[La letteratura artistica come esperienza dell'Italia]
A cura di Helmut Pfotenhauer
Villa Vigoni Series, Number 5
Tübingen, Max Niemeyer Verlag, 1991, 327 pages
Recensione di Francesco Mazzaferro - Parte Prima
Thomas Cramer,
![]() |
Fig. 1) Gli atti del convegno “La letteratura artistica come esperienza dell’Italia” tenutosi a Villa Vigoni nel 1990 |
Il convegno “La letteratura artistica come esperienza
dell’Italia” [1] si è tenuto nel 1990 a Villa Vigoni, centro pubblico di studi
italo-tedeschi sul lago di Como, che i due stati avevano creato appena qualche
anno prima [2]. Il volume qui recensito ne contiene gli atti, pubblicati nel
1991 dall’Associazione Villa Vigoni e dalla Fondazione Ernst Heinrich Heimann
di Monaco di Baviera, per i tipi dell’editore Niemeyer di Tubinga [3].
L’incontro è stato organizzato come riflessione sul tema della Kunstliteratur (la letteratura
artistica) e, di fatto, è servito come fase propedeutica alla pubblicazione, a
partire dal 1992, della Biblioteca della letteratura artistica (Bibliothek der
Kunstliteratur) [4], un ambizioso progetto editoriale della casa editrice Deutscher Klassiker Verlag, previsto in
un primo tempo in otto volumi, ma poi arrestatosi con il quinto tomo nel 1995.
Pfotenhauer è stato infatti uno dei curatori del secondo (Primo classicismo. Posizioni ed opposizioni: Winckelmann, Mengs, Heinse)
e del terzo tomo (Il classico ed il
classicismo) della Biblioteca.
Inoltre, fra i relatori al convegno di Villa Vigoni, figurano i due futuri
curatori generali della Biblioteca,
ovvero Gottfried Boehm e Norbert Miller, e uno dei curatori del primo tomo,
Thomas Cramer.
![]() |
Fig. 2) Carl Gustav Carus, Raffaello e Michelangelo con lo sguardo rivolto alla Chiesa di San Pietro a Roma, 1831 |
L’intenzione del convegno era quella di sottolineare il costante interesse per l’Italia della letteratura artistica di
lingua tedesca di tutti i tempi. Francamente, non credo che l’obiettivo sia stato
pienamente conseguito. Non vi è dubbio che via siano contributi di grande
interesse, e ad essi dedicherò la dovuta attenzione. E tuttavia mi sia però
consentito di dire che, nel suo complesso, il volume si dimostra deludente;
proverò a spiegare perché.
Se si legge la raccolta di interventi avendo a mente la
tradizione della letteratura artistica tedesca, non si può fare a meno di
notare lacune importanti sul tema, anche quando si considera il periodo storico
(il Settecento e l’Ottocento) cui a Villa Vigoni si è dedicata maggiore
attenzione. Così, non viene documentata la traduzione in tedesco, tra fine del
1700 ed inizio dell’800, di grandi testi della letteratura artistica, come, ad
esempio, la Vita di Benvenuto Cellini
scritta da lui stesso nel 1803, con traduzione di Goethe e le Vite del Vasari nel 1832 ad opera di
Ludwig Schorn. Manca poi qualsiasi riferimento alla collana Quellenschriften für Kunstgeschichte und Kunsttechnik des Mittelalters und der Renaissance, edita da Rudolf
Eitelberger von Edelberg, il fondatore della scuola di Vienna. A partire dal
1871 quella collana ha ospitato la traduzione in tedesco di molti testi
fondamentali della letteratura artistica italiana: Alberti, Biondo, Cennini,
Condivi, Dolce, Filarete, Leonardo e Pacioli. Non si parla di Julius von
Schlosser, lo studioso principe in questa materia che ha coniato il termine Kunstliteratur come appellativo
distintivo della disciplina. Ebbene, Schlosser aveva una venerazione assoluta
per l’Italia e la sua opera sarebbe stata una prova di per sé sufficiente a
confermare l’ipotesi di studio del convegno: al suo avvio, la letteratura
artistica in tutte le aree linguistiche d’Europa (e non solamente quella
tedesca) ha oggettivamente un nucleo centrale nel mondo italiano, anche se
sarebbe sciocco ignorarne il valore sempre più universale (e dunque sempre meno
italiano) e, che diviene prevalente se si pensa agli scritti d’artisti degli
ultimi due secoli. Non vi sono poi riferimenti alle numerose antologie di lettere d’artisti pubblicate a Berlino negli ultimi duecent’anni, che
testimoniano l’interesse non solamente degli studiosi tedeschi, ma anche di un
largo pubblico nel mondo germanico, per la letteratura artistica italiana del
Rinascimento e dell’epoca barocca. E, per stessa ammissione del curatore, non
vi sono saggi specifici sull’opera letteraria di Winckelmann [5] (e – vorrei
aggiungere – di Mengs), che pur sono spesso citati. Manca infine quasi ogni
traccia di Dürer e Sandrart, per parlare di testi di epoca precedente.
