Pagine

mercoledì 15 ottobre 2014

Zsuzsanna Benkő. La Società Cennini. L'influenza del Trattato della Pittura di Cennino Cennini sulla vita e le opere della colonia artistica ungherese di Gödöllő e su György Leszkovszky


Zsuzsanna Benkő

La Società Cennini

L’influenza del Trattato della Pittura di Cennino Cennini sulla vita e le opere della colonia artistica ungherese di Gödöllő e su György Leszkovszky*




AVVERTENZA Nel corso dei miei studi sull’influenza del Libro dell’Arte di Cennino Cennini in Ungheria mi sono imbattuto su Internet in un saggio della storica dell’arte ungherese Zsuzsanna Benkő sulle Società di artisti che, nei primi decenni del 1900, nacquero dall’esperienza della colonia artistica di Gödöllő (vedi Note in fondo). Non conoscendo l’ungherese, le ho scritto, chiedendo se ne esistesse una traduzione inglese. Non c’era. L’autrice però è stata così gentile da riprendere in mano il suo studio originario, aggiornarlo e correggerlo, tradurlo in inglese e permettermi ora di pubblicarlo su questo blog. Io ho unicamente effettuato la traduzione in italiano. Non posso che ringraziare Zsuzsanna Benkő per la sua grande cortesia . (Giovanni Mazzaferro)

*  *  *

Il panorama artistico ungherese della prima metà del XX secolo è caratterizzato, oltre che dalla presenza condizionante delle correnti delle Avanguardie, anche dall’influsso importante svolto dalla colonia artistica di Gödöllő. Cercheremo di prendere in esame non solo il permanervi di elementi tipici dell’Art Nouveau, ma anche l’ideologia degli artisti che operarono nella colonia e che ispirò  molti di loro.

L’impronta della colonia artistica di Gödöllő fu dettata fondamentalmente dai suoi fondatori Aladár Körösfői-Kriesch (1893-1920) e Sándor Nagy. Fu così che arte decorativa, tendente al perfetto Gesamtkunstwerk, e fervido idealismo furono propri di tutti gli artisti della colonia, naturalmente in misura più profonda quanto maggiori furono i contatti con i due fondatori. [1]

A fondare la Società dei Membri della Gilda (Céhbeliek) fu lo stesso Aladár Körösfői-Kriesch. L’idea che stava alla base del gruppo era la fede nell’arte; i suoi membri organizzarono mostre senza preventive restrizioni stilistiche. La Società degli Artisti Spirituali (Spirituális Művészek Szövetsége) fu creata da un membro della colonia di Gödöllő, György Jenő Remsey, e si basava anch’essa sui principi morali della colonia: i membri dell’associazione dovevano lottare per la redenzione intellettuale dell’umanità. La Società Cennini (Cennini Társaság) fu fondata da ex-allievi di Körösfői-Kriesch, che si mantennero volutamente lontani dalle tendenze delle avanguardie loro contemporanee e scelsero un’arte basata su tradizione, religione e profonda moralità.

Ognuna delle tre società seguì aspetti differenti fra quelli che erano stati gli interessi originari della colonia di Gödöllő. I Membri della Gilda si riconoscevano nella figura di Aladár Körösfői-Kriesch e nel loro programma, nella loro “profonda fede nell’arte”. L’Associazione degli Artisti Spirituali (in maniera del tutto simile ai Membri della Gilda di Körösfői) rifletteva la poetica di Jenő Remsey, membro della colonia e fondatore della società, che considerava l’arte come forma di vita e l’artista come un profeta. Nella sua visione del mondo le idee di Cristianesimo, Gnosticismo e Teosofia si fondevano con il pensiero di Nietzsche e di Jenő Boér in una miscela di natura trascendentale. [2] Da parte loro, i membri della Società Cennini ritenevano che la tradizione della pittura murale riscoperta dalla colonia fosse della massima importanza e si batterono per un’arte morale e religiosa che incorporasse motivi del folklore ungherese.

