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martedì 13 giugno 2017

Francesco Mazzaferro. Il carteggio tra Max Liebermann, Alfred Lichtwark e Leopold von Kalckreuth, e la ricerca di un nuovo stile per la pittura nei primi anni del XX Secolo. Parte Seconda


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Francesco Mazzaferro
Il carteggio tra Max Liebermann, Alfred Lichtwark e Leopold von Kalckreuth, e la ricerca di un nuovo stile per la pittura nei primi anni del XX Secolo


Parte Seconda


[Versione originale: giugno 2017 - Nuova versione: aprile 2019]

Fig. 24) Leopold von Kalckreuth, Ritratto di Alfred Lichtwark, 1912. Fonte: DIRECTMEDIA, via Wikimedia Commons 

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Nel novembre 1903 Lichtwark accetta, su richiesta di Liebermann, di sostenere la “Lega degli artisti tedeschi” (Deutscher Kunstlerbund), divenendo uno dei promotori culturali più importanti per l’arte contemporanea in Germania. Nel terzo volume delle Lettere, curato da Ernst Braun [67], Liebermann mostra riconoscenza: “Molte grazie per la Sua lettera. Sono davvero felice di avere il suo sostegno. Per la verità ero sicuro che Lei avrebbe partecipato, ma la Sua lettera mostra che Lei voglia fare di più, ovvero dedicare la sua forza alla nostra impresa. E ne abbiamo davvero bisogno” [68]. Con Lichtwark il pittore discute le strategie per guadagnare il sostegno di altri critici e storici dell’arte [69]. Si confida con lui sulle difficoltà di tenere insieme entro la Lega artisti con orientamenti a volte molto diversi [70]. Riflette insieme a lui su come adattarsi al gusto dei collezionisti tedeschi [71]. Pianifica il ritmo delle mostre e il coordinamento con gli altri eventi in tutta la Germania, in modo da tener conto degli interessi regionali [72]. È Lichtwark, in fin dei conti, a trovare la formula del necessario compromesso che terrà in vita la Lega: “Libertà di associazione completa dei singoli artisti; al contrario, vincolo di comunanza imposto ai gruppi di artisti per le mostre comuni all’interno ed al di fuori del paese” [73].   


Fig. 25) Georg Theodor Schirrmacher e Hermann von der Hude, Kunsthalle, Amburgo, 1869. Source: Pedelecs via Wikimedia Commons 
Il ruolo del direttore della Kunsthalle diviene ancora più importante per Liebermann quando alla testa della Lega viene nominato il pittore naturalista Leopold von Kalckreuth. Insomma, il terzo volume del carteggio (sugli anni 1902-1906) è dominato dall’intreccio di lettere tra Liebermann e Lichtwark e fra Liebermann e Kalckreuth. Si tratta di una vera e propria relazione epistolare triangolare, dove aspetti privati e relazioni tra artisti ed altri operatori dell’arte si intrecciano. Va detto che il carteggio tra i tre è oggetto di studio da molti anni. Carl Schellenberg ha pubblicato nel 1947 tutte le lettere di Lichtwark a Liebermann [74] e, dieci anni dopo, quelle di Lichtwark a von Kalckreuth [75]. Entrambe le pubblicazioni sono state curate dalla Fondazione Lichtwark di Amburgo. Infine l’intero carteggio tra Liebermann e Lichtwark è stato pubblicato e commentato nel 2002 da Birgit Pflugmacher [76]. Sfogliando queste pubblicazioni, è chiara l’impressione che i tre avessero saldato una relazione profonda (anche se non priva di aspetti contraddittori), che ha avuto un impatto significativo sullo sviluppo dell’arte tedesca di quegli anni. Liebermann è, fra i tre, la parte più attiva. È sempre lui a prendere l’iniziativa, soprattutto per quel che riguarda la Lega tedesca degli artisti.


