Scritti di artisti tedeschi del XX secolo - 4
Lovis Corinth
Il manuale 'Apprendere la pittura'. Parte Prima
Recensione di Francesco Mazzaferro
[Versione originale: novembre 2014 - Nuova versione: aprile 2019]
Fig. 1) The first version of the The Handbook 'Learning to Paint', published by Paul Cassirer in 1908. Source: https://archive.org/details/daserlernenderma00cori_0/page/n6
|
Lovis Corinth fu pittore colto, di buone letture, anche nell’ambito della teoria estetica. Non fu invece – per sua stessa ammissione – scrittore
elegante. La sua produzione teorica gli
costò perciò molta fatica, anche se fu una delle sue grandi passioni. Ne fanno
parte un manuale didattico sulla pittura (pubblicato nel 1908 e ancora oggi in
commercio), una monografia scritta nel 1910 sulla vita del pittore Walter Leistikow (l’animatore della Secessione di Berlino, forse il suo unico vero
grande amico) e circa 200 pagine di saggi in riviste, discorsi ed altri
interventi che furono raccolti e pubblicati da Fritz Gurlitt nel 1920. Dopo
l’ictus del 1911, la produzione letteraria rallentò (al contrario di quella
pittorica, che rimase sostanzialmente sugli stessi ritmi), ma non si arrestò.
Importanti furono in particolare alcune lezioni e discorsi sull’arte presentati
alla gioventù tedesca, nel 1914, primo anno della Guerra Mondiale, quando quasi
tutti in Germania pensavano che il conflitto si sarebbe risolto in qualche
settimana, con la piena affermazione dell’esercito tedesco (e della cultura
della Germania, compresa la sua arte) in Europa.
Corinth, dunque, nutre evidenti interessi didattici (ricordiamo quanto già
detto negli Scritti autobiografici:
aveva fondato una scuola d’arte per pittrici a Berlino). D’altro canto, si pone
al centro della discussione estetica del suo tempo: naturalismo, simbolismo,
idealismo, tradizione e modernità, pittura figurativa ed astratta. In questo
post ed in altri successivi cercheremo di offrire al lettore un’immagine
complessiva della teoria artistica corinthiana, ponendola in relazione con le
correnti di pensiero della sua epoca. Lo faremo analizzando le sue opere, anche
confrontandole con scritti di altri artisti dei decenni precedenti e della sua
epoca. Concentreremo infine la nostra attenzione sul suo rapporto con l’arte
italiana, sia quella classica sia quella a lui contemporanea.
Cominciamo con Apprendere la pittura [1], un manuale che, se ha avuto buona fortuna editoriale, non
sembra essere stata ancora oggetto di un’attenta analisi critica. L’unico,
breve, studio al riguardo è di Eberhard Ruhmer, che ha dedicato all’opera alcune
pagine in un saggio su Corinth come
studente e come insegnante, in un catalogo di una mostra monacense del 1975 [2].
Ruhmer scrive che le due fonti di ispirazione per Corinth furono il Laocoonte di Lessing (1766) e Pittura e disegno del contemporaneo Max Klinger (1891), un pittore simbolista. La stesura del manoscritto iniziò nel
1907, sulla spiaggia della popolare località balneare tedesca di Timmerdorfer
Strand, nel Mar Baltico, complice il tempo pessimo che costringeva i turisti a
rimanere al chiuso, ed impediva in particolare a Corinth di dipingere
all’aperto.
La circostanza è confermata nella poderosa raccolta di documenti pubblicata
dal figlio Thomas nel 1979 [3]. Quella documentazione
rivela che il libro fu scritto in poco più di un mese, nel corso di una serie
di viaggi; il pittore confidò alla moglie le difficoltà che trovava nello
scrivere; ma Charlotte non fu solo confidente: i disegni del libro furono
infatti opera sua e non di Lovis, che le corrispose un regolare onorario per
realizzarli [4].
Ruhmer illustra la struttura dell’opera, e nota che la parte più
interessante è l’ultimo capitolo, intitolato L’immagine (Das Bild),
sia per la ricchezza di citazioni (Marées, Feuerbach, Delacroix, Leibl,
Lessing, Schopenhauer e molti altri) sia perché rivela come la scuola di
pittura di Corinth abbinasse serietà assoluta negli studi ad un’impronta molto
personale; il pittore fissava infatti regole e curriculum di studi sulla base
delle proprie preferenze. Notevole, a giudizio di Ruhmer, la grande importanza
che Corinth attribuisce alle conoscenze di storia dell’arte da parte delle
allieve. Corinth non si stanca mai di invitarle ad attingere a storia
dell’arte, letteratura, scritture religiose per quanto riguarda la scelta dei
soggetti dei quadri, anche se non vieta di utilizzare motivi dalla vita
moderna. In materia di ritratto, Corinth rammenta quanto sia necessario conoscere
bene la personalità dei modelli, e dunque osserva che i migliori ritratti sono
spesso quelli di persone conosciute (compresi se stessi). Le conclusioni di
Ruhmer giungono a osservare che Corinth combinava severità e tolleranza: nulla
può essere lasciato al caso, e tutto deve essere oggetto di duro apprendimento.
Al tempo stesso, l’obiettivo dev’essere quello di conseguire indipendenza e
libertà di stile.
Con tutto il rispetto, sembra una lettura dell’opera eccessivamente
riduttiva. Dal momento che nessun altro saggio o articolo è comparso sul
manuale, ci pare importante approfondire.
‘Apprendere
la pittura’ (1908)
Apprendere la pittura fu il primo volume edito dalla casa editrice
Pan-Presse di Paul Cassirer. Siamo nella Berlino del 1908: Corinth è collocato
esattamente al centro estetico e culturale della Secessione berlinese, e dunque
di uno dei movimenti più rilevanti nell’arte tedesca ed europea dell’epoca. Il
manuale – che intende documentare il metodo didattico usato da Lovis Corinth
nella sua scuola femminile di pittura – è in realtà rivolto ad un pubblico
molto più ampio. Corinth lo presenta, nell’introduzione, come un “piano di
studio” (Lehrplan), e spiega che il
libro descrive uno dei molti percorsi possibili per divenire pittori [5]. Le conclusioni del volume
sono più impegnative, e riaffermano (come si fa continuamente nel libro) che
l’obiettivo di divenire un artista può essere conseguito solamente attraverso
“gli sforzi più duri” e “gli obiettivi più elevati”, dal momento che il fine
ultimo è quello di acquisire l’indipendenza stilistica [6]. Sia all’inizio sia al
termine del volume, l’autore si scusa con il lettore per il proprio stile di
scrittura [7].
