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Scritti di artisti tedeschi del XX secolo - 16
Hans Grundig
[Lettere d’artista: 1926-1957]
Künstlerbriefe aus den Jahren 1926 bis 1957
Con una prefazione e a cura di Bernhard Wächter
Rudolstadt, VEB Greifenverlag, 1966
Recensione di Francesco Mazzaferro. Parte Prima
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Fig. 1) La copertina del volume |
Quello di Hans
Grundig (1901-1958) è il profilo di un pittore che fu anche convinto militante
comunista e che svolse un ruolo di primo piano nella sua Dresda (e più in
generale in Germania) nella prima metà del Novecento. Le sue Künstlerbriefe [1] (lettere d’artista) sono
quasi esclusivamente indirizzate all’amata moglie Lea Langer (1906–1977),
anch’ella artista. La raccolta venne pubblicata postuma, con una prefazione e a
cura di Bernhard Wächter (1924–2009), critico d’arte e professore di storia
dell’arte all’Università di Jena. Sotto
molti aspetti, Künstlerbriefe è la storia di un sodalizio sentimentale e
politico (anche Lea è comunista), che comincia all’Accademia di Dresda (nel
1926), dove i due si conoscono da studenti (lui pittore e disegnatore, lei
grafica) e resiste a ogni ostacolo: prima quello dei parenti di lei, totalmente
contrari alla relazione, poi quelli (ben più gravi) del regime nazista.
Hans e Lea
si sposano nel 1928. Dal 1926 sono attivisti del Partito comunista tedesco
(KPD), animando, negli anni della Repubblica di Weimar, le iniziative dell’ASSO
(l’associazione degli artisti rivoluzionari di belle arti). Entrambi subiscono,
a partire dal 1933 la repressione nazista, fanno parte del novero dell’Arte
degenerata e viene vietato loro di esercitare la professione (anche
privatamente). Entrambi violano tale divieto, sono scoperti dalla Gestapo e per
questo sono condannati (lui è internato nel campo di concentramento di
Sachsenhausen, poi condannato a combattere sul fronte orientale in un
battaglione punitivo della Wehrmacht, da cui diserta finendo la guerra come
soldato dell’Armata rossa; lei, in quanto ebrea, è tutto sommato davvero
fortunata: viene espulsa dalla Germania prima che venga attuata la politica di
sterminio ed emigra in Palestina, dove rimane per qualche anno). Si ritrovano
nel 1949 nella loro Dresda (all’epoca facente parte della DDR), completamente
devastata dal bombardamento del febbraio 1945, e s’impegnano con grande
passione nella ricostruzione della città, confidando nel nuovo stato
socialista. Hans diviene rettore dell’Accademia di Belle Arti di Dresda (in
questa veste lo abbiamo già incontrato, nella nostra recensione dell’epistolario di Otto Dix (Parte Quarta) e Lea è la prima donna ad assumervi un incarico.
Le tre
parti in cui è diviso il carteggio di Grundig si intitolano rispettivamente “Una gioventù tempestosa – lettere dal 1926
al 1936”, “Prigioniero – Lettere dal
1938 al 1944” e “Liberato – Lettere
dal 1946 al 1957”. Ciò detto, all’interno di ognuna di queste sezioni si
possono individuare lassi cronologici assai più ristretti in cui ricade la
corrispondenza con la moglie, che come detto, è di gran lunga preponderante. Si
tratta di archi temporali in cui i due sono lontani e in cui appunto si
scrivono per tenersi in contatto.
Il primo è
il periodo che va dall’agosto 1926 al marzo 1927: i due si amano, ma la
famiglia di lei (di stretta osservanza ebraica ortodossa) si oppone senza
speranza alla loro relazione (Hans non è ebreo ed è ateo). Per questo motivo
Lea viene spedita per un semestre di studi a Heidelberg (e viene pura mandata
in cura da uno psichiatra, sperando che cambi idea). Il secondo periodo va dal 7
giugno 1938 all’8 maggio 1939: i due sono stati scoperti a violare la
proibizione di creare opere d’arte e si scrivono dai relativi luoghi di
detenzione. Infine il terzo periodo inizia a fine marzo 1946, quando Hans
ritorna a Dresda, ma la moglie è ancora esule in Palestina, e si conclude
nell’ottobre 1949, quando anche lei riesce a rientrare nella città natale.
