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martedì 20 gennaio 2015

Sebastiano Serlio a Lione. Architettura e arte tipografica. A cura di Sylvie Deswarte Rosa. (Terza parte)

English Version

Sebastiano Serlio à Lyon. Architecture et imprimerie. 

Volume 1. Le Traité d’Architecture de Sebastiano Serlio. Une grande entreprise éditoriale au XVIe siècle

A cura di Sylvie Deswarte Rosa

Terza parte



L'edizione olandese del Libro IV di Serlio nella versione pirata in neerlandese di Pieter Coecke van Aelst (1539)
Fonte: http://architectura.cesr.univ-tours.fr/Traite/Auteur/Coeke.asp?param=
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Continuiamo a presentare i contributi pubblicati all’interno di Sebastiano Serlio à Lyon.

Anvers: Les premières traductions du traité d’architecture de Serlio:

  • Krista De Jonge. Les éditions du traité de Serlio par Pieter Coecke van Aelst.
Il nome di Pieter Coecke van Aelst è strettamente legato a quello di Sebastiano Serlio. È vero infatti che Pieter fu pittore di discreta fama, ma è indubbio che il suo nome sia noto soprattutto per aver tradotto Serlio e avere così diffuso i dettami dell’architettura moderna “all’antica” nell’Europa del Nord. Non si tratta – si badi bene – di un giudizio espresso a secoli di distanza, ma di una valutazione formulata già qualche anno dopo la morte dell’artista. Coecke van Aelst (nato nel 1502) muore ad Anversa nel 1550, e nel 1572 Domenico Lampsonio gli dedica una effigie nel suo Ritratti di pittori celebri fiamminghi (si veda Domenico Lampsonio, Ritratti di pittori celebri fiamminghi in Da van Eyck a Brueghel. Scritti sulle arti di Domenico Lampsonio, pp. 96-97). Riportiamo le righe che sono scritte da Lampsonio in calce al ritratto: “Eri pittore, ma non soltanto pittore, o Pieter, / che con la tua arte rendi famosa in tutto il mondo la tua Aelst: / gran maestria deriva / a chi ha il compito di costruire belle case. / Serlio l’ha insegnato agli Italiani: tu, traduttore in due lingue di Serlio, / lo insegni ai Fiamminghi e ai Francesi.”

Sia chiaro: Pieter fu sì traduttore di Serlio, ma traduttore-pirata, autore di edizioni mai approvate da Serlio, che anzi più volte lo minacciò di perseguirlo legalmente. Naturalmente il primo volume ad essere tradotto abusivamente è il Libro IV, edito da Serlio a Venezia nel 1537 e pubblicato in neerlandese ad Anversa nel 1539; il nome di Serlio compare solo nell’Avviso al lettore e nel colophon. Del 1542 è la prima traduzione (sempre del Libro IV) in francese: qui Serlio – che in Francia vive – è citato solo nel colophon. La prima traduzione tedesca è del 1543 e Coecke, che non si fa certo problemi a nascondere il nome dell’architetto bolognese, questa volta sente lo scrupolo di segnalare che la traduzione non è sua, ma che è dovuta a Jacob Rechlinger di Augusta (in questo senso è corretto quanto detto da Lampsonio: Pieter traduce Serlio in due lingue, ma – aggiungiamo noi - ne cura l’edizione dell’opera in tre). Quando, nel 1545, l’architetto bolognese pubblica in edizione bilingue, italiana e francese, i Libri I e II del trattato, con traduzione di Jean Martin, comunica al pubblico che ben presto sarà pubblicata anche una versione francese dei libri III e IV, sempre per opera di Jean Martin. Si tratta insomma, dell’annuncio di un’edizione “ufficiale” francese dell’opera, a fronte delle edizioni pirata di Pieter (edizione ufficiale che mai vide la luce). Non solo: Serlio minaccia di chiamare i traduttori non autorizzati a risponderne di fronte alla giustizia del Re di Francia. Ora, è appena evidente che un enunciato di questo tipo non poteva che far sorridere Pieter, il quale viveva ad Anversa, ovvero sotto quel Carlo V che aveva già fatto prigioniero in anni precedenti il francese Francesco I, ed il cui Impero era di fatto egemone in Europa (a parte Francia ed Inghilterra). Le minacce di Serlio rimasero lettera morta e Coecke van Aelst continuò tranquillamente nella sua opera di traduzione. 