Nonostante i dubbi di Corinth sulla leggibilità del testo (dubbi
francamente esagerati; nonostante sia scritto nel tedesco di cento anni fa, si
legge in qualche serata), il manuale fu un grande successo. Ne venne
immediatamente ordinata una ristampa nel 1909. Seguirono due nuove edizioni con
Corinth ancora vivente, con aggiunte dell’autore (1920 e 1925), e ristampe abbastanza
regolari nel corso del Novecento, fino all’edizione più recente, curata da
Yvonne Schwarzer nel 2008. Con l’eccezione della versione in serbo nel 1979 non
risultano traduzioni in lingua straniera.
Il primo a recensire l’opera, sulla rivista quindicinale Die Kunst für alle (L’arte per tutti) [8], fu l’amico pittore
Walter Leistikow. Die Kusnt für alle
era una pubblicazione rivolta alla borghesia tedesca con l’obiettivo dichiarato
di diffondere la conoscenza – fra le opere d’arte contemporanee – delle
correnti artistiche più tradizionali, ovvero quelle che non appartenevano
all’avanguardia del cubismo, dell’astrazione e del dada. Ecco le parole di
Leistikow: “Chi avrebbe mai pensato che in questo pittore così moderno si
potesse celare un bel po’ d’accademico?” La frase ha un suo senso che può e
deve essere condiviso, ma (come vedremo) a patto di saperla interpretare.
Le parole di Leistikow colgono perfettamente l’aspetto centrale del manuale
scritto dall’amico: Corinth è un innovatore nella pittura (spesso contestato da
pubblico e critica) e tuttavia fortemente radicato nella classicità
dell’impostazione didattica. Il paragone che viene subito in merito è il
famosissimo manuale di armonia di Arnold Schönberg [9], l’inventore della dodecafonia,
pubblicato a Lipsia nel 1910: ebbene, l’inventore di un nuovo linguaggio
musicale assolutamente rivoluzionario scrive in quegli anni uno dei manuali più
classici in materia, come dire che solamente chi conosce la tecnica di
scrittura musicale può essere un vero rivoluzionario.
Corinth specifica nel titolo che il suo è un manuale. Dunque, non un
trattato e neppure uno scritto di estetica. L’enfasi del manuale di Corinth è
tutta sulla didattica. E tuttavia il testo è tutt’altro che arida tecnica. Le
questioni estetiche – già citate – che saranno centrali anche negli altri
scritti di Corinth lasciano una traccia importante anche in quest’opera.
Specifica inoltre che il suo manuale non copre ogni aspetto tecnico; spiega [10] che si occuperà di disegno
e pittura, ed annuncia che non vi sarà spazio per altri temi come la
prospettiva, l’anatomia e la storia dell’arte. Nello stesso anno, ad esempio,
esce il manuale di Ernst Kiesling, intitolato Wesen und Technik der Malerei; ein Handbuch für Künstler und Kunstfreunde
(Sostanza e tecnica della pittura: un manuale per artisti e
appassionati) [11],
che programmaticamente si propone con una più ampia copertura dei temi (colore,
composizione, prospettiva, tecniche). Per certi aspetti, però, Corinth fa
eccessiva professione di modestia: lo studio della figura umana (ed in
particolare del nudo) gli consente di introdurre tutti i temi appena citati.
Cerchiamo di identificare i temi conduttori del manuale di Corinth,
seguendo – il più possibile – la sua logica.
Centralità della luce
Al centro dello studio è la luce. Per essere esatti, al centro sono la
luce, l’ombra, l’ombra riflessa [12] ed il riflesso della
luce [13], quattro elementi che
creano una variazione tonale dal chiaro allo scuro ed in tal modo l’illusione della corporeità degli oggetti [14]. La luce diviene tale
grazie all’ombra [15].
Le stesse forme degli oggetti vengono create – all’occhio del pittore – da luci
ed ombre [16], ed è compito della
pittura quello di creare l’impressione che gli oggetti rappresentati sulla
superficie pittorica siano circondati dalla luce.
L’intero manuale è dunque strutturato – nella trattazione della materia –
secondo le condizioni di luce, con il primo capitolo riservato alla pittura in
condizioni di luce interna ed il secondo alla pittura di tutto ciò che è
esposto alla luce naturale. Il terzo capitolo si occupa dell’immagine.
La centralità dello studio della luce nel curriculum del pittore
differenzia il manuale di Corinth dalla manualistica dell’epoca [17], tutta centrata
sull’apprendimento dell’uso del colore [18]. Diciamolo:
nell’impostazione del manuale di Corinth si combinano due correnti della storia
dell’arte. La prima è l’impressionismo francese, con la centralità delle
variazioni costanti ed impercettibili della luce sulla natura: quest’influenza
è evidente nel secondo capitolo, su disegno e pittura all’esterno. La seconda è
l’effetto del mondo poetico di Rembrandt e dei fiamminghi, molto forte nel
primo capitolo, quello che riguarda disegno e pittura al chiuso.
Disegnare e dipingere al chiuso
Per identificare luci ed ombre in modo esatto (e perciò trovare i punti
cardinali delle forme per tracciarne il disegno) Corinth consiglia una tecnica
che viene definita “clignez les yeux”:
si tratta di socchiudere le palpebre (o addirittura di sbatterle velocemente).
Ciò consente agli occhi – egli scrive [19] – di mettere a fuoco
l’immagine, così come avviene nell’obiettivo di una telecamera (Corinth era un
grande appassionato delle nuove tecnologie, dalla macchina fotografica
all’automobile). Quel che a noi può sembrare una stranezza, gioca un ruolo
molto rilevante nell’ambito del manuale di Corinth; la tecnica viene citata
molte volte [20].
Si tratta peraltro di uno stratagemma usato dai pittori francesi fin dagli anni
‘60 dell’Ottocento, con due fini: da un lato semplificare l’immagine,
abbassando il grado di dettaglio, e dall’altro ridurre l’effetto dei colori per
meglio identificare le forme. Nel suo saggio del 1903 La fantasia nella pittura (Die
Phantasie in der Malerei), Max Liebermann attribuisce l’invenzione della
tecnica a Corot, che l’avrebbe adottata per poter identificare le grosse masse
nella natura [21].
Dunque, oltre all’influsso impressionista e a quello fiammingo, si colgono
motivi del paesaggismo classico francese.
Illusionismo ed irreale
Del resto, l’arte ha un forte effetto illusionistico, non solamente nel
senso che l’opera d’arte deve essere pensata verticalmente dirimpetto al
modello naturale (lo diceva già Leon Battista Alberti nel De Pictura) [22], ma che l’intera
pittura è un esercizio di irrealtà (Unwirklichkeit).
