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venerdì 28 marzo 2014

Susanna Avery Quash. The Travel Notebooks of Sir Charles Lock Eastlake. The Walpole Society, 2011

Ritratto di Sir Charles Lock Eastlake. The National Gallery
London, © National Gallery Libraries and Archive


Susanna Avery-Quash
The Travel Notebooks 
of Sir Charles Lock Eastlake

The Walpole Society, 2011



Charles Lock Eastlake fu il primo Direttore della National Gallery di Londra (1855-1865). Il suo nome è legato indissolubilmente alla modernizzazione del museo e all’ampliamento delle collezioni, tramite un’incessante attività di acquisizione di opere, soprattutto di Antichi Maestri italiani. Per tutte le informazioni sulla vita, la formazione, il pensiero di Eastlake e la situazione politica e culturale in cui maturò la sua nomina a Direttore si veda Susanna Avery-Quash e Julie Sheldon. 'Art for the Nation. The Eastlakes and the Victorian Art World'. The National Gallery, 2011.

I viaggi di Eastlake e le sue impressioni sui quadri che vide sono testimoniati dai 36 taccuini autografi che sono giunti sino a noi e che sono oggi conservati presso gli Archivi della National Gallery. Nel 2011 la Walpole Society ha pubblicato in due volumi una splendida edizione critica dei taccuini, a cura di Susanna Avery-Quash. Si tratta del risultato di almeno sei anni di lavoro. Personalmente – fermo restando che successivamente i due volumi saranno descritti meglio – ritengo di aver avuto fra le mani poche volte volumi di questa qualità e di questa ricchezza contenutistica.

I Taccuini del 1852 di Eastlake's, © National Gallery Libraries and Archive


I taccuini di viaggio di Eastlake: ‘idoneità’ e ‘inidoneità’ dei quadri

Come detto, i taccuini di viaggio giunti sino a noi sono 36. In Appendice I li si può trovare elencati dal primo all’ultimo, con note sulle località toccate o su altri argomenti che vi sono trattati. Basta dare un’occhiata, per capire che Eastlake è andato veramente dappertutto, dedicandosi infaticabilmente alla sua missione (e del resto, la morte lo colse nel corso di un viaggio italiano, nel 1865). 

Cosa sono i Taccuini? Non pensate in alcun modo a qualcosa che abbia a che fare coi viaggi modello Grand Tour, o a una serie di scritti che raccolgano impressioni sulle località visitate, i loro abitanti, le loro culture e abitudini. Sotto questo punto di vista i Taccuini sono di un’aridità straordinaria. Basti pensare che gli anni in cui Eastlake viaggia sono fondamentali per la storia italiana: fra il 1859 (II guerra d’Indipendenza) e il 1861 (Unità d’Italia) l’Italia è scenario di conflitti e di esperienze indelebili come la spedizione dei Mille. Di tutto ciò (va peraltro detto che un taccuino del 1860 è mancante) nei quaderni del Direttore della National Gallery non compare nulla (se non, come vedremo, qualche riga scritta in un tenore del tutto distaccato).

I Taccuini sono uno strumento di lavoro di Eastlake, ovvero il luogo in cui ogni sera, Charles trascrive quanto si è annotato (su fogli sciolti o su cataloghi e guide a stampa, qualora ve ne siano di esistenti) sui quadri che ha visto in giornata. Lo stile è asciutto, secco; le abbreviazioni (il tempo è poco e la carta non tanta) abbondano; nei giudizi non si concede mai nulla all’entusiasmo. Il fine ultimo di Eastlake è capire se ogni quadro sia “idoneo” (“eligible”) o “non idoneo” (“not eligible”) per essere eventualmente comprato o non comprato dalla National Gallery. I Taccuini, insomma, sono una straordinaria banca-dati su carta, che Eastlake naturalmente usa successivamente come promemoria e strumento di consultazione. In un prossimo post pubblicheremo la traduzione italiana del commento che Susanna-Avery Quash dedica alla questione della “eligibility” dei quadri.

Sir Charles Eastlake, Taccuino 18 (anno 1858), f. 13 v
© The National Gallery, London
La cronologia dei Taccuini

È necessario fare alcune precisazioni. L’idea dei Taccuini non nasce con l’elezione alla Direzione della National Gallery (1855). Dei 36 taccuini che ci sono rimasti, uno (il primo) è senza data, ma, da evidenze interne, risulta chiaramente che è stato scritto alla fine del 1830. Peraltro, nel Memoir che premette alla seconda edizione dei Contributions to the Literature of the Fine Arts (1870), Elizabeth Rigby (la vedova) cita brani da un taccuino precedente, del 1828, andato perduto. All’epoca, Charles viveva in Italia, a Roma, da più di dieci anni. 

