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Pausania
Guida della Grecia
A cura di Domenico Musti e Mario Torelli
Dieci volumi
Fondazione Lorenzo Valla / Mondadori, 1982-2017
Recensione di Giovanni Mazzaferro. Parte Prima
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La copertina del primo volume della Guida della Grecia, dedicato all'Attica |
Ci sono voluti venticinque anni
per riuscire a completare la pubblicazione della Periegesi della Grecia (è questo il titolo che compare sui
manoscritti che ne tramandano il testo) – o, se preferite, della Guida della Grecia scritta da Pausania
nel corso del II secolo d.C. È così, ad esempio, che, rispetto a
quanto era vero al momento della pubblicazione del primo volume, alcune cose
sono cambiate. Il Libro I, a cura di Domenico Musti e Luigi Beschi, parla,
infatti, della prima traduzione italiana di Pausania dopo centocinquant’anni.
In realtà, nel frattempo, all’interno della B.U.R., è stata pubblicata, fra 1991
e 2012, un’ulteriore traduzione italiana, a cura di Salvatore Rizzo. Ciò detto,
e fermo restando che le vicende della vita (in particolare la morte nel 2010 di
Domenico Musti, per quasi trent’anni titolare della cattedra di Storia greca
alla Sapienza e principale ispiratore dell’impresa) hanno comportato
inevitabili ritardi, ora che la serie (inizialmente pensata in sette volumi e
poi pubblicata in dieci) è completa, si può dire che il Pausania della
Fondazione Valla resterà a lungo come edizione di riferimento dell’opera.
Pausania e la Guida della Grecia
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Veduta dell'Acropoli di Atene Fonte: Salonica84 tramite Wikimedia Commons |
Di Pausania sappiamo pochissimo. Quel
poco che sappiamo è in realtà ciò che ci è noto dalla lettura della sua Guida. Come sempre capita in queste
occasioni, fioriscono storicamente le ipotesi più disparate: che un Pausania il
Periegeta non sia mai esistito, che sotto il nome di Pausania siano da
raggruppare una serie di autori diversi, che il viaggio in Grecia non sia mai
stato fatto, ma l’opera risulti piuttosto dalla collazione di fonti precedenti
e dalla fantasia del suo autore, che la Guida
sia stata scritta in anni diversi, probabilmente in due periodi fra loro
differenziati, e che vi sia stata una stratificazione dei testi fino a giungere
alla versione finale (che, peraltro, alcuni ritengono non completata).
Come si vede, la confusione è
tanta. Proviamo in merito a richiamare quanto esposto da Domenico Musti nella
sua Introduzione generale all’opera (vol. 1°, pp. VII-LV). È
praticamente certo che Pausania sia realmente esistito. Si trattava sicuramente
di un uomo colto, vissuto sotto l’Impero degli Antonini, in un momento quindi
di pacificazione dell’Impero romano, che consentiva intanto la possibilità di
viaggiare e poi il tentativo di recuperare la tradizione classica dell’antica
Grecia. “L’opera sembra raccordarsi
intorno a due poli, ciascuno dei quali spinge verso una data diversa: da un
lato gli ultimi anni di Adriano e i primi di Antonino, cioè gli anni
135-145/150 circa; e dall’altro il regno di Marco Aurelio, 161-180” (p.
XIV). In ogni caso, una cosa è certa: siamo in un momento storico in cui lo
splendore della civiltà greca si è definitivamente offuscato e l’ordine è garantito
dall’Impero romano.
Pausania è un greco ‘di
periferia’; o, per meglio dire, non è greco nel senso stretto del termine, ma
proviene da zone che hanno vissuto intensamente l’influenza della civiltà
greca. Molto probabilmente proviene dall’Asia Minore, con maggiore possibilità
che la sua patria si trovasse nella parte occidentale della medesima. Il suo
viaggio è un itinerario di (ri)scoperta venato da un profondo senso di
nostalgia.
La Guida di Pausania non è una guida artistica, ma un testo storico. I
modelli dello scrittore sono Tucidide e soprattutto Erodoto. Ovviamente,
nell’ambito del racconto, emerge anche la descrizione di manufatti artistici,
dai grandi templi alle sculture. Ma l’interesse – lo si ripete – è più ampio e
rivolto a un’intera civiltà. Non manca poi un profondo senso religioso, che
porta alla ricerca dei luoghi del mito e all’individuazione e alla ‘salvezza’
di narrazioni se si vuole secondarie, ma comunque legate al mondo greco. In
questo senso è stata messa in evidenza la (incidentale) somiglianza fra la
periegesi di Pausania e i Mirabilia Urbis
Romae di età medievale, destinati soprattutto ai pellegrini e quindi
centrati soprattutto su itinerari di ordine spirituale e all’evidenziazione
della collocazione delle reliquie, più che delle opere d’arte.