Il rispetto che Körösfői nutriva per Cennini (1360 circa – prima del 1427) [3] era ben noto ed ha anche un riscontro scritto: il suo affresco intitolato La Sorgente dell’Arte (Accademia Musicale di Budapest, 1907), è dedicato all’artista italiano: “La mia gratitudine a Cennino Cennini, il mio omaggio ai maestri di Siena”. Körösfői considerava l’opera di Cennini, intitolata Il Libro dell’Arte o Trattato della Pittura (stilata all’incirca fra il 1390 e il 1400), [4] come una bibbia, in cui il maestro italiano aveva descritto, in maniera abbastanza dettagliata le tecniche e le ricette della pittura. Körösfői-Kriesch, in maniera simile ai Preraffaelliti inglesi, riteneva di estrema importanza riuscire a tornare indietro, anche nella tecnica, al suo ideale artistico, ovvero la pittura murale del tardo Medio Evo e del primo Rinascimento.

Fig 1. Aladár Körösfői-Kriesch: La Sorgente dell’Arte,  Affresco conservato all’Accademia Musicale di Budapest.
Fonte: 
http://www.bibl.u-szeged.hu/inf/szakdoli/2003/puskas/korosf_muv2.html

Nel corso degli anni della sua formazione Aladár Körösfői-Kriesch sperimentò in prima persona ogni tipo di educazione artistica:  studiò alla Scuola di Arti Decorative di Budapest, alla Scuola di Károly Lotz, frequentò l’Accademia di Monaco. quella di Venezia, l’Académie Julian a Parigi e fu allievo privato di Bertalan Székely [5]; per questi motivi riuscì ad acquisire una profonda conoscenza di quasi tutti i metodi educativi. Le sue convinzioni in materia di educazione artistica si andarono formando, dunque, sulla base della propria esperienza personale e lo portarono a concludere che il maggior problema dell’educazione accademica consisteva nel suo essere “irrealistica, sorpassata, autoritaria ed antiindividualista”. Non solo per quanto riguarda la pittura propriamente detta, ma anche per ciò che riguarda gli aspetti educativi, i suoi modelli di riferimento furono Bertalan Székely e i Preraffaelliti inglesi; entrambi questi modelli ritenevano che la soluzione del problema educativo consistesse in un sistema che riproducesse le botteghe artigianali dell’epoca delle corporazioni e bilanciasse insegnamento teorico e pratico. Körösfői esplicitò le sue convinzioni sull’educazione degli artisti in più di un’occasione e in vari scritti; poi ebbe modo di metterli in pratica (iniziò ad insegnare all’Accademia dal 1911) e formò una generazione di artisti professionisti educati sulla base di un insegnamento sia teorico sia pratico [6]. Pensava che tutti i campi dell’attività artistica dovessero basarsi sull’abilità artigianale che (al contrario dell’arte, che è un talento innato) poteva essere insegnata, posto che “la cosa importante è che la grande arte può essere raggiunta solo attraverso la grande abilità artigianale” [7]. Di conseguenza, uno dei punti chiave del suo programma didattico consisteva nella piena comprensione di tutte le tecniche pittoriche e nell’applicazione pratica, in un sistema organizzato come una bottega, di tale conoscenza. Questo sforzo veniva a coincidere con le riforme negli anni 10 del Novecento alla Scuola Ungherese di Arti Applicate, a loro volta risultato delle riforme prodotte dall’Arts and Crafts Movement in Inghilterra. Come risultato di tali riforme venne individuata una serie di incarichi per la decorazione dell’esterno di edifici che fu eseguita nella prima decade del secolo dalla classe dei pittori decorativi. Tali commissioni permisero agli studenti di sperimentare sul campo un’ampia gamma delle tecniche che avevano studiato e comportarono il loro coinvolgimento nell’opera di realizzazione pratica.  