La definizione d’irrealtà è simile a quello di creazione artistica pura, in
particolare letteraria. Corinth lo scriverà più tardi anche nell’Autobiografia, edita nel 1926: “Ho
trovato una nuova definizione: la vera arte è esercitare l’irreale. Il livello
più alto d’arte. L’ ‘irreale’ si trova in Shakespeare nel ‘Sogno di una notte
di mezza estate’, in ‘Amleto’ e dappertutto nella sua opera. Anche Goethe è
ricco d’ ‘irreale’, nell’Egmont.
Cattiva è quell’arte che mostra fino in fondo quello che ha da significare. Lo
stesso Leibl è ‘irreale’ nei suoi lavori più completi.“ [23]
A questa stessa categoria di irrealtà letteraria appartiene una lunga serie
di ritratti ed autoritratti in costume d’epoca o in situazioni che richiamano
la recitazione teatrale. Lo studioso Michael F. Zimmermann [24] ha più generalmente
espresso l’opinione che tutti i riferimenti di Corinth alla storia debbano
essere letti come una forma di ‘fiction’ e travestimento.
Lo studio del nudo
Lo studio dell’arte ha il suo avvio con il disegno del corpo umano basato
sulla riproduzione di modelli di gesso, perché è qui che si possono scoprire le
tonalità di luce ed ombra, senza alcuna differenza di colore [25], e perché lo studio di
luce ed ombra consente la comprensione della forma assoluta [26]. Si deve poi passare
allo studio del nudo, “perché la tonalità della pelle, nonostante le differenze
nel colore, è comunque uniformemente chiara” [27]. Insomma, l’inizio
dello studio dell’arte è tutto uno sforzo a non far ancora uso del colore [28], e ad utilizzare nel
disegno le tecniche modellistiche della scultura. Anche in questo caso vi è un
ovvio riferimento alla storia dell’arte, ed in particolare alle tecniche di
Auguste Rodin, tutte centrate sullo studio del modello nudo (la scienza del modellare) e sulla
concezione della statua come una “prodigiosa sinfonia in bianco e nero” [29]. Paul Gsell racconta
come Rodin consigli di illuminare di notte le statue con una lampada, per
individuarne le forme nel gioco di luci ed ombre [30]; allo stesso modo
Corinth istruisce gli allievi ad analizzare le forme pittoriche sulla base
dell’intera tonalità di luci ed ombre, senza far uso del colore.
Bisogna dare la massima importanza all’apprendimento delle tecniche del disegno sulla proporzione di tutte le parti del corpo e del corpo nel suo insieme, secondo codici didattici che riaffermano modelli classici, mediati attraverso la formazione accademica in Prussia Orientale, a Parigi e a Munich. Del resto nei quattro anni all’Academié Julian (dal 1884 al 1887), Corinth studia con maestri come William-Adolphe Bouguereau (1825-1905) che sono di chiaro orientamento classicista (sono i cosiddetti maestri dell’Art Pompier, con un’espressione spregiativa che forse oggi dovrebbe essere rivisitata). Si spiega così l’influenza su Corinth di Ingres, e del classicismo francese.
Bisogna dare la massima importanza all’apprendimento delle tecniche del disegno sulla proporzione di tutte le parti del corpo e del corpo nel suo insieme, secondo codici didattici che riaffermano modelli classici, mediati attraverso la formazione accademica in Prussia Orientale, a Parigi e a Munich. Del resto nei quattro anni all’Academié Julian (dal 1884 al 1887), Corinth studia con maestri come William-Adolphe Bouguereau (1825-1905) che sono di chiaro orientamento classicista (sono i cosiddetti maestri dell’Art Pompier, con un’espressione spregiativa che forse oggi dovrebbe essere rivisitata). Si spiega così l’influenza su Corinth di Ingres, e del classicismo francese.
Fig. 3) Charlotte Berend-Corinth, disegno per il manuale Apprendere la pittura di Lovis Corinth, per il capitolo sulla ‘costruzione del nudo’.
|
Può sembrare sorprendente che Corinth abbia importato dalla Francia, dopo i quattro anni di permanenza a Parigi, un retroterra didattico prevalentemente pre-impressionista. Mario-Andrea von Lüttichau ha studiato questo punto in un saggio per il catalogo della retrospettiva del 2008 a Parigi (Musée d’Orsay), Lipsia e Regensburg, in occasione del 150simo della nascita [31]. Ne risulta che Corinth, a Parigi, non avrebbe avuto alcun contatto con impressionisti o post-impressionisti durante gli anni della formazione all’Accademia Julian. L’unica mostra parigina dove ebbe modo di vedere dei post-impressionisti fu il “Salon des Indépendants” del 1884 (vi erano esposti Seurat e Signac). Von Lüttichau avvalla quanto espresso da Corinth in una sua lettera [32] secondo la quale non si sarebbe nemmeno reso conto, durante gli anni francesi, dell’esistenza degli impressionisti. L’impressionismo di Corinth deriverebbe dunque più dalla sua rilettura del naturalismo francese (Courbet, Millet) e tedesco (Leibl), come forma dialettica di accettazione e superamento dell’accademismo, che dall’influenza su di lui degli impressionisti francesi. Ovviamente, la centralità del tema della luce nel suo scritto testimonia una successiva riflessione teorica che probabilmente molto deve ai maestri francesi dell’impressionismo.
Lo studio di proporzione e simmetria serve anche ad imparare ad identificare le specificità dei modelli, che sono fra loro tutti diversi, e dunque a comprendere le tecniche fondamentali della ritrattistica, che deve innanzi tutto assicurare la somiglianza [33]. La riproduzione dei tratti del volto si può avvalere di alcuni stratagemmi originali: identificare la somiglianza dei volti con animali [34]; cogliere alcuni aspetti del carattere dalle caratteristiche fisionomiche (orecchie, mento) [35]; utilizzare come modelli di persone conosciute, di cui si conoscono i tratti fondamentali del carattere, un consiglio ripetuto lungo tutto il manuale [36].
Sensualità e modelli
La pittura – che in molti altri testi dell’epoca è trattata come una
disciplina scientifica – per Corinth è invece un’attività puramente sensuale,
il cui centro è l’interazione tra l’occhio e l’animo del pittore. È
significativo che Corinth parli di percezioni sensuali, e non sensorie (sinnliche Wahrnemungen des Auges – le
percezioni sensuali dell’occhio). La conseguenza diretta di ciò è che, mentre
gli altri testi dell’epoca si focalizzano sullo studio dei materiali pittorici
nella loro composizione chimica, Corinth si occupa della giusta scelta dei
modelli. Si pensi, ancora una volta, alla tecnica di Rodin, che faceva
camminare per ore uomini e donne nude nel suo studio, alla ricerca di
un’improvvisa ispirazione. Corinth spiega agli allievi che è dai modelli, e non
dai materiali, che dipende la qualità della pittura [37]. In maniera
perfettamente coerente con questa tesi didattica Corinth si è più volte servito
di modelli che sono facilmente riconoscibili tra la cerchia più stretta dei
suoi amici.
