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mercoledì 3 giugno 2015

Ricette vetrarie muranesi. Gasparo Brunoro e il manoscritto di Danzica, Firenze, 2004

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Ricette vetrarie muranesi
Gasparo Brunoro e il manoscritto di Danzica

A cura di Cesare Moretti, Carlo Stefano Salerno e Sabina Tommasi Ferroni

Firenze, Nardini editore, 2004

Coppa Barovier (1470-1480 ca.), Museo del Vetro di Murano
Fonte: http://museovetro.visitmuve.it/it/il-museo/percorsi-e-collezioni/vetro-xv-xvi-xvii-secolo/

Il manoscritto di Danzica, compilato a metà '600, dal muranese Gasparo Brunoro ci riporta alla grande tradizione del vetro di Murano. Una tradizione mutuata dall'Oriente sin da prima dell'anno 1000 e che, del tutto convenzionalmente, trova una sua data d'inizio nel 1291, quando la Repubblica, per prevenire il rischio (altissimo) di incendi legato alla lavorazione del prodotto stabilì che tutte le botteghe che lavoravano il vetro si concentrassero nell'isola di Murano. In quello che oggi probabilmente chiameremmo un 'distretto industriale' (o una piccola Silicon Valley) gli artigiani muranesi sviluppano una serie di tecniche e di prodotti (il 'vetro cristallino', la 'filigrana', l'avventurina'), che sono testimoniati dai manufatti conservati oggi presso il Museo del Vetro di Murano. I soffiatori di vetro di Murano lavorano in regime di pressoché assoluto monopolio. Le 'ricette' (così vengono chiamate le informazioni relative ai processi di lavorazione) sono assolutamente segrete (peraltro molto spesso sono tramandate solo per via orale) e chi le diffonda o le rivenda è passibile di pene estremamente pesanti. Il manoscritto di Danzica - di cui parliamo qui sotto - appartiene già alla fase del declino della potenza economica di Venezia. La prima domanda è banalissima: perché un manoscritto sul vetro muranese compilato a Danzica nel 1645? Perché in seguito alla grave crisi economica che ha colpito la città, i muranesi vanno a vivere all'estero, dove sono richiestissimi. La segretezza delle ricette viene mantenuta fino a quando il reddito che si ricava dalla lavorazione del vetro è sufficiente. Dopo, viene incrinata dalle offerte economiche dei migliori offerenti. Gasparo Brunoro è uno degli artigiani veneziani che si trasferirono all'estero. A lui dobbiamo questo manoscritto che ci illumina sui metodi di lavorazione seguiti dai veneziani.

Collezione Museo del Vetro di Murano -  XVI secolo
Fonte http://museovetro.visitmuve.it/it/il-museo/percorsi-e-collezioni/vetro-xv-xvi-xvii-secolo/

[1] Viene trascritto il testo del manoscritto n. 5461 della Biblioteca Casanatense in Roma. Il manoscritto, la cui stesura è indicata essere avvenuta a Danzica nel 1645, si divide in due parti. Viene riportata la sola prima parte, in quanto solo essa ha a che fare con le tecniche di produzione del vetro, mentre la seconda “sviluppa temi più speculativi di carattere alchemico” (p. 9).

Collezione Museo del Vetro di Murano
Fonte: http://museovetro.visitmuve.it/it/il-museo/percorsi-e-collezioni/vetro-xv-xvi-xvii-secolo/


[2] Il titolo del manoscritto è il seguente: “Libro de’ segreti cavato da molti mastri di cristali et da altri homeni literati. / Sperimentato da Gasparo Brunoro detto 3 Corone da Muran di Venezia Mastro di Cristali e di colori famosissimi, da lui molto lodato.” È lecito pensare che Gasparo Brunoro – detto 3 Corone dal nome della bottega vetraria che la sua famiglia possedeva a Murano - sia stato il possessore materiale di un testo o di alcuni quaderni di arte vetraria. Gasparo apparteneva infatti ad una di quelle famiglie che si dedicava all’arte da secoli e che, nonostante la strenua resistenza della Repubblica veneta, si trasferì nel nord Europa, dove furono poste le basi e le conoscenze per il fiorire di nuove e fortunate imprese vetrarie. Brunoro era dunque – probabilmente – il possessore di più raccolte di ricette “cavate da molti mastri di cristali”, che permise – si presume dietro compenso – venissero trascritte in quel di Danzica. Ancor di più: il nome di Brunoro, celebre artigiano di scuola muranese, era posto a garanzia della validità delle ricette.

Collezione Museo del Vetro di Murano - Brocca a reticello XVI secolo
Fonte: http://museovetro.visitmuve.it/it/il-museo/percorsi-e-collezioni/vetro-xv-xvi-xvii-secolo/


[3] La prima parte del manoscritto (quella trascritta) si compone di 410 ricette, la maggior parte delle quali (255) per vetri di vario tipo; 36 sono “di preparazione e trattamento delle materie prime del vetraio, 21 di metallurgia, 24 di carattere alchemico; oltre a queste compaiono anche 38 ricette mediche e una quarantina di vario argomento” (p. 11). Anche limitando il campo alle sole ricette strettamente inerenti la preparazione del vetro, il dato che emerge è quello di un ricettario di dimensioni superiori, a volte anche in maniera consistente, rispetto ai pochi altri che conosciamo: l’Arte vetraria del Neri, ad esempio, presenta complessivamente (quindi comprendendo anche ricette non strettamente relative al vetro) 123 prescrizioni.

Collezione Museo del Vetro di Murano - Calice di fine XV secolo
Fonte: http://museovetro.visitmuve.it/it/il-museo/percorsi-e-collezioni/vetro-xv-xvi-xvii-secolo/


[4] Non è inutile proseguire, come fanno i curatori nel loro saggio introduttivo, nel confronto fra manoscritto di Danzica e Arte vetraria, perché ne scaturiscono interessanti considerazioni. Innanzi tutto, parte delle ricette (una cinquantina) risulta essere simile o addirittura identica, a dimostrazione che sia Brunoro sia il Neri attingono a fonti comuni e che queste fonti comuni sono di matrice veneta. Il libro del Neri uscì nel 1612. Si potrebbe pensare che il Brunoro abbia attinto direttamente dalla versione a stampa dell’opera, ma un esame accurato rivela che le cose non stanno così. Sia il Neri sia il Brunoro testimoniano dunque l’esistenza di una comune tradizione scritta, a noi purtroppo ignota, che trae la sua linfa dalle botteghe vetrarie del muranese.

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