Körösfői aveva acquisito la maggior parte delle sue conoscenze in materia di tecniche pittoriche tradizionali dal Trattato di Cennini e le girò ai suoi allievi. Non dovremmo a dir il vero dimenticare i rischi derivanti dal fatto che il testo di Cennino era pervenuto in manoscritti non originali o in traduzioni (ad esempio le possibili conseguenze della corruzione del testo, gli errori di traduzioni e le parti che erano state omesse già nell’originale perché date per scontate all’epoca [9]): ciò non di meno Körösfői venne considerato da molti come l’artista del XX secolo che realmente fece rinascere la vera tecnica dell’affresco in Ungheria; anche se (a dire il vero) a loro volta i suoi maestri (ad esempio Károly Lotz) avevano utilizzato le tecniche murali. Sicuramente Körösfői  tornò a rivolgere la sua attenzione a quelle che riteneva essere le tecniche tradizionali e i processi operativi manuali: faceva triturare in polvere e mescolare i pigmenti ai propri studenti e li faceva lavorare con i materiali così prodotti. Il suo metodo didattico e di lavoro può essere esaminato oggi perfettamente a Zebegény [n.d.t. vedi oltre] attraverso il progetto e l’esecuzione delle pitture murali della locale chiesa cattolica, opera che (mosso da un fine pedagogico) assegnò ad uno dei suoi migliori studenti ed assistenti: György Leszkovszky [10].

Fig. 2.: Nádor Gábor, György Leszkoszky, Aladár Körösfői-Kriesch e Ferenc Ortner (da sinistra a destra) in una fotografia-cartolina, spedita dalla località di Tirgu Mures, durante la decorazione del locale Palazzo della Cultura, a Elemér Czakó, direttore della Scuola di Arti Applicate il 30 agosto. Venduta all’asta il 14.10.2010, Opera Antikvárium. Fonte: http://axioart.com/popup_pic.php?pic=images/live_images/original/2695/309.jpg

György Leszkovszky (1891-1968) stava frequentando il quinto anno all’Accademia di Belle arti quando divenne studente di Aladár Körösfői-Kriesch’s nel 1911, ed aveva già mostrato uno stile assolutamente simile a quello del suo maestro [11]. Si unì alla cerchia di Körösfői-Kriesch’s, prese parte alla decorazione del palazzo della Cultura a Tirgu Mures, divenne suo assistente nell’insegnamento e nel 1913 fu incaricato di disegnare ed eseguire la decorazione murale della Chiesa Romana Cattolica di Zebegény (1910-1914), dove lavorò anche con gli altri futuri membri fondatori della Società Cennini: Antal Diósy e Vince Hende.

Fig.3. Interno della chiesa cattolica di rito romano di Zebegény.
Fonte: 
http://www.utazzitthon.hu/galeria-latnivalo.php?id=936

György Leszkovszky seguì le tecniche pittoriche e la spiritualità di Körösfői, così come nutrì lo stesso rispetto nei confronti di Cennino Cennini. Come scrisse nel 1930 sul periodico Magyar Iparművészet: “Il mio indimenticabile maestro Aladár Körösfői-Kriesch fece rivivere la vera tecnica dell’affresco, basata sul libro di Cennino Cennini, ed io devo a lui la maggior parte della mia conoscenza su questo tipo di pittura” [12]. Prova evidente della sua stima nei confronti dell’artista senese si ebbe quando Leszkovszky fondò una società artistica attribuendo proprio il nome di Cennini alla nuova associazione.

La Società Cennini fu fondata nel dicembre 1920, poco dopo la morte di Aladár Körösfői-Kriesch (16 giugno 1920) da tre suoi ex-allievi (György Leszkovszky, Vince Hende, Antal Diósy) e dal maestro di oreficeria della Scuola di Arti Applicate, István Csajka. Il nome poteva essere considerato un tributo al loro ex maestro ed è spiegato nella prefazione del catalogo della prima mostra della Società, tenutasi nel gennaio del 1921. La prefazione di György Leszkovszky, scritta a nome della Società Cennini, include una breve biografia di Cennino Cennini e spiega le ragioni della scelta: l’alta considerazione in cui Körösfői-Kriesch teneva il maestro italiano e il fatto che sia Leszkovszky, sia Diósy sia Hende all’epoca si stavano confrontando proprio con la pittura a fresco. In linea con la visione della Società e con la concezione tradizionalista che le era propria, basata sui valori morali, i membri si tennero in disparte rispetto alle correnti artistiche loro contemporanee e si opposero “all’idea che pone l’Impressionismo e le tendenze estremistiche al di sopra di tutto, rendendo quasi un obbligo la superficialità nell’arte” [13].

