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lunedì 21 gennaio 2019

Pausania. Guida della Grecia. A cura di Domenico Musti e Mario Torelli. Parte Prima


English Version

Pausania
Guida della Grecia
A cura di Domenico Musti e Mario Torelli


Dieci volumi
Fondazione Lorenzo Valla / Mondadori, 1982-2017

Recensione di Giovanni Mazzaferro. Parte Prima

La copertina del primo volume della Guida della Grecia, dedicato all'Attica


Ci sono voluti venticinque anni per riuscire a completare la pubblicazione della Periegesi della Grecia (è questo il titolo che compare sui manoscritti che ne tramandano il testo) – o, se preferite, della Guida della Grecia scritta da Pausania nel corso del II secolo d.C. È così, ad esempio, che, rispetto a quanto era vero al momento della pubblicazione del primo volume, alcune cose sono cambiate. Il Libro I, a cura di Domenico Musti e Luigi Beschi, parla, infatti, della prima traduzione italiana di Pausania dopo centocinquant’anni. In realtà, nel frattempo, all’interno della B.U.R., è stata pubblicata, fra 1991 e 2012, un’ulteriore traduzione italiana, a cura di Salvatore Rizzo. Ciò detto, e fermo restando che le vicende della vita (in particolare la morte nel 2010 di Domenico Musti, per quasi trent’anni titolare della cattedra di Storia greca alla Sapienza e principale ispiratore dell’impresa) hanno comportato inevitabili ritardi, ora che la serie (inizialmente pensata in sette volumi e poi pubblicata in dieci) è completa, si può dire che il Pausania della Fondazione Valla resterà a lungo come edizione di riferimento dell’opera.


Pausania e la Guida della Grecia

Veduta dell'Acropoli di Atene
Fonte: Salonica84 tramite Wikimedia Commons

Di Pausania sappiamo pochissimo. Quel poco che sappiamo è in realtà ciò che ci è noto dalla lettura della sua Guida. Come sempre capita in queste occasioni, fioriscono storicamente le ipotesi più disparate: che un Pausania il Periegeta non sia mai esistito, che sotto il nome di Pausania siano da raggruppare una serie di autori diversi, che il viaggio in Grecia non sia mai stato fatto, ma l’opera risulti piuttosto dalla collazione di fonti precedenti e dalla fantasia del suo autore, che la Guida sia stata scritta in anni diversi, probabilmente in due periodi fra loro differenziati, e che vi sia stata una stratificazione dei testi fino a giungere alla versione finale (che, peraltro, alcuni ritengono non completata).

Come si vede, la confusione è tanta. Proviamo in merito a richiamare quanto esposto da Domenico Musti nella sua Introduzione generale all’opera (vol. 1°, pp. VII-LV). È praticamente certo che Pausania sia realmente esistito. Si trattava sicuramente di un uomo colto, vissuto sotto l’Impero degli Antonini, in un momento quindi di pacificazione dell’Impero romano, che consentiva intanto la possibilità di viaggiare e poi il tentativo di recuperare la tradizione classica dell’antica Grecia. “L’opera sembra raccordarsi intorno a due poli, ciascuno dei quali spinge verso una data diversa: da un lato gli ultimi anni di Adriano e i primi di Antonino, cioè gli anni 135-145/150 circa; e dall’altro il regno di Marco Aurelio, 161-180” (p. XIV). In ogni caso, una cosa è certa: siamo in un momento storico in cui lo splendore della civiltà greca si è definitivamente offuscato e l’ordine è garantito dall’Impero romano.

Pausania è un greco ‘di periferia’; o, per meglio dire, non è greco nel senso stretto del termine, ma proviene da zone che hanno vissuto intensamente l’influenza della civiltà greca. Molto probabilmente proviene dall’Asia Minore, con maggiore possibilità che la sua patria si trovasse nella parte occidentale della medesima. Il suo viaggio è un itinerario di (ri)scoperta venato da un profondo senso di nostalgia.

La Guida di Pausania non è una guida artistica, ma un testo storico. I modelli dello scrittore sono Tucidide e soprattutto Erodoto. Ovviamente, nell’ambito del racconto, emerge anche la descrizione di manufatti artistici, dai grandi templi alle sculture. Ma l’interesse – lo si ripete – è più ampio e rivolto a un’intera civiltà. Non manca poi un profondo senso religioso, che porta alla ricerca dei luoghi del mito e all’individuazione e alla ‘salvezza’ di narrazioni se si vuole secondarie, ma comunque legate al mondo greco. In questo senso è stata messa in evidenza la (incidentale) somiglianza fra la periegesi di Pausania e i Mirabilia Urbis Romae di età medievale, destinati soprattutto ai pellegrini e quindi centrati soprattutto su itinerari di ordine spirituale e all’evidenziazione della collocazione delle reliquie, più che delle opere d’arte.

