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sabato 25 ottobre 2014

Da sabato 31 ottobre, la mostra 'Secessione e Avanguardia' alla Galleria nazionale d'arte moderna di Roma

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Secessione e Avanguardia
L'arte in Italia prima della Grande Guerra 1905-1915

Roma, Galleria nazionale d'arte moderna, 
31 ottobre - 15 febbraio 2015

a cura di Stefania Frezzotti 


Ferdinand Hodler, Il sentimento (1901-1902)

Da circa un anno questo blog dedica ampio spazio alla realtà delle Secessioni in tutta Europa e più in generali ai movimenti artistici che in qualche modo si richiamano alla tradizione e alla riscoperta delle tecniche artistiche medievali (che hanno la loro massima espressione nel Libro dell'Arte di Cennino Cennini). Per questo motivo ci sembra giusto fare uno strappo alla regola e dedicare un post all'apertura della mostra dedicata a 'Secessione e Avanguardia' (a cura di Stefania Frezzotti). La mostra si terrà alla Galleria nazionale d'arte moderna di Roma, dal 31 ottobre 2014 al 15 febbraio 2015. 

In genere, il turista non va a Roma per vedere la GNAM. Questo vuole essere anche un invito alla scoperta della Galleria e della sua splendida collezione permanente.

Per tutte le informazioni visitate il sito della GNAM: www.gnam.beniculturali.it/index.php?it/1/home

Qui di seguito si riporta il testo del comunicato stampa di presentazione della mostra. Le immagini allegate sono state fornite cortesemente dall'Ufficio Stampa della Galleria nazionale

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Con la mostra Secessione e Avanguardia. L'arte in Italia prima della Grande Guerra 1905-1915, la Galleria nazionale d'arte moderna intende approfondire un momento di particolare fervore innovativo all'interno della cultura artistica e letteraria italiana immediatamente precedente la prima guerra mondiale. Un periodo breve - ideologicamente segnato da contrasti politico-sociali e da un crescente nazionalismo - durante il quale artisti e critici si interrogano sui concetti di modernità e avanguardia.

Mentre l'Ottocento, il 'secolo lungo', moriva e con esso veniva meno l'entusiastica fiducia nel progresso della belle époque, una generazione di giovani artisti si poneva in contrapposizione al consolidato sistema ufficiale delle esposizioni (le mostre degli Amatori e Cultori a Roma, le Biennali a Venezia), contestando i criteri conservatori e selettivi che regolavano partecipazioni ed esclusioni, rivendicando libertà espressiva e autonomia di canali espositivi alternativi.

Come era già avvenuto a Monaco, a Berlino, a Vienna, gruppo di artisti italiani giovani e meno giovani sceglievano di associarsi nel comune segno della Secessione, sia interpretata, alla lettera, come separatismo, divisione netta e antagonistica, sia come manifestazione che raccoglieva le forze più innovative intorno a concetti modernisti, ma in cui non tardarono a penetrare elementi di avanguardia.


Aroldo Bonzagni, San Sebastiano 


La mostra della Galleria nazionale prende l'avvio dal 1905, anno in cui Gino Severini e Umberto Boccioni organizzano nel Ridotto del Teatro di Roma una Mostra dei Rifiutati la quale, benché non riuscisse pienamente nel tentativo di opposizione efficace alle esposizioni annuali degli Amatori e Cultori, costituì un primo germe di opposizione. Attraverso otto aree tematiche - che comprendono oltre 170 opere - il percorso si apre all'inizio del secolo nel clima del socialismo unitario, di cui Giuseppe Pellizza da Volpedo è precursore, raccolto a Roma intorno a Giovanni Cena, Duilio Cambellotti e Giacomo Balla, qui presente con il ritratto monocromo di Lev Tolstoj. Seguono gli artisti italiani che avevano avuto una significativa partecipazione alle esposizioni europee indipendenti o secessioniste: Gaetano Previati, ammirato per la spiritualità simbolista al Salone de la Rose-Croix e alla Internationale Kunstausstellung di Monaco; Medardo Rosso, che partecipa alla grande rassegna sull'impressionismo organizzata dalla Wiener Sezession nel 1903; Giovanni Segantini, presente sia al Salon du Group de XX a Bruxelles sia alle esposizioni della Secessione di Monaco e di Vienna, invitato dagli artisti stessi della cerchia klimtiana. 