Il disegno come fondamento dell’arte
Il disegno è il fondamento dell’arte [38] e “significa
semplicemente la rappresentazione esatta del modello” (lo stesso compito ha
anche la pittura, anche se attraverso l’utilizzo di altri materiali [39]). Il concetto è
ripetuto in seguito: sia il disegno sia la pittura si prefiggono di
rappresentare nel modo più esatto possibile la natura: l’attitudine del pittore
deve essere quella di “seguire in modo serio tutte le forme e caratteristiche
del modello” (das ernste Verfolgen aller
Formen und Charaktereigentümlichkeiten des Modells) [40]. L’equivalenza di disegno
e pittura – in termini non di tecnica ma di scopo – è testimoniata in Corinth
dal fatto che sue pitture ad olio non solamente siano state precedute da
disegni (come ovvio), ma siano state anche tradotte successivamente in forma di
opere grafiche, per poter testare nuove varianti di esse.
Fig. 4) Charlotte Berend-Corinth, disegno per Apprendere la pittura, dal capitolo sulla “Costruzione del nudo” |
Sul rapporto tra disegno e pittura, Corinth sembra prendere una posizione
differente da quanto ad esempio sostenuto dal collega pittore Max Klinger nel
suo “Malerei und Zeichnung” [41] (Pittura e disegno). Klinger
era comunque un artista che Corinth ammirava e a cui più tardi avrebbe dedicato
il discorso alla gioventù tedesca del 1914. Lo scritto di Klinger era un libro
a tesi, tutto centrato sull’opposizione tra pittura e disegno, la prima
oggettivamente predisposta al naturalismo di origine francese ed il secondo alle
altre correnti che derivano dall’idealismo: il realismo sociale e storico del
XIX secolo, il simbolismo e – almeno in prospettiva, dal momento che Klinger
non poteva certo saperlo – l’astrazione [42]. Corinth non costruisce
invece il rapporto tra pittura e disegno in termini di una dicotomia, anche se
ammette che “il disegno è più il risultato della ragione, la pittura più una
questione di sensibilità.” [43] Per lui l’antinomia è
– come spiegato – tra disegnare e dipingere al chiuso o all’aperto.
La pittura come traduzione della
natura
La pittura ha la funzione di tradurre la realtà naturale: tradurre, nel
senso letterale, perché nessuna combinazione di colori ha la capacità di
rappresentare la natura in modo del tutto fedele: infatti, “non vi è alcun
colore che abbia la forza di illuminazione della luce o la chiara profondità
dell’ombra” [44].
Il pittore deve apprendere a centrare e sfumare i colori, siano essi caldi o
freddi [45].
Il nudo come oggetto puro ed il
ruolo della figura umana
Il nudo è l’oggetto puro [46]. Come vedremo, è lo
studio del nudo (attraverso i tre
elementi dell’atteggiamento (Auffassung),
della costruzione e della natura architettonica del corpo) a consentire la
costruzione della composizione pittorica. È il nudo, come strumento per
dominare luci ed ombre e l’intera tonalità del chiaro e dello scuro, ad
insegnare anche il disegno del paesaggio [47]. È il nudo, attraverso
lo studio delle tecniche per realizzare lo scorcio, a consentire l’acquisizione
delle tecniche prospettiche [48].
Dal momento che l’essenza del disegno e della pittura è rappresentata dal
nudo umano [49],
il primo compito dell’artista è quello di comprendere quale sia la giusta
distribuzione del corpo nello spazio (ovvero sulla superficie) [50]. Attraverso la mediazione
del classicismo francese, siamo qui tornati in un mondo rinascimentale, dove
l’uomo è nuovamente misura di tutte le cose. Quale differenza con molte altre
correnti di arte moderna, contemporanee a Corinth! Si pensi che il cubismo
viene lanciato esattamente nel 1907-1908 e che, pochi anni dopo, nel 1912, e
sempre in Germania, Vassilj Kandinski pubblica il testo fondante
dell’astrattismo, La spiritualità
nell’arte (Über das Geistige in der
Kunst).
Tutte le tecniche pittoriche derivano dall’apprendimento delle tecniche di
disegno del nudo umano [51]. Le tecniche di
rappresentazione della figura umana sono discusse nel manuale in modo molto
dettagliato. Nonostante l’introduzione precisi (lo si è già detto) che
l’oggetto del manuale si limita a disegno e pittura (e dunque esclude
prospettiva, anatomia e storia dell’arte [52]), si dà grande
attenzione all’anatomia umana come base del disegno stesso [53].
La geometrizzazione del corpo umano
e la figura in scorcio
Sono importanti sia l’idea della geometrizzazione del corpo umano [54], sia dello studio dello
scorcio del corpo umano [55]. La geometrizzazione del
corpo umano ha il compito di organizzare la rappresentazione in superficie [56]. Corinth parla della
necessitá di “coltivare la superficie” [57], e chiarisce che “tutto
deve essere visto come una superficie” [58]. La visione di scorcio
del corpo umano è invece la base della prospettiva e crea la profondità. I due
metodi di disegno del corpo umano, in combinazione, sono il tentativo di
integrare in un mondo figurativo tradizionale le medesime esigenze compositive
moderne di un Cezanne [59].
Disegno, pittura e composizione devono essere avviati dal pittore iniziando dal centro del capo [60], del torso [61], del corpo [62] e del quadro [63]. Il pittore deve identificare la linea mediana del corpo, quella che lo divide in parti uguali [64]. Vengono riproposte tecniche antichissime che si basano sull’uso di linee parallele orizzontali e verticali.
La figura è e deve rimanere l’elemento principale del quadro, anche quando è inserita nell’ambiente e nel paesaggio [65]. È paradossale che, quando (attorno al 1975) la critica ha riscoperto il ruolo centrale della figura umana nelle composizioni di Corinth (550 composizioni, ovvero metà della sua produzione, possono essere classificate come un Figurenbild, un’immagine di figure, come scrive Peter Hahn [66]), questo manuale non sia stato usato dalla critica come testo teorico per spiegare tale importanza. Anzi, la centralità delle figure umane nei dipinti (che giunge fino ad occuparne completamente la superficie) è stata, per la critica tra l’età di Corinth fino agli anni settanta, la caratteristica più difficile da integrare in un concetto di modernità.
