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lunedì 13 febbraio 2017

[La letteratura artistica come esperienza dell'Italia]. A cura di Helmut Pfotenhauer. Parte Prima



Kunstliteratur als Italienerfahrung
[La letteratura artistica come esperienza dell'Italia]

A cura di Helmut Pfotenhauer

Villa Vigoni Series, Number 5
Tübingen, Max Niemeyer Verlag, 1991, 327 pages


Recensione di Francesco Mazzaferro - Parte Prima

Fig. 1) Gli atti del convegno “La letteratura artistica come esperienza dell’Italia” tenutosi a Villa Vigoni nel 1990

Il convegno “La letteratura artistica come esperienza dell’Italia” [1] si è tenuto nel 1990 a Villa Vigoni, centro pubblico di studi italo-tedeschi sul lago di Como, che i due stati avevano creato appena qualche anno prima [2]. Il volume qui recensito ne contiene gli atti, pubblicati nel 1991 dall’Associazione Villa Vigoni e dalla Fondazione Ernst Heinrich Heimann di Monaco di Baviera, per i tipi dell’editore Niemeyer di Tubinga [3]. L’incontro è stato organizzato come riflessione sul tema della Kunstliteratur (la letteratura artistica) e, di fatto, è servito come fase propedeutica alla pubblicazione, a partire dal 1992, della Biblioteca della letteratura artistica (Bibliothek der Kunstliteratur) [4], un ambizioso progetto editoriale della casa editrice Deutscher Klassiker Verlag, previsto in un primo tempo in otto volumi, ma poi arrestatosi con il quinto tomo nel 1995. Pfotenhauer è stato infatti uno dei curatori del secondo (Primo classicismo. Posizioni ed opposizioni: Winckelmann, Mengs, Heinse) e del terzo tomo (Il classico ed il classicismo) della Biblioteca. Inoltre, fra i relatori al convegno di Villa Vigoni, figurano i due futuri curatori generali della Biblioteca, ovvero Gottfried Boehm e Norbert Miller, e uno dei curatori del primo tomo, Thomas Cramer.


Fig. 2) Carl Gustav Carus, Raffaello e Michelangelo con lo sguardo rivolto alla Chiesa di San Pietro a Roma, 1831

L’intenzione del convegno era quella di sottolineare il costante interesse per l’Italia della letteratura artistica di lingua tedesca di tutti i tempi. Francamente, non credo che l’obiettivo sia stato pienamente conseguito. Non vi è dubbio che via siano contributi di grande interesse, e ad essi dedicherò la dovuta attenzione. E tuttavia mi sia però consentito di dire che, nel suo complesso, il volume si dimostra deludente; proverò a spiegare perché.

Se si legge la raccolta di interventi avendo a mente la tradizione della letteratura artistica tedesca, non si può fare a meno di notare lacune importanti sul tema, anche quando si considera il periodo storico (il Settecento e l’Ottocento) cui a Villa Vigoni si è dedicata maggiore attenzione. Così, non viene documentata la traduzione in tedesco, tra fine del 1700 ed inizio dell’800, di grandi testi della letteratura artistica, come, ad esempio, la Vita di Benvenuto Cellini scritta da lui stesso nel 1803, con traduzione di Goethe e le Vite del Vasari nel 1832 ad opera di Ludwig Schorn. Manca poi qualsiasi riferimento alla collana Quellenschriften für Kunstgeschichte und Kunsttechnik des Mittelalters und der Renaissance, edita da Rudolf Eitelberger von Edelberg, il fondatore della scuola di Vienna. A partire dal 1871 quella collana ha ospitato la traduzione in tedesco di molti testi fondamentali della letteratura artistica italiana: Alberti, Biondo, Cennini, Condivi, Dolce, Filarete, Leonardo e Pacioli. Non si parla di Julius von Schlosser, lo studioso principe in questa materia che ha coniato il termine Kunstliteratur come appellativo distintivo della disciplina. Ebbene, Schlosser aveva una venerazione assoluta per l’Italia e la sua opera sarebbe stata una prova di per sé sufficiente a confermare l’ipotesi di studio del convegno: al suo avvio, la letteratura artistica in tutte le aree linguistiche d’Europa (e non solamente quella tedesca) ha oggettivamente un nucleo centrale nel mondo italiano, anche se sarebbe sciocco ignorarne il valore sempre più universale (e dunque sempre meno italiano) e, che diviene prevalente se si pensa agli scritti d’artisti degli ultimi due secoli. Non vi sono poi riferimenti alle numerose antologie di lettere d’artisti pubblicate a Berlino negli ultimi duecent’anni, che testimoniano l’interesse non solamente degli studiosi tedeschi, ma anche di un largo pubblico nel mondo germanico, per la letteratura artistica italiana del Rinascimento e dell’epoca barocca. E, per stessa ammissione del curatore, non vi sono saggi specifici sull’opera letteraria di Winckelmann [5] (e – vorrei aggiungere – di Mengs), che pur sono spesso citati. Manca infine quasi ogni traccia di Dürer e Sandrart, per parlare di testi di epoca precedente.