L'Arena di Verona nella traduzione-pirata del Libro III di Pieter Coecke van Aelst (Anversa 1550)
Fonte: http://architectura.cesr.univ-tours.fr/Traite/Images/LES1744Index.asp


È probabilmente il caso di ricordare le molte edizioni promosse dal pittore e architetto di Aelst, distinguendo di lingua in lingua. 

Neerlandese:

Traduzione del Libro IV (Generalen Reglen der Architecturen): Anversa, 1539;
Traduzione del Libro III (Die alder vermaertste Antique edificien): Anversa, 1546;
Seconda edizione della traduzione del Libro IV: Anversa, 1549;
Traduzione dei Libri I, II e V, usciti postumi ad Anversa nel 1553 a cura della vedova di Pieter Coecke van Aelst;
Seconda edizione della traduzione dei Libri I, II e V, sempre a cura della vedova (Anversa, 1558).

Francese:

Traduzione del Libro IV: Anversa, 1542;
Seconda edizione della traduzione del Libro IV: Anversa, 1545;
Traduzione del Libro III: Anversa, 1550;
Terza edizione della traduzione del Libro IV: Anversa, 1550.

Tedesco:

Traduzione del Libro Quarto (traduzione di Jacob Rechlinger di Augusta): Anversa, 1543;
Seconda edizione della traduzione del Libro Quarto (traduzione di Jacob Rechlinger di Augusta): Anversa, 1558.

La fortuna dell’edizione neerlandese di Coecke van Aelst fu particolare. Nel 1606 apparve infatti ad Amsterdam la prima edizione in volume unico dei cinque libri, basata su testo ed illustrazioni fornite da Pieter. L’edizione olandese fu poi tradotta in inglese nel 1611 e rimase di fatto l’unica versione nota al mondo anglosassone fino all’edizione critica di Vaughan Hart e Peter Hicks nel 1996 (si veda meglio la terza parte della presente opera, dedicata alle ripercussioni del trattato serliano).

Gli interessi architettonici di Coecke van Aelst non si esaurirono tuttavia nella traduzione di Serlio. Bisogna ricordare che egli fu anche autore di un trattatello intitolato Die inventie der colommen, pubblicato nel 1539 e di un Livret de l’Entrée du Prince Philippe à Anvers (Anversa, 1550), assieme a Cornelis Grapheus. Si veda in merito oltre Krista De Jonge, Le livre d’architecture aux Pays-Bas au XVIe siècle.
  • Krista De Jonge. L’édition de la traduction néerlandaise du Livre IV par Pieter Coecke van Aelst à Anvers en 1539;
  • Krista De Jonge. La deuxième édition en néerlandais du Livre IV chez Pieter Coecke van Aelst à Anvers en 1549;
  • Krista De Jonge. Les éditions de la traduction française du Livre IV par Pieter Coecke van Aelst à Anvers en 1542 et en 1545;
  • Krista De Jonge. L’édition de la traduction allemande du Livre IV par Jacob Rechlinger chez Pieter Coecke van Aelst à Anvers en 1542 [1543];
  • Krista De Jonge. L’édition de la traduction néerlandaise du Livre III par Pieter Coecke van Aelst à Anvers en 1546;
  • Krista De Jonge. L’édition de la traduction française du Livre III par Pieter Coecke van Aelst à Anvers en 1550.


Tolède: Traduction en castillan des Livres II, III et IV du Traité d’architecture de Serlio

  • Agustín Bustamante, Fernando Marías. La réception du traité de Serlio en Espagne.
Nel 1552 l’architetto spagnolo Francisco de Villalpando pubblica (in volume unico) la prima traduzione in castigliano dei Libri III e IV di Serlio, dedicando l’opera al principe Filippo, futuro Filippo II. L’editore è Juan de Ayala, operante a Toledo. Anche la penisola iberica premia col suo interesse l’opera dell’architetto bolognese, tanto che, dopo la morte di Villalpando (1561), compaiono due edizioni successive, rispettivamente nel 1563 e nel 1573, che nella sostanza non si discostano particolarmente dalla princeps. Non saranno invece mai tradotti in spagnolo (fino ad anni recenti) gli altri Libri di Serlio. È noto che Villalpando lavorò anche alla traduzione dei Libri I e II, e va segnalato che presso la Biblioteca Nazionale di Madrid si trova, con segnatura Ms. 9177, una traduzione manoscritta (incompleta) del Libro II. Pur risalente probabilmente alla metà del 1500 non è tuttavia ascrivibile a Villalpando né per ragioni calligrafiche né per aspetti di lessico tecnico. 
  • Agustín Bustamante, Fernando Marías. Les éditions de la traduction espagnole par Francisco de Villalpando, Tercero y Quarto Libro de Architectura, chez Juan de Ayala à Tolède en 1552, 1563 et 1573;
  • Agustín Bustamante, Fernando Marías. L’imprimeur Juan de Ayala;
  • Agustín Bustamante, Fernando Marías. Le manuscrit de la traduction espagnole du Livre II.