Difficile dire se e quando Eastlake abbia deciso di tenere memorie scritte dei suoi viaggi. Scrive l’autrice:

“The very idea of keeping a notebook was inspired by the example of Sir Joshua Reynolds, whom Eastlake venerated, not only as a father of the English School of painting, but as a writer and thinker of distinction… Eastlake’s tour of northern European galleries made in 1828 followed in the footsteps of Reynolds, whose notes of a journey made in 1781 had been published in 1797 as The Journal of a Tour through Flanders and Holland” (p. 12) [1] . 

Ciò che personalmente faccio fatica a comprendere è come mai Eastlake non abbia utilizzato lo stesso “metodo” prima, ovvero da quando si trasferì a Roma, nel 1816 (dove rimase per quattordici anni), se non per il patrimonio romano, che aveva comunque modo di riscontrare visivamente tutti i giorni, quanto meno per i viaggi che compì in quel periodo (è documentato un viaggio di tre mesi in Grecia, ed ancora visite a Napoli, a Malta e in Sicilia). Peraltro, non è affatto escluso che Eastlake abbia tenuto dei taccuini in quel periodo. Ciò di cui dobbiamo prendere atto, tuttavia, è che conosciamo gli anni romani di Eastlake in maniera del tutto insufficiente. 

Si diceva che il primo taccuino a noi giunto è della fine del 1830. Il secondo è del 1852. Ci sono ventidue anni di differenza. Anni che Eastlake trascorse quasi sempre nel Regno Unito, salvo viaggi isolati. Anche qui, è difficile credere che nulla sia stato scritto. Insomma, l’impressione è che, al di là delle lacune individuate per il 1828 e all’interno della serie cronologica dal 1852 al 1865 (segnalate in Appendice I) vi potesse essere altro, e che questo altro sia andato perso.


Interessi ed itinerari

Un primo riscontro del contenuto dei Taccuini dimostra come la tipologia dei medesimi cambi negli anni. Il taccuino del 1830, ad esempio, è il taccuino di un pittore con interessi teorici e pratici. E’ aperto da annotazioni sulla pittura veneziana (uno dei grandi amori di Eastlake, che aspirava a una ‘pittura alta’ da collocarsi fra Tiziano e Raffaello); vi compare un interessante tentativo di determinare come le diverse condizioni di luce dei luoghi in cui vissero Giorgione e i Bassano abbiano avuto poi riflessi nel loro modo di dipingere il paesaggio (una chiara eco della Teoria dei colori di Goethe, che Eastlake tradurrà in inglese nel 1840); e, soprattutto, compare, alla fine del taccuino, una ventina di ricette su colori e vernici che si voleva utilizzate da Tiziano, Parmigianino, Correggio, Giorgione per le loro realizzazioni. L’interesse per le tecniche artistiche – l’interesse di un pittore che guarda con estremo interesse al colorismo del Nord Italia e veneto in particolare – è dunque precocissimo. Sfocerà, come ben noto, nei Materials for a History of Oil Painting (1847). 

Il secondo taccuino è del 1852. Eastlake è divenuto Presidente della Royal Academy (1850). I contenuti dei taccuini dal 1852 al 1854 compresi sembrano risentire del ruolo ricoperto. Il viaggio diventa anche occasione di riflessione su aspetti che saranno poi richiamati da Eastlake nell’ambito della sua attività accademica. Si va quindi dalle note sui colori caldi e freddi, che partono dall’esame della pittura di Rubens (una delle grandi passioni del Presidente), agli appunti sulle tecniche pittoriche (olio e tempera), alle riflessioni su generale e particolare in pittura e a quelle su luce e colore. 

Dal 1855 le riflessioni teoriche diminuiscono e si fa preminente l’interesse per l’esame e la rendicontazione dei quadri. Dal 2 luglio Eastlake è il primo Direttore della National Gallery. Il 22 agosto è a Parigi (da dove comincia il suo viaggio annuale) e fa capire subito qual è divenuto il suo ruolo visionando il primo quadro, un San Sebastiano attribuito a Leonardo da Vinci presso collezione privata:

“…On the whole I consider this picture certainly not by Leonardo; I am inclined to think it by Beltraffio [n.d.r. è un Bernardino Luini oggi a San Pietroburgo]… I should not consider it a desirable acquisition for the N. Gallery at that sum” (p. 239).

Dal giorno in cui si insedia alla National Gallery l’obiettivo di Eastlake è farne un museo che mostri in maniera completa ed esaustiva lo sviluppo delle scuole pittoriche europee, con particolare riferimento all’arte italiana. Da qui innanzi tutto il motivo per cui l’Italia è sempre tappa obbligata dei viaggi e la ragione della classificazione dei quadri – che ricorre spessissimo nei Taccuini – in ‘idonei’ o ‘non idonei’ all’acquisto. Come detto, sarà la stessa autrice a spiegarci quali furono i criteri seguiti da Eastlake per decidere in merito.