Fig. 3) Carl Gustav Carus, Ricordo di Roma, 1839

Queste importanti lacune sarebbero potute essere compensate da un impianto concettuale rigoroso, che consentisse di delineare e consolidare gli orientamenti di studio più recenti sulla letteratura artistica nel mondo tedesco. Non sorprenderebbe certo se tali orientamenti si indirizzassero su strade differenti da quelle delle prime generazioni degli studiosi della materia. Tenere aperta la questione metodologica è in realtà fondamentale, proprio perché anche nella stessa opera di Schlosser del 1924 la definizione di Kunstliteratur non è precisa. Ho letto il volume curato da Helmut Pfotenhauer proprio con l’intenzione di continuare una riflessione sulla natura stessa della Kunstliteratur come fenomeno che vede – da sempre ed ovunque, almeno a mio parere, nel mondo occidentale – gli artisti in senso lato (e dunque pittori, scultori ed architetti, ma in tempi recenti anche una varietà di altri creatori artistici) prendere in mano la penna per assicurare ai posteri le loro memorie, comunicare per iscritto tra loro o con altri protagonisti del mondo dell’arte o semplicemente per fissare i loro pensieri su carta, a volte con l’intento di svolgere un ruolo nel dibattito pubblico e a volte indipendentemente da ogni immediato piano di pubblicazione dei loro scritti. La letteratura artistica coincide dunque con la strategia di comunicazione dell’artista, secondo le sue preferenze individuali e le forme dell’epoca.

Il saggio introduttivo di Pfotenhauer propone alcune tracce metodologiche senza dubbio interessanti, ispirate dalla semiotica e centrate sullo studio di simboli e strutture: le rappresentazioni letterarie dell’arte (ad esempio, la descrizione letteraria delle opere d’arte, ovvero l’ecfrasi, e quella del paesaggio) e gli strumenti creativi combinati fra loro (la scrittura, la pittura, la scultura) nella letteratura artistica. “Un convegno sulla letteratura artistica si deve porre in principio due questioni: l’importanza delle parole per le immagini (…) e delle immagini per le parole” [6]. Dunque, l’attenzione non è sugli autori (gli artisti ed i letterati), ma sugli strumenti (immagini e parole) che essi usano. Le parole hanno un significato intenzionale di ricerca, fin dal momento in cui identificano il tema delle opere d’arte e permettono la loro identificazione, soprattutto in un’epoca in cui la loro riproducibilità è ancora resa difficile dall’indisponibilità di tecniche moltiplicative [7]. Ma il significato del testo va molto al di là di una pura identificazione del tema delle opere d’arte. “Si tratta dunque di capire il significato del letterario, della formazione linguistica nella creazione artistica come pure nella scienza che ne disciplina lo studio” [8], ovvero la critica e la storia dell’arte.