Il rapporto Liebermann-Lichtwark secondo Schellenberg

Fig. 26) La raccolta di lettere di Lichtwark a Liebermann, pubblicate a cura di Carl Schellenberg nel 1947

Alla raccolta di Lettere di Alfred Lichtwark a Max Liebermann del 1947 lo storico amburghese Carl Schellenberg (1898–1968) fa precedere una densa introduzione di 76 pagine, in cui analizza uno dei rapporti epistolari più continuativi dell’arte tedesca a cavallo tra Otto e Novecento (anche se la documentazione ha purtroppo alcune lacune importanti, come la corrispondenza tra 1895 e 1902) [77]. “Le lettere si susseguono a ritmo giornaliero. In alcune occasioni Lichtwark ha scritto a volte due lettere al giorno, o perché voleva tenere separati due temi… oppure perché immediatamente dopo l’invio della prima lettera lo raggiungeva una di Liebermann cui rispondere” [78]. Dalle lettere deriva un’immagine del direttore come “un illuminista dei giorni nostri” [79], un uomo “mosso dall’ottimismo di poter smuovere il mondo e poter educare almeno la maggioranza degli uomini alla comprensione dell’arte” [80] e dunque di una persona che ha grande passione per la divulgazione [81]. È al tempo stesso un lavoratore instancabile: nel corso della lunga direzione della Kunsthalle non prende mai ferie e si occupa di ogni cosa nel museo [82].

Schellenberg spiega che la sua passione per l’arte moderna porta il direttore a fare scelte radicali. Per lui la Kunsthalle deve essere un museo contemporaneo, o come già spiegato ‘una collezione di artisti viventi’. Nel 1907 potrebbe acquisire in blocco la collezione d’arte di Eduard Friedrich Weber (1830-1907), grande commerciante amburghese che aveva raccolto più di 350 opere tra pittura e grafica d’artisti italiani, olandesi e tedeschi tra medioevo e barocco, ma considera che il prezzo (due milioni e mezzo di marchi) avrebbe privato il museo dei mezzi finanziari per le acquisizioni di arte moderna. Dunque, nonostante le polemiche di chi vorrebbe creare ad Amburgo un museo pubblico di ‘Antichi Maestri’ degno di quelli di Monaco e Berlino, non compra tutta la collezione (la successiva vendita all’asta della collezione Weber per un totale di 4 milioni e mezzo rivelerà che gli era davvero stato proposto un buon prezzo e che Lichtwark non era un buon uomo d’affari) [83], anche se esercita un’opzione d’acquisto per alcuni dei pezzi migliori (dipinti e disegni di Rubens, Rembrandt, Mantegna, Holbein il vecchio, Dürer e Cranach).

Tra Lichtwark e Liebermann esiste una differenza di rango sociale: Lichtwark nasce da famiglia molto modesta, si fa avanti nella società sulla base di una disciplina di studio durissima e per tutta la vita fa fronte a problemi di accettazione sociale [84], mentre Liebermann proviene da famiglia ricchissima. Alle origini popolari corrisponde, d’altro lato, l’impiego da parte di Lichtwark – nei suoi scritti d’arte – di un vocabolario, nei suoi scritti d’arte, intenzionalmente semplificato ed orientato al parlato, in modo tale da rendersi comprensibile anche ai non iniziati [85]. Della pittura di Liebermann gli piaceva proprio l’immediatezza dell’arte, lo spontaneo naturalismo, il saper ritrarre scene di tutte giorni, che fossero d’interesse immediato per il pubblico e di cui i visitatori potessero parlare al caffè, dopo aver visitato la mostra [86]. E tuttavia non si può nascondere che il direttore della Kunsthalle fosse, al tempo stesso, immensamente più colto del pittore, i cui scritti teorici sono limitati sia per numero sia per contenuto: Schellenberg scrive esplicitamente che “allo studioso che ogni giorno si cimentava con le opere dell’idealismo non poteva certamente bastare la formulazione di Liebermann secondo la quale l’arte si esaurisce nella rappresentazione della natura” [87].