Si è detto che Pausania ha come modelli Tucidide ed Erodoto (ma in realtà le fonti da cui attinge sono assai più numerose). La sua opera ha funzione di ‘integrazione’; si tratta di completare (ed eventualmente correggere) tradizioni consolidate o – come accennato – di recuperarne altre, che rischiano di andare perse. In quest’ultimo senso, l’autore si pone in qualche modo in concorrenza con i suoi modelli, cercando di migliorarli. Si è notato, ad esempio, che in linea di massima Pausania non racconta quanto già scritto da Erodoto e Tucidide e tralascia la storia di Filippo e Alessandro Magno, ritenuta universalmente nota (cfr. pp. XXXIX-XL). Certo, esiste un problema di ‘credibilità’ dell’autore. “Se Pausania si poneva come fine quello d’integrare modelli storiografici grandi e piccoli, ma anche di gareggiare con essi, una delle vie consisteva certo nel ricorso a tradizioni non ancora codificate nella scrittura, a tradizioni orali, dunque, o ad una letteratura «minore», che però a sua volta poteva rappresentare il tramite di tradizioni locali (orali o scritte)” (p. XLII).

Alla luce di questo criterio di ‘complementarietà’ Musti ritiene di poter leggere anche la scelta delle opere d’arte citate nella Periegesi e di quelle non citate o trascurate: al Partenone, ad esempio, sono dedicate solo poche righe, mentre “si è sempre osservata, per ciò che riguarda le opere di architettura e di scultura, la particolare attenzione rivolta alle opere di epoca arcaica e classica” (p. LIII). Pausania, insomma, appare interessato soprattutto alle radici di una civiltà e alle sue tangenze col mito.


La fortuna di Pausania

Pausania, Il manoscritto Laurentianus 56,11 conservato presso la Biblioteca Mediceo-Laurenziana di Firenze
Fonte: Web Gallery of Art tramite Wikimedia Commons

La Guida della Grecia di Pausania ha una storia molto diversa rispetto a opere come il De architectura di Vitruvio o la Storia naturale di Plinio. A queste ultime è comunque assicurata una persistenza anche nel corso del Medio Evo. Pausania, invece, scompare. Non ne sono chiari i motivi. È ovviamente possibile che lo scritto di Pausania sia finito subito in una biblioteca e sia stato dissepolto solo nel 1300 (cfr. p. LXVII), o che a decretare un sostanziale disinteresse nei confronti del testo sia stato l’affermarsi del Cristianesimo, che probabilmente vedeva con sospetto “un autore particolarmente interessato alla storia dei culti e dei luoghi di culto pagani” (p. LXVI). Fatto sta che la maggior parte degli interpreti ritiene che tutta la circolazione manoscritta dell’opera cominci in età umanistica e provenga da un unico archetipo (oggi perso) appartenuto al fiorentino Niccolò Niccoli (1364-1437). La Guida della Grecia sarebbe quindi arrivata a Firenze prima della morte di quest’ultimo. Nel 1400 si assiste poi all’esplosione di interesse nei confronti del libro, del tutto coerente con la riscoperta del mondo greco. Oggi si contano 14 codici che trasmettono per intero (o quasi) l’opera di Pausania, tutti scritti al massimo entro il 1550.

Rispetto alla tradizione, che ha attribuito maggior importanza al codice Parisinus gr. 1410 (trascritto nel 1491) ai fini della pubblicazione dell’opera, oggi si attribuisce un’affidabilità maggiore al Venetus Marcianus gr. 413, conservato a Venezia e al Laurentianus 56,11, custodito a Firenze, sicuramente copiati in data precedente. Ciò che però importante dire è che la tradizione manoscritta si interrompe ben presto grazie alla prima edizione a stampa pubblicata a Venezia nel 1516 dagli eredi di Aldo Manuzio (morto l’anno prima) e da Andrea Torresano, a cura di Marco Musuro. L’edizione aldina è, ovviamente, in caratteri greci, mentre del 1547 è la prima traduzione latina (pubblicata a Roma a cura di Romolo Amaseus) e del 1593 quella italiana (la traduzione è del ferrarese Alfonso Bonacciuoli e la pubblicazione avviene a Mantova).