Scorrendo rapidamente la destinazione dei viaggi di Eastlake si notano almeno due diverse tipologie di movimento: l’escursione diretta, palmo a palmo del territorio (ad esempio, il viaggio paese per paese in Umbria e nelle Marche del 1858, o quello in Friuli del 1863) ed il ripetersi invece di alcune tappe “fisse”, come ad esempio Milano, Venezia, Bologna.

Non vi sono, ovviamente, solo motivazioni di natura logistica (tutti i viaggi peraltro erano ampiamente preceduti dalle escursioni del Traveller Agent della National Gallery, Otto Mündler, in maniera tale che – nei limiti del possibile – le perdite di tempo fossero il più possibile contenute). Semplicemente in queste città Eastlake aveva uomini di fiducia, commercianti, antiquari, restauratori, amici, che spesso si ponevano come intermediari fra il potenziale acquirente e chi voleva vendere (molto spesso i venditori erano nobili che abbisognavano di denaro); sicché non è difficile immaginare che i nomi più importanti di questo milieu funzionassero a loro volta da setaccio per la rete di Eastlake operando una prima scrematura delle proposte e sottoponendo poi un numero contenuto di opere all’attenzione del Direttore della National Gallery. Le oltre 40 pagine (sic) del secondo volume della presente edizione, dedicate all’indice dei collezionisti e dei venditori con cui Eastlake entra in contatto nel corso dei viaggi esprimono da sole la vastità del suo operato. Intendiamoci: il Direttore sapeva benissimo di chi fidarsi e di chi no. A Milano, ad esempio, il quartier generale di Eastlake è – di fatto – lo studio del Cavalier Giuseppe Molteni, pittore (mancato), restauratore (famosissimo), Direttore di Brera dal 1861 al 1867. Presso il suo studio a Brera Eastlake o Mündler incontravano i potenziali venditori e conducevano le trattative. Naturalmente, oggi potremmo storcere il naso sul fatto che il Direttore di un’Accademia ospitasse e anzi coadiuvasse il Direttore di un museo straniero nell’acquisto di opere italiane destinate a finire all’estero. Ma tant’è; e comunque Molteni fu uomo di fiducia per Eastlake. Presso lo studio di Molteni ad Eastlake poteva capitare di incontrare anche Antonio Fidanza, pittore, restauratore e noto falsario. Così lo descrive Sir Charles nei suoi Taccuini – facendoci capire di essere uomo scaltro e capace di distinguere chi gli stesse di fronte -: 

“The forgeries of the Fidanza family (father & son – the son [n.d.r. Antonio] is now nearly 80 - are proverbial – A St Michael delicately executed but belonging to a school of central Italy has an admirably imitated inscription “Andreas Mantinea &c” (taccuino 28, f. 5v; p. 561 nell’edizione moderna) [2].

S’è detto che non c’è nulla di casuale negli itinerari di Eastlake. La mappa a p. 79, riferita alle località italiane visitate chiarisce immediatamente quali siano le aree preferite: la Lombardia, il Veneto e il Friuli, l’Emilia, la Toscana, l’Umbria e le Marche. I soggiorni a Roma (che pure doveva conoscere a memoria) sono soltanto tre, in anni consecutivi (dal 1856 al 1858); il primo tuttavia dura due settimane. Una sola visita a Napoli e dintorni. Per il resto tutta l’Italia meridionale è completamente tagliata fuori. Naturalmente non sappiamo il perché di queste scelte: probabilmente si tratta di una combinazione di gusto personale, scuole ricercate per essere rappresentate nella National Gallery, affidabilità degli interlocutori commerciali e facilità nell’acquisto e nell’esportazione dei quadri. La legislazione pontificia, ad esempio, almeno per quanto riguarda Roma, sembra essere sufficientemente stringente. Così non è per i territori sotto l’Austria-Ungheria (la Lombardia fino al 1859 e il Veneto per tutto il tempo dei viaggi – l’annessione all’Italia è in seguito alla III guerra d’Indipendenza del 1866): qui il commercio di opere d’arte e in special modo la cessione da parte dei ceti nobiliari non viene ostacolata dall’amministrazione imperiale, che, presa in altre faccende, non ha interesse ad inimicarsi l’aristocrazia locale.