Nel volume,
alle lettere sono allegati alcuni testi manoscritti degli anni 1946-1947 (note
per discorsi tenuti per la ripresa dell'attività dell’Accademia di Belle Arti di
Dresda nella zona di controllo sovietica) e immagini dalla serie di acqueforti Tiere und Menschen (Animali e uomini),
realizzate tra 1933 e 1938 (opere davvero belle, in cui Hans testimonia la
propria opposizione al nazismo disegnando un’umanità che è in parte
rappresentata in forma animale, e dove le forze del bene e del male si
scontrano).
Più famose
delle lettere sono le memorie dell’artista [2] (dal titolo Zwischen Karneval und Aschermittwoch. Erinnerungen eines Malers –
ovvero “Tra Carnevale e mercoledì delle
ceneri. Ricordi di un pittore”), che escono nel 1957 a Berlino Est ad opera
della casa editrice Karl Dietz e sono ripubblicate quattrodici volte (l’ultima
nel 1986). La casa editrice è la stessa a cui si deve la pubblicazione
ufficiale nella Germania comunista dell’opera omnia di Karl Marx e di Rosa
Luxembourg. Le memorie sono tradotte anche in russo [3] e polacco [4] negli
anni sessanta (mentre le lettere sono comparse invece nella loro sola versione
tedesca). Insomma, le memorie di Grundig sono state considerate nella DDR come
uno dei testi fondanti della storia estetica dell’Est comunista, e sono
divenute parte dell’iconografia comune alla propaganda del blocco di Varsavia.
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Fig. 2) L'edizione più recente delle Memorie, pubblicata nel 1986 |
La valenza
ideologica degli scritti di Grundig spiega probabilmente perché sia le memorie
sia le lettere siano state totalmente ignorate nella Repubblica Federale
Tedesca (ovvero nella Germania Ovest) e siano poi cadute nell’oblio più totale
con la riunificazione e la fine della Germania dell'Est (l’ultima edizione
delle memorie – come detto – è del 1986, tre anni prima della caduta del Muro).
Tuttavia mi sembra di poter dire che le missive meritano di essere valutate
anche sotto altri aspetti, a partire dalla loro qualità letteraria per arrivare
alla testimonianza della vita di una coppia d’artisti in un periodo tempestoso della
storia tedesca.
Dubbi, incertezze, domande
Il grosso
problema delle Lettere è capire
quanto esse siano attendibili o restituiscano un’immagine parziale
dell’artista. Abbiamo già incontrato molte occasioni in cui, tramite edizioni
postbelliche delle memorie, l’immagine di artisti tedeschi viene modificata con
l’intenzione di non fare del tutto i conti col passato. Si pensi ai casi diversi
di Emil Nolde,
Paul Klee,
Otto Dix e
George Grosz.
Con
riferimento a Grundig, va subito detto che la prefazione di Bernhard Wächter
inquadra il carteggio nell’ambito di una lettura dell’arte tedesca fortemente
partigiana. L’estetica di Grundig è infatti interpretata dallo studioso come
paradigma del rifiuto dell’arte precedente, sia quella accademica ancora
influenzata dagli schemi guglielmini, sia quella impressionista, espressionista
e d’avanguardia che caratterizza la parte più aperta della Germania nei primi
decenni del Novecento. Questo tipo di atteggiamento coincide (probabilmente in
maniera non casuale) col rigetto della maggior parte fra gli indirizzi
artistici precedenti e contemporanei tipico dell’estetica dalla Repubblica
Democratica Tedesca. Per rimanere a Dresda, si tratta di un rigetto che riguarda
il gruppo espressionista del Ponte
(creato nella capitale della Sassonia nel 1905), e anche artisti che
chiaramente si spendono tra le due guerre per la causa comunista (come Max Pechstein).
