratta concentrazione, campeggiano le pitture di Polignoto: la Distruzione di Troia, e la Discesa agli Inferi – il mondo dell’Iliade, quello dell’Odissea.


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