Una pagina del passaporto di Sir Charles Lock Eastlake, 1859-1865.
© The National Gallery, London
Certo è che la frequenza con cui Eastlake valica confini per vedere quadri è impressionante; ancora più impressionante il fatto che i confini cambino, che la storia scorra davanti agli occhi del Direttore della National Gallery e che lui continui nei suoi viaggi come se nulla fosse, qualsiasi sia la forma di governo del paese in cui si trova a muoversi; c’è da chiedersi cosa Eastlake pensasse dei sommovimenti italiani, della creazione del Regno d’Italia, dell’avventura garibaldina. Si rimane delusi. La II guerra d’Indipendenza scoppia il 27 aprile 1859 e si conclude ufficialmente il 12 luglio 1859, vedendo francesi, piemontesi ed austriaci combattere in Piemonte prima e in Lombardia poi. Eastlake è a Venezia (quindi sul versante austro-ungarico) l’8 settembre 1859, a Milano il 15 settembre (chiunque, al posto suo, non sarebbe nemmeno partito). Non si può nemmeno dire, storicamente, che in quel momento Milano sia Italia. L’armistizio di Villafranca ha comportato la cessione della Lombardia dall’Austria alla Francia di Napoleone III, che però non ha ancora ceduto i territori ai Savoia. Si discute sulla mancata cessione del Veneto, sui governi filo-sabaudi insediatisi a Parma, in Toscana etc che Napoleone non vuole siano annessi al Regno del Piemonte, sulla cessione alla Francia da parte dei Savoia stessi di Nizza e Monferrato. Lo sbocco politico della trattativa si avrà solo nei primi mesi del 1860, quando peraltro la spedizione dei Mille provocherà una drammatica accelerazione del processo di unificazione. E’ facile immaginare che il caos sia totale. In mezzo a tutta questa confusione, Eastlake arriva a Milano e apre il suo taccuino (il 23) con una nota su due quadri visti presso lo studio di Molteni, come se nulla fosse. 

L’unica concessione a tutte le vicende belliche italiane di quegli anni, e degli anni a venire, è una nota che compare sempre nel taccuino 23, fra un Macrino d’Alba e un Borgognone, scritta in uno stile secco, molto simile a quello con cui vengono descritti i quadri [3] 

Ma lo ripeto, tutto ciò non deve sminuire il lavoro di Eastlake, che era quello di reperire quadri ‘idonei’ per la National Gallery. Anzi, semmai, è da ammirare come quest’uomo continuasse imperterrito la sua attività senza tener in alcun conto queste (e molte altre) difficoltà.


I disegni

Non possiamo tacere dei disegni. I taccuini sono costellati da una moltitudine di schizzi che sono posti all’interno del testo. Stiamo parlando di un migliaio di schizzi di dimensioni minime (molto spesso di due o tre centimetri appena) e che hanno anch’essi il compito di ricordare meglio dettagli. Può capitare che ad essere disegnate siano semplicemente iscrizioni, ma molto più spesso si tratta del gesto di una mano, di un volto, della maniera in cui una figura è atteggiata o di un particolare del paesaggio. Quando si parla di conoscitori e di disegni, la prima cosa che viene in mente sono i disegni di Cavalcaselle. Siamo lontani anni luce, sia chiaro. Peraltro, dobbiamo ricordare che si tratta sicuramente di disegni su disegni (nel senso che Eastlake non prende appunti direttamente sui taccuini, ma trascrive tutto la sera, compresi gli schizzi che ha tracciato nel corso della giornata. Se un paragone si deve fare è quello coi disegni di Giovanni Morelli (si vedano I Taccuini manoscritti di Giovanni Morelli, a cura di Jayne Anderson. Federico Motta editore, 2000), che però sono infinitamente meno. 

Uno schizzo dal Taccuino 4 (1852). Dimensioni originali cm 2,2 x 2,4
© National Gallery Libraries and Archive

Un altro schizzo dal Taccuino 4 (1852). Dimensioni originali cm 1,5 x 1,4
© National Gallery Libraries and Archive

La connoisseurship

Era inevitabile finire per parlare della connoisseurship di Eastlake, Con una sintesi particolarmente felice, parlando dei conoscitori (nel cui novero a ragione si inseriva), Elizabeth Rigby, la vedova Eastlake, scriveva che ad essi serviva ‘something of the astuteness of the lawyer, the accurate power of diagnosis of the physician, and the research of the antiquary and historian; all summed up in an art which most of us are practising every day, more or less consciously – the art of comparison’ (p. 24).

Avery-Quash riesce brillantemente a enucleare alcuni tratti che caratterizzavano Eastlake come conoscitore: si va naturalmente dall’ispezione oculare (che Eastlake, come abbiamo detto, esercitò infaticabilmente) alla frequentazione e al confronto con altri conoscitori. Una menzione particolare merita il rapporto con Giovanni Morelli, di cui Eastlake ebbe sempre stima incondizionata, considerandolo il migliore nel campo; una menzione particolare perché in qualche modo il Direttore della National Gallery sembra aver mutuato qualcosa del ‘metodo scientifico morelliano’, cercando ad esempio di avere attenzione a quei dettagli così caratteristici dello stile di un pittore da essere presenti anche se non intenzionali; a quelle cioè che Morelli chiama idiosincrasie di un artista (ed Eastlake definisce come ‘leading features’). Del confronto fra i taccuini di Eastlake e quelli di Morelli con riferimento al patrimonio artistico delle Marche (dove il primo viaggiò nel 1858 e il secondo nel 1861) parleremo in un prossimo articolo. 