Queste importanti lacune sarebbero potute essere compensate
da un impianto concettuale rigoroso, che consentisse di delineare e consolidare
gli orientamenti di studio più recenti sulla letteratura artistica nel mondo
tedesco. Non sorprenderebbe certo se tali orientamenti si indirizzassero su
strade differenti da quelle delle prime generazioni degli studiosi della
materia. Tenere aperta la questione metodologica è in realtà fondamentale,
proprio perché anche nella stessa opera di Schlosser del 1924 la definizione di
Kunstliteratur non è precisa. Ho
letto il volume curato da Helmut Pfotenhauer proprio con l’intenzione di
continuare una riflessione sulla natura stessa della Kunstliteratur come fenomeno che vede – da sempre ed ovunque,
almeno a mio parere, nel mondo occidentale – gli artisti in senso lato (e
dunque pittori, scultori ed architetti, ma in tempi recenti anche una varietà
di altri creatori artistici) prendere in mano la penna per assicurare ai
posteri le loro memorie, comunicare per iscritto tra loro o con altri
protagonisti del mondo dell’arte o semplicemente per fissare i loro pensieri su
carta, a volte con l’intento di svolgere un ruolo nel dibattito pubblico e a
volte indipendentemente da ogni immediato piano di pubblicazione dei loro
scritti. La letteratura artistica coincide dunque con la strategia di
comunicazione dell’artista, secondo le sue preferenze individuali e le forme
dell’epoca.
Il saggio introduttivo di Pfotenhauer propone alcune tracce
metodologiche senza dubbio interessanti, ispirate dalla semiotica e centrate
sullo studio di simboli e strutture: le rappresentazioni letterarie dell’arte (ad
esempio, la descrizione letteraria delle opere d’arte, ovvero l’ecfrasi, e
quella del paesaggio) e gli strumenti creativi combinati fra loro (la scrittura,
la pittura, la scultura) nella letteratura artistica. “Un convegno sulla letteratura artistica si deve porre in principio due
questioni: l’importanza delle parole per le immagini (…) e delle immagini per
le parole” [6]. Dunque, l’attenzione non è sugli autori (gli artisti ed i
letterati), ma sugli strumenti (immagini e parole) che essi usano. Le parole
hanno un significato intenzionale di ricerca, fin dal momento in cui
identificano il tema delle opere d’arte e permettono la loro identificazione, soprattutto
in un’epoca in cui la loro riproducibilità è ancora resa difficile
dall’indisponibilità di tecniche moltiplicative [7]. Ma il significato del
testo va molto al di là di una pura identificazione del tema delle opere
d’arte. “Si tratta dunque di capire il
significato del letterario, della formazione linguistica nella creazione
artistica come pure nella scienza che ne disciplina lo studio” [8], ovvero
la critica e la storia dell’arte.
Nell’introduzione Pfotenhauer riconosce che il tema è
complesso. Non mancano nel convegno interventi sugli scritti di alcuni autori
(ad esempio, il già citato Moritz [9]) secondo i quali la parola non può
aggiungere nulla d’essenziale all’opera d’arte, dato che essa dovrebbe parlare
da sola. Nei testi di molti altri, invece, l’ecfrasi è considerata
fondamentale, perché consente allo scrittore d’arte di riprodurre nell’animo
del lettore l’impressione della visione diretta dell’opera, perseguendo al
tempo stesso due fini: sottrarsi a considerazioni troppo generali, teoriche ed
astratte, e porre rimedio ai costi ed alle difficoltà tecniche della
riproducibilità delle opere a mezzo stampa. Tra Settecento ed Ottocento, la
scrittura sull’arte in Germania definisce nuove forme tipiche dei generi
letterari, come le memorie di viaggio, il dialogo o la poesia su opere d’arte,
il romanzo ispirato ad artisti fittizi e le lettere fittizie a descrizione di
opere d’arte. “Quel che è importante è
che le arti figurative in questo orizzonte percettivo nella maggioranza dei
casi non avrebbero potuto manifestare la loro piena efficacia senza la
letteratura artistica. Quest’ultima va spesso al di là di una forma di
riproduzione indiretta e linguistica delle opere d’arte e spesso è divenuta
manifestazione di un’opera letteraria vera e propria” [10].