Bâle: Première édition en allemand des Livres I à V de Serlio

  • Hubertus Günther. L’édition en allemand des Livres I à V chez Ludwig König à Bâle en 1608 et 1609.
Come noto (si veda Krista De Jonge. Les éditions du traité de Serlio par Pieter Coecke van Aelst) nel 1606 apparve a Amsterdam la prima edizione in volume unico e in neerlandese dei Libri serliani da I a V così come tradotti da Pieter Coecke van Aelst. A stamparla fu Cornelis Claeszoon, il quale non si limitò a riproporre fedelmente la traduzione del pittore e architetto di Aelst, ma si procurò anche i legni originali utilizzati per le incisioni da Coecke e li riutilizzò per l’apparato iconografico della sua edizione. 

Un'immagine tratta dall'edizione tedesca di Basilea del 1608-1609
Fonte: http://digi.ub.uni-heidelberg.de/diglit/serlio1609


Fra il 1608 ed il 1609 comparve a Basilea la prima traduzione tedesca dei cinque Libri serliani, a cura di Ludwig König. In realtà esisteva già una traduzione in tedesco del solo Libro IV (opera di Jacob Rechlinger promossa da Coecke, pubblicata prima nel 1543 e poi nel 1558). Tuttavia, questa volta, l’anonimo traduttore (probabilmente lo stesso König) provvide a fornire una nuova traduzione anche del Libro IV, basando integralmente il proprio lavoro sull’edizione Claeszoon del 1606. Vi fu sicuramente, poi, un accordo commerciale fra König e Claeszoon, posto che il primo poté utilizzare per la sua edizione i legni originali di Coecke van Aelst, già recuperati da Claeszoon. Analoga operazione commerciale fu ripetuta in Inghilterra, due anni dopo, per la prima traduzione in inglese dei Libri da I a V (si vedano Vaughan Hart e Peter Hicks. L’édition en anglais des Livres I à V chez Robert Peake à Londres en 1611).


Londres: L’édition en anglais des Livres I à V de Serlio

  • Vaughan Hart, Peter Hicks. L’édition en anglais des Livres I à V chez Robert Peake à Londres en 1611.
Esattamente come l’edizione tedesca di Basilea del 1608-9, anche la prima traduzione inglese dei Libri da I a V del trattato serliano, finanziata da Robert Peake e pubblicata a Londra nel 1611 si fonda sulla versione fornita da Cornelis Claeszoon ad Amsterdam nel 1606, a sua volta basata sulle edizioni pirata date alle stampe da Pieter Coecke van Aelst (si veda Krista De Jonge. Les éditions du traité de Serlio par Pieter Coecke van Aelst). Ed anche in questo caso, in seguito ad accordo commerciale, sono utilizzati i legni originali delle edizioni Coecke, recuperati da Claeszoon ed evidentemente lasciati utilizzare a Peake in cambio di denaro. È peraltro tutto da dimostrare che il traduttore sia stato proprio Robert Peake.

Il frontespizio dell'edizione inglese del 1611
Fonte: https://archive.org/details/firstbookeofarch00serl


PARTE TERZA – Antécédents et répercussions du traité d’architecture de Serlio

  • Introduction: Sylvie Deswarte-Rosa. Antécédents et Répercussions du traité de Sebastiano Serlio: le mouvement inexorable de la théorie architecturale vers le Nord et vers l’Ouest.
Il presente saggio introduce la terza sezione di Sebastiano Serlio à Lyon. Architecture et imprimerie, sezione dedicata ad antecedenti e ripercussioni del trattato serliano in ambito europeo. Se ne consiglia la lettura subito dopo l’introduzione generale dell’opera, scritta anch’essa dalla Deswarte-Rosa e intitolata Le Traité d’architecture de Sebastiano Serlio, l’œuvre d’une vie (si veda la prima parte della recensione). La parte finale di quel saggio metteva in evidenza come Serlio avesse dato un’immagine proteiforme della sua opera e del suo pensiero nei libri da lui scritti nell’arco della sua vita. Non a caso la Deswarte ricomincia il presente scritto segnalando che l’influenza esercitata dall’architetto bolognese negli anni a seguire in ambienti architettonici si rivela di differente natura; c’è chi si richiama a Serlio come interprete ortodosso del pensiero vitruviano (Libri III e IV), ma anche chi ne riconosce gli aspetti più innovativi nelle mescolanze di ordini e stili presentate nei libri successivi o nella stupefacente fantasia di cui è frutto l’Extraordinario Libro