Vale la pena peraltro sottolineare il ricorso ad altri mezzi come la grafica di riproduzione (a volte Eastlake accompagnava i suoi rapporti ai Consiglieri della National Gallery con incisioni delle opere di cui si stava parlando) e addirittura, in via pionieristica, alla fotografia (da parte sua Eastlake vide con favore e autorizzò volentieri la prime riproduzioni fotografiche di opere d’arte custodite nel museo che dirigeva).

Qualche parola in più – anche perché sinora non ne abbiamo mai parlato – merita la sua sterminata biblioteca. La passione per i libri era seconda probabilmente solo a quella per i quadri. Sir Charles comprava libri dappertutto e catalogava diligentemente tutti i volumi che possedeva, in maniera tale da poterli consultare in caso di bisogno (ci sono situazioni in cui addirittura Eastlake, all’estero, scrive a collaboratori in patria dicendo loro di andare a consultare per lui un determinato libro che aveva in biblioteca). Che Eastlake fosse orgoglioso del suo patrimonio librario è poco, ma sicuro. Il valore della biblioteca era peraltro noto a tutti, tant’è che la National Gallery provvide già nel 1869 ad acquistarla in blocco. Nel 1872 George M. Green pubblicò il catalogo ufficiale del fondo librario di Eastlake (Catalogue of the Eastlake library in the National Gallery). La versione moderna del catalogo è stata curata da Susanna Avery-Quash e, grazie alla fruttuosa collaborazione fra National Gallery e Fondazione Memofonte è consultabile dal 2012 sul sito della Fondazione stessa [4]. Sempre Susanna Avery-Quash ha pubblicato su Studi di Memofonte (10/2013) un saggio importante sulla biblioteca di Eastlake intitolato The Eastlake’s Library: Origins, History and Importance [5].

Ma senza ombra di dubbio ciò che caratterizza in maniera unica la connoisseurship di Eastlake è il suo straordinario bagaglio di esperienza nell’ambito delle tecniche artistiche: “He invested effort into studying the way artists prepared paint and applied it to their panels and canvases because, in his opinion, this was the surest and most efficient way of gaining a true understanding of what distinguished the work of different artistis and schools” (p. 24). Così, in merito ad un dipinto di Callisto Piazza Eastlake scrive: 

“sharp white l[ights] here and there particularly in wh[ite] drapery – impasto free – sometimes in flesh swept up to outline & in parts accidentally loaded next outline… a liquid somewhat minute oily touch with edgy lights on up[per] lip, on nostril in hair.

This sort of description of the artist’s touch – of the thickness and oiliness of paint and of the way it relates to the contours – singles out Eastlake’s connoisseurship, revealing it to be influenced not only by his own practice as a painter but also his lifelong study of painting technique” (p. 24).


L’edizione moderna dei Taccuini di Eastlake

L’edizione che nel 2011 la Walpole Society ha dato alle stampe come settantreesimo annuario della sua storia è divisa in due volumi. Ho difficoltà a parlarne in termini non entusiastici [6]. Provo a ricapitolarne i contenuti:

Volume I:

· Introduzione di Susanna Avery Quash;

· Indice Generale dei contenuti dei taccuini [lo trovate di fatto riportato in Appendice I];

· Riepilogo degli itinerari di Eastlake con località toccate e collezioni visitate;

· Tre mappe degli itinerari di Eastlake dedicate rispettivamente a a) Francia e Spagna, b) Europa del Nord, c) Italia (mappe ricavate con l’assistenza di Antonio Mazzotta);

· Trascrizione dei Taccuini


Volume II

· Riproduzione fotografica di tutti i disegni presenti nei taccuini. La presenza dei disegni (un migliaio, di dimensioni contenute, ma comunque molto diverse fra loro) ha posto la curatrice di fronte a una scelta drastica: riprodurre i taccuini fotograficamente oppure ricomporre i testi separando da essi gli schizzi. Naturalmente all’interno della parte scritta compaiono rimandi puntuali alle immagini che possono essere così consultate agilmente tenendo un volume accanto all’altro. Una scelta azzeccatissima. 

· Glossario delle abbreviazioni: Eastlake scrive di fretta e, per risparmiare tempo e spazio, usa centinaia di abbreviazioni che vengono appunto sciolte (finché possibile) nel presente glossario, indispensabile per comprendere il testo.

