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venerdì 16 gennaio 2015

Sebastiano Serlio a Lione. Architettura e arte tipografica. A cura di Sylvie Deswarte Rosa. (Seconda parte)

English Version

Sebastiano Serlio à Lyon. Architecture et imprimerie. 

Volume 1. Le Traité d’Architecture de Sebastiano Serlio. Une grande entreprise éditoriale au XVIe siècle

A cura di Sylvie Deswarte Rosa

Seconda parte



Sebastiano Serlio. Frontespizio del Libro III edizione 1544
Fonte: http://digi.ub.uni-heidelberg.de/diglit/serlio1544

Leggi la prima parte

Sebastiano Serlio à Lyon non è solo un libro su Sebastiano Serlio, ma anche un’importantissima occasione per ragionare sull’architettura del Cinquecento e sulla diffusione del classicismo in Europa. Nella parte seconda e nella parte terza di questa recensione, riportiamo l’indice dell’opera. Per alcuni dei molti saggi presentati nel volume si forniscono anche indicazioni di massima sui contenuti.

Préface 

Christof Thoenes. Architecture de la Renaissance et art de l’imprimerie;

PARTE PRIMA - L’édition du Traité d’architecture de Serlio


  • Introduction générale: Sylvie Deswarte-Rosa. Le Traité d’architecture de Sebastiano Serlio, l’œuvre d’une vie (il contenuto dell’introduzione generale è, di fatto, quello che è stato illustrato nella prima parte di questa recensione).
  • Introduction: Mario Carpo. Un traité en sept livres: structure et méthode d’une théorie de l’architecture pour l’âge de l’imprimé.

Venise: Le Livre IV (1537) et le Livre III (1540) de Serlio:
  • Prolégomènes: Deborah Howard. Les neuf gravures des ordres d’architecture à Venise en 1528
Le nove incisioni furono pubblicate da Serlio al suo arrivo a Venezia, nel 1528, con l’ausilio dell’incisore Agostino de Musi. Sono presi in considerazione soltanto tre ordini, ovvero dorico, ionico e corinzio, ad ognuno dei quali sono dedicate tre illustrazioni; le tre illustrazioni rappresentano rispettivamente base, capitello e fregio di ogni ordine.


Sebastiano Serlio, Libro III edizione Venezia 1544 - L'esterno del Pantheon
Fonte: http://digi.ub.uni-heidelberg.de/diglit/serlio1544


Le Livre IV (1537) et le Livre III (1540):
  • Yves Pauwels. Les Regole ou Quarto Libro de Sebastiano Serlio (Venise, Marcolini, 1537).
  • Frédérique Lemerle. Le Terzo Libro de Sebastiano Serlio (Venise, Marcolini, 1540).
L’imprimeur Francesco Marcolini:
  • Marie-Cécile van Hasselt. Francesco Marcolini, éditeur-typographe (actif à Venise, 1534-1559).
Francesco Marcolini, nativo di Forlì, esercitò la sua attività tipografico-editoriale a Venezia fra il 1534 e il 1559, con un’interruzione di tre anni (1546-1549) in cui lo stampatore soggiornò a Cipro. La produzione tipografica di Marcolini non fu estremamente consistente, ma di altissima qualità. Marcolini fu soprattutto l’editore di moltissime opere di Pietro Aretino e si deve senza dubbio anche all’Aretino e alla sua amicizia con Serlio se Marcolini finì per essere anche lo stampatore dell’architetto bolognese. In una lettera di Aretino indirizzata a Marcolini e riportata all’inizio del Libro IV del Serlio, il mittente rende addirittura omaggio all’architetto bolognese e si dice per nulla dispiaciuto che per dare la precedenza alla pubblicazione di Serlio (1537) sia stato necessario rinviare di qualche mese l’uscita del Libro I delle sue Lettere (nella presente opera si parla di missiva datata 10 settembre 1537; nell’edizione delle Lettere commentata da Fidenzio Pertile la data è il 16 settembre 1537 (Milano, Edizioni del Milione, v. I, pp. 67-69)). Sui rapporti fra Serlio, Aretino e Marcolini si veda Sylvie Deswarte-Rosa, Le Traité d’architecture de Sebastiano Serlio, l’œuvre d’une vie, ed in particolare le pp. 45-48. 