Posto che erano particolarmente impegnati sul fronte della pittura murale e della realizzazione di vetrate colorate, nel corso delle loro mostre ebbero modo di presentare al pubblico del Nemzeti Szalon (Salone Nazionale) solo una parte della loro produzione artistico-artigianale: dipinti ad acquerello, disegni, tappezzerie e sculture. La critica non mancò di sottolineare soprattutto l’influenza esercitata su di loro da Aladár Körösfői-Kriesch, definendo la Società Cennini come la vera erede spirituale del maestro defunto [14].

Il manifesto della prima mostra fu disegnato da Antal Diósy e mostra un monaco incappucciato seduto nel mezzo di un campo fiorito. Il monaco sta disegnando o scrivendo qualcosa su un foglio tenuto in grembo e attorno a lui vi è una serie di simboli cristiani: fiori della passione [n.d.t. passiflore], gigli e colombi, che evidenziano il carattere spirituale della Società, l’approccio umile all’arte dei suoi membri, e la loro visione della vita in senso religioso e virtuoso. La versione semplificata di questo monaco che sta disegnando divenne il simbolo della Società Cennini, comparendo su tutte le copertine dei cataloghi delle loro mostre, anche se in una forma relativamente alterata dalla seconda esibizione (1922) in poi. A partire dal 1922 il logo è incorniciato e il nome della Società è scritto all’interno della cornice circolare.

Fig.4.: Diósy Antal: Manifesto per la prima mostra della Società Cennini. Magyar Képzőművészeti Egyetem Könyvtár.  Fonte: http://voyager.arts7.hu/voyager/images/plakat/plakat75.jpg

Fig.5.: Il catalogo della prima mostra della Società Cennini. Nemzeti Szalon, 1921, Szépművészeti Múzeum Könyvtára.
Fig.6.: Il catalogo della seconda mostra della Società Cennini. Nemzeti Szalon, 1922; Szépművészeti Múzeum Könyvtára.

Arthur Elek, famoso critico dell’epoca, sulle colonne del periodico  Nyugat (Occidente) etichettò direttamente la Società come “la semenza di Aladár Körösfői Kriesch” che aveva germogliato prendendo ispirazione dal suo affresco all’Accademia della Musica dedicato a Cennino Cennini. Sottolineò inoltre che i membri della Società seguivano l’insegnamento teorico e pratico di Körösfői-Kriesch e che avevano “deciso di non lasciar volar via la tradizione pittorica cominciata da  Aladár Körösfői-Kriesch” [15]. Secondo Jenő Remsey, membro della colonia artistica di Gödöllő [n.d.t. e fondatore della Società degli Artisti Spirituali] le opere della Società Cennini erano caratterizzate da “alto livello di autodisciplina, senso dello stile e, soprattutto, da rispetto devoto per l’etica artistica e amore profondo per la conoscenza delle tecniche artigianali” [16] e fornivano quindi un modello da imitare ai colleghi.

E’ importante notare, tuttavia, che i membri della Società Cennini non condivisero con Körösfői-Kriesch la sua visione della vita, che inglobava panteismo, gnosticismo, pensiero tolstojano e profetismo: la loro arte era caratterizzata da profonda religiosità, rispetto assoluto della tradizione e umiltà infinita nei confronti delle arti. In maniera del tutto conseguente la maggior parte delle loro opere fu di genere religioso e fu eseguita per lo più nella forma di affreschi per chiese.

Le mostre che si tennero nel corso della vita della Società Cennini furono tre. Tutte furono effettuate nel Nemzeti Szalon (Salone Nazionale) e furono recensite in termini positivi dai quotidiani, che misero in risalto l’eredità di Aladár Körösfői-Kriesch analizzando l’arte “leggermente scolastica ed artefatta”, ma allo stesso tempo “serena e pulita” dei suoi membri [17].