Quale sviluppo ha un’impostazione teorica così ambiziosa nel
convegno di Villa Vigoni? Va subito detto che il volume in realtà non propone
una definizione vera e propria di letteratura artistica (non lo fa neppure la Biblioteca della letteratura artistica
in cinque tomi). Al dialogo tra parola ed immagine sono dedicati – tutto
sommato – pochi contributi. La prospettiva degli interventi è, infatti,
fondamentalmente quella di una ricerca unicamente nel campo della storia del
linguaggio (e del lessico), e l’attenzione è mirata sul testo letterario in
quanto descrizione delle opere d’arte; a ciò corrisponde il fatto che gli
autori sono per lo più germanisti. Va detto che Pfotenhauer ha curato (insieme
a Boehm) un’altra raccolta di saggi sull’ecfrasi nel 1995, forse certificando
in tal modo che – più che sulla letteratura artistica – il suo interesse si
centra sulla descrizione letteraria dell’arte [11].
![]() |
Fig. 4) Johannes Georg Sulzer, Teoria generale delle belle arti, 1792 |
Il convegno di Villa Vigoni ha inoltre allargato il suo
interesse alla descrizione letteraria dei paesaggi, cui ha dedicato
un’attenzione uguale o forse superiore a quella delle opere d’arte. Non vi è
dubbio che il periodo preso in esame sia stato quello in cui al paesaggismo
viene riservato un interesse precipuo in estetica. Di conseguenza, il saggio
centrale di Norbert Miller è dedicato alla descrizione letteraria della natura
nella letteratura protoromantica, all’inclusione del giardinaggio fra le belle
arti a partire dal 1792 con la “Teoria
generale delle belle arti” (Allgemeine
Theorie Der Schonen Künste) di Johann Georg Sulzer (1720-1779), alla
differenziazione crescente tra giardini francesi d’uso nobiliare e parchi
pubblici inglesi per la media borghesia [12], all’impiego retorico della
descrizione dei parchi nelle Affinità
elettive di Goethe, all’uso del termine picturesque
per definire il paesaggio in termini artistici e letterari a partire da
Diderot, alla teoria del paesaggio nella letteratura estetica del Settecento
inglese ed infine alle visioni sulla natura dello scrittore preromantico Jean
Paul. Il tema della descrizione letteraria del paesaggio prevale anche in una
breve nota dell’italiano Maurizio Bossia sulla descrizione della natura in
Toscana nei diari di viaggio [13] tra 1760 e 1840.
![]() |
Fig. 5) Daniel Chodowiecki, Atteggiamenti naturali e ricercati della vita, 1779 |
In realtà, mi sembra che il tema vero del convegno non sia
la letteratura artistica di per sé, né il rapporto tra Italia e Germania, ma
quello della descrizione dell’arte (e del paesaggio) nella letteratura tedesca,
in una fase di maturazione del pensiero estetico in Germania. È un periodo che
si avvia con la riscoperta winckelmanniana del mondo classico e si conclude con
il pieno affermarsi delle sensibilità romantiche, ovvero tra 1750 e 1830. È in
questa fase - scrive Pfotenhauer - che si passa ad una contemplazione dell’arte
più attenta e ponderata (soprattutto nella statuaria), rispetto
all’atteggiamento sostanzialmente ‘ciarlatano’ degli anni precedenti; sono
citate in proposito due famose stampe di Daniel Chodowiecki (1726-1801), la
prima delle quali illustra l’atteggiamento concettuale di fronte ad una statua
e la seconda delle quali quello della discussione irriflessiva [14]. In quegli
anni nascono dunque in parallelo sia i primi germi della critica d’arte sia
quelli della Kunstliteratur, che – in
quest’accezione del tutto diversa da quella dello Schlosser – è a suo parere un
nuovo genere letterario basato sull’ecfrasi [15]. In quegli stessi anni la
dialettica tra parola ed immagine è rafforzata dal diffondersi delle
illustrazioni a mezzo di stampa nei testi letterari.