Pausania, insomma, diventa testo di riferimento e conosce periodi di maggiore o minor fortuna a seconda dell’attenzione che si attribuisce al mondo classico e, pur non avendo come principale oggetto della sua narrazione la descrizione di opere d’arte, entra a pieno titolo in quella che Schlosser chiama ‘letteratura delle guide artistiche’. Ovviamente Schlosser non opera alcuna valutazione della Guida di Pausania perché la sua Letteratura artistica comincia col Medioevo, ma nel capitolo III del libro III della sua opera principale scrive chiaramente, a proposito di guide artistiche: “Abbiamo veduto come da questo interesse dei pellegrini [n.d.r. che si recavano a Roma], interesse puramente positivo e sacro (a cui non manca però sin da principio la tendenza storica, anche se stranamente soffocata da tutto il resto), siano derivati quei libri di Mirabilia, i quali, partendo da schemi della tarda antichità, non possono completamente negare la loro parentela spirituale colle guide dei templi che conosciamo da Pausania” (p. 209).


I singoli volumi

Qui di seguito si forniscono le indicazioni bibliografiche relative a ciascuno dei dieci volumi editi dalla Fondazione Valla e si provvede a trascrivere il testo del risvolto di copertina di ognuno di essi.

Pausania
Guida della Grecia
Libro I. L’Attica
A cura di Domenico Musti e Luigi Beschi

Fondazione Lorenzo Valla – Arnoldo Mondadori editore, 1982

Atene. Il Partenone
Fonte: Harrieta171 tramite Wikimedia Commons


Testo del risvolto di copertina:

“Il viaggiatore colto e il turista, innamorati della Grecia, non potranno d’ora in poi visitare l’Acropoli di Atene, Corinto, Epidauro, Delfi, Olimpia, senza questo libro, il compagno più sicuro e fedele dei loro vagabondaggi. La Guida della Grecia è un Baedeker, una Guide bleu, scritta da un intelligente e curiosissimo viaggiatore del secondo secolo dopo Cristo, quando gran parte dei templi, dei santuari e delle tombe classiche erano ancora in piedi; e così il turista d’oggi, incrociando i suoi sguardi con quelli scrupolosi di Pausania, immaginerà di scorgere le pitture meravigliosamente vive, e le statue di Fidia e di Prassitele, crederà di porre il piede in una regione dove il «sacro» era presente in ogni pietra, in ogni albero, in ogni apparizione celeste. Ma questo libro è assai più di una Guida. Vissuto ai tempi dell’imperatore Adriano e dei suoi successori, i quali cercavano di riportare all’antico splendore una terra spopolata, Pausania inseguiva la grandezza della Grecia arcaica, classica, protoellenistica. I racconti di Erodoto e di Tucidide non gli bastavano. Allora egli interroga le diverse tradizioni locali, le guide, i sacerdoti, sempre alla ricerca delle notizie preziose che erano sfuggite agli altri. Tutto interessava il suo spirito preciso e paziente, e il suo sguardo meticoloso. Questa Guida è perciò una miniera: indispensabile all’archeologo, allo storico, al geografo, allo studioso delle religioni, dei miti e dei simboli, all’etnografo, e a ogni uomo che scruti le molteplici ombre viventi del passato.

La presente edizione di Pausania, diretta da Domenico Musti e Mario Torelli, è la prima che compaia in Italia dopo centocinquant’anni. La traduzione riproduce la nudità e l’eleganza di questo innamorato di Erodoto: il ricchissimo commento all’Attica, a cura di Domenico Musti e Luigi Beschi, tanto archeologico quanto storico-religioso, risponde a tutte le curiosità dello studioso e del lettore colto. Gli altri volumi seguiranno con ritmo regolare.”


Pausania
Guida della Grecia
Libro II. La Corinzia e l’Argolide
A cura di Domenico Musti e Mario Torelli

Fondazione Lorenzo Valla – Arnoldo Mondadori editore, 1986

Micene. La Porta dei Leoni
Fonte: David Monniaux tramite Wikimedia Commons


Testo del risvolto di copertina:

“Nel 1982, la collana «Scrittori greci e latini» ha pubblicato il primo volume della Guida della Grecia (L’Attica), a cura di Domenico Musti e Luigi Beschi. Là Pausania parlava soprattutto di Atene: in certo modo era sovrastato e schiacciato dall’enormità del proprio compito. Qui si inoltra nella Corinzia e nell’Argolide: descrive con la sua abituale minuzia e la sua nascosta passione Corinto, Sicione, Fliunte, Micene, Tirinto, Argo, Epidauro, Egina, Trezene; e il lettore moderno, che ha imparato a viaggiare in Grecia insieme a Pausania, lo ritrova nella pienezza delle sue qualità di storico, archeologo e scrittore. Come sempre, Pausania intreccia le vicende mitiche (Eracle, Teseo, Fedra, il ritorno degli Eraclidi) ai fatti storici; fino a quando il suo interesse per le stranezze naturali lo costringe a interrompere il racconto per occuparsi di ossa di mostri marini o di fonti calde. In apparenza, di fronte al mito sembra diviso tra devozione e scetticismo. In realtà, niente lo appassiona quanto la bellezza; e la bellezza ha un senso, per lui, solo se è unita al sacro. Con quale brivido segreto ci parla dei riti misterici, dei luoghi impenetrabili, dell’arte arcaica (forse «sgradevole alla vista, ma contraddistinta da una sorta di ispirazione divina»), delle mura ciclopiche di Tirinto, delle vecchie statue di legno selvatico! Stringe il cuore pensare che vedesse Micene già diroccata: che scorgesse soltanto, come noi, la Porta dei Leoni, la fonte Perseia e le tombe di Atreo, di Agamennone e di coloro che erano stati assassinati al ritorno da Troia. Ma il suo animo sembra attratto soprattutto da quel santuario vivente, da quel mobile teatro religioso, che era Epidauro.