Le esigenze di rinnovamento e di apertura internazionale si polarizzano fra il 1908 e il 1915 a Venezia e a Roma, nelle manifestazioni di Ca' Pesaro e della Secessione romana. Nella successione delle prime sale si può seguire l'intrecciarsi delle due manifestazioni. Dalle attività espositive della Fondazione Bevilacqua La Masa, che nel 1913 sono sospese perché troppo "eversive" rispetto alla Biennale veneziana, emergono Gino Rossi, Tullio Garbari, Ubaldo Oppi, Vittorio Zecchin, Guido Marussig, ma soprattutto Arturo Martini e Felice Casorati, che imprimeranno un segno incisivo nello sviluppo dell'arte italiana degli anni venti-trenta del secolo. La varietà dei riferimenti del gruppo di Ca' Pesaro spazia dalla secessione viennese al primitivismo, dal paesaggismo nord-europeo a Gauguin e al sintetismo di Point-Aven, ma anche al nuovo, rappresentato dalle opere prefuturiste di Boccioni, al quale nel 1910 viene dedicata una mostra individuale.

Ivan Meštrović, Guerriero con la lancia (1911)


La Secessione romana denuncia fin dalla denominazione - "Esposizione Internazionale d'Arte della Secessione" - la volontà di riallacciarsi programmaticamente agli analoghi movimenti di area tedesca e austriaca, proponendo al tempo stesso un più marcato collegamento alle ricerche artistiche europee recenti nel tentativo di sprovincializzare la cultura italiana. Desta un vivo scalpore nel 1913 la sala dell'arte francese che, a distanza di tre anni dalla mostra al Lyceum di Firenze, in cui era esposto per la prima volta un dipinto di Vincent Van Gogh (quel Giardiniere ora alla Galleria nazionale), presenta una rassegna dell'arte francese che parte dall'impressionismo per arrivare alle ultime tendenze, con artisti come Pierre Bonnard, Félix Vallotton, Édouard Vuillard, Kees van Dongen. L'area mitteleuropea è rappresentata dal simbolismo di Franz von Stuck e dello svizzero Ferdinand Hodler, il quale confluisce nel 1900 nella Secessione viennese e monacense; nel 1914 arriva a Roma l'attesissimo nuovo gruppo austriaco capeggiato da Gustav Klimt (fra gli esponenti Kolo Moser e Egon Schiele). Del tutto eccezionale la presenza a Roma degli artisti russi del Mir Iskusstva (o Mondo dell'Arte, di cui fanno parte Filipp Andreevič Maljavin e Igor’ Emmannuilovič Grabar’), gruppo artistico espressione dell'omonima rivista fondata nel 1898 a Pietroburgo da Sergej Djagilev, rifondato nel 1910 da Nikolaj Rerich.

Anche a Roma, come a Venezia, si evidenziano tendenze diverse con piena libertà espressiva: dalle interpretazioni elegantemente mondane del divisionismo di Camillo Innocenti, Arturo Noci, Plinio Nomellini, alle novità plastiche di Roberto Melli, fino ad accogliere artisti provenienti da Ca' Pesaro: Mario Cavaglieri, Lorenzo Viani, Zecchin, i 'ribelli' Rossi, Casorati, Martini. Nelle ristrettezze del clima bellico calano infine le presenze straniere nelle ultime edizioni, mentre si affermano i giovani Felice Carena, Pasquarosa Bertoletti, Armando Spadini.


Umberto Boccioni, Idolo moderno (1911)

La dirompente novità dei Futuristi, ambiguamente emarginati dalle secessioni romane, trova una propria sede nella Galleria Permanente Futurista di Giuseppe Sprovieri, che nel 1914 ospita esponenti europei dell'astrattismo-futurismo, fra i quali i russi Alexander Archipenko e Aleksandra Ekster, saldando la circolarità espositiva delle tendenze in atto. La Galleria Sprovieri è il vero laboratorio sperimentale, sfidando il pubblico e la critica con le opere di Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Luigi Russolo, Carlo Carrà, Gino Severini e del primo Depero.

Ca' Pesaro e Secessione romana rappresentano quindi i poli di un'avanguardia 'moderata', contrapposta all'avanguardia radicale del Futurismo, che intende incidere in maniera rivoluzionaria sul linguaggio artistico, sulla psiche dell'uomo moderno, sulla realtà politica. La mostra si chiude sulla tabula rasa che il conflitto mondiale attua nei confronti di ogni aspirazione avanguardista, inglobandone lo slancio vitale. All'entusiastico interventismo futurista, alla nuova, modernissima iconografia della guerra nelle "dimostrazioni patriottiche" di Cangiullo, Marinetti, Balla, si contrappone la poetica del silenzio e dell'assenza, presagio del dramma imminente, del primo De Chirico.

L'iniziativa rientra nel Programma ufficiale delle commemorazioni per il centenario della Grande Guerra della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Struttura di Missione per gli Anniversari di interesse nazionale. 

Fonte: Comunicato Galleria nazionale d'arte moderna






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