Qual è infine il ruolo dell’Italia e più specificamente (per
tornare al titolo) della “Letteratura
artistica come esperienza dell’Italia”? Nel quadro appena descritto di
crescente riflessione teorica estetica, accompagnata da nuove forme letterarie
di descrizione delle opere degli artisti, il mondo tedesco si interroga se vi
sia una reale necessità di recarsi in Italia per potere capire a fondo i
fondamenti dell’arte. Gli esiti sono molto diversi: Lessing guida coloro che
non lo ritengono affatto necessario (ed infatti non vi si recherà mai),
mentre Winckelmann, Herder, Heyse, Moritz, Goethe e molti altri cercano nel
nostro paese le ragioni ultime dell’estetica, e lo documentano con scritti che
– secondo Pfotenhauer – sono proprio al centro della Kunstliteratur di lingua tedesca. Le letture dell’Italia che i
viaggiatori offrono sono a volta diametralmente opposte. Winckelmann è
solamente interessato alle antichità classiche. Per Goethe l’arrivo a Roma è
invece fonte di rinascita spirituale. Herder è un visitatore disattento e pieno
di pregiudizi [16], soprattutto nei confronti di Roma [17], le cui antichità lo
annoiano [18]. Non gli piace la pittura italiana e detesta il classicismo degli
artisti tedeschi a Roma [19]; e tuttavia è un ammiratore entusiasta delle
statue greco-romane [20], e soprattutto di quelle femminili, cui dedica
attenzione ammirandone la sensualità delle forme [21]. Moritz – che pure si
ispira al concetto classico del ‘bello’ [22] – è un ammiratore assoluto della
pittura di Michelangelo ed un detrattore altrettanto netto della statuaria
classica [23]. Nessuno di loro è comunque un artista; e dunque l’esperienza
dell’Italia conferma che il concetto di letteratura artistica è di letteratura
sull’arte, più che letteratura degli artisti.
![]() |
Fig. 6) Il volume Écrire la peinture: De Diderot à Quignard, a cura di Pascal Dethurens (2009) |
Quali conclusioni generali trarre? Nella prima metà degli
anni Novanta del secolo scorso vi è certamente stato un tentativo interessante
nella cultura tedesca di recuperare l’attenzione sul genere della letteratura
artistica, anche servendosi di categorie concettuali nuove, come quelle della
semiotica, ma lo si è fatto in modo direi molto disordinato. L’intuizione
principale è che si dovesse studiare il legame tra parola ed immagine, facendo
riferimento a forme simboliche (come l’ecfrasi e la descrizione del paesaggio).
Nulla vi sarebbe stato di male se gli studiosi avessero elaborato a pieno una
nuova scuola alternativa di pensiero sulla Kunstliteratur,
che si discostasse dalle concezioni positiviste o idealiste che avevano
prevalso a Vienna e Berlino tra Otto e Novecento. E invece l’elaborazione
teorica è rimasta a mio parere indeterminata. Il convegno del 1990 ha evidenziato
problemi che mi sembrano rimasti irrisolti con la pubblicazione in cinque tomi
tra 1992 ed 1995 della Biblioteca della
letteratura artistica, e hanno portato alla rinuncia a pubblicare gli
ultimi tre tomi originariamente previsti nell’opera. Si sarebbe potuto
profittare di una concezione ampliata di letteratura
artistica anche per spaziare nel contemporaneo, ed uscire da una
discussione legata solamente all’epoca del classicismo e del romanticismo. Una
definizione allargata di “letteratura artistica” è, fra l’altro, propria del
mondo di lingua francese, come testimoniato sia dall’antologia di Paul Éluard negli anni Cinquanta (già recensita in questo blog) sia dal recente “Écrire la peinture: De Diderot à Quignard“
di Pascal Dethurens, di cui avremo modo di parlare in un’occasione specifica.
Si sarebbe dunque potuto giungere ad una nuova concezione moderna ed europea
del concetto di Kunstliteratur, che
tenesse conto delle tradizioni diverse. E tuttavia, l’impressione è che si sia
trattato di un’occasione perduta, e che forse l’unico tema su cui si sia giunti
a conclusioni robuste sia stata quello dell’analisi delle forme letterarie
dell’ecfrasi.