Ciò che appare incontestabile è lo straordinario peso avuto da Serlio sulla teoria architettonica negli anni a seguire. La Deswarte-Rosa, non a caso, parla di inesorabile movimento della teoria architettonica dall’Italia verso il Nord (Francia, Germania, Paesi Bassi) e l’Ovest (Spagna e Portogallo). A nostro avviso è necessario non travisare la precisa connotazione del termine inesorabile, che, in questo contesto non va assolutamente letto in maniera deterministica. L’inesorabilità di cui si parla è un meccanismo che in principio Serlio produce, imponendosi come interprete dell’architettura moderna all’antica a mezzo del libro figurato, straordinario mezzo di trasmissione delle informazioni per tutti coloro che non abbiano vissuto in prima persona l’esperienza del viaggio in Italia; ma è un meccanismo che lo scavalca e finisce per travolgerlo, nel momento in cui altri ne plagiano l’opera e a loro volta la diffondono senza il suo consenso. Stiamo parlando naturalmente di Pieter Coecke van Aelst da un lato e di Francisco de Villalpando dall’altro, entrambi sostanzialmente indifferenti alle rivendicazioni di Serlio, godendo della protezione dell’Imperatore Carlo V. Sicché si dovrebbe parlare, più correttamente, di grande influenza esercitata in Europa da Serlio e da coloro che Serlio non esitarono a plagiare. 

La parte finale del saggio della Deswarte-Rosa non manca di segnalare come “l'architettura ... parla innanzi tutto e soprattutto della società nei suoi differenti corpi sociali, della religione e dei suoi misteri, e celebra il Potere meglio di ogni altra arte. Sotto questa prospettiva, l'architettura è carica di significati simbolici” (p. 339). Indagare i rapporti tra architettura (o, meglio, tra architetti) e Potere non costituisce certo lo sterile tentativo di leggere la realtà forzandola all’interno di un modello predeterminato, ma aiuta anzi a spiegare meglio come le fortune di Serlio siano potute assurgere a livelli così alti in quasi tutta l’Europa e, d’altro canto, a comprendere i motivi del loro rapido declino nel secolo successivo.


Les Antécédents:

Trois éditions illustrées de Vitruve:

  • Pier Nicola Pagliara. Le De Architectura de Vitruve édité par Fra Giocondo, à Venise en 1511;
  • Francesco Paolo Fiore. Le De Architectura de Vitruve édité par Cesare Cesariano, à Côme en 1521;
  • Pier Nicola Pagliara. Le De Architectura de Vitruve édité par les Gabiano, à Lyon en 1523.

Un roman et trois traités précurseurs:

  • Martine Furno. L’Hypnerotomachia Poliphili de Francesco Colonna, à Venise chez Alde Manuce en 1499;
  • Mario Carpo. Le De Re Aedificatoria. Leon Battista Alberti et sa traduction française par Jean Martin, à Paris chez Jacques Kerver en 1553;
  • Hubertus Günther. Underweysung der Messung, traité de geometrie d’Albrecht Dürer, publié à Nuremberg chez Koberger en 1525;
  • Yves Pauwels. Le traité des Medidas del Romano de Diego de Sagredo, à Tolède en 1526 et sa traduction française, à Paris chez Simon de Colines.

Les Répercussions:

Italie:

  • Sylvie Deswarte-Rosa. Le Libro appartenente all’architectura d’Antonio Labacco, à Rome en 1552;
  • Christof Thoenes. La Regola delle cinque ordini di architettura de Giacomo Barozzi da Vignola, à Rome en 1562;
  • Louis Cellauro. Les éditions de Vitruve par Daniele Barbaro, à Venise chez Marcolini en 1556 et chez de’ Franceschi 1567;
  • Frédérique Lemerle. Les Quattro Libri dell’Architettura d’Andrea Palladio, à Venise en 1570;
  • Annie Regond. L’édition du traité d’architecture de Pietro Cataneo, à Venise en 1576;
  • Anna Bedon. Le Della Architettura de Giovan Antonio Rusconi, à Venise en 1590;
  • Frédérique Lemerle. L’Idea della Architettura Universale de Vincenzo Scamozzi, à Venise en 1615.