Fra i due vi sono anche evidenti differenze di carattere: Lichtwark è sì un uomo del popolo, un divulgatore a cui piace scrivere in modo diretto e chiaro, un amante dell’arte semplice ed immediata, ma è anche assai prudente, come dimostra la sua reazione quando il borgomastro Petersen vieta l’esposizione del proprio ritratto alla Kunsthalle. Liebermann è invece un impulsivo, cui piace essere il ribelle contro il potere, incluso l’Imperatore. e vorrebbe spesso che Lichtwark prendesse posizioni pubbliche molto nette. Lichtwark preferisce invece lavorare nell’ombra; a volte chiede all‘amico pittore di distruggere documenti riservati [88] e di non diffondere a terzi pubblicazioni che non sono ancora sul mercato (come cataloghi di mostre che si apriranno di lì a qualche settimana) [89]. Schellenberg scrive anche che il direttore della Kunsthalle non è, sia pur larvatamente, insensibile a temi antisemiti: “Liebermann aveva la sensazione di una tradizione di rifiuto che si era trasmessa nei suoi confronti come ebreo” [90].   

Fig. 27) Leopold von Kalckreuth, La madre di Alfred Lichtwark, 1908.
Source: DIRECTMEDIA, via Wikimedia Commons
La comunità spirituale tra i due trova la sua espressione più chiara nella collezione di quadri di Liebermann che Lichtwark crea nel corso degli anni al museo di Amburgo. Per principio, il direttore non compra arte tedesca sul mercato, ma commissiona (a Liebermann come ad altri pittori) nuove opere da esporre alla Kunsthalle. Le opere devono avere soprattutto temi amburghesi. E tuttavia “Lichtwark si proponeva inoltre anche di creare una galleria di ritratti degli uomini più importanti della nazione, e già nei primi anni della sua direzione si era assicurato i quadri di Lenbach con le immagini dell’imperatore Guglielmo I e di von Moltke. Decise di non rivolgersi a ritrattisti di professione, ma di far uso di artisti che non avessero problemi a dipingere immagini libere e di grandi dimensioni” [91].

Fig. 28) Franz von Lenbach, Ritratto dell'imperatore Guglielmo I, 1888. Fonte: The Bridgeman Art Library via Wikimedia Commons
Fig. 29) Franz von Lenbach, Ritratto del conte Helmuth von Moltke, 1890. Fonte: DIRECTMEDIA, via Wikimedia Commons

A ciò si aggiunge il desiderio di utilizzare il ritratto come creazione artistica che – pur mettendo il pittore di fronte a un tema concreto – possa rendere visibile al pubblico a quale molteplicità di soluzioni tecniche un pittore contemporaneo può ricorrere per variare il risultato. Si spiega in tal modo sia il fatto che egli commissioni a più pittori il ritratto della stessa personalità, sia che egli acquisisca versioni diverse dello stesso ritratto, come quelle di Marie Zacharie (una disegnatrice amica di famiglia) da parte di Kalckreuth, dipinta in un giorno di pioggia ed in uno di sole, nel 1904. Ai pittori (Liebermann compreso) Lichtwark dà istruzioni precise su formato del quadro e sulla posa del soggetto rappresentato [92]. L’acquisto di tutti i tredici studi preparatori della Riunione di Liebermann (come spiegato nella prima parte di questo post) si spiega con le medesime ragioni didattiche. Schellenberg scrive: “Nella Riunione dei professori Lichtwark aveva bisogno degli studi come pedagogo, perché voleva facilitare in tal modo la comprensione del quadro. Gli schizzi che sono esposti nella galleria non vogliono solamente mostrare differenti soluzioni al problema della visione, ma anche condurre il visitatore dal consueto all’inconsueto, facendogli ammirare le personalità ritratte individualmente dopo averle strappate dalla composizione collettiva” [93].