Nelle prime due mostre esibirono solo I fondatori, ma alla terza la Società allargò la partecipazione. L’eredità della colonia artistica di Gödöllő (l’aspirazione all’“Opera d’arte totale”) ebbe modo di manifestarsi anche in occasione di queste mostre: gli artisti presentarono in maniera equanime opere d’arte in senso stretto e oggetti d’arte applicata: per lo più paesaggi all’acquerello, ma anche illustrazioni di testi letterari, disegni di pitture murali, progetti di vetrate colorate e materiali destinati alle scene teatrali.

La prima mostra si tenne nel Salone Nazionale a gennaio del 1921. Antal Diósy si presentò con 131 opere, per lo più acquerelli, disegni a matita, pastello o carboncino; si trattava per lo più di paesaggi di terre ungheresi e delle sue memorie della Prima Guerra Mondiale. Fra queste una litografia e un’acquaforte intitolate Allegoria della Guerra, che mostrano delle donne nude in lutto sopra a un soldato, mentre i cavalieri dell’Apocalisse galleggiano nell’aria, sopra di esse. Similmente, Vince Hende presentò dei panorami all’acquerello e circa metà dei suoi 64 lavori era costituita da schizzi e disegni per spettacoli teatrali e da disegni di finestre decorate con vari soggetti, a partire da Tristano e Isotta per arrivare sino alla Madonna. György Leszkovszky fu quello che alla prima mostra espose meno opere, solo 15, metà delle quali erano dipinti ad acquerello e l’altra metà sculture eseguite da autodidatta.

Fig.7.: Antal Diósy: L’allegoria della guerra. Litografia, (prima del 1922). Antal Diósy Heritage, Museo comunale di Gödöllő

La seconda mostra si svolse l’anno dopo, nel dicembre del 1922 [18]. Ancora una volta i tre fondatori esibirono solo loro opere, e in maniera simile all’anno prima, circa metà delle opere esibite era costituita da dipinti all’acquerello. L’altra metà, tuttavia, sorprese il pubblico: Antal Diósy espose I disegni per le sue tappezzerie, ma anche tappeti già eseguiti. I tappeti erano decorati con soggetti che provenivano dal novero delle ballate ungheresi (Székely) e della letteratura mondiale: Kelemen Kőmíves, Kata Kádár, Alla fine di settembre (Sándor Petőfi), Dante, Isotta. Erano peraltro stilisticamente e tecnicamente molto vicini ai tappeti prodotti nei laboratori artigianali di Gödöllő [19].

Fig.8. Antal Diósy: Dante. Fotografia di un arazzo. Eredità Antal Diósy, Museo comunale di Gödöllő

Fig.9. Antal Diósy: Kata Kádár. Fotografia da un disegno per un arazzo. Eredità Antal Diósy, Museo comunale di Gödöllő

Fig.10. Antal Diósy:  Kelemenné Kőmíves. Fotografia da un disegno per un arazzo. Eredità Antal Diósy, Museo comunale di Gödöllő .

Fig.11.: György Leszkovszky: Laura/Studio per un ritratto.
 Pubblicato in: s.n.: 
A Cennini-Társaság a Nemzeti Szalonban.
Színházi Élet, 1922. (s.no.) p.37.
Vince Hende espose soprattutto materiali che testimoniavano il suo impegno nel campo delle Arti Applicate: disegni per affreschi, vetrate decorate e molti disegni a carboncino e dipinti a tempera. György Leszkovszkyv, oltre ai suoi dipinti all’acquerello raffiguranti paesaggi e palazzi ungheresi mostrò al pubblico alcune delle sue sculture in gesso, i suoi disegni per la decorazione pittorica dell’interno della Cappella dell’Abbazia benedettina di Tihany (che è una delle molte chiese che dipinse nei quarant’anni successivi) e la serie degli acquerelli che illustravano uno dei poemi del famoso poeta ungherese Endre Ady, intitolato Piangere, piangere, piangere (Sírni, Sírni, sírni).