Wächter
loda esplicitamente, ad esempio, la capacità di Grundig di ignorare il
tentativo dei suoi maestri all’Accademia di Belle Arti di Dresda (come Otto
Gussmann (1869 -1926) ed Otto Hettner (1875-1931)) di porre in dialogo fra loro
il mondo classico-secessionista e quello espressionista [5]. Eppure Gussmann e Hettner, nel 1919, alla caduta dell’impero guglielmino, si mostrarono pronti a
partecipare al Consiglio degli artisti
ispirato al modello sovietico.
Wächter si
compiace anche che il giovane Grundig sia sfuggito all’influenza di Oskar
Kokoschka (1886-1980), mentre segnala con piacere la sua simpatia per Otto Dix
(1891-1969), Conrad Felixmüller (1897-1977) e il movimento della Nuova
Oggettività nel suo complesso. Di quest’ultimo indirizzo il prefatore richiama
l’interesse per la critica sociale, ma lo giudica comunque “freddo e borghese” [6]. Oltre a cercare
le influenze tra i contemporanei, il critico d’arte si riferisce a una vena
antica dell’arte tedesca, che parte dalla riscoperta del gotico, di Grünewald e
Bosch, senza dimenticare il peso del quattrocento italiano [7]. Aggiunge infine
che l’amore per l’arte del passato lega Grundig a molti artisti tedeschi degli
anni venti.
Una gioventù tempestosa: lettere dal 1926 al
1936
Il
carteggio si apre nell’agosto 1926 con lettere dai toni disperati. Il
venticinquenne Hans (appena uscito dall’Accademia di Belle Arti di Dresda) vuol
sposare la ventenne Lea, ancora studentessa, ma la famiglia ebreo-ortodossa di
lei non ne vuole proprio sapere e cerca di organizzare un matrimonio
alternativo con un pittore ebreo, facendolo venire apposta dagli Stati Uniti
[9]. Lea viene allontanata da Dresda dalla famiglia e i due giovani devono
ricorrere alla posta per mantenersi in contatto (si scrivono quasi ogni
giorno). A Hans tutto il mondo pare ostile; in una delle sue lettere parla
all’amata dei suoi incubi, e alcune frasi – che ne descrivono uno – sembrano
ricordare l’atmosfera del suo “Temporale
- La notte fredda” di due anni dopo (cfr. fig. 31): “Attorno a noi la luce era torbida, di color zolfo, e senza che vi fosse
una minima ombra. Dalle case maleodoranti ci guardavano esseri umani e animali
dalle forme stranissime. Come se fossero pattume, sulla strada giacevano delle
strane forme geometriche” [10].
In tema di
sessualità il giovane Hans è in realtà molto all’antica: pur richiamando la
propria ideologia rivoluzionaria, in realtà dimostra una buona dose di
moralismo: “Lea, ancora una cosa: la
questione sessuale rotea ancora nelle nostre teste. Spesso io stesso ho dovuto
combattere interiormente con questo tema. Personalmente la considero una delle
questioni più importanti, e su di essa bisogna prendere una posizione precisa.
Un proletario cosciente del suo ruolo di classe deve essere assolutamente
educato a sbarazzarsi di tutte le consuetudini ereditate dalla borghesia. Non
mi devi capire in modo sbagliato. Io non credo che si debba reprimere una cosa
così naturale in modo ascetico, sarebbe esagerato, anzi fondamentalmente
sbagliato. (…) Ma l’essenza dell’intera questione è questa: soprattutto noi
abbiamo l’obbligo di conservarci puri su questo aspetto. Ogni compagno deve
impararlo. Dobbiamo apprezzare l’essere umano che è in noi e non gettare tutto
nella spazzatura, come fa un borghese” [21]. E per quello che riguarda la
vita dopo il matrimonio, esprime la speranza di attenersi a regole di eleganza
e rispetto: “Non metterti a ridere –
scrive ancora a Lea – ma quando saremo
sposati non voglio che noi si faccia come in tutti i matrimoni, dove ci si
lascia andare. Col tempo marito e moglie si vestono disordinatamente. È tutto
sporco. Si perde il rispetto l’uno dell’altro, l’amore va perduto” [22].