Sulla pubblicazione di trattati tecnici da parte di Marcolini, sui suoi interessi nei campi dell’architettura e dell’ingegneria si veda qui sotto Louis Cellauro, Marcolini, l’architecture et la technologie mécanique. Qui, per completezza, vale la pena di ricordare che Marcolini fu editore anche del Doni e che stampò la prima edizione de Le imagini de i dei degli antichi (1556) di Vincenzo Cartari.


Sebastiano Serlio, Libro III, Edizione Venezia 1544 - L'interno del Pantheon
Fonte: http://digi.ub.uni-heidelberg.de/diglit/serlio1544

  • Louis Cellauro. Marcolini, l’architecture et la technologie mécanique.
Il Libro IV del trattato serliano, ovvero le Regole generali di architetura sopra le cinque maniere de gli edifici fu la prima opera di carattere tecnico pubblicata da Marcolini. Seguì il Libro III, che comparve nel 1540. Il Libro IV fu ristampato in due successive edizioni (sempre da Marcolini) nel 1540 (ma 1541) e nel 1544 (ma 1545). Del Libro III comparve una seconda edizione sempre nel 1544 (ma 1545). In merito si veda più avanti Manuela Morresi, Andrea Guerra. Les rééditions vénitiennes des livres de Serlio (pp. 234-241) e soprattutto Bibliographia Serliana. Catalogue des éditions imprimées des livres du traité d’architecture de Sebastiano Serlio (1537-1681), a cura di Magali Vène. Una precisazione s’impone in merito all’indicazione di un doppio anno in corrispondenza delle nuove edizioni di Libro III e IV: la data espressa nei relativi colophon segue l’uso di Venezia, secondo cui l’anno cominciava il 1° marzo (il cosiddetto more veneto). Per questo motivo, ad esempio, la data che compare sulla seconda edizione del Libro IV (febbraio 1540) è in realtà da leggersi come febbraio 1541.

Fra le altre pubblicazioni architettoniche di Marcolini si ricordano la Regola di far perfettamente col compasso la voluta e il capitello ionico di Giuseppe Porta detto il Salviati (1552), i Duo libri del modo di fare le fortificationi di terra intorno alla città e di fare i forti di campagna di Giacomo Lanteri (1559), ma soprattutto la princeps (1556) del De architectura di Vitruvio col commento di Daniele Barbaro (mentre la seconda edizione fu stampata nel 1567 da Francesco de’ Franceschi). Al di là delle pubblicazioni edite, Marcolini coltivò personalmente interessi architettonici e di ingegneria: secondo quanto riferito dall’Aretino si cimentò nella costruzione di un “superbo” ponte di legno a Murano; lo stesso Barbaro lo cita nel suo commento come “ingenioso investigatore di belle machine”. Anton Francesco Doni, nella Seconda Libraria, cita un suo trattato inedito (e oggi perduto) intitolato Discorso sopra tutti gl’ingegneri antichi e moderni.

  • Marie-Cécile van Hasselt. Les traités techniques imprimés.
  • Marie-Cécile van Hasselt. L’encadrement architectural à cariatides du Livre IV.
  • Marie-Cécile van Hasselt. L’alphabet figuré architectural de Marcolini.