Fig.12.: György Leszkovszky, Study for “Ascoltare il suono degli organi mormoranti/ed il rimbombo profondo delle campane”, c. 1921, acquerello su carta, 495 x 400 mm.
Museo comunale di Gödöllő. Inv.No.: K.2007.117. (foto: Zsuzsanna Benkő)

Fig.13.: Vince Hende: Disegno per una vetrata colorata. Pubblicato in: s.n.: A Cennini-Társaság a Nemzeti Szalonban. Színházi Élet, 1922. (s.no.) p.37.

E' molto probabile che la Società avesse pianificato la mostra successiva nel Salone Nazionale nel corso dell’anno 1923, dato che il fondo archivistico costituito dall’eredità di Antal Diósy comprende lo schizzo di un manifesto per l’occasione. Lo schizzo mostra una signora aristocratica o principessa in abiti medievali, e sul suo blasone è possibile leggere la data pianificata della mostra (gennaio 1923). Per qualche motivo, tuttavia, la mostra successiva ebbe luogo solo nel 1926, quattro anni dopo la seconda, anche se il luogo dove si svolse rimase lo stesso, ovvero il Salone Nazionale [20].

Fig.14. Antal Diósy: Schizzo per il manifesto della terza mostra della Società Cennini Society, 1923.
Fondo Antal Diósy. Museo comunale di Gödöllő.
Fig.15. Il catalogo della terza mostra della Società Cennini. Nemzeti Szalon, 1922.;
Szépművészeti Múzeum Könyvtára.

Alla terza mostra della Società Cennini esposero nuovi membri: Móric Gábor, Ede Halápy, Jenő Horváth, Lajos Márton. Si trattava di pittori e grafici d’arte. Ancora una volta Vince Hende portò soprattutto disegni per commissioni monumentali di cui si stava occupando: all’epoca stava dipingendo a fresco i soffitti di ville e teatri, e disegnando vetrate artistiche. Fu autore inoltre del disegno di un tappeto realizzato nel laboratorio tessile di Gödöllő, intitolato I Due Pastori (Juhászos). Si tratta dell’unico prodotto tessile di quelli menzionati sin qui che sia ancora intatto, ed è oggi in mostra presso il Museo Ungherese di Arti Applicate (tutti gli altri esemplari sono andati perduti). Raffigura due pastori ungheresi, uno dei quali sta suonando il flauto. Il modello è davvero molto indebitato con i disegni per le tappezzerie eseguiti da Aladár Körösfői-Kriesch.

Antal Diósy portò in mostra tre arazzi ed alcuni dipinti ad acquerello realizzati nel corso dei suoi viaggi di studio ad Amsterdam e a Parigi. Ede Halápy presentò solo acquerelli, György Leszkovszky e Lajos Márton svariati dipinti ad olio ed a tempera, nonché disegni a carboncino e a matita, mentre Jenő Horváth debuttò con le sue illustrazioni per il Georgikon dello scrittore ungherese Ferenc Móra.

 
Fig.16.: Vince Hende: Serenata Tchaikovsky. Új Idők, 1926. XXXII. no. 7, p.188.
    
Fig.17. Jenő Horváth: Illustrazione per il Georgikon  di Ferenc Móra’.
Királyi Magyar Egyetemi Nyomda, Budapest, s.a., p. 41.

E’ ancora impossibile determinare esattamente la data in cui la Società Cennini cessò di esistere [21]. Dopo le tre mostre di cui abbiamo parlato tutti i membri presero ad agire indipendentemente l’uno dall’altro, sia che si dedicassero alla decorazione pittorica di interni di chiese e all’insegnamento dell’arte, come György Leszkovszky (che continuò a rivolgersi alle pratiche e alle tecniche del suo maestro e di Cennini), sia che continuassero a decorare vetrate o dipingere ville, come Vince Hende, sia che si trasformassero prima in caricaturisti, poi in pittori murali, ed infine tornassero all’acquerello, come Antal Diósy.