Si è detto che Pausania ha come
modelli Tucidide ed Erodoto (ma in realtà le fonti da cui attinge sono assai
più numerose). La sua opera ha funzione di ‘integrazione’; si tratta di
completare (ed eventualmente correggere) tradizioni consolidate o – come
accennato – di recuperarne altre, che rischiano di andare perse. In
quest’ultimo senso, l’autore si pone in qualche modo in concorrenza con i suoi
modelli, cercando di migliorarli. Si è notato, ad esempio, che in linea di
massima Pausania non racconta quanto già scritto da Erodoto e Tucidide e
tralascia la storia di Filippo e Alessandro Magno, ritenuta universalmente nota
(cfr. pp. XXXIX-XL). Certo, esiste un problema di ‘credibilità’ dell’autore. “Se Pausania si poneva come fine quello
d’integrare modelli storiografici grandi e piccoli, ma anche di gareggiare con
essi, una delle vie consisteva certo nel ricorso a tradizioni non ancora
codificate nella scrittura, a tradizioni orali, dunque, o ad una letteratura «minore»,
che però a sua volta poteva rappresentare il tramite di tradizioni locali
(orali o scritte)” (p. XLII).
Alla luce di questo criterio di
‘complementarietà’ Musti ritiene di poter leggere anche la scelta delle opere
d’arte citate nella Periegesi e di
quelle non citate o trascurate: al Partenone, ad esempio, sono dedicate solo
poche righe, mentre “si è sempre
osservata, per ciò che riguarda le opere di architettura e di scultura, la
particolare attenzione rivolta alle opere di epoca arcaica e classica” (p.
LIII). Pausania, insomma, appare interessato soprattutto alle radici di una
civiltà e alle sue tangenze col mito.
La fortuna di Pausania
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Pausania, Il manoscritto Laurentianus 56,11 conservato presso la Biblioteca Mediceo-Laurenziana di Firenze Fonte: Web Gallery of Art tramite Wikimedia Commons |
La Guida della Grecia di Pausania ha una storia molto diversa rispetto
a opere come il De architectura di Vitruvio o la Storia naturale di
Plinio. A queste ultime è comunque assicurata una persistenza anche nel corso
del Medio Evo. Pausania, invece, scompare. Non ne sono chiari i motivi. È
ovviamente possibile che lo scritto di Pausania sia finito subito in una
biblioteca e sia stato dissepolto solo nel 1300 (cfr. p. LXVII), o che a
decretare un sostanziale disinteresse nei confronti del testo sia stato
l’affermarsi del Cristianesimo, che probabilmente vedeva con sospetto “un autore particolarmente interessato alla
storia dei culti e dei luoghi di culto pagani” (p. LXVI). Fatto sta che la
maggior parte degli interpreti ritiene che tutta la circolazione manoscritta
dell’opera cominci in età umanistica e provenga da un unico archetipo (oggi
perso) appartenuto al fiorentino Niccolò Niccoli (1364-1437). La Guida della Grecia sarebbe quindi
arrivata a Firenze prima della morte di quest’ultimo. Nel 1400 si assiste poi
all’esplosione di interesse nei confronti del libro, del tutto coerente con la riscoperta del mondo greco. Oggi si contano 14 codici che trasmettono per
intero (o quasi) l’opera di Pausania, tutti scritti al massimo entro il 1550.
Rispetto alla tradizione, che ha
attribuito maggior importanza al codice Parisinus gr. 1410 (trascritto nel
1491) ai fini della pubblicazione dell’opera, oggi si attribuisce un’affidabilità
maggiore al Venetus Marcianus gr. 413, conservato a Venezia e al Laurentianus
56,11, custodito a Firenze, sicuramente copiati in data precedente. Ciò che
però importante dire è che la tradizione manoscritta si interrompe ben presto
grazie alla prima edizione a stampa pubblicata a Venezia nel 1516 dagli eredi
di Aldo Manuzio (morto l’anno prima) e da Andrea Torresano, a cura di Marco
Musuro. L’edizione aldina è, ovviamente, in caratteri greci, mentre del 1547 è
la prima traduzione latina (pubblicata a Roma a cura di Romolo Amaseus) e del
1593 quella italiana (la traduzione è del ferrarese Alfonso Bonacciuoli e la
pubblicazione avviene a Mantova).