· Glossario delle parole straniere usate da Eastlake: trattandosi per la maggior parte di termini italiani a un lettore come il sottoscritto non creano problemi. Cosa diversa per chi parli altre lingue.

· Lista degli errori grammaticali: Avery-Quash arriva a supporre che Eastlake fosse in una qualche misura disgrafico, posto che commette banali errori di scrittura di alcuni termini inglesi. I termini corretti sono presentati in questa lista.

· Lista dei collezionisti e dei mercanti incontrati da Eastlake all’estero.

· Lista dei quadri comprati da Eastlake in Europa per la National Gallery fra 1855 e 1865.

· Estratto dal Memoir premesso da Lady Eastlake nel 1870 alla seconda edizione dei Contributions to the Literature of the Fine Arts. Comprende brani tratti dal primo taccuino di Eastlake, quello del viaggio del 1828, oggi perduto.

· Trascrizione dei rapporti fatti pervenire annualmente da Eastlake ai Consiglieri della National Gallery come resoconto dei viaggi e delle azioni intraprese. Spesso i rapporti contengono preziose informazioni sui giudizi espressi dal Direttore (a volte non presenti nei Taccuini, che hanno natura di promemoria personale).

· Lista delle Guide annotate da Eastlake nel corso dei suoi viaggi. Come detto all’inizio, Sir Charles era solito viaggiare portandosi dietro – se ne esistevano – guide di musei o di città su cui annotava di getto le sue osservazioni che poi ricopiava sui taccuini la sera. Qui viene presentata la lista delle sole guide annotate da Eastlake (e non di tutti i titoli che componevano la sua biblioteca). Lista redatta con l’assistenza di Elspeth Hector.

· Indice generale delle persone, delle cose e delle città.

· Indice degli artisti e delle loro opere visionate da Eastlake. L’indice degli artisti segue le attribuzioni di Sir Charles, fermo restando che attribuzioni diverse intervenute successivamente sono segnalate, così come è segnalata l’attuale collocazione delle opere, se nota. L’indice (magnifico) è stato redatto in collaborazione con Giovanni Agosti, Sara Poretti e Valentina Urizzi. 


NOTE 

[1] E’ necessario un chiarimento: quando parliamo di “ispirazione” reynoldsiana in merito ai taccuini di Eastlake facciamo riferimento appunto al testo che riguarda il viaggio nelle Fiandre e in Olanda e che può essere letto qui, a partire da p. 245:


Tutt’altra cosa sono i dieci taccuini di Reynolds che documentano il suo viaggio italiano fra 1750 e 1752; in tal caso siamo di fronte a documenti innanzi tutto visuali, in cui il disegno ha parte preponderante e il cui scopo specifico appare appunto quello di mutuare modelli compositivi da inserire, rielaborare ed utilizzare per il proprio lavoro d’artista. Uno di questi dieci taccuini (201 a 10) è stato recentemente oggetto di edizione critica da parte di Giovanna Perini Folesani. Si veda Giovanna Perini Folesani, Sir Joshua Reynolds in Italia (1750-1752). Passaggio in Toscana. Il taccuino 201 a 10 del British Museum, Firenze, 2012.

[2] Che Eastlake consideri Antonio Fidanza poco più che un ciarlatano è chiaro peraltro dal taccuino 6 del 1854. Egli annota (f. 7v; p. 207 edizione moderna): “When at Milan Fidanza finding I was the author of a book (Materials) which he studied much immediately confided what he fancied was a secret & which Mrs Merrifield tried to obtain from him in vain). He says that when young he found directions respecting the vehicle of the Venetian behind a picture by Giorgione” etc… Fidanza cioè si pone come il classico millantatore che confida in segreto a Eastlake quanto non aveva voluto dire alla Merrifield, senza sapere che, in linea di massima, la Merrifield era venuta in Italia su incoraggiamento di Eastlake.

[3] La riportiamo:

“In the cemetery at Melegnano one trench contained 350 Zouaves another large & deep pit above 1000 bodies… The South west corner of the enclosure (South side) on the side of the town was broken through by the Austrians when they wished to retire to the Town [n.d.r. Milano] but the French were too quick for them & they were made prisoners. The cemetery is a square enclosure walled all round except where the iron barred gates are.

In the North East corner [on] a small [wooden] stuck in the ground is written “Ici reposent les Officiers du 33.e” & on the wall near is a permanent tablet – incised gilt letters on block stone – “À la mémoire de MM. Descubes chef de Bataillon, Combes Capitaine, Carbuccia Lieutenant, Bonnel et André Sous Lieutenants, morts au Champ d’Honneur au combat de Melegnano le 8 Juin 1859 – Leurs Comarades du 33e de Ligne”.