Nonostante queste considerazioni critiche, mi sembra utile
far riferimento ai contributi più efficaci contenuti nel volume.
Esperienza dell’Italia ed umanesimo nazionale nel XVI secolo.
![]() |
Fig. 7) Il frontespizio dell’Hodoeporicon itineris Italici, viaggio in Italia in versi di Georg Sabinus, 1535 |
Il Professor Thomas Cramer (1938-) ha insegnato letteratura
tedesca antica alla Technische
Universität di Berlino, ed è stato uno dei curatori del primo tomo della Biblioteca della letteratura artistica (Rinascimento e Barocco). Il suo saggio è
dedicato agli scritti d’arte tedeschi nel 1500; in particolare si interroga
su quali informazioni ed opinioni essi rivelino sull’Italia rinascimentale. La
tesi centrale del suo contributo al convegno è al tempo stesso interessante e
sorprendente. Al culmine del Rinascimento, il mondo italiano non avrebbe per
nulla attratto quello tedesco per la qualità delle opere d’arte o di
architettura che si potevano visitare nel nostro paese, fossero esse
contemporanee o del passato, ma avrebbe invece esercitato un fascino
indiscutibile su di esso attraverso la lettura dei testi degli autori latini
della classicità e degli umanisti italiani. L’immagine italiana nella Germania
del 1500 non sarebbe dunque artistica, ma quasi esclusivamente letteraria. Nei
confronti delle opere d’arte italiane il mondo tedesco (soprattutto, ma non
esclusivamente, quello protestante) avrebbe infatti manifestato molte riserve.
“Per quanto sia sorprendente, bisogna abituarsi
a pensare che almeno fino all’inizio del sedicesimo secolo, le città italiane
(forse con l’eccezione di Venezia) non sembravano così rimarchevoli ai
viaggiatori tedeschi, né come insiemi urbanistici né come opere architettoniche
nel loro complesso” [24]. Nel 1487 l’umanista Konrad Celtis [25] non
nasconde il proprio disappunto per le condizioni di Roma, così diverse
da quelle descritte nei testi antichi [26]; egli celebra invece nei suoi
epigrammi le radici letterarie del nostro paese. Anche i testi successivi di
altri autori non sembrano evidenziare grande entusiasmo per le opere d’arte.
Così il resoconto di viaggio in Italia in versi di Georg Sabinus (1508-1560)
[27] contiene esclusivamente una descrizione del duomo di San Marco a Venezia
[28], mentre ricorda ampiamente gli umanisti Ficino e Bembo e contiene
citazioni di Petrarca e Cicerone [29]. Bartholomäus Sastrow (1520-1603), il
sindaco di Stralsund (una cittadina della Germania settentrionale) ricorda
nella sua autobiografia [30] del 1595 il viaggio a Roma di quarant’anni prima e
nota: “Oltre alle sette chiese
principali, ve ne sono altre 150 tra grandi e piccole, oltre ad abbazie ed
ospedali; non ho visitato tutti questi edifici, ma là dove sono stato nella
maggior parte dei casi non ho visto nulla di speciale” [31]. Pochi anni
dopo è la volta dell’architetto ed urbanista Heinrich Schickhardt (1558–1635)
[32], per il quale le riserve religiose del protestantesimo non possono valere,
essendo un gesuita: egli descrive il suo viaggio in Italia in termini molto
sommari, inclusa la visita di centri d’arte come Firenze e Pisa [33]. E
tuttavia va detto che le sue opere in Germania, come i disegni per la città di
Freudenstadt ultimati nel 1604, riflettono chiaramente un’impostazione
rinascimentale italiana.
![]() |
Fig. 8) Heinrich Schickhardt, Pianta di Freudenstadt, 1604 |
Cramer crede di poter confermare la propria tesi, secondo
cui il mondo tedesco assegna alla letteratura e non all’osservazione diretta
dell’arte un ruolo centrale nella conoscenza dell’Italia, anche con riferimento
agli scritti di Walther Ryff (1500 circa - 1548), conosciuto come Rivius,
medico, filosofo e teorico dell’architettura.
![]() |
Fig. 9) Walther Ryff, Il primo libro del Trattato d’architettura del 1547, dedicato alla prospettiva |
Ryff pubblica nel 1548 la traduzione tedesca di Vitruvio
[34], dopo aver dato alle stampe l’anno precedente un trattato di architettura
per interpretarne gli insegnamenti [35] e prima ancora, nel 1543, il testo
latino del De Architectura [36].