Fig. 5) Charlotte Berend-Corinth, disegno per Apprendere la pittura, per la sezione ‘Lo scorcio’, 1908 |
Fig. 6) Charlotte Berend-Corinth, disegno per Apprendere la pittura, per la sezione ‘Lo scorcio’, 1908 |
Disegno, pittura e composizione devono essere avviati dal pittore iniziando dal centro del capo [60], del torso [61], del corpo [62] e del quadro [63]. Il pittore deve identificare la linea mediana del corpo, quella che lo divide in parti uguali [64]. Vengono riproposte tecniche antichissime che si basano sull’uso di linee parallele orizzontali e verticali.
Fig. 7) Charlotte Berend-Corinth, disegno per Apprendere la pittura, per la sezione ‘La costruzione del nudo’,1908 |
La figura è e deve rimanere l’elemento principale del quadro, anche quando è inserita nell’ambiente e nel paesaggio [65]. È paradossale che, quando (attorno al 1975) la critica ha riscoperto il ruolo centrale della figura umana nelle composizioni di Corinth (550 composizioni, ovvero metà della sua produzione, possono essere classificate come un Figurenbild, un’immagine di figure, come scrive Peter Hahn [66]), questo manuale non sia stato usato dalla critica come testo teorico per spiegare tale importanza. Anzi, la centralità delle figure umane nei dipinti (che giunge fino ad occuparne completamente la superficie) è stata, per la critica tra l’età di Corinth fino agli anni settanta, la caratteristica più difficile da integrare in un concetto di modernità.
Vediamo come il ruolo della figura umana viene interpretato dagli storici
dell’arte in due importanti mostre del 1975 e del 1976 (a cinquant’anni dalla
morte dell’artista). Siegfried Gohr, nel saggio L’immagine della figura nelle opere di Corinth (Das Figurenbild im Werke Corinths) [67] si rifà alla
tradizione accademica tedesca degli Historienmaler,
che ebbero un’ importanza assolutamente fondamentale in tutta l’Europa di
lingua tedesca, ma esistettero in tutta Europa (i ‘pittori di storia’ in
Italia). Peter Hahn parla invece di “immagine della figura di genere
letterario” (Figurenbild), ispirata
dall’ammirazione per i maestri della storia dell’arte passata, e ne identifica
ben 166 esempi nel catalogo ragionato del pittore. Hahn cita inoltre
l’introduzione al catalogo di una mostra nel 1913, dove lo stesso Corinth scrive:
“La storia dell’arte si basa sulla costruzione del presente sui modelli del
passato, ed io rimango fedele ai miei”: un atto di devozione alla propria
formazione accademica. Quel che negli anni settanta apparve come una
riscoperta, è oggi un elemento acquisito. Nel 2008, a 150 anni dalla nascita,
Michael Zimmermann dedica un intero capitolo del suo saggio sul pittore a
“Corinth come pittore di scene con molte figure” [68].
Fig. 8) Charlotte Berend-Corinth, disegno per Apprendere la pittura, per la sezione ‘Lo scorcio’, 1908 |
Tutto ciò è vero. Il manuale chiarisce però che l’interesse di Corinth per
la figura umana non è solamente stilistico. È il corpo ad essere al centro
della poesia corinthiana. Ed è il disegno del corpo ad essere al centro della
sua didattica. Come si è giá detto, per Corinth il nudo è l’oggetto puro, ed in
tal modo l’unità di misura metafisica del dipingere.
Non a caso, Corinth ha esercitato la sua maggior influenza proprio sui
pittori della seconda metà del Novecento che hanno riscoperto il nudo figurato.
Il catalogo della mostra del 2008 per Parigi, Lipsia e Regensburg [69] esemplifica tale
influenza ponendo a confronto il Nudo
femminile sdraiato di Corinth (1907) con opere di Philipp Pearlstein (1924-
) e Lucian Freud (1922-2011). A noi sembra che – anche dopo la seconda metá del
ventesimo secolo – l’influsso di Corinth sia continuato. Con il neo-realismo di
Kent Williams (http://www.kentwilliams.com/)
si arriva addirittura all’ultima generazione degli artisti statunitensi, quella
che ha riscoperto la pittura figurativa realista. Si vedano i siti http://www.figurativeartist.org/ e http://www.figurativepainters.com/.
VAI ALLA SECONDA PARTE
NOTE
[1] Corinth,
Lovis - Das Erlernen der Malerei. Ein
Handbuch, Berlin, Paul Cassirer, 1908. La numerazione delle citazioni nelle note seguenti si riferisce all’edizione
del 2008, edita da Ars Momentum Kustverlag, Witten, e curata da Yvonne
Schwarzer, dal momento che è disponibile sul mercato. L’edizione che ho letto è
una ristampa dell’originale, pubblicata nel 1920 sempre da Paul Cassirer. L’edizione
del 1920 è anche disponibile gratuitamente su Internet (http://www.zeno.org/Kunst/M/Corinth,+Lovis/Das+Erlernen+der+Malerei).
[2] Ruhmer,
Eberhard – Corinth als Schüler und als
Lehrer, in: Lovis Corinth 1858-1925. Gemälde
und Druckgraphik (Lovis Corinth 1858-1925. Pittura e grafica),
Monaco, Prestel Verlag, 1975, pp. 93-101. La mostra si tenne alla Städtische
Galerie im Lenbachhaus, il museo comunale di Monaco (http://www.lenbachhaus.de/?L=1),
specializzato in arte moderna.
[3] Lovis Corinth. Eine Dokumentation, a cura di Thomas Corinth,
Tubinga, Ernst Wasmuth Verlag, 1979, pp. 572
[4] La circostanza è
indirettamente confermata nella raccolta di documenti Lovis Corinth. Eine Dokumentation, pubblicata dal figlio Thomas nel
1979 per i tipi dell’editore Ernst Wasmuth di Tubinga. Si veda la lettera del
16 agosto a pagina 114, in cui si parla per la prima volta del libro (Corinth
era rimasto da solo nella località turistica con il figlio Thomas di tre anni,
mentre la moglie era a Berlino). Il 5 settembre Corinth spedisce da Kassel una
seconda lettera alla moglie (p.114), rassicurandola che la stesura del libro
sta procedendo, e che in parallelo deve realizzare una copia di un quadro di
Franz Hals (Giovane uomo con lobbia),
che ancora oggi si trova in quella città al museo del Castello di Wilhelmshöhe.
La redazione del libro sottrae però tempo alla pittura, ed alla copia di Hals.