Lea gli propone di andare a vivere insieme prima di sposarsi, ma Hans risponde
che non vuole fare le cose in modo affrettato e senza pianificare [23]. Tutto
sommato, il padre della sua ragazza non aveva molto di cui preoccuparsi.
Ciò che
Hans sogna è di potersi dedicare alla pittura della povertà (Elendsmalerei), ovvero a una
rappresentazione artistica che denunci le situazioni di miseria: in questo, lo
sostiene anche Lea, che scrive che bisogna “rappresentare
le piccole cose della vita, davanti alle quali tutti passano senza badare”
[33]. Hans risponde: “È proprio quello
che voglio anch’io: ritrarre l’uomo della fabbrica, una ragazzina, la strada,
un appartamento in affitto, i bambini, gli alberi, i giardini e gli orinatoi. È
quello che io trovo giusto e appropriato. Ogni arte che non corrisponda a una
concezione proletaria del mondo è oggi senza valore e superflua. Che oggi
l’arte osservi la miseria è ovvio, non siamo certamente ciechi” [34].
La
concezione dell’arte di Hans non si limita a una nuova definizione
iconografica, ma si estende ad un progetto politico operativo: “A noi non deve importare come la cosiddetta
arte si evolverà in futuro. In questo preciso momento abbiamo il dovere di
diffondere l’idea comunista grazie alla nostra pittura, ovvero di aiutare a
distruggere la vecchia società borghese. Oggi sono più che mai convinto di una
cosa: l’arte in sé, compresa l’arte proletaria o quella che combatte per
quell’obiettivo non ha – se noi rimaniamo nell’ambito della vecchia ideologia
della borghesia, ovvero se continuiamo a considerarci ancora e sempre solo come
artisti, sia pur con una mentalità proletaria – valore alcuno. Noi dobbiamo
essere attivi nella nostra vita. Questo dovere toccherà anche a noi ed è ancora
più importante del dipingere quadri, se non ci vogliamo considerare
semplicemente come dei romantici che si sono allontanati dalla vita reale”
[35].
La serie
delle lettere a Lea dopo il marzo 1927, in sostanza, si esaurisce (i due vivono
insieme), salvo alcune eccezioni, che corrispondono a brevi periodi di
lontananza. Vale la pena di citare brevemente anche queste missive, perché
corrispondono agli anni della presa del potere da parte del nazismo
Ottobre
1932: la moglie si trova ad Augusta. L’artista riceve sussidi dal Künstlerhilfsbund (La Lega per la
protezione degli artisti), un organismo pubblico creato nel 1915 e ancor oggi
operante. Comunica a Lea per lettera di essere riuscito a pagare luce ed
affitto. Riconosce che una nota di pessimismo trascende tutti i suoi quadri fin
dai primi tempi. Scrive di una mostra di nuove opere di Otto Dix alla Galleria Neue Kunst Fides di Dresda, ma ne parla
in termini molto negativi. “Non puoi
immaginare quanto siano brutti quei lavori. Un’arte rivolta a compiacere la
società con un impatto perverso, senza alcuna formulazione di intenzioni e
definizione di oggetto, vuota e priva di senso” [36]. Tuttavia rileva che
la critica a Dresda è entusiasta. Sono gli anni in cui Dix si allontana
dall’iconografia politica degli anni venti.
- Marzo 1934: Hans scrive a Lea da una destinazione sconosciuta parlando di Rubens e Leonardo. È l’anno in cui le autorità naziste lo sanzionano vietandogli di esercitare la professione (Berufsverbot);
- Autunno 1935: Hans invia una lettera a Lea da Zurigo. È sulla strada del ritorno nel corso di un viaggio in Italia (ne parla come di una terra promessa), ma nel tragitto tra Trieste e Bolzano si è ammalato. La missiva contiene molte descrizioni del paesaggio dolomitico.