Ebbene, Ryff – che pur era al corrente di tutti i maggiori testi d’architettura
italiani dell’epoca – non si era mai recato in Italia [37]. La sua conoscenza
non solamente delle tesi dei teorici italiani d’architettura, ma addirittura
delle opere d’arte italiane che egli descrive (incluse quelle di una ventina di
pittori e scultori italiani del rinascimento) era tutta basata sulla
trasmissione del sapere attraverso testi scritti (ad esempio, egli cita il
mosaico della Navicella di Giotto in San Pietro sulla base della descrizione
che ne fa Leon Battista Alberti nel De
Pictura). Ryff non aveva molto probabilmente visto nessuna di quelle opere
(neppure a mezzo stampa) e non lo considerava neppure necessario, contentandosi
della loro descrizione. È una conferma, secondo Cramer, della centralità del
ruolo del testo letterario nella diffusione della cultura nel mondo tedesco di
quegli anni (primato, a mio parere, del resto confermato dalla traduzione della
Bibbia da parte di Lutero come atto fondante della Riforma e della lingua
tedesca moderna).
![]() |
Fig. 10) La versione in tedesco dei Dieci libri d’architettura di Vitruvio, nella traduzione di Walther Ryff del 1548 |
Ad esempio, Ryff consiglia al lettore di ispirarsi ai testi
virgiliani dell’Eneide per poter realizzare statue equestri della stessa
qualità del monumento equestre al Gattamelata di Donatello, assicurando loro
che la lettura del testo latino può essere più utile di un viaggio a Padova.
Cramer scrive, forse esagerando: “Le
belle arti vengono abrogate nel momento stesso in cui vengono descritte. Per
questo motivo non si consiglia all’artista novizio, come nel 18simo e 19simo
secolo, di visitare l’Italia per poter vedere i soggetti ed i modelli. È molto
meglio leggere la letteratura” [38].
Fine della Parte Prima
NOTE
[1] Può sembrare davvero strano, ma il volume non
contiene la data precisa del convegno, che secondo diverse fonti si è tenuto
nel 1990.
[2] La villa, appartenuta al mecenate francofortese Heinrich
Mylius (1769-1854), amico personale sia di Johann Wolfgang Goethe sia di
Alessandro Manzoni, è stata fin dal primo Ottocento un centro d’incontro tra le
due culture; nel 1983 l’ultimo proprietario, Ignazio Vigoni junior (1905-1983),
l’ha lasciata per legato testamentario alla Repubblica Federale Tedesca, con la
precisa istruzione che fosse destinata a centro studi pubblico per rafforzare i
rapporti tra Italia e Germania. A questo è seguito un accordo tra i due
governi, firmato dai ministri Hans Dietrich Genscher e Giulio Andreotti il 21
aprile 1986.
[3] Il testo è stato ripubblicato da De Gruyter nel
2011. Si veda
[4] Bibliothek
der Kunstliteratur, a cura di Gottfried Boehm e Norbert Miller, Frankfurt am
Main, Deutscher Klassiker Verlag, in cinque volumi (1992-1995).
[5] Kunstliteratur
als Italienerfahrung, edited by Helmut Pfotenhauer, Tubinga, Niemeyer, 1991,
327 pagine. Serie della Villa Vigoni, Numero 5. Citazione a pagina 5.