Si legge: “Ancora una volta, non voglio copiare. Ma dovrò pur farlo”. Corinth
continua il libro a Magonza (7 settembre) e a Assmannshausen am Rhein (9
settembre). Da questa località del Rheingau (la bellissima regione tra Magonza
e Coblenza) scrive alla moglie: “Scrivo ancora il mio libro. È questa la
ragione per la quale non ho potuto scriverti più spesso. Non hai un’idea come
questo continuo fabbricare di parole [Wortefabrizieren]
imponga solitudine. E come sia difficile. Adesso al libro manca solamente la
conclusione: i tipi di pittura ad olio e le ultime parole” (p. 115). Da un
ristorante di Düsseldorf, il 13 settembre, Corinth scrive alla moglie: “Stavo
per dimenticare la cosa più importante: ho appena finito ‘Apprendere la
pittura’ – urrah, urrah ed ancora una volta urrah! Adesso inizia il tuo lavoro
con i disegni. Ti aumento l’onorario, ma non credo che sarà facile” (p. 116).
La lettera – scrive il figlio Thomas -
rivela che i disegni del libro sono stati realizzati dalla madre, e che
il padre le ha davvero versato un onorario.
[5] Corinth, Lovis -
Das Erlernen der Malerei, cit., p. 7
“Così, dopo aver cercato di chiarire quale fosse l’essenza più intima della
pittura, ho proposto in questo libro un piano di studio che possa consentire –
se seguito – di raggiungere un certo livello in essa. Vorrei sottolineare con
forza che il mio insegnamento non deve
rappresentare per forza l’unico percorso per raggiungere lo scopo, ma solamente
uno dei tanti.” Lo stesso concetto si ritrova nelle conclusioni: “Non voglio
arrogarmi il vanto di aver mostrato in questo libro l’unica strada che conduca
alla benedizione nell’arte.” (p. 107)
[6[ Corinth,
Lovis - Das Erlernen der Malerei,
cit., p. 107
[7] Corinth, Lovis -
Das Erlernen der Malerei, cit., pp. 7
e 107. ”Dar conto del proprio sapere e della propria attività è un compito
molto più difficile di quel che si possa pensare. Proprio i punti fondamentali,
che uno può considerare come ovvii in una lunga pratica (e che sono invece
estranei ai principianti e a coloro che hanno una pratica più recente dell’arte)
non sono cosi facili da tradurre in parole da essere compresi da tutti.” “Sono ora giunto a conclusione. Dubbi di ogni
tipo mi assalgono, paure sulla mancanza di stile del mio modo di scrivere,
caratterizzato da abbondanza di ripetizioni, che a volta ho introdotto
intenzionalmente per rimarcare punti importanti. Ebbene, il senso del libro è
rivolto alla veracità, e dunque la mia lingua, sia pure più o meno zoppicante,
diviene ininfluente. In fondo, questo deve essere un manuale, e non un libro di
intrattenimento.”
[8] Die Kunst für alle, Numero 15, 1 maggio
1908, pp. 351-354. Si veda http://digi.ub.uni-heidelberg.de/diglit/kfa1907_1908/0388?sid=3202649213350093479501e15fd402a9
[9] Schoenberg,
Arnold - Harmonielehre,
Leipzig,Universal Edition AG, 1911. Si
veda: https://archive.org/details/harmonielehre00schgoog
[10] Corinth,
Lovis - Das Erlernen der Malerei,
citato, p. 9
[11] Si veda https://archive.org/details/wesenundtechnikd00kies.
[12] Corinth, Lovis
- Das Erlernen der Malerei, cit. p.
10: “La parte di un oggetto mostrata dalla luce (sole, luna, luce artificiale)
acquista una determinata forma a seconda dalla costituzione della propria
superficie. Allo stesso modo l’ombra, che è la parte dell’oggetto che si
sottrae all’illuminazione. Il corpo intero inoltre produce l’ombra riflessa,
che cade o sul terreno o su un altro corpo nelle sue vicinanze, e che in tal
modo avvolge nell’oscuritá parte del proprio ambiente.”
[13] Corinth, Lovis
- Das Erlernen der Malerei, cit. p.
21: “Il riflesso è lo schiarimento dell’ombra ad opera di un oggetto chiaro,
che riflette la propria luce sul nudo. Il riflesso deve essere sempre visto come ombra. Con occhi socchiusi si può
valutare quanto il riflesso sia più basso in tono delle tonalità di luce e
delle tonalità chiare mediane”.
[14] Corinth, Lovis - Das Erlernen der Malerei, cit. p. 10: “Un altro grado del disegno è l’osservazione di
come la gradazione di queste semplici tipologie di luce, ombra ed ombra
riflessa produca una variazione dei valori tonali, rendendo possibile la
visualizzazione di un’intera scala, dal più chiaro al più scuro, a seconda
della molteplicità delle forme. Si realizza in tal modo l’illusione della
corporeità. L’espressione tecnica è tratta dalla scultura, dove tutto è tondo e
può essere afferrato: il modellare.”
[15] Corinth, Lovis - Das Erlernen der Malerei, cit., p.44.
[16] Corinth, Lovis
- Das Erlernen der Malerei, cit. p.
10: “Disegnare significa: riconoscere e riprodurre le forme di un oggetto, che
sono create da luce ed ombra, in chiaro e scuro (bianco e nero) senza alcun
riferimento ad alcuna specifica coloritura.”
[17] Nel 1879 il fisico
statunitense Ogden Nicholas Rood pubblica il suo manuale “Modern chromatics,
with applications to art and industry” (https://archive.org/details/cu31924031167889),
che avrà un impatto importante sull’arte europea (impressionismo incluso) dopo
la sua pubblicazione in tedesco (1880, Die moderne Farbenlehre mit Hinweisung
auf ihre Benutzungen in Malerei und Kunstgewerbe) ed in francese (1881,
Théorie scientifique des couleurs et leurs applications à l'art et à
l'industrie. Si veda https://archive.org/details/thoriescientifi01roodgoog)
e tedesco). Una versione italiana fu pubblicata solamente nel 1986 (La scienza moderna dei colori, a cura di
Mara Borzone, Roma, Il Bagatto, 1986).