Paris: Les Livres I e II (1545) et le Livre V (1547) de Serlio

  • Marie Madeleine Fontaine. Serlio et l’entourage de Marguerite de Navarre.
  • Annie Charon-Parent. Serlio et ses imprimeurs parisiens.
I Libri I e II del trattato serliano furono pubblicati a Parigi nel 1545, in edizione bilingue, per i tipi dell’editore Jean Barbé e con la traduzione francese di Jean Martin. Due anni dopo lo stesso Jean Martin darà alla luce la prima traduzione francese del De Architectura di Vitruvio presso gli eredi di Jean Barbé (nel frattempo deceduto). Il Libro V fu invece pubblicato nel 1547, sempre a Parigi, per i tipi di Conrad Bade e Michel de Vascosan.
  • Mario Carpo. Jean Martin, traducteur de Serlio, 1545-1547.
Jean Martin fu prolifico traduttore di opere italiane antiche e moderne; in campo architettonico si ricordano, oltre alla traduzione dei Libri I, II e V di Sebastiano Serlio, quelle dell’Hypnerotomachia Poliphili, del De Architectura di Vitruvio e del De re aedificatoria di Leon Battista Alberti.

  • Mario Carpo. Le Primo Libro traduit par Jean Martin (Paris, Jean Barbé, 1545), édition bilingue.
  • Mario Carpo. Le Secondo Libro traduit par Jean Martin (Paris, Jean Barbé, 1545), édition bilingue.
  • Anne-Marie Sankovitch. Le Quinto Libro traduit par Jean Martin (Paris, Michel de Vascosan, 1547), édition bilingue.

Lyon: Le Livre Extraordinaire (1551) et le Livre VI de Serlio

Le Livre Extraordinaire: 
  • Mario Carpo. Le Livre Extraordinaire (Lyon, Jean de Tournes, 1551), édition bilingue.
Il Libro Extraordinario fu pubblicato a Lione nel 1551 presso Jean de Tournes. Come noto (si veda quanto scritto nella prima parte di questa recensione) si tratta di un libro che non compare nel piano originale dell’opera, presentato al pubblico con il Libro IV nel 1537. Il Libro Extraordinario consiste in una raccolta di 50 tavole raffiguranti modelli di portali, di cui trenta “rustici” e venti “classici”. È un dato di fatto che l’opera ebbe grande successo e finì per essere considerata specie in Francia e in Germania come una sorta di “catalogo” che l’architetto poteva mostrare al committente, dandogli così modo di scegliere il modello preferito. Da un punto di vista teorico l’interpretazione dell’Extraordinario libro è senz’altro la più difficoltosa, perché senza dubbio è qui che il Serlio “licenzioso” mostra le maggiori dissonanze col Serlio interprete vitruviano. Si è parlato, ad esempio, di un’opera “al contrario”, ovvero che mostrando gli errori chiarisce quali siano i modelli da seguire; si è detto, molto più banalmente, che i modelli “rustici” rappresentano l’evoluzione senile dello stile di un architetto ormai assuefatto ai canoni estetici francesi; ma si è sviluppato anche un filone interpretativo che ritiene di cogliere, sotto traccia, motivazioni religiose eterodosse rispetto alle posizioni controriformate che in quegli anni si stavano discutendo nel Concilio di Trento (si veda in merito Mario Carpo, La maschera e il modello. Teoria architettonica ed evangelismo nell’Extraordinario Libro di Sebastiano Serlio). Un manoscritto con una versione precedente del Libro Extraordinario è stato rintracciato solo nel 1985 presso la biblioteca di Augusta. Si veda qui sotto Johannes Erichsen. Le manuscrit de l’Extraordinario Libro conservé à Augsbourg
  • Johannes Erichsen. Le manuscrit de l’Extraordinario Libro conservé à Augsbourg.
Il manoscritto 2° Cod 496, conservato presso la Staats-und Stadtbibliothek della città bavarese di Augusta è stato individuato solo nel 1985 e contiene una versione (sicuramente di mano di Sebastiano Serlio) del Libro Extraordinario precedente e differente sotto diversi aspetti rispetto all’opera pubblicata a Lione nel 1551. Nel suo contributo Erichsen segnala come, a torto, l’importanza del manoscritto potrebbe essere considerata minore, posto che poi l’opera venne appunto pubblicata. “Aujourd’hui, au contraire, c’est qui donne au manuscrit un intérêt particulier: il permet l’étude du travail de rédaction. Les différences, entre les dessins comme entre les textes du manuscrit et de l’édition imprimée de 1551, fournissent des indications précieuses sur les ambitions artistiques et littéraires de l’auteur dans la dernière phase de son activité” (p. 147). È estremamente probabile che il manoscritto fosse compreso in origine fra quelli ceduti da Sebastiano Serlio a Jacopo Strada.