Pausania, insomma, diventa testo
di riferimento e conosce periodi di maggiore o minor fortuna a seconda dell’attenzione
che si attribuisce al mondo classico e, pur non avendo come principale oggetto
della sua narrazione la descrizione di opere d’arte, entra a pieno titolo in
quella che Schlosser chiama ‘letteratura delle guide artistiche’. Ovviamente
Schlosser non opera alcuna valutazione della Guida di Pausania perché la sua Letteratura artistica comincia col Medioevo, ma nel capitolo III del libro III della
sua opera principale scrive chiaramente, a proposito di guide artistiche: “Abbiamo veduto come da questo interesse dei
pellegrini [n.d.r. che si recavano a Roma], interesse puramente positivo e sacro (a cui non manca però sin da
principio la tendenza storica, anche se stranamente soffocata da tutto il
resto), siano derivati quei libri di Mirabilia, i quali, partendo da schemi della tarda antichità, non possono
completamente negare la loro parentela spirituale colle guide dei templi che
conosciamo da Pausania” (p. 209).
I singoli volumi
Qui di seguito si forniscono le
indicazioni bibliografiche relative a ciascuno dei dieci volumi editi dalla
Fondazione Valla e si provvede a trascrivere il testo del risvolto di
copertina di ognuno di essi.
Guida della Grecia
Libro I. L’Attica
A cura di Domenico Musti e Luigi Beschi
Fondazione Lorenzo Valla – Arnoldo Mondadori editore, 1982
Atene. Il Partenone Fonte: Harrieta171 tramite Wikimedia Commons |
Testo del risvolto di copertina:
“Il viaggiatore colto e il
turista, innamorati della Grecia, non potranno d’ora in poi visitare l’Acropoli
di Atene, Corinto, Epidauro, Delfi, Olimpia, senza questo libro, il compagno
più sicuro e fedele dei loro vagabondaggi. La Guida della Grecia è un Baedeker, una Guide bleu, scritta da un
intelligente e curiosissimo viaggiatore del secondo secolo dopo Cristo, quando
gran parte dei templi, dei santuari e delle tombe classiche erano ancora in
piedi; e così il turista d’oggi, incrociando i suoi sguardi con quelli
scrupolosi di Pausania, immaginerà di scorgere le pitture meravigliosamente
vive, e le statue di Fidia e di Prassitele, crederà di porre il piede in una
regione dove il «sacro» era presente in ogni pietra, in ogni albero, in ogni
apparizione celeste. Ma questo libro è assai più di una Guida. Vissuto ai tempi dell’imperatore Adriano e dei suoi
successori, i quali cercavano di riportare all’antico splendore una terra
spopolata, Pausania inseguiva la grandezza della Grecia arcaica, classica,
protoellenistica. I racconti di Erodoto e di Tucidide non gli bastavano. Allora
egli interroga le diverse tradizioni locali, le guide, i sacerdoti, sempre alla
ricerca delle notizie preziose che erano sfuggite agli altri. Tutto interessava
il suo spirito preciso e paziente, e il suo sguardo meticoloso. Questa Guida è perciò una miniera:
indispensabile all’archeologo, allo storico, al geografo, allo studioso delle
religioni, dei miti e dei simboli, all’etnografo, e a ogni uomo che scruti le
molteplici ombre viventi del passato.
La presente edizione di Pausania,
diretta da Domenico Musti e Mario Torelli, è la prima che compaia in Italia
dopo centocinquant’anni. La traduzione riproduce la nudità e l’eleganza di
questo innamorato di Erodoto: il ricchissimo commento all’Attica, a cura di Domenico Musti e Luigi Beschi, tanto archeologico
quanto storico-religioso, risponde a tutte le curiosità dello studioso e del
lettore colto. Gli altri volumi seguiranno con ritmo regolare.”
Guida della Grecia
Libro II. La Corinzia e l’Argolide
A cura di Domenico Musti e Mario Torelli
Fondazione Lorenzo Valla – Arnoldo Mondadori editore, 1986
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Micene. La Porta dei Leoni Fonte: David Monniaux tramite Wikimedia Commons |
Testo del risvolto di copertina:
“Nel 1982, la collana «Scrittori
greci e latini» ha pubblicato il primo volume della Guida della Grecia (L’Attica),
a cura di Domenico Musti e Luigi Beschi. Là Pausania parlava soprattutto di
Atene: in certo modo era sovrastato e schiacciato dall’enormità del proprio
compito. Qui si inoltra nella Corinzia e nell’Argolide: descrive con la sua
abituale minuzia e la sua nascosta passione Corinto, Sicione, Fliunte, Micene,
Tirinto, Argo, Epidauro, Egina, Trezene; e il lettore moderno, che ha imparato
a viaggiare in Grecia insieme a Pausania, lo ritrova nella pienezza delle sue
qualità di storico, archeologo e scrittore. Come sempre, Pausania intreccia le
vicende mitiche (Eracle, Teseo, Fedra, il ritorno degli Eraclidi) ai fatti
storici; fino a quando il suo interesse per le stranezze naturali lo costringe
a interrompere il racconto per occuparsi di ossa di mostri marini o di fonti
calde. In apparenza, di fronte al mito sembra diviso tra devozione e
scetticismo. In realtà, niente lo appassiona quanto la bellezza; e la bellezza
ha un senso, per lui, solo se è unita al sacro. Con quale brivido segreto ci
parla dei riti misterici, dei luoghi impenetrabili, dell’arte arcaica (forse
«sgradevole alla vista, ma contraddistinta da una sorta di ispirazione
divina»), delle mura ciclopiche di Tirinto, delle vecchie statue di legno
selvatico! Stringe il cuore pensare che vedesse Micene già diroccata: che
scorgesse soltanto, come noi, la Porta dei Leoni, la fonte Perseia e le tombe
di Atreo, di Agamennone e di coloro che erano stati assassinati al ritorno da
Troia. Ma il suo animo sembra attratto soprattutto da quel santuario vivente,
da quel mobile teatro religioso, che era Epidauro.