Per anni, il
riferimento in Europa fu il manuale – in lingua francese – di Jehan Georges
Vibert del 1891, intitolato La Scienza
della Pittura (La Science de la
Peinture). Vi si legge: “Il pittore deve ottenere dai suoi colori, a
seconda delle tecniche diverse in cui li diffonde o li sovrappone, aiutandosi
con oli e vernici, tutti gli effetti di trasparenza, d’opacità, di lucentezza e
smorzato, che produce la luce.” (https://archive.org/details/lasciencedelapei00vibe)
Il manuale Tecnica della pittura. Manuale per artisti e
dilettanti (Technik der Malerei, ein
Handbuch für Künstler und Dilettanten) pubblicato a Lipsia nel 1900
dall’architetto ed artista Paul Schultze-Naumburg (diverrà negli anni trenta
l’anima nera delle fonti di storia dell’arte tedesche, teorizzando l’arte
nazista) inizia: “Per comprendere a fondo l’effetto dei colori quando si
dipinge ed utilizzare a pieno gli strumenti della pittura, è necessario
richiamare alla memoria alcune fra le leggi dell’ottica, e, più in là, della
chimica, che si applicano a qualsiasi tecnica pittorica” (http://daten.digitale-sammlungen.de/~db/0008/bsb00081959/images/index.html?id=00081959&fip=xdsydeayaxseayasdasfsdreayaewqyztsfsdrxdsyd&no=8&seite=10).
Anche il manuale La tecnica della pittura del pittore
divisionista italiano Gaetano Previati, scritto nel 1905, inizia con un
riferimento al colore: “Le tecniche della pittura abbracciano le pratiche
necessarie per dare consistenza e durabilità ai dipinti, e quei principi
direttivi dietro i quali l’artista può trasformare le sostanze coloranti in
elementi idonei alla imitazione delle luci e dei colori che rivestono le cose
naturali.” https://archive.org/details/latecnicadellap00prevgoog.
[18] Corinth, Lovis - Das Erlernen der Malerei, cit., p.9. Il manuale di Corinth si apre, a pagina 9, con una definizione di pittura
che – del tutto differentemente da altri manuali, non cita la parola colore.
“Viene chiamata pittura quell’arte che è in grado di ricreare in modo
illusionistico (täuschen) su una
superficie azioni che l’occhio osserva nella natura, scene figurative o
paesaggi, descrizioni di interni, in primo piano e sullo sfondo, ed in
particolare in modo tale che tutti gli oggetti che sono liberi nella natura
siano egualmente circondati dalla natura e sembrino essere pienamente collocati
in essa, incluse tutte le caratteristiche del terreno, ed in modo tale che esse
sembrino muoversi avanti ed indietro, cosicché si verichi un effetto di
profondità”.
[19] Corinth, Lovis - Das Erlernen der Malerei, cit., p. 13
[20] Tirando le
somme sullo studio del nudo, Corinth scrive: “Si tengano a cuore tutti i metodi
che ho introdotto per l’apprendimento dell’arte: si controlli continuamente – socchiudendo
gli occhi – che le grandi forme non siano rovinate dal fatto di dare troppo
rilievo alle singole parti; ed in tal modo si modellino alla luce con toni
chiari e teneri insieme le masse di ombre.” (p. 27)
[21] Liebermann, Max
– Die Phantasie in der Malerei (La fantasia nella pittura), Bruno
Cassirer, 1916. Si veda https://archive.org/details/diephantasieinde00liebuoft)
[22] Corinth, Lovis - Das Erlernen der Malerei, cit., p. 9
[23] Corinth, Lovis – Selbstbiographie, Leipzig, Gustav Kiepenheuer Verlag, 1993, p. 216
.
[24] Zimmermann, Michael F. – Lovis Corinth, Munich, Verlag C.H. Beck, 2008
[25] Corinth, Lovis - Das Erlernen der Malerei, cit., p. 11
[26] Corinth,
Lovis - Das Erlernen der Malerei,
cit., p. 11
[27] Corinth, Lovis - Das Erlernen der Malerei, cit., p. 11
[28] Corinth, Lovis - Das Erlernen der Malerei, cit., p. 21. “Per riprodurre il nudo nelle sue giuste tonalità, faccio di
nuovo riferimento al modello iniziale, il gesso. Si consideri come se il nudo
(podio incluso) fosse tutto di gesso e si astragga da qualsiasi colore locale.”
Ed in seguito: “Per imparare, è meglio usare il colore ad olio. (…) Non ha la
corruttibilità dell’acquarello e del pastello, dove tutto già somiglia a
qualcosa, prima ancora di essere stato studiato minimamente. A causa di questa
corruttibilità del colore consiglio a chiunque stia studiando di rimanere il
più lungo possibile nel disegno.” (p. 40)
[29] Rodin, August – L’art, Entrétiens reunis par Paul Gsell, in particolare Le modelé, Éditions Bernard Grasset,
Parigi, 1911
[30] Rodin, August – L’art, Entrétiens reunis, quoted, ibidem.
[31] Von Lüttichau, Mario-Andreas – Paris! Ein Bild für den Salon! Paris?
Corinth zwischen Akademie und Avantgarde (Paris! A
picture fort the Salon! Paris? Corinth between Academy and Avant-garde), in: Lovis Corinth und die Geburt der Moderne
(Lovis Corinth and the birth of Modernity), a cura di Ulrike Lorenz,
Marie-Amélie zu Salm-Salm e Hans-Werner Schmidt, Bielefeldt, Kerber Verlag,
2008
[32] Purtroppo né il
testo della lettera né i suoi estremi sono citati nel saggio di Von Lüttichau.
[33] Corinth, Lovis - Das Erlernen der Malerei, cit., p. 14
[34] Corinth, Lovis - Das Erlernen der Malerei, cit., p. 16
[35] Corinth,
Lovis - Das Erlernen der Malerei,
cit., p. 16
[36] Corinth, Lovis - Das Erlernen der Malerei, cit., p. 75
[37] Corinth, Lovis - Das Erlernen der Malerei, cit., p. 10. Si veda inoltre la sezione “Modello e manichino” a partire
dalla pagine 93. “Il modello è l’espediente più importante per il pittore. Con
lui ci si aiuta negli anni formativi, e con lui le forme immaginative divengono
immagini effettive. (…) Se per lo studio il tipo di modelli è indifferente, ciò
non è vero per la pittura di immagini. (…) Se si ha la fortuna di conoscere
qualcuno che convenga all’immagine, lo si preferisca sempre ad un modello
professionista.”
[38] Corinth, Lovis - Das Erlernen der Malerei, cit., p. 46
[39] Corinth, Lovis - Das Erlernen der Malerei, cit., p. 10
[40] Corinth, Lovis - Das Erlernen der Malerei, cit., p. 42. Si veda anche p. 48: “La dura serietà [der strenge Ernst] deve continuare ad
essere perseguita anche nelle azioni realizzate di sfuggita.”