Fig. 30) Leopold von Kalckreuth, Ritratto di Marie Zacharias in un giorno di pioggia, 1904. Source: DIRECTMEDIA, via Wikimedia Commons

Il carteggio tra Liebermann e Lichtwark nell’interpretazione di Birgit Pflugmacher

Fig. 31) Il testo del carteggio tra Liebermann e Lichtwark, nell’edizione del 2003, a cura di Birgit Pflugmacher

A cinquantasei anni dall’edizione di Schellemberg il carteggio completo (ovvero con le lettere di entrambi i corrispondenti) viene pubblicato da Birgit Pflugmacher, anche in questo caso con un’ampia introduzione, scritta anche nella differente prospettiva di una studiosa del linguaggio e del genere epistolare. Rispetto all’edizione precedente, vengono ripetuti alcuni punti: vi sono però alcuni accenti nuovi. Secondo la studiosa tedesca, il carteggio testimonia non solamente come Lichtwark influisca fortemente sulle concezioni estetiche di Liebermann [94], ma prova a suo parere che il pittore non avrebbe mai raggiunto un successo così ampio senza il sostegno del direttore della Kunsthalle e la sua campagna di acquisti e mostre [95]. Fin dal 1895, gli obiettivi di Lichtwark sono due: da un lato “la promozione di una pittura in Germania che sia indipendente dalle scuole ed accademie del passato, ma anche libera dall’influenza della tradizione francese” [96], dall’altro l’educazione dei cittadini “per una sana cultura tedesca in letteratura ed arte” [97]. Dunque, il processo di nazionalizzazione dell’arte di Liebermann – descritto nella recensione al terzo volume delle Lettere – sarebbe parte integrante di un disegno formulato non a Berlino, ma soprattutto ad Amburgo. Lichtwark sarebbe insomma uomo del suo tempo nella misura in cui partecipa all’idea che la Germania sia culturalmente superiore al resto d’Europa. Va qui detto che, mentre nel carteggio con Liebermann questi temi sono assai trattenuti, in quello tra il direttore della Kunsthalle e von Kalckreuth hanno un ruolo dominante [98].

Quanto Liebermann sia stato influenzato dalle idee, le conversazioni e le sfide di Lichtwark – scrive la Pflugmacher – è mostrato dal fatto che, dopo la morte di quest’ultimo, il primo non sia più capace di evolversi dal punto di vista dei motivi e dello stile, e rimanga anzi prigioniero dei propri temi iconografici e della propria forma di pittura” [99]. Secondo quest’interpretazione, Lichtwark era dunque la testa pensante, Liebermann l’esecutore.


Una verifica: che cosa pensano realmente i due?

Ma che cosa pensa realmente Liebermann di Lichtwark? E che cosa Lichtwark di Liebermann? Siamo forse di fronte a un caso in cui i due si sono scritti per una vita intera, ma non si sono mai detti tutto quello che pensavano l’uno dell’altro? È il loro un rapporto che è stato segnato da limiti al di là dei quali nessuno dei due è mai voluto andare?

Quanto ai retropensieri di Liebermann, Ernst Braun, il curatore dell’edizione delle Lettere dell’artista, ha incluso nel terzo volume ampi stralci dei diari di Gustav Schiefler. Il resoconto di una conversazione del 2 luglio 1906 getta un’ombra sull’amicizia tra i due, e conferma alcune delle perplessità che Schellemberg aveva già evidenziato. È Schiefler a prenderne nota in prima persona: “La conversazione volge sulla persona di Lichtwark. Liebermann avverte in lui la mancanza di coraggio, della capacità di compiere un atto di libertà e rivelare la propria opinione. Non è d’accordo quando gli dico che Lichtwark si lascia trascinare da altri. Egli stesso mi dice di non essere ancora riuscito a far progressi da quando si conoscono. Lichtwark a suo parere è un uomo che tiene tutto segreto. Se Liebermann lo invita a casa e poi gli fa sapere che anche quello o quell’altro saranno presenti, allora Lichtwark fa subito un passo indietro e dice di non aver più tempo. Il suo temperamento d’intransigenza militare, la sua soggezione alla nobiltà, anche il suo antisemitismo non sono null’altro che una reazione alla sua bassa origine sociale. A parere di Liebermann, Lichtwark sarebbe un ambizioso, un geloso ed un uomo sempre insoddisfatto di se stesso” [100]. Non sono certo parole che si addicono ad un amico. Probabilmente si tratta di un momento di malumore. 