Il commento a La Corinzia e l’Argolide, opera di Domenico Musti e di Mario Torelli, tanto archeologico quanto storico-religioso, introduce lo studioso e il lettore colto a tutta la complessità del testo di Pausania. Entro breve tempo, uscirà il terzo volume della Guida della Grecia, dedicato alla Laconia e alla Messenia [n.d.r. in realtà qualcosa non deve essere andato come si sperava. I commenti a Laconia e Messenia usciranno in due volumi separati, solo cinque anni dopo].”


Pausania
Guida della Grecia
Libro III. La Laconia
A cura di Domenico Musti e Mario Torelli

Fondazione Lorenzo Valla – Arnoldo Mondadori editore, 1991

Copertina del Volume III

Testo del risvolto di copertina:

“Dopo i primi due volumi, dedicati all’Attica, alla Corinzia e all’Argolide, la Guida della Grecia giunge al terzo volume, incentrato su Sparta. I capitoli iniziali possono deluderci. Pausania non ama la storia, e questo scorcio di storia laconica, diviso tra le due famiglie reali, sembra di un infimo compilatore. Ma, appena comincia a descrivere luoghi – un folto di querce [n.d.r. sic] o una spiaggia di ciottoli -, Pausania si trasforma: si rivolge al lettore, dicendo: «arriverai presso un tempio» o «vicinissimo ai sepolcri vedrai una stele» - ed ecco che una città quasi completamente scomparsa come Sparta risorge nitidamente davanti ai nostri occhi. In apparenza, Pausania è antilaconico: ma, in realtà, Sparta incarna quanto lo affascina di più: l’arcaico, il sacro, il crudele. Tutto ciò che egli racconta sulle gare violente degli efebi spartani, o sulle vecchie statue di legno, come quella che Oreste e Ifigenia avrebbero trafugato dalla Tauride, ha un’intensità straordinaria. Tra le più belle pagine del libro c’è la minuziosa descrizione del trono di Baticle nel thesaurus di Amicle: questa vetta sperduta della scultura arcaica greca, attorno alla quale Pausania intreccia le sue storie mitiche. E il rapido scorcio su Achille, che dopo la morte sposa Elena nell’Isola Bianca: simbolo della candida e profonda venerazione che Pausania ha sempre nutrito per gli eroi.”


Pausania
Guida della Grecia
Libro IV. La Messenia
A cura di Domenico Musti e Mario Torelli

Fondazione Lorenzo Valla – Arnoldo Mondadori editore, 1991

Testo del risvolto di copertina:

“Niente di più tremendo della guerra tra Spartani e Messenii agli albori della storia greca, come la racconta Pausania. Massacri, distruzioni, rovine, segni sinistri, annunci divini accompagnano la sconfitta della Messenia. Quale lutto intorno alla sua caduta, per tre secoli, sotto il giogo di Sparta. Il quarto libro della Guida della Grecia, che segue di poco la pubblicazione del terzo, dedicato alla Laconia, ha un carattere che sembra distinguerlo da tutti gli altri. Da un lato, la storia della Messenia è, più di ogni altra, storia sacra: gli dei non sono mai stati così presenti nei fatti: l’arte degli uomini è se mai quella di correggere appena il destino; e, dall’altro, in nessun libro di Pausania la storia assume un aspetto così fantastico e romanzesco.

È probabile che i lettori moderni preferiscano la seconda parte del libro. Alla fine del lunghissimo dominio di Sparta, i Messenii ritornano in patria. Il passato riaffiora: i Messenii, che conservano la lingua e i costumi dei padri, celebrano sacrifici, recitano preghiere, costruiscono case e templi, invitano gli eroi a tornare ad abitare con loro, in un’atmosfera carica di attesa ed emozione religiosa. Nessun tema potrebbe essere più caro a Pausania, che sente così profondamente la fedeltà storica.”


Fine della Parte Prima



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