- Maggio 1936: scrive da Dresda ad Abi e Marianne, due sconosciute interlocutrici che scambiano corrispondenza anche con la moglie Lea. Racconta loro di essere stato escluso dalla camera di commercio per l’arte e di vedere la propria esistenza a rischio. “Da ogni parte attacchi da parte di nemici, pace solamente nel lavoro e nel nostro studio” [37]. Ciò nonostante è molto contento del suo lavoro. Ipotizza un trasferimento in Palestina con la moglie [38].-
Fine della Parte Prima
NOTE
[2] Grundig, Hans - Zwischen Karneval und Aschermittwoch: Erinnerungen eines Malers, Berlin, Dietz, 1957, 428 pagine.
[3] Грундиг, Ганс - Между карнавалом и великим постом: Воспоминания художника, Casa editrice Искусство, Mosca, 1964, 345 pagine.
[4] Grundig, Hans - Między karnawałem a popielcem : wspomnienia malarza, a cura di Janina ed Erwin Wolf, Varsavia, Państwowy Instytut Wydawniczy, 1967, 365 pagine.
[5] Grundig, Hans – Künstlerbriefe … (citato), p. 12.
[6] Grundig, Hans – Künstlerbriefe … (citato), p. 13.
[7] Grundig, Hans – Künstlerbriefe … (citato), p. 13.
[8] Grundig, Hans – Künstlerbriefe … (citato), p. 14.
[9] Grundig, Hans – Künstlerbriefe … (citato), p. 27.
[10] Grundig, Hans – Künstlerbriefe … (citato), p. 28.
[11] Grundig, Hans – Künstlerbriefe … (citato), p. 30.
[12] Grundig, Hans – Künstlerbriefe … (citato), p. 43.
[13] Grundig, Hans – Künstlerbriefe … (citato), p. 37.
[14] Grundig, Hans – Künstlerbriefe … (citato), p. 37.
[15] Grundig, Hans – Künstlerbriefe … (citato), p. 37.
[16] Grundig, Hans – Künstlerbriefe … (citato), p. 51.
[17] Grundig, Hans – Künstlerbriefe … (citato), p. 51.
[18] Grundig, Hans – Künstlerbriefe … (citato), p. 33.
[19] Grundig, Hans – Künstlerbriefe … (citato), p. 37.
[20] Grundig, Hans – Künstlerbriefe … (citato), p. 59.
[21] Grundig, Hans – Künstlerbriefe … (citato), p. 45.
[22] Grundig, Hans – Künstlerbriefe … (citato), p. 38-39.
[23] Grundig, Hans – Künstlerbriefe … (citato), p. 53.
[24] Grundig, Hans – Künstlerbriefe … (citato), p. 38.
[25] Grundig, Hans – Künstlerbriefe … (citato), p. 44.
[26] Grundig, Hans – Künstlerbriefe … (citato), p. 40.
[27] Grundig, Hans – Künstlerbriefe … (citato), p. 41.
[28] Grundig, Hans – Künstlerbriefe … (citato), p. 40.
[29] Grundig, Hans – Künstlerbriefe … (citato), p. 41.
[30] Grundig, Hans – Künstlerbriefe … (citato), pp. 56-57.
[31] Grundig, Hans – Künstlerbriefe … (citato), p. 46.
[32] Grundig, Hans – Künstlerbriefe … (citato), p. 47.
[33] Grundig, Hans – Künstlerbriefe … (citato), p. 54.
[34] Grundig, Hans – Künstlerbriefe … (citato), p. 54.
[35] Grundig, Hans – Künstlerbriefe … (citato), p. 54.
[36] Grundig, Hans – Künstlerbriefe … (citato), p. 61.
[37] Grundig, Hans – Künstlerbriefe … (citato), p. 64.
[38] Grundig, Hans – Künstlerbriefe … (citato), p. 64.
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