Nell’introduzione Pfotenhauer riconosce che il tema è complesso. Non mancano nel convegno interventi sugli scritti di alcuni autori (ad esempio, il già citato Moritz [9]) secondo i quali la parola non può aggiungere nulla d’essenziale all’opera d’arte, dato che essa dovrebbe parlare da sola. Nei testi di molti altri, invece, l’ecfrasi è considerata fondamentale, perché consente allo scrittore d’arte di riprodurre nell’animo del lettore l’impressione della visione diretta dell’opera, perseguendo al tempo stesso due fini: sottrarsi a considerazioni troppo generali, teoriche ed astratte, e porre rimedio ai costi ed alle difficoltà tecniche della riproducibilità delle opere a mezzo stampa. Tra Settecento ed Ottocento, la scrittura sull’arte in Germania definisce nuove forme tipiche dei generi letterari, come le memorie di viaggio, il dialogo o la poesia su opere d’arte, il romanzo ispirato ad artisti fittizi e le lettere fittizie a descrizione di opere d’arte. “Quel che è importante è che le arti figurative in questo orizzonte percettivo nella maggioranza dei casi non avrebbero potuto manifestare la loro piena efficacia senza la letteratura artistica. Quest’ultima va spesso al di là di una forma di riproduzione indiretta e linguistica delle opere d’arte e spesso è divenuta manifestazione di un’opera letteraria vera e propria” [10].

Quale sviluppo ha un’impostazione teorica così ambiziosa nel convegno di Villa Vigoni? Va subito detto che il volume in realtà non propone una definizione vera e propria di letteratura artistica (non lo fa neppure la Biblioteca della letteratura artistica in cinque tomi). Al dialogo tra parola ed immagine sono dedicati – tutto sommato – pochi contributi. La prospettiva degli interventi è, infatti, fondamentalmente quella di una ricerca unicamente nel campo della storia del linguaggio (e del lessico), e l’attenzione è mirata sul testo letterario in quanto descrizione delle opere d’arte; a ciò corrisponde il fatto che gli autori sono per lo più germanisti. Va detto che Pfotenhauer ha curato (insieme a Boehm) un’altra raccolta di saggi sull’ecfrasi nel 1995, forse certificando in tal modo che – più che sulla letteratura artistica – il suo interesse si centra sulla descrizione letteraria dell’arte [11]. 


Fig. 4) Johannes Georg Sulzer, Teoria generale delle belle arti, 1792

Il convegno di Villa Vigoni ha inoltre allargato il suo interesse alla descrizione letteraria dei paesaggi, cui ha dedicato un’attenzione uguale o forse superiore a quella delle opere d’arte. Non vi è dubbio che il periodo preso in esame sia stato quello in cui al paesaggismo viene riservato un interesse precipuo in estetica. Di conseguenza, il saggio centrale di Norbert Miller è dedicato alla descrizione letteraria della natura nella letteratura protoromantica, all’inclusione del giardinaggio fra le belle arti a partire dal 1792 con la “Teoria generale delle belle arti” (Allgemeine Theorie Der Schonen Künste) di Johann Georg Sulzer (1720-1779), alla differenziazione crescente tra giardini francesi d’uso nobiliare e parchi pubblici inglesi per la media borghesia [12], all’impiego retorico della descrizione dei parchi nelle Affinità elettive di Goethe, all’uso del termine picturesque per definire il paesaggio in termini artistici e letterari a partire da Diderot, alla teoria del paesaggio nella letteratura estetica del Settecento inglese ed infine alle visioni sulla natura dello scrittore preromantico Jean Paul. Il tema della descrizione letteraria del paesaggio prevale anche in una breve nota dell’italiano Maurizio Bossia sulla descrizione della natura in Toscana nei diari di viaggio [13] tra 1760 e 1840.