France:

  • Yves Pauwels. Serlio et le vitruvianisme français de la Renaissance: Goujon, Bullant, De L’Orme;
  • Frédérique Lemerle. L’Architecture ou Art de bien bâtir de Vitruve, traduit par Jean Martin à Paris chez Jacques Gazeau en 1547;
  • Toshinori Uetani. Le manuscrit illustré du Premier Livre de l’Architecture de Vitruve, traduit par Jean Martin;
  • Mario Carpo. L’Architecture ou art de bien bâtir de Vitruve par Jean Martin, à Cologny chez Jean de Tournes en 1618;
  • Frédérique Lemerle. L’édition lyonnaise des Annotations de Guillaume Philandrier sur Vitruve, à Lyon chez Jean de Tournes en 1552;
  • Frédérique Lemerle. Notice sur l’édition lyonnaise des Annotations de Guillaume Philandrier;
  • Bruno Tollon. L’Epitome de Vitruve par Jean Gardet et Dominique Bertin, à Toulouse en 1559 [1560];
  • Yves Pauwels. Les Nouvelles Inventions pour bien bastir de Philibert De L’Orme, à Paris en 1561 et Le Premier Tome de l’Architecture, à Paris en 1567;
  • Yves Pauwels. La Reigle generalle d’Architecture de Jean Bullant, à Paris en 1564.
  • Claude Mignot. Bâtir pour toutes sortes de personnes: Serlio, Du Cerceau, Le Muet et leurs successeurs en France. Fortune d’une idée editoriale;
  • David Thomson. Les trois Livres d’Architecture de Jacques Ie Androuet Du Cerceau, à Paris en 1559, 1561, 1582;
  • Françoise Boudon. Les Plus Excellents Bastiments de France de Jacques Ie Androuet Du Cerceau, à Paris en 1576 et 1579;
  • Sylvie Deswarte-Rosa. Serlio et Jacques Ie Androuet Du Cerceau dans le Recueil de Dessins de Camille de Neuville, à Lyon;
  • Henri-Stéphane Gulczynski. L’Œuvre de la Diversité des Termes de Hugues Sambin, à Lyon en 1572;
  • Paulette Choné. Les Nouveaux Pourtraitz et Figures de Termes de Joseph Boillot, à Langres en 1592;
  • David Thomson. Le Premier Livre d’Architecture de Mauclerc, à La Rochelle, chez Jérôme Haultin en 1600;
  • Patricia O’Grady. Des Fortifications et Artifices. Architecture et perspective de Jacques Perret, à Paris en 1601;
  • Claude Mignot. La Manière de Bâtir pour toutes sortes de personnes de Pierre Le Muet,  à Paris en 1623.

Pays-Bas:

  • Krista De Jonge. Les livres d’architecture aux Pays-Bas au XVIe siècle;
  • Krista De Jonge. Die Inventie der colommen de Pieter Coecke, à Anvers en 1539;
  • Krista De Jonge. Le livret de l’Entrée du prince Philippe à Anvers par Cornelis Grapheus et Pieter Coecke, à Anvers en 1550;
  • Krista De Jonge. L’Architectura de Vredeman de Vries, à Anvers en 1598;
  • Annemie De Vos. Le Premier Livre d’Architecture de Jacques Francart, à Bruxelles en 1617.

Allemagne:

  • Hubertus Günther. La théorie de l’architecture en Allemagne à la Renaissance;
L’autore evidenzia come alle origini della teoria architettonica tedesca siano meccanismi del tutto simili a quelli che si manifestarono in Italia in anni pressoché analoghi, ovvero “l'esigenza di fondare le scienze e le arti su principi teorici e di metterli per iscritto al fine di fornire delle definizioni chiare e trasmissibili" (p. 496). È il caso qui di ricordare “i due quaderni sulla costruzione dei pinnacoli e dei timpani gotici di Hans Schmuttermayer (1486 circa) e di Matthäus Roriczer (1486). Attorno al 1500, Lorenz Lechner, basandosi su regole antichissime, scrisse un trattato sulla disposizione regolare delle chiese. Questo testo, copiato più volte, non fu mai pubblicato” (ibidem). Sono anni in cui le capacità tedesche nella costruzione degli edifici (ed in particolare delle chiese) sono esaltate anche da umanisti italiani. Poco importa se l’architettura “moderna” di cui stiamo parlando sia in realtà il tardo-gotico e quindi ci si stia muovendo in un campo diverso da quello dell’architettura moderna “all’antica” che viene proposta in Italia. La dicotomia, in realtà, è molto meno netta di quanto si possa ritenere, se si pensa, ad esempio, all’importanza attribuita da Cesare Cesariano al Duomo di Milano nella sua traduzione di Vitruvio. Ciò che realmente distingue gli scritti teorici tardogotici dai coevi trattati italiani è l’assenza di una formazione culturale umanistica alle spalle e la spiccata importanza data agli aspetti pratici della materia. Tutto ciò, naturalmente, fino a Dürer e non solo al suo trattato di fortificazione, ma anche all’Underweysung der messung, dove per la prima volta in Germania viene affrontato il tema simbolo dell’architettura classica, ovvero quello della colonna e degli ordini (in realtà Dürer parla di un unico ordine di colonne, che l’estro dell’architetto può variare all’interno di limiti determinati). Il tema della colonna segna, anche da un punto di vista teorico, l’inizio della diffusione dell’architettura classica “all’antica” in Germania (e il declino del tardo-gotico). In questo contesto gli anni quaranta del ’500 vedono l’uscita di testi fondamentali; da un lato la prima traduzione in tedesco (nel 1543) del Libro IV di Serlio, dall’altro le opere di Walther Hermann Ryff. Ryff (o Rivius che dir si voglia) dapprima pubblica una traduzione latina di Vitruvio (Strasburgo, 1543), poi nel 1547 dà alle stampe la Bericht und vast klare verstendliche unterrichtung zu rechtem verstandt der lehr Vitruuij che Schlosser definisce “Bibbia del tardo rinascimento tedesco” e infine stampa la prima traduzione tedesca di Vitruvio. La traduzione è quella dell’edizione fornita da Cesare Cesariano a Como nel 1521, ma è fuori di dubbio che, per chiarezza espositiva e terminologica, la versione di Ryff superi l’originale italiano. In questo contesto la lettura e l’approfondita conoscenza di Serlio hanno sicuramente influenzato non poco l’opera dello studioso tedesco. Su Walther Ryff si veda anche Hubertus Günther, Les ouvrages d’architecture publiés par Walther Hermann Ryff, à Nuremberg en 1547 et 1548.

Una tavola della traduzione francese della Quinque colomnarum exacta descriptio di Hans Blum (Anversa 1551)
Fonte: http://architectura.cesr.univ-tours.fr/Traite/Images/II38910cIndex.asp


Se la produzione teorica successiva all’opera di Ryff non appare probabilmente all’altezza di quanto, ad esempio, capiti in Francia in età coeva, non si può tuttavia tacere di quello che fu lo straordinario successo editoriale conosciuto da Hans Blum e dalla sua Quinque colomnarum exacta descriptio, la cui princeps, in latino, fu pubblicata a Zurigo nel 1550. Si tratta di un’opera di per sé molto semplice, che presenta gli ordini senza particolari commenti, esempi di antichità o velleità di esegesi del testo vitruviano, ma fornendo un apparato iconografico di estrema chiarezza e fruibilità; di fatto l’“invenzione” di Serlio (ovvero il libro di architettura esplicato con immagini) viene portata agli estremi e diviene un repertorio di immagini ad uso pratico-didascalico con testi ridottissimi. Il successo di Blum – come detto – fu enorme; la prima traduzione francese risale al 1551 e la prima tedesca è datata 1555; il lavoro di Blum fu la prima opera di teoria architettonica ad essere tradotta in inglese (nel 1601). Solo in Italia l’influenza dello scritto fu tutto sommato modesta – non vi furono traduzioni nella nostra lingua -, e la circostanza è facilmente comprensibile se si considera che, nella sostanza, la penisola aveva prodotto un’opera di analoga ispirazione con la Regola delli cinque ordini d’architettura del Vignola.

  • Hubertus Günther. Les ouvrages d’architecture publiés par Walther Hermann Ryff, à Nuremberg en 1547 et 1548;
  • Hubertus Günther. Les colonnes vitruviennes du Maître W.H.;
  • Hubertus Günther. Le livre des ordres de Hans Blum, à Zurich en 1550;
  • Hubertus Günther. L’Architectura de Wendel Dietterlin, à Nuremberg en 1598.



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