Le Livre VI:
  • Myra Nan Rosenfeld. Le dialogue de Serlio avec ses lecteurs et mécènes en France dans le Sesto Libro
Il Libro VI del trattato serliano non è mai stato pubblicato fino in pratica ai nostri giorni. Se ne conoscono due versioni manoscritte, oltre ad alcune prove di stampa che inducono a pensare all’esistenza di un terzo e più avanzato stadio di lavorazione, oggi purtroppo andato perso. Un primo manoscritto è conservato con segnatura AA 520 Se 694 F presso l’Avery Architectural and Fine Arts Library della Columbia University di New York. Secondo la Rosenfeld questo testo fu cominciato da Serlio a Fontainebleau nel 1541, ma fu rivisto e modificato fino al 1551. La seconda versione – la più famosa – è quella che si trova presso la Bayerische Staatsbibliothek di Monaco (segnatura Cod. Icon. 189). Dedicata ad Enrico II, fu scritta presumibilmente fra il 1547 ed il 1550. La Biblioteca Nazionale di Vienna conserva inoltre un volume (segnatura 72.P.20) che raccoglie alcune prove di stampa del Libro VI; ad un accurato esame, le prove lascerebbero presagire l’esistenza di un terzo manoscritto, cronologicamente successivo ai primi due, probabilmente esteso in occasione della cessione dei materiali serliani a Jacopo Strada. 

Il manoscritto di Monaco fu ceduto a Jacopo Strada nelle circostanze in altre occasioni ricordate (si vedano le note apposte alla scheda principale). È interessante invece segnalare che la copia di New York rimase in Francia (non fu cioè venduta allo Strada) e fu sicuramente per un certo periodo nella disponibilità di Jacques Androuet du Cerceau, che vi appose di suo pugno nove titoli in francese. La circostanza va ricordata per comprendere come, pur inedito, il Libro VI esercitò una sua influenza sugli ambienti architettonici francesi dell’epoca.
  • Myra Nan Rosenfeld. Le manuscrit du Sesto Libro conservé à New York.
  • Francesco Paolo Fiore. Le manuscrit du Sesto Libro conservé à Munich.
  • Francesco Paolo Fiore. Les épreuves d’imprimerie du Sesto Libro conservées à Vienne.

Sebastiano Serlio, Libro III, Edizione Venezia 1544 - La chiesa di S.Agnese fuori le Mura (Roma)
Fonte: http://digi.ub.uni-heidelberg.de/diglit/serlio1544