[6] Kunstliteratur
als Italienerfahrung, (citato) …, pp. 1-2
[7] Kunstliteratur
als Italienerfahrung, (citato) …, p. 1
[8] Kunstliteratur
als Italienerfahrung, (citato) …, p. 1
[9] Kunstliteratur
als Italienerfahrung, (citato) …, p. 67
[10] Kunstliteratur
als Italienerfahrung, (citato) …, p. 2
[11] Kunstliteratur
als Italienerfahrung, (citato) …, p. 2
[12] Beschreibungskunst
– Kunstbeschreibung. Ekphrasis von der Antike bis zur Gegenwart [Arte della
descrizione – descrizione dell’arte. L’ecfrasi dall’antichità al
presente], a cura di Gottfried Boehm ed Helmut Pfotenhauer, Padeborn, Wilhelm
Fink, 1995, 642 pagine. L’indice della raccolta degli scritti è disponibile
all’indirizzo http://d-nb.info/943749271/04
[13] Kunstliteratur
als Italienerfahrung, (citato) …, p. 116
[14] Kunstliteratur
als Italienerfahrung, (citato) …, p. 192
[15] Kunstliteratur
als Italienerfahrung, (citato) …, pp. 2-3
[16] Kunstliteratur
als Italienerfahrung, (citato) …, p. 3
[17] Kunstliteratur
als Italienerfahrung, (citato) …, p. 42
[18] Kunstliteratur
als Italienerfahrung, (citato) …, p. 43
[19] Kunstliteratur
als Italienerfahrung, (citato) …, p. 45
[20] Kunstliteratur
als Italienerfahrung, (citato) …, p. 62
[21] Kunstliteratur
als Italienerfahrung, (citato) …, pp. 46-48
[22] Kunstliteratur
als Italienerfahrung, (citato) …, pp. 52-54
[23] Kunstliteratur
als Italienerfahrung, (citato) …, p. 79
[24] Kunstliteratur
als Italienerfahrung, (citato) …, pp. 71-75
[25] Kunstliteratur
als Italienerfahrung, (citato) …, p. 10
[26] Fünf
Bücher Epigramme von Konrad Celtis, a cura di Karl Hartfelder, Berlino,
Calvary, 1881. Il testo è disponibile all’indirizzo
[27] Kunstliteratur
als Italienerfahrung, (citato) …, pp. 12-13
[28] Sabinus, Georg - Georgii Sabini Brandeburgensis
Hodoeporicon itineris Italici, 1535. Il testo è disponibile presso
[29] Kunstliteratur
als Italienerfahrung, (citato) …, p. 9
[30] Kunstliteratur
als Italienerfahrung, (citato) …, p. 14
[31] Bartholomäi
Sastrowen Herkommen, Geburt und Lauff seines gantzen Lebens : auch was sich in
dem Denckwerdiges zugetragen, so er mehrentheils selbst gesehen und gegenwärtig
mit angehöret hat", a cura di Friedrich Mohnicke, Greifswald, in der
Universitäts Buchhandlung, 1823-1824, 3 volumi. Il primo volume (1823)
si trova all’indirizzo
Il secondo volume (1823) è disponibile all’indirizzo
https://archive.org/stream/bub_gb_Dp5DAAAAYAAJ#page/n3/mode/2up.
Il terzo (1824) è reperibile all’indirizzo https://archive.org/details/bub_gb_XZ5DAAAAYAAJ.
[32] Kunstliteratur
als Italienerfahrung, (citato) …, p. 7
[33] Schickhardt,
Heinrich - Beschreibung einer Reiss, welche der Durchleuchtig Hochgeborne Fürst
und Herr, Herr Friedrich [...] im Jahr 1599 [...] auß dem Landt zu Würtemberg
in Italiam gethan [...], Tübingen, Cellius, 1603, 106 pagine.
[34] Kunstliteratur
als Italienerfahrung, (citato) …, p. 9
[35] Ryff,
Walter Hermann - Vitruvius Teutsch. Nemlichen des aller namhafftigisten vn[d]
hocherfahrnesten römischen Architecti vnd kunstreichen Werck zehn Bücher von
der Architectur und künstlichem Bawen, Basilea, Sebastian Henricpetri, 1575
[36] Ryff,
Walter Hermann - Der furnembsten, notwendigsten, der gantzen Architectur
angehörigen Mathematischen vnd Mechanischen künst, eygentlicher bericht, vnd
vast klare, verstendliche vnterrichtung, zu rechtem verstandt der lehr
Vitruuij, in drey furneme Bücher abgetheilet (Rapporto preciso sui principi
fondamentali della matematica e della meccanica che si applicano
all’architettura, e lezione ampia e precisa sulla comprensione corretta
dell’insegnamento di Vitruvio, diviso in tre libri), Norimberga, Truckts Johan
Petreius, 1547. Il testo è disponibile all’indirizzo
[37] M. Vitruvii ... de architectura libri decem, ad
Augustum Caesarem accurati & conscripti: & nunc primum in Germania qua
potuit diligentia excusi, atq[ue] hinc inde schematibus non iniucundis exornati,
Argentorati (Strasburgo), Knobloch per G. Machaeropiaeum, 1543. Il testo è disponibile
all’indirizzo
[38] Kunstliteratur
als Italienerfahrung, (citato) …, p. 16
[39] Kunstliteratur
als Italienerfahrung, (citato) …, p. 18
Nessun commento:
Posta un commento