NOTE

* Estratto dal saggio dell’autrice intitolato “I Membri della Gilda, la Cennini Society e gli Artisti Spirituali. Società artistiche discendenti dalla Colonia artistica di Gödöllő” pubblicato in origine col titolo “Céhbeliek, Cenniniek, Spirituálisok – Művésztársaságok a gödöllői művésztelep jegyében” in Tüskés Anna (szerk.): Ars Perennis. Fiatal Művészettörténészek II. Konferenciája, tanulmányok. CentrArt Egyesület, Budapest, 2010, pp. 169-175. Corretto e tradotto dall’autrice in inglese; traduzione dall’inglese all’italiano di Giovanni Mazzaferro.

[1] Gesamtkunstwerk è un’espressione tedesca che significa ʺopera d’arte totale” o ʺsintesi di opere d’arte” e fa riferimento all’opera d’arte come risultato di molte forme artistiche. Il concetto è strettamente correlato all’architettura, specialmente ai tempi della Secessione viennese e della Bauhaus tedesca, e all’idea che artisti ed architetti dovrebbero essere anche artigiani, responsabili del progetto e dell’esecuzione dell’intero edificio, comprese le decorazioni murali, il mobilio, le tappezzerie e così via.

[2] Jenő Boér fu un medico ed aristocratico originario della Transilvania [n.d.t. la Transilvania apparteneva all’epoca all’Ungheria] che si interessò di filosofia e religione e scrisse numerosi volumi sull’argomento. La sua casa signorile a Diód può essere considerata come un ambiente anticipatore della colonia artistica di  Gödöllő.

[3] HEITLER András:  Szavak és képek. A festés művészete Cennino Cennini Il libro dell’arte című értekezésében és az itáliai festészeti tárgyú írásművekben a 14. századtól a 16. század közepéig. DLA értekezés, Magyar Képzőművészeti Egyetem Doktori Iskola 2012, p. 11. Consultabile online all’indirizzo http://www.mke.hu/sites/default/files/attachment/Heitler%20Andr%C3%A1s,%20DLA%20%C3%A9rtekez%C3%A9s%20%C3%A9s%20mestermunka_1.pdf

[4] HEITLER András, Szavak... cit.  2012, p. 18.

[5] Bertalan Székely (1835-1910) fu uno dei più grandi pittori del Romanticismo ungherese. Fu inoltre molto famoso come insegnante della Scuola Ungherese d’Arte.

[6] RÉVÉSZ Emese: Művészeti nevelés a gödöllői művésztelep mestereinek elméletében és gyakorlatában in GELLÉR Katalin – G. MERVA Mária – ŐRINÉ Nagy Cecília (szerk.): A gödöllői művésztelep 1901-1920. Gödöllő, GVM 2003, pp. 161-171., RÉVÉSZ Emese: Művészeti nevelés reformja a századfordulón és a gödöllői művésztelepen. Ars Hungarica 31. évf. 2003.1, pp. 73-110.

[7] Come capo del laboratorio di Gödöllő aveva già ottenuto il ruolo di professore incaricato all’Accademia nel 1907, ma divenne insegnante della Facoltà di Pittura decorativa solo nell’anno accademico 1911-1912. Si veda RÉVÉSZ 2003, p. 168.

[8] Si veda fra gli altri KRIESCH Aladár: Összefoglalás - A művészeti nevelés kérdéséhez –. Műcsarnok 4. évf. 1901. 5, pp. 93-96., KRIESCH Aladár: A magyar nép művészetének jövője. Népmívelés 1. évf. 1906. 1-2, pp. 159-165.

[9] Si veda BÓNA István: A gödöllői iskola és a festészeti technikák, in GELLÉR et all 2003, pp- 107-122.