Francfort: Le Livre VII (1575) et la Castrametatio dit Livre VIII de Serlio

Le Livre VII:
  • Dirck J. Jansen. Le rôle de Strada comme éditeur du Settimo Libro de Serlio
Il Libro VII del trattato serliano fu pubblicato postumo a Francoforte, nell’anno 1575. A farsi carico dell’edizione, che vide la luce per i tipi di André Wechel, fu Jacopo Strada, ovvero colui che, nel 1553, aveva comprato dallo stesso Serlio tutti i suoi manoscritti e la collezione dei suoi disegni. Jacopo Strada (1515-1588), nobile mantovano, si era presto affermato come cultore di antichità, specialmente – ma non solo – numismatiche, ed aveva assunto un ruolo non secondario sul mercato antiquario dell’epoca col suo trasferimento a Norimberga nel 1544. Là ebbe modo di conoscere il ricchissimo mecenate tedesco Hans Jacob Fugger, che ne finanziò i viaggi e gli acquisti sui mercati europei. L’incontro con Sebastiano Serlio risale all’anno 1550, in quel di Lione. A quella data, secondo quanto riferito dal mantovano nel Libro VII, risalirebbe l’acquisto di manoscritti e disegni. Appare tuttavia più corretto pensare che nel 1550 sia stato raggiunto un primo accordo di massima in merito, ma che la cessione vera e propria sia avvenuta nel 1553, in occasione del secondo soggiorno lionese di Strada e pochi mesi prima della morte di Serlio. 

La figura di Strada non può essere racchiusa nell’ambito del puro collezionismo. È certo, ad esempio, che il nobile mantovano nutrì ambiziosi (troppo ambiziosi) progetti editoriali: l’obiettivo (condiviso da Fugger) era quello di pubblicare opere riccamente illustrate e di elevato livello qualitativo per contribuire a diffondere il sapere in modo nuovo e più efficace. Da qui la presenza di Strada a Lione, centro editoriale di importanza europea (proprio a Lione, nel 1553, Strada pubblicò il suo primo volume, una Epitome thesauri antiquitatum); ed in quest’ottica – non solo in quella del puro collezionismo, quindi – va letto l’acquisto dei materiali serliani. In realtà, di tutti i manoscritti lasciati da Serlio, Strada riuscì a pubblicare unicamente il Libro VII, e solo nel 1575. Non vi è dubbio che a impedire una più completa e tempestiva realizzazione del progetto siano stati i numerosi e prestigiosi incarichi raggiunti da Jacopo: fra il 1558 ed il 1579 Strada servì tre imperatori quale loro architetto ed antiquario e solo agli inizi degli anni ’70 il mantovano ottenne di poter vedere ridotti i propri doveri, avendo così modo di riprendere in mano i progetti editoriali precedentemente accantonati. Jacopo si trasferì così a Venezia, in un ambiente i cui incisori gli erano ben noti e di cui si fidava, lasciando il figlio Ottavio a Norimberga per occuparsi della stampa vera e propria. D’altro canto, l’imperatore Massimiliano II, non potendo (o non volendo) essergli di grande aiuto da un punto di vista finanziario, ne raccomandò l’opera e i progetti presso molti potenziali mecenati in Germania ed in Italia. Nel 1574 l’imperatore gli concesse un privilegio per sette titoli destinati ad essere pubblicati di lì a poco. Nel 1575 Strada preparò un suo piano editoriale di respiro ben più ampio (comprendente una cinquantina di titoli); si tratta di una sorta di catalogo editoriale che, anche dopo la morte di Massimiliano e la rottura dei rapporti con il figlio Ottavio, Strada non si stancherà di inviare a nobili con la speranza di poter ottenere fondi adeguati per la pubblicazione di almeno una parte dei titoli. In realtà, fra i titoli “in catalogo” compariranno solo un Commentario di Giulio Cesare e, appunto, il Libro VII (ma non la Castrametatio, o, come da lui impropriamente chiamata, il Libro VIII di Serlio). Sull’attività editoriale di Jacopo Strada si vedano anche gli altri contributi di Dirck J. Jansen sotto elencati.

In particolare la lettera che Ottavio Strada indirizza al padre, alla fine del 1574, ci permette di conoscere interessanti particolari sulla redazione del Libro VII (che, lo si ricorda, fu pubblicato in edizione bilingue – italiano e latino -). Il testo di Serlio fu corretto da un aristocratico protestante senese, Mino Celsi, e rivisto da un non meglio precisato Dottor Mantuano; è inoltre possibile che la traduzione latina sia stata in qualche modo opera di un altro protestante esiliato dall’Italia, il marchese Giovan Bernardino Bonifacio, che svolse sicuramente medesimo ruolo nell’edizione dei Commentari cesariani. 