Portions of a shot were shown by a priest – It had fallen in their convent – [hollow &] bottle shaped – the heel circular sides [curved] conical one apart showed the winding to fit a screw stopper – outside a projection (there are two in each shot) to fit into the grooves of the rifled canon.

At the entrance of Melegnano the houses (almost all on one side) completely covered with shot marks large & small – most of them in a slanting direction, showing whence the attack was directed.” (Taccuino 23, f. 4v; pag. 503 dell’edizione moderna).



[6] Non l’ho mai fatto. Lo farò ora: se volete acquistare i volumi (80 sterline spese bene) l’indirizzo mail da utilizzare è publishingservices@charlesworth-group.com



APPENDICE I) Lista dei taccuini, itinerari e località visitate, argomenti vari

Taccuino 1 Senza data (ma fine del 1830)

Note sulla tecnica della pittura veneziana, Treviso, Castelfranco Veneto, Note su Giorgione e i Bassano, Bassano del Grappa, Feltre, Belluno, Pieve di Cadore, Note su Tiziano, Cividale del Friuli, San Daniele del Friuli, Villach, Conegliano, Pordenone, Vittorio Veneto (Ceneda), Udine, Cividale del Friuli, San Daniele del Friuli, Monaco, Vienna, altre Note su Giorgione, Ricette per vernici, pulitura dei quadri e pigmenti

Taccuino 2 Anno 1852

Note su colori caldi e freddi, Anversa, Colonia

Taccuino 3 Anno 1852

Note su tecnica della pittura, Berlino, Dresda, Note sulla descrizione dei quadri

Taccuino 4 Anno 1852

Dresda (continuazione), Vienna, Venezia

Taccuino 5 Anno 1852

Venezia (continuazione), Treviso, Castelfranco Veneto, Venezia, Verona, Venezia, Verona, Monaco, Francoforte, Bruges, Gand

Taccuino 6 Anno 1854

Note su generale e particolare in pittura, Note su colore e luce in pittura, Parigi, Basilea, Milano, Brescia, Padova, Milano e Note fornite da Fidanza, Venezia, Vicenza, Mantova, Milano, Mantova, Brescia

Taccuino 7 Anno 1854

Bergamo, Mannheim, Parigi

Taccuino 8 Anno 1855 

Parigi, Strasburgo, Karlsruhe, Bergamo, Milano, Pavia, Milano, Parma, Milano, Firenze, Pisa, Firenze, Bologna, Lucca, brevi note su collezioni di Pisa, Milano, Colonia, Aachen e Stoccarda

Taccuino 9 Anno 1855

Lucca, Ferrara, Rovigo, Padova, Venezia, Monaco, Francoforte

Taccuino 10 Anno 1856 

Parigi, Lione, Marsiglia, Roma

Taccuino 11 Anno 1856

Narni, Spoleto, S. Giacomo di Spoleto, Trevi, Foligno, Spello, Assisi, Perugia, Città di Castello, Borgo Sansepolcro, Arezzo, Castiglion Fiorentino, Cortona, Siena

Taccuino 12 Anno 1856

Siena (continuazione), Firenze, Prato, Pistoia, Pisa, Firenze, Pisa, Genova

Taccuino 13 Anno 1856

Genova (continuazione), Torino, Milano, Brescia, Vicenza, Venezia, Treviso, Venezia, Monaco, Colonia

Taccuino 14 Anno 1857

Malines, Note sulle collezioni di Lovanio, Hannover, Braunschweig e Darmstadt, Colonia, Francoforte, Note sulle collezioni di Monaco e Söder, Francoforte (continuazione), Note sulla Pinacoteca di Stoccarda, Pommersfelden, Mannheim, Karlsruhe, Mannheim, Darmstadt, Heidelberg, Stoccarda, Bergamo, Milano, Genova, Pisa, Roma

Taccuino 15 Anno 1857 

Roma (continuazione), Siena, Sinalunga, Cortona, Arezzo, Firenze, Volterra, San Gimignano, Monteoliveto, Bologna, Ferrara, Rovigo, Padova, Pesaro, Rimini, Cesena, Forlì, Faenza

Taccuino 16 Anno 1857

Venezia, Motta di Livenza, Verona, Mantova, Verona, Brescia, Treviglio, Milano, Pavia, Rebecchino, Saronno, Castiglione Olona, Isola Bella (Lago Maggiore)

Taccuino mancante

Taccuino 17 Anno 1858 

Rotterdam, L’Aia, Hannover, Söder, Braunschweig, Kassel, Francoforte, Parigi, Torino, Milano, Venezia, Rovigo, Ferrara

Taccuino 18 Anno 1858

Ferrara (continuazione), Bologna, Faenza, Bologna, Note sulle collezioni di Roma e Spoleto, Firenze, Arezzo, Sargiano, Castiglion Fiorentino, Cortona, Passignano, Perugia, Gubbio, Gualdo, Nocera Umbra, Fabriano, Matelica.