[41] Klinger Max - Malerei
und Zeichnung, Leipzig, Insel-Verlag, 1885. Si veda: https://archive.org/stream/malereiundzeich00klingoog#page/n8/mode/2up
[42] Morton, Marsha -"Malerei und Zeichnung": The
History and Context of Max Klinger's Guide to the Arts, in: Zeitschrift für Kunstgeschichte, volume
58, numero 4 (1995), pp. 542-569. Si
veda: http://www.jstor.org/discover/10.2307/1482810?uid=3737864&uid=2&uid=4&sid=21104391015331
[43] Corinth, Lovis - Das Erlernen der Malerei, cit., p. 41
[44] Corinth,
Lovis - Das Erlernen der Malerei,
cit., p. 41
[45] Corinth, Lovis - Das Erlernen der Malerei, cit., p. 41
[46] Corinth, Lovis - Das Erlernen der Malerei, cit., p. 36: “In primo luogo, il nudo deve essere visto non come uomo, ma
come oggetto puro. Se lo si vede in questo modo come cosa, che si può ripetere
nella creazione in altre forme ma sotto la stessa visione, potrà essere
utilizzato per creare una nuova forma”.
[47] Corinth, Lovis - Das Erlernen der Malerei, cit., p. 36.
[48] Corinth, Lovis - Das Erlernen der Malerei, cit., p. 36.
[49] Addirittura, lo
studio del nudo è uno dei motivi di ispirazione del libro: “Il mio lungo
periodo di studio, in seguito il lavoro intenso ad immagini ispirate alla
natura, in particolare alla rappresentazione del nudo, ed infine la mia
impegnativa attività come insegnante mi hanno sempre riportato al pensiero di
voler scrivere quel che so e che bisogna sapere.”(p. 7)
[50] Corinth, Lovis - Das Erlernen der Malerei, cit., p. 18
[51] Corinth, Lovis - Das Erlernen der Malerei, cit., p. 36
[52] Corinth, Lovis - Das Erlernen der Malerei, cit., p. 9
[53] È assai
sorprendente che, dopo aver dedicato una ventina di pagine all’anatomia,
Corinth faccia le seguenti considerazioni:
“Se qualcuno però mi chiedesse: la conoscenza dell’anatomia è
assolutamente necessaria per lo studio del disegno? Io risponderei: no. Infatti
– così come un uomo di gusto, che non abbia mai visto un corpo umano nudo, ciò
nonostante sa immediatamente che cosa possa essere sbagliato in un disegno,
allo stesso modo un principiante pieno di talento è in grado di prendere
istintivamente la decisione giusta secondo la propria sensibilità artistica. E
ciò sarebbe esattamente un segno della propria capacità naturale. Questa
conoscenza dell’anatomia è piuttosto utile a rendere plausibile ad altri e a se
stesso perché le cose possano essere disegnate in questo modo e non in un
altro”. (p .27)
[54] Corinth, Lovis
- Das Erlernen der Malerei, cit.,
p.29: “Per il disegno degli scorci è necessario separare le superfici, in modo
da chiarire quale sia la superficie a trovarsi ortogonalmente all’occhio. Per
produrre un corpo umano è perciò utile usare delle scatole, a seconda della
necessità.”.
[55] Corinth, Lovis - Das Erlernen der Malerei, cit., p.30
[56] Corinth, Lovis
- Das Erlernen der Malerei, cit.,
p.12: “Lo scorcio è la caratteristica speciale della pittura. Nessuno altro
ramo delle belle arti può altrimenti far riferimento ad essa. Tramite essa, si
realizza la caratteristica speciale della pittura: il superamento della
superficie e la creazione della profondità. È questo il motivo per il quale
questa disciplina è stata sempre coltivata da tutti i pittori con particolare
attenzione e passione. Come risaputo, il grande Michelangelo ha portato
quest’arte al livello più alto che mai si possa raggiungere e ha perciò
conferito alle sue figure una capacità spontanea di movimento che è
assolutamente stupenda.”
[57] Corinth, Lovis - Das Erlernen der Malerei, cit., p.35. “Infine bisogna dar risalto alla coltivazione
della superficie, che io ho voluto chiarire con l’aiuto della costruzione delle
scatole”
[58] Corinth, Lovis - Das Erlernen der Malerei, cit., p. 41.
[59] Si pensi alla
famosa lettera di Paul Cezanne ad Emile Bernard, del 15 aprile 1904:
“Permettemi di ripetere quel che vi ho detto qui: trattate la natura per mezzo
di un cilindro, di una sfera, di un cono, il tutto messo in prospettiva, in
modo tale che ciascun lato di un oggetto, di un piano, si diriga verso un punto
centrale. Le linee parallele all’orizzonte danno l’estensione (…). Le linee
perpendicolari a questo orizzonte danno la profondità. Ora la natura, per noi
uomini, è più in profondità che in superficie, da cui deriva la necessità
d’introdurre nelle nostre vibrazioni della luce – rappresentate dai rossi e dai
gialli – una somma sufficiente di blu, pe fare sentire l’aria”. Cezanne, Paul –
Correspondance, Bernard Grasset,
Parigi, 1978, p. 375.
[60] Corinth, Lovis - Das Erlernen der Malerei, cit., p.12. Il centro del capo è costituito dalla posizione
degli occhi.
[61] Corinth, Lovis - Das Erlernen der Malerei, cit., p.22. Viene citato Ingres, secondo il quale l’ombelico è
l’occhio del torso.
[62] Corinth, Lovis - Das Erlernen der Malerei, cit., p.20 e p 54. Corinth respinge esplicitamente l’idea che si
possa disegnare il corpo partendo dai suoi contorni (p. 21)
[63] Corinth, Lovis - Das Erlernen der Malerei, cit., p. 52
[64] Corinth,
Lovis - Das Erlernen der Malerei,
cit., p. 19 e p. 34
[65] Corinth, Lovis - Das Erlernen der Malerei, cit., p. 39
[66] Hans Peter – Das Literarische Figurenbild (L’immagine con figure di natura letteraria), in “Lovis Corinth 1858-1925. Gemälde und Druckgraphik“ (Lovis Corinth 1858-1925. Pittura e
grafica), Monaco, Prestel Verlag, 1975, pp. 76-92.
[67] Gohr,
Soegrfried – Das Figurenbild im Werk
Corinths, in: Lovis Corinth, Gemälde,
Aquarelle, Zeichnungen und druckgraphische Zyklen, Colonia (Lovis Corinth,
Pitture, acquarelli, disegni e cicli di grafica), catalogo di una mostra al
Wallraf-Richartz-Museum (10 gennaio-21 Marco), 1976
[68] Zimmermann, Michael F. – Lovis Corinth, cit.
[69] Lovis
Corinth und die Geburt der Moderne (Lovis Corinth e la nascita della modernitá), a cura di Ulrike Lorenz,
Marie-Amélie zu Salm-Salm e Hans-Werner Schmidt, Bielefeldt, Kerber Verlag,
2008
Nessun commento:
Posta un commento