Fig. 5) Daniel Chodowiecki, Atteggiamenti naturali e ricercati della vita, 1779
  
In realtà, mi sembra che il tema vero del convegno non sia la letteratura artistica di per sé, né il rapporto tra Italia e Germania, ma quello della descrizione dell’arte (e del paesaggio) nella letteratura tedesca, in una fase di maturazione del pensiero estetico in Germania. È un periodo che si avvia con la riscoperta winckelmanniana del mondo classico e si conclude con il pieno affermarsi delle sensibilità romantiche, ovvero tra 1750 e 1830. È in questa fase - scrive Pfotenhauer - che si passa ad una contemplazione dell’arte più attenta e ponderata (soprattutto nella statuaria), rispetto all’atteggiamento sostanzialmente ‘ciarlatano’ degli anni precedenti; sono citate in proposito due famose stampe di Daniel Chodowiecki (1726-1801), la prima delle quali illustra l’atteggiamento concettuale di fronte ad una statua e la seconda delle quali quello della discussione irriflessiva [14]. In quegli anni nascono dunque in parallelo sia i primi germi della critica d’arte sia quelli della Kunstliteratur, che – in quest’accezione del tutto diversa da quella dello Schlosser – è a suo parere un nuovo genere letterario basato sull’ecfrasi [15]. In quegli stessi anni la dialettica tra parola ed immagine è rafforzata dal diffondersi delle illustrazioni a mezzo di stampa nei testi letterari.

Qual è infine il ruolo dell’Italia e più specificamente (per tornare al titolo) della “Letteratura artistica come esperienza dell’Italia”? Nel quadro appena descritto di crescente riflessione teorica estetica, accompagnata da nuove forme letterarie di descrizione delle opere degli artisti, il mondo tedesco si interroga se vi sia una reale necessità di recarsi in Italia per potere capire a fondo i fondamenti dell’arte. Gli esiti sono molto diversi: Lessing guida coloro che non lo ritengono affatto necessario (ed infatti non vi si recherà mai), mentre Winckelmann, Herder, Heyse, Moritz, Goethe e molti altri cercano nel nostro paese le ragioni ultime dell’estetica, e lo documentano con scritti che – secondo Pfotenhauer – sono proprio al centro della Kunstliteratur di lingua tedesca. Le letture dell’Italia che i viaggiatori offrono sono a volta diametralmente opposte. Winckelmann è solamente interessato alle antichità classiche. Per Goethe l’arrivo a Roma è invece fonte di rinascita spirituale. Herder è un visitatore disattento e pieno di pregiudizi [16], soprattutto nei confronti di Roma [17], le cui antichità lo annoiano [18]. Non gli piace la pittura italiana e detesta il classicismo degli artisti tedeschi a Roma [19]; e tuttavia è un ammiratore entusiasta delle statue greco-romane [20], e soprattutto di quelle femminili, cui dedica attenzione ammirandone la sensualità delle forme [21]. Moritz – che pure si ispira al concetto classico del ‘bello’ [22] – è un ammiratore assoluto della pittura di Michelangelo ed un detrattore altrettanto netto della statuaria classica [23]. Nessuno di loro è comunque un artista; e dunque l’esperienza dell’Italia conferma che il concetto di letteratura artistica è di letteratura sull’arte, più che letteratura degli artisti.


Fig. 6) Il volume Écrire la peinture: De Diderot à Quignard, a cura di Pascal Dethurens (2009)