Del Libro VII ci resta anche una versione manoscritta, oggi conservata con segnatura Cod. Ser. Nov. 2649 presso la Biblioteca Nazionale di Vienna. La comparazione della versione manoscritta con il libro a stampa permette di notare come in sede di edizione siano stati aggiunti alcuni argomenti ed altri ne siano stati rivisti, così da far sospettare l’esistenza di un secondo manoscritto (di mano serliana?), oggi a noi non noto

  • Dirck J. Jansen. Le catalogue d’éditeur de Jacopo Strada.
  • Dirck J. Jansen. L’édition des Commentaires de César par Jacopo Strada.
  • Dirck J. Jansen. La lettre d’Ottavio Strada à son père.
  • Tancredi Carunchio. Le manuscrit du Settimo Libro conservé à Vienne.
  • Tancredi Carunchio. Le Settimo Libro, Francfort-sur-le-Main, 1575.
  • Jean Guillaume. À propos de Symeoni et du vingt-troisième projet de villa du Settimo Libro.
  • Aurora Scotti. Un exemple de la fortune du Settimo Libro à l’époque baroque: la villa en forme de moulin à vent de Serlio.

La Castrametatio (appelée Livre VIII):
  • Francesco Paolo Fiore. L’architecture de Sebastiano Serlio et la Castramétation des Romains selon Polybe;
  • Francesco Paolo Fiore. Le manuscrit du Livre VIII conservé à Munich.

Sebastiano Serlio, Libro III, Edizione Venezia 1544 - Il Tempietto di S, Pietro in Montorio di Donato Bramante
http://digi.ub.uni-heidelberg.de/diglit/serlio1544


PARTE SECONDA – Les rééditions et traductions du Traité d’architecture de Serlio


Introduction: Frédérique Lemerle. La diffusion du traité de Serlio en Europe: rééditions et traductions

Venise: Rééditions des Livres et éditions d’ensemble du Traité d’architecture de Serlio:

  • Manuela Morresi, Andrea Guerra. Les rééditions vénitiennes des livres de Serlio.
Come si è già avuto modo di dire (cfr. Louis Cellauro, Marcolini, l’architecture et la technologie mécanique), le prime riedizioni veneziane dei Libri IV e III del trattato serliano sono pubblicate da Francesco Marcolini su diretta indicazione di Serlio stesso. La seconda edizione del Libro IV compare nel 1541, pochi mesi prima che Serlio parta per la Francia. Oltre ad una nuova dedica ad Alfonso d’Avalos, vi si riscontrano alcune correzioni su punti controversi dei più oscuri passaggi vitruviani. Gli aggiustamenti sono probabilmente il frutto di discussioni avute da Serlio con Giuseppe Porta detto il Salviati in merito al disegno della voluta ionica (undici anni dopo Marcolini pubblicherà di Salviati la Regola di far perfettamente col compasso la voluta e il capitello ionico in cui l’autore ricorda lo scambio di pareri avuto con Serlio) e con Guillaume Philandrier, presente a Venezia fra il 1536 ed il 1539 ed autore delle Annotazioni su Vitruvio, pubblicate a Roma nel 1544. Resta il fatto che fino al 1545 (anno di pubblicazione della terza edizione del Libro IV), le modifiche di maggiore o minore entità apportate al testo appaiono il frutto dello stesso gruppo di lavoro e dello stesso ambiente erudito veneziano che si preoccupa da un lato di rispondere alle critiche giunte da Philandrier e più in generale dai circoli che si raccolgono attorno alla romana Accademia vitruviana o della Virtù di Claudio Tolomei, e dall’altro di legittimare il lavoro prodotto fino a quegli anni (di cui Serlio è espressione massima). Le cose cambiano a partire dal 1551, anno in cui Melchiorre Sessa (che ha acquistato da Marcolini le incisioni del trattato) pubblica la prima edizione interamente in italiano dei cinque libri di Serlio. Oltre al Libro III e IV, dunque, compaiono anche i Libri I, II e V, pubblicati nel 1545 e nel 1547 in Francia. Prende il via una serie di interventi sul testo che sono senza dubbio condotti senza il consenso di Serlio, che pure è ancora vivente. Il processo conosce varie tappe, più o meno significative. È il caso di citare, ad esempio, l’edizione del 1566 dei Libri da I a V e del Libro Extraordinario ad opera di Francesco de’ Franceschi (che l’anno dopo pubblicherà la seconda edizione del Vitruvio commentato da Daniele Barbaro). Lo stesso de’ Franceschi, nel 1569, fornirà un’edizione in latino del trattato serliano. La doppia versione rivela precise scelte commerciali: da un lato l’adattamento degli scritti di Serlio verso la forma del manuale, con volumi di dimensioni ridotte, l’eliminazione di gran parte del paratesto (e conseguente decontestualizzazione cronologica dell’opera), prezzo più abbordabile per il pubblico, ed una revisione linguistica volta ad eliminare i latinismi di Serlio sostituendoli con il “toscano” di un anonimo molto probabilmente identificabile in Cosimo Bartoli; dall’altro una più ricca versione latina destinata ad un pubblico europeo di bibliofili e studiosi. La trasformazione del trattato in manuale prosegue con l’edizione dei sette libri serliani, pubblicata, sempre da Francesco de’ Franceschi nel 1584; viene pubblicato per la prima volta in Italia il Libro VII, apparso a Francoforte nel 1575, mentre il Libro VI, inedito fino ad anni recenti, è sostituito dal Libro Extraordinario. L’aspetto di gran lunga più importante dell’opera è costituito da un ampio indice collocato all’inizio del trattato, la cui paternità è fatta risalire a Giandomenico Scamozzi, padre dell’architetto Vincenzo. Giandomenico muore nel 1582, e il figlio, stando a quando riferito nella presentazione, si limita a ritoccare solo marginalmente l’opera del padre. In realtà, l’esame accurato di questa edizione come di quella analoga del 1600 ha portato a ritenere che l’indice vada interamente attribuito a Vincenzo e che la scelta di farne risalire la paternità a Giandomenico sia stata operata da un lato per un comprensibilissimo senso di affetto filiale e dall’altro per il preciso disegno di creare un “mito familiare” che sostenesse la carriera professionale di Vincenzo, da poco divenuto architetto della Repubblica. L’ultima edizione veneziana del trattato di Serlio risale al 1663, ad opera di Sebastiano Combi e Giovanni La Nou: siamo ormai nel campo dell’editoria antiquaria; quello di Serlio non è più nemmeno un manuale, ma un testo raro, una curiosità, di cui viene fornita una versione rimaneggiata e poco felice.
  • Andrea Guerra. La réédition des Regole generali et du Terzo Libro à Venise chez Francesco Marcolini en 1545.
  • Andrea Guerra. La réédition des Livres I à V chez Melchiorre Sessa en 1551, à Venise.
  • Manuela Morresi. La réédition des Livres I à V et de l’Extraordinario Libro à Venise chez Francesco de’ Franceschi en 1566.
  • Manuela Morresi. L’édition de la traduction latine, De architectura libri quinque, à Venise chez Francesco de’ Franceschi en 1569.
  • Manuela Morresi. L’édition de Tutte l’Opere d’Architettura à Venise chez Francesco de’ Franceschi en 1584.
  • Manuela Morresi. La réédition de Tutte l’Opere d’Architettura à Venise chez les héritiers de Francesco de’ Franceschi en 1600.

FINE PARTE SECONDA

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