[10] KÖRÖSFŐI-K. Aladár: A zebegényi templom kifestése, mint művészetpedagógiai feladat. Magyar Iparművészet 17. évf. 1914, pp. 428-445. Per maggiori informazioni sulla chiesa di Zebegény: Benkő  Zsuzsanna: „A zebegényi templom kifestése, mint művészet-pedagógiai feladat” - Leszkovszky György munkái a váci egyházmegyében. Lettura tenuta alla conferenza intitolata A magyar szecesszió a Váci Egyházmegyében. 2013. szeptember 06. Nagypréposti palota, Vác. http://bzs-arthistory.webnode.hu/tanulmanyok/a-zebegenyi-templom-kifestese-mint-muveszetpedagogiai-folyamat/

[11] Az Iparművészeti Iskola Évkönyve (1908-1909) p. 12.; (1910-1911) p. 26.; (1911-1912) pp. 24 e 26.; (1912-1913) pp. 21 e 31.; (1914-1915) p. 75.; (1930) p. 78 e 83.; Az Iparművészeti Iskola tanárai és szakoktatói, in Az Iparművészeti Iskola Évkönyve (1934-1936) p. 46; n. n.: Az Országos Magyar Királyi Iparművészeti Iskola tanárai, tanársegédei in Díszítő Festészet. (1912-1914) p. 52.; MEZEI Ottó: Az Orsz. M. Kir. Iparművészeti Iskola (1880-1944) oktatási rendszere és forrásai. Művészettörténeti Értesítő 24. évf. 1975. 1, pp. 37-55, 55.

[12] LESZKOVSZKY György: A freszkó. Magyar Iparművészet 33. évf. 1930. 1-2, p. 19. 

[13] A Cennini Társaság első kiállításának katalógusa. Nemzeti Szalon, Budapest, 1921.

[14] DÉNES Jenő: Körösfői-Kriesch Aladár. Budapest, 1939. p. 83.; n.n.: A Cennini Társaság megalakulása. Magyar Iparművészet, 1920, p. 92.; n.n.: A Cennini Társaság kiállítása. Műbarát, 1921, p. 20.; e.a.: A Cennini Társaság első kiállítása. Az Újság, 1921.jan.16, p. 5.

[15] ELEK Artúr: Körösfői-Kriesch Aladár vetése. Nyugat. 1921. 3.szám. Képzőművészeti Figyelő.

[16] REMSEY Jenő: A Cenniniek. Magyar Iparművészet. 1921, pp 17-18.

[17] ELEK Artúr: A Cennini Társaság kiállítása. Nyugat, 1926. 4.sz. Képzőművészeti Figyelő

[18] Si vedano ad esempio gli articoli pubblicati sui quotidiani: e.a.: A Cennini Társaság kiállítása. Az Újság. 1922.dec.31, p. 5.; N.A.: A Cennini Társaság kiállítása. Magyarság, 1922.dec.31; n.n.: A Cennini Társaság kiállítása. Műbarát, 1923. III.évf. p. 22.

[19] Per maggiori informazioni sui tappeti portati in mostra: BENKŐ Zsuzsanna: A hagyomány fonala. A Cennini Társaság és a Céhbeliek kiállításain szereplő kárpitok, in: ŐRINÉ Nagy Cecília (Szerk.): A gödöllői szőnyeg 100 éve. Tanulmányok a 20.századi magyar textilművészet történetéhez. Gödöllői Városi Múzeum, Gödöllő, 2009. pp. 53-65.

[20] F.J.: A Cennini Társaság harmadik kiállítása. Pesti Hírlap. 1926 jan.31. p. 2;  n.n.: A Cennienieknek… Magyar Iparművészet, 1926, p. 42. ; n.n.: A Cennini Társaság harmadik kiállítása. Magyar Művészet 1926, p. 47.; e.a.: A Cennini Társaság kiállítása.


[21] Ad oggi l’unica informazione che riguarda la sorte della Società successiva alle tre mostre è una nota negli Annali dell’Accademia ungherese di Arti Applicate del 1934-1936 (az Országos Iparművészeti Iskola 1934-36-os Évkönyve) in cui si parla di György Leszkovszky, il docente, citandolo come membro della Società Cennini nel  1936. Tuttavia è ambiguo se la società fosse realmente attiva in quel periodo o se si trattasse solamente di un titolo nominale.

Nessun commento:

Posta un commento