Fig. 32) Le lettere di Alfred Lichtwark a Gustav Pauli, pubblicate a cura di Carl Schellenberg nel 1946
Fig. 33) Le lettere di Alfred Lichtwark al Conte Leopold Kalckreuth, pubblicate a cura di Carl Schellenberg nel 1957

Per quanto riguarda il vero pensiero di Lichtwark è possibile trovare qualche traccia setacciando i due volumi di lettere che Carl Schellenberg ha pubblicato sul carteggio del direttore della Kunsthalle di Amburgo con gli amici più cari, Gustav Pauli [101] (direttore della Kunsthalle di Brema) e Leopold von Kalckreuth [102]. Qui non si trovano giudizi negativi sul pittore berlinese [103]. Le lettere a Pauli mostrano come Lichtwark presenti costantemente la coppia “Kalckreuth-Liebermann” come lo strumento con cui intende far sì che la sua galleria ad Amburgo divenga il centro dello sviluppo dell’arte contemporanea in Germania. Il carteggio con Kalckreuth mostra invece come Lichtwark abbia un trasporto umano col suo interlocutore ben maggiore che con Liebermann. Le lettere sono molto più personali, la scrittura più libera, al punto anche di tradire aspetti – come il nazionalismo – che con Liebermann, come si è già detto, sono trattenuti. Così, il 31 marzo 1904, nella stessa lettera in cui racconta a Kalckreuth dei preparativi di Liebermann per la nuova sede della Secessione di Berlino sulla Kurfusterdamm, ha parole sprezzanti per Hugo von Tschudi (1851–1911), il direttore della Nationalgalerie di Berlino, che ha comprato una natura morta di Cézanne per la Nationalgalerie: “Avrebbe fatto meglio a comprare arte tedesca dell’Ottocento” [104]. Un’osservazione del genere con Liebermann non se la sarebbe mai permessa.


E, per finire, il carteggio di Liebermann con Leopold van Kalckreuth

Fig. 34) Leopold von Kalckreuth, I lavoratori del porto rientrano a casa alla fine della giornata, 1894. Fonte: http://www.wikigallery.org (non per uso commerciale)

La prima lettera di Liebermann al conte Leopold van Kalckreuth (1855-1928), pittore già di chiara fama in quegli anni, è del 25 febbraio 1902. Il nome del pittore – che vive in quegli anni a Stoccarda – non compare invece ancora nel carteggio degli anni precedenti. Le ragioni per cui Liebermann si rivolge al collega sono in primo luogo ‘tattiche’, e fanno riferimento ai problemi tra le secessioni tedesche. Kalckreuth – che è di base a Stoccarda, e dunque in Svevia – è infatti un utile punto di riferimento nella Germania meridionale, in una fase in cui i rapporti dei pittori secessionisti di Berlino con quelli di Monaco si sono deteriorati: da sempre Baviera e Svevia vivono in un rapporto di naturale contrasto. A partire dalla primavera 1902 il rapporto epistolare diviene intensissimo. Liebermann si confida nel tentativo di ‘accerchiare’ i monacensi, e si compiace che la sua controparte accetti i suoi argomenti: “Caro Signor Conte, La ringrazio per la lettera, dal quale deduco con gioia che Lei sia d’accordo con il nostro comportamento in riferimento alla Secessione di Monaco. Ovviamente, tutti noi facciamo errori. Ma in fin dei conti si tratta di una questione di principio” [105].