Il commento a La Corinzia e l’Argolide, opera di
Domenico Musti e di Mario Torelli, tanto archeologico quanto storico-religioso,
introduce lo studioso e il lettore colto a tutta la complessità del testo di
Pausania. Entro breve tempo, uscirà il terzo volume della Guida della Grecia, dedicato alla Laconia e alla Messenia
[n.d.r. in realtà qualcosa non deve essere andato come si sperava. I commenti a
Laconia e Messenia usciranno in due volumi separati, solo cinque anni dopo].”
Pausania
Guida della Grecia
Libro III. La Laconia
A cura di Domenico Musti e Mario Torelli
Fondazione Lorenzo Valla – Arnoldo Mondadori editore, 1991
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Copertina del Volume III |
Testo del risvolto di copertina:
“Dopo i primi due volumi,
dedicati all’Attica, alla Corinzia e all’Argolide, la Guida della Grecia giunge al terzo volume, incentrato su Sparta. I
capitoli iniziali possono deluderci. Pausania non ama la storia, e questo
scorcio di storia laconica, diviso tra le due famiglie reali, sembra di un
infimo compilatore. Ma, appena comincia a descrivere luoghi – un folto di
querce [n.d.r. sic] o una spiaggia di ciottoli -, Pausania si trasforma: si
rivolge al lettore, dicendo: «arriverai presso un tempio» o «vicinissimo ai
sepolcri vedrai una stele» - ed ecco che una città quasi completamente
scomparsa come Sparta risorge nitidamente davanti ai nostri occhi. In apparenza,
Pausania è antilaconico: ma, in realtà, Sparta incarna quanto lo affascina di
più: l’arcaico, il sacro, il crudele. Tutto ciò che egli racconta sulle gare
violente degli efebi spartani, o sulle vecchie statue di legno, come quella che
Oreste e Ifigenia avrebbero trafugato dalla Tauride, ha un’intensità
straordinaria. Tra le più belle pagine del libro c’è la minuziosa descrizione
del trono di Baticle nel thesaurus di
Amicle: questa vetta sperduta della scultura arcaica greca, attorno alla quale
Pausania intreccia le sue storie mitiche. E il rapido scorcio su Achille, che
dopo la morte sposa Elena nell’Isola Bianca: simbolo della candida e profonda
venerazione che Pausania ha sempre nutrito per gli eroi.”
Guida della Grecia
Libro IV. La Messenia
A cura di Domenico Musti e Mario Torelli
Fondazione Lorenzo Valla – Arnoldo Mondadori editore, 1991
Testo del risvolto di copertina:
“Niente di più tremendo della
guerra tra Spartani e Messenii agli albori della storia greca, come la racconta
Pausania. Massacri, distruzioni, rovine, segni sinistri, annunci divini
accompagnano la sconfitta della Messenia. Quale lutto intorno alla sua caduta,
per tre secoli, sotto il giogo di Sparta. Il quarto libro della Guida della Grecia, che segue di poco la
pubblicazione del terzo, dedicato alla Laconia, ha un carattere che sembra
distinguerlo da tutti gli altri. Da un lato, la storia della Messenia è, più di
ogni altra, storia sacra: gli dei non sono mai stati così presenti nei fatti:
l’arte degli uomini è se mai quella di correggere appena il destino; e,
dall’altro, in nessun libro di Pausania la storia assume un aspetto così
fantastico e romanzesco.
È probabile che i lettori moderni
preferiscano la seconda parte del libro. Alla fine del lunghissimo dominio di
Sparta, i Messenii ritornano in patria. Il passato riaffiora: i Messenii, che
conservano la lingua e i costumi dei padri, celebrano sacrifici, recitano
preghiere, costruiscono case e templi, invitano gli eroi a tornare ad abitare
con loro, in un’atmosfera carica di attesa ed emozione religiosa. Nessun tema
potrebbe essere più caro a Pausania, che sente così profondamente la fedeltà
storica.”
Fine della Parte Prima
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