Taccuino 19 Anno 1858

Matelica (continuazione), San Severino, Tolentino, Macerata, San Ginesio, Sarnano, Falerone, Massa Fermana, Montegiorgio, Fermo, Sant’Elpidio a Mare, Monte San Giusto, Castel Nuovo. Loreto, Ancona, Jesi, Senigallia, Fano, Pesaro

Taccuino 20 Anno 1858 

Urbino, Pesaro, Rimini, Santarcangelo di Romagna, Cesena, Forlì, Faenza, Firenze, Prato, Pistoia, Firenze e dintorni, Roma

Taccuino 21 Anno 1858

Roma, Genova, Torino, Milano, Crema, Novara, Ginevra, Parigi

Taccuino 22 Anno 1859 

Hannover, Berlino, Note sulla tecnica della stereocromia, Lipsia e dintorni, Dresda, Vienna, Venezia, Treviso, Note sui supporti pittorici

Taccuino 23 Anno 1859

Venezia, Note avute da Rawdon Brown, Milano, Legnano, Busto Arsizio, Melegnano, Torino, Milano, Note avute dal Sig. Orlandi, La Spezia, Genova, Marsiglia, Barcellona, Alicante, Madrid, Burgos

Taccuino 24 Anno 1859

Bourdeaux, Tours, Parigi, Hannover, Aachen, Lilla

Taccuino 25 Anno 1860

Parigi, Bruxelles, Colonia, Berlino, Poznan, Dresda, Norimberga, Monaco, vicinanze di Cortina d’Ampezzo, Pieve di Cadore, Vittorio Veneto (Serravalle), Vittorio Veneto (Ceneda), Conegliano, Venezia, Padova, Venezia, Padova, Verona, Note sul metodo Pettenkofer

Taccuino mancante

Taccuino 26 Anno 1860

Milano (continuazione), Novara, Parigi, Note sull’uso del bianco in pittura, Amsterdam

Taccuino 27 Anno 1860

Amsterdam (continuazione), Bruxelles

Taccuino 28 Anno 1861

Parigi, Note sulla preparazione del chiaroscuro nei quadri, Milano, Como, Lugano, Luino, Arona, Varallo, Novara, Vercelli, Casale Monferrato, Genova, Torino, Milano, Bologna, Ferrara, Firenze, Fiesole, Napoli

Taccuino mancante

Taccuino 29 Anno 1861

Bologna, Modena, Parma, Torino, Beaune, Digione, Parigi

Taccuino 30 Anno 1862

Lilla, Cambrai, Valenciennes, Namur, Liegi, Colonia, Magonza, Francoforte, Stoccarda, Zurigo, Lenzburg, Bellagio, Milano, Lodi, Milano, Parma, Bologna, Portici, Napoli, Firenze

Taccuino 31 Anno 1862

Firenze (continuazione), Pistoia, Bologna, Modena, Ferrara, Venezia, Brescia, Bergamo, Note avute dal Sig. Morelli, Milano, Genova

Taccuino 32 Anno 1863

Lilla, Engis, Namur, Liegi, Aachen, Colonia, Düsseldorf, Linz, Coblenza, Mannheim, Strasburgo, Colmar, Basilea, Sangallo, Bellagio, dintorni di Como, dintorni di Milano, Piacenza, Parma, Modena, Bologna, Ferrara, Firenze

Taccuino 33 Anno 1863

Firenze e dintorni, Bologna, Ferrara, Rovigo, Venezia, Conegliano, Castello Roganzuolo, Vittorio Veneto (Serravalle), Vittorio Veneto (Ceneda), San Vito al Tagliamento, Portogruaro, Udine, San Daniele del Friuli, Cividale del Friuli, Portogruaro, Udine, Casarsa della Delizia, Spilimbergo, Valvasone, Pordenone, Torre, Pordenone, Treviso, Venezia, Padova, Vicenza

Taccuino 34 Anno 1863

Vicenza (continuazione), Verona, Bergamo, Milano, Note miscellanee, Venezia, Bellagio, Ferrara, Rovigo

Taccuino 35 Anno 1864

Calais, Amiens, Parigi, Digione, Neuchatel, Ginevra, Losanna, Berna, Zurigo, Winthertur, Costanza, Rorshach, Chur, Bellagio, Como, Note avute dal Signor Morelli, Milano, Verona, Venezia, Verona, Bologna, Firenze, Faenza, Milano

Taccuino 36 Anno 1864

Genova, Savona, Sanremo, Nizza, Marsiglia, Arles, Montpellier, Nimes, Avignone, Lione, Digione, Parigi




















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