Il ruolo di Kalckreuth diventa fondamentale quando si deve scegliere a chi assegnare il ruolo di presidente della Lega degli artisti tedeschi. Liebermann lo considera un candidato ideale, perché neutrale, sia dal punto di vista geografico sia da quello culturale, rispetto alle rivalità tra Berlino e Monaco. Inoltre Kalckreuth ha da anni rapporti di amicizia molto saldi con Lichtwark, e grazie a lui frequenta gli stessi ambienti d’Amburgo. Qualche giorno prima della riunione d’inaugurazione a Weimar – il 15 dicembre 1903 – gli invia una lettera pressante per assicurarsi che egli partecipi alla riunione.

Fig. 35) Leopold von Kalckreuth, Piloni d’approdo nel porto d’Amburgo, 1894, Source: DIRECTMEDIA, via Wikimedia Commons

Una volta che Kalckreuth è eletto presidente della Lega, il numero delle lettere aumenta a dismisura, e gli scambi epistolari diventano così dettagliati da non meritare più citazione: si parla dei costi per la macchina da scrivere e per il segretario [106], della composizione delle giurie [107], dello spazio da assegnare alle arti applicate nelle mostre [108], della distanza temporale fra le mostre regionali e quella nazionale [109]. A dire il vero, si ha l’impressione di un rapporto che non è mai paritetico: nelle sue lettere Liebermann è molto invasivo e non fa altro che dare ordini e porre condizioni.

Nell’ottobre 1906 si verifica una tragedia: Liebermann scrive a Lichtwark che il figlio di Kalckreuth, rampollo di due famiglie nobiliari (i Kalckreuth e gli Yorcks) appena cominciato il servizio militare, si è tolto la vita, non resistendo alla pressione della caserma [110]. Oggi si parlerebbe di un chiaro caso di ‘nonnismo’. Liebermann scrive a Leopold il 30 ottobre, prendendo atto che il pittore si vuole ritirare dalla presidenza della Lega, e lo informa dell’intenzione di proporre Max Klinger come nuovo presidente [111]. Con la stessa lettera (e, se devo sincero, non la trovo una grande dimostrazione di stile e soprattutto di amicizia) Liebermann gli chiede di confermare una donazione a favore della Secessione di Berlino, che evidentemente in quel momento deve avere difficoltà finanziarie.


NOTE

[67] Liebermann, Max – Briefe, zusammengetragen, kommentiert und herausgegeben von Ernst Braun. [Lettere, Raccolte, commentate ed edite da Ernst Braun], Baden-Baden, Deutscher Wissenschaftlicher-Verlag (DWV), Terzo volume - (1902-1906), 2013, 651 pagine.

[68] Liebermann, Max – Briefe, Terzo volume (1902-1906), (citato) … p. 147.

[69] Liebermann, Max – Briefe, Terzo volume (1902-1906), (citato) … pp.148-149.

[70] Liebermann, Max – Briefe, Terzo volume (1902-1906), (citato) … p.153.

[71] Liebermann, Max – Briefe, Terzo volume (1902-1906), (citato) … p.156.

[72] Liebermann, Max – Briefe, Terzo volume (1902-1906), (citato) … p.156.

[73] Liebermann, Max – Briefe, Terzo volume (1902-1906), (citato) … p.164.

[74] Lichtwark, Alfred - Briefe an Max Liebermann, a cura di Carl Schellenberg, Amburgo, J. Trautmann editore, 1947, 349 pagine.

[75] Lichtwark, Alfred - Briefe an Leopold Graf von Kalckreuth, a cura di Carl Schellenberg, Amburgo, C. Wegner editore, 1957, 285 pagine.

[76] Pflugmacher, Birgit - Der Briefwechsel zwischen Alfred Lichtwark und Max Liebermann, Hildesheim, Olms publishers, 2003, 507 pagine.

[77] Lichtwark, Alfred - Briefe an Max Liebermann … (citato), p. 7.

[78] Lichtwark, Alfred - Briefe an Max Liebermann … (citato), p. 8.

[79] Lichtwark, Alfred - Briefe an Max Liebermann … (citato), p. 45.

[80] Lichtwark, Alfred - Briefe an Max Liebermann … (citato), p. 14.

[81] Lichtwark, Alfred - Briefe an Max Liebermann … (citato), p. 26.

[82] Lichtwark, Alfred - Briefe an Max Liebermann … (citato), p. 24.

[83] Lichtwark, Alfred - Briefe an Max Liebermann … (citato), p. 43.

[84] Lichtwark, Alfred - Briefe an Max Liebermann … (citato), p. 15-16.

[85] Lichtwark, Alfred - Briefe an Max Liebermann … (citato), pp. 28-29.

[86] Lichtwark, Alfred - Briefe an Max Liebermann … (citato), p. 45.

[87] Lichtwark, Alfred - Briefe an Max Liebermann … (citato), p. 60.

[88] Lichtwark, Alfred - Briefe an Max Liebermann … (citato), p. 23.

[89] Lichtwark, Alfred - Briefe an Max Liebermann … (citato), pp. 22-24.

[90] Lichtwark, Alfred - Briefe an Max Liebermann … (citato), p. 16.

[91] Lichtwark, Alfred - Briefe an Max Liebermann … (citato), p. 33.

[92] Lichtwark, Alfred - Briefe an Max Liebermann … (citato), p. 46.

[93] Lichtwark, Alfred - Briefe an Max Liebermann … (citato), p. 37.

[94] Pflugmacher, Birgit - Der Briefwechsel zwischen Alfred Lichtwark und Max Liebermann … (citato), p. 16.

[95] Pflugmacher, Birgit - Der Briefwechsel zwischen Alfred Lichtwark und Max Liebermann … (citato), p. 18.

[96] Pflugmacher, Birgit - Der Briefwechsel zwischen Alfred Lichtwark und Max Liebermann … (citato), p. 17.

[97] Pflugmacher, Birgit - Der Briefwechsel zwischen Alfred Lichtwark und Max Liebermann … (citato), p. 17.

[98] Lichtwark, Alfred - Briefe an Leopold Graf von Kalckreuth … (citato), pp. 8-9.

[99] Pflugmacher, Birgit - Der Briefwechsel zwischen Alfred Lichtwark und Max Liebermann … (citato), p. 18-19.

[100] Liebermann, Max – Briefe, Terzo volume (1902-1906), (citato) … pp.518-519.

[101] Lichtwark, Alfred – Briefe an Gustav Pauli, Hamburg, Trautmann editore, 1946, 96 pagine.

[102] Lichtwark, Alfred - Briefe an Leopold Graf von Kalckreuth … (citato).

[103] Lichtwark, Alfred - Briefe an Leopold Graf von Kalckreuth … (citato), p. 60.

[104] Lichtwark, Alfred - Briefe an Leopold Graf von Kalckreuth … (citato), p. 100.

[105] Liebermann, Max – Briefe, Terzo volume (1902-1906), (citato) … p.105.

[106] Liebermann, Max – Briefe, Terzo volume (1902-1906), (citato) … p.189.

[107] Liebermann, Max – Briefe, Terzo volume (1902-1906), (citato) … pp.190; 202; 213; 215 e 240.

[108] Liebermann, Max – Briefe, Terzo volume (1902-1906), (citato) … pp.191 e 253.

[109] Liebermann, Max – Briefe, Terzo volume (1902-1906), (citato) … p.211.

[110] Liebermann, Max – Briefe, Terzo volume (1902-1906), (citato) … p.456.

[111] Liebermann, Max – Briefe, Terzo volume (1902-1906), (citato) … p.462.



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