Quali conclusioni generali trarre? Nella prima metà degli anni Novanta del secolo scorso vi è certamente stato un tentativo interessante nella cultura tedesca di recuperare l’attenzione sul genere della letteratura artistica, anche servendosi di categorie concettuali nuove, come quelle della semiotica, ma lo si è fatto in modo direi molto disordinato. L’intuizione principale è che si dovesse studiare il legame tra parola ed immagine, facendo riferimento a forme simboliche (come l’ecfrasi e la descrizione del paesaggio). Nulla vi sarebbe stato di male se gli studiosi avessero elaborato a pieno una nuova scuola alternativa di pensiero sulla Kunstliteratur, che si discostasse dalle concezioni positiviste o idealiste che avevano prevalso a Vienna e Berlino tra Otto e Novecento. E invece l’elaborazione teorica è rimasta a mio parere indeterminata. Il convegno del 1990 ha evidenziato problemi che mi sembrano rimasti irrisolti con la pubblicazione in cinque tomi tra 1992 ed 1995 della Biblioteca della letteratura artistica, e hanno portato alla rinuncia a pubblicare gli ultimi tre tomi originariamente previsti nell’opera. Si sarebbe potuto profittare di una concezione ampliata di letteratura artistica anche per spaziare nel contemporaneo, ed uscire da una discussione legata solamente all’epoca del classicismo e del romanticismo. Una definizione allargata di “letteratura artistica” è, fra l’altro, propria del mondo di lingua francese, come testimoniato sia dall’antologia di Paul Éluard negli anni Cinquanta (già recensita in questo blog) sia dal recente “Écrire la peinture: De Diderot à Quignard“ di Pascal Dethurens, di cui avremo modo di parlare in un’occasione specifica. Si sarebbe dunque potuto giungere ad una nuova concezione moderna ed europea del concetto di Kunstliteratur, che tenesse conto delle tradizioni diverse. E tuttavia, l’impressione è che si sia trattato di un’occasione perduta, e che forse l’unico tema su cui si sia giunti a conclusioni robuste sia stata quello dell’analisi delle forme letterarie dell’ecfrasi.

Nonostante queste considerazioni critiche, mi sembra utile far riferimento ai contributi più efficaci contenuti nel volume.



Thomas Cramer, 
Esperienza dell’Italia ed umanesimo nazionale nel XVI secolo.

Fig. 7) Il frontespizio dell’Hodoeporicon itineris Italici, viaggio in Italia in versi di Georg Sabinus, 1535

Il Professor Thomas Cramer (1938-) ha insegnato letteratura tedesca antica alla Technische Universität di Berlino, ed è stato uno dei curatori del primo tomo della Biblioteca della letteratura artistica (Rinascimento e Barocco). Il suo saggio è dedicato agli scritti d’arte tedeschi nel 1500; in particolare si interroga su quali informazioni ed opinioni essi rivelino sull’Italia rinascimentale. La tesi centrale del suo contributo al convegno è al tempo stesso interessante e sorprendente. Al culmine del Rinascimento, il mondo italiano non avrebbe per nulla attratto quello tedesco per la qualità delle opere d’arte o di architettura che si potevano visitare nel nostro paese, fossero esse contemporanee o del passato, ma avrebbe invece esercitato un fascino indiscutibile su di esso attraverso la lettura dei testi degli autori latini della classicità e degli umanisti italiani. L’immagine italiana nella Germania del 1500 non sarebbe dunque artistica, ma quasi esclusivamente letteraria. Nei confronti delle opere d’arte italiane il mondo tedesco (soprattutto, ma non esclusivamente, quello protestante) avrebbe infatti manifestato molte riserve. “Per quanto sia sorprendente, bisogna abituarsi a pensare che almeno fino all’inizio del sedicesimo secolo, le città italiane (forse con l’eccezione di Venezia) non sembravano così rimarchevoli ai viaggiatori tedeschi, né come insiemi urbanistici né come opere architettoniche nel loro complesso” [24]. Nel 1487 l’umanista Konrad Celtis [25] non nasconde il proprio disappunto per le condizioni di Roma, così diverse da quelle descritte nei testi antichi [26]; egli celebra invece nei suoi epigrammi le radici letterarie del nostro paese. Anche i testi successivi di altri autori non sembrano evidenziare grande entusiasmo per le opere d’arte. Così il resoconto di viaggio in Italia in versi di Georg Sabinus (1508-1560) [27] contiene esclusivamente una descrizione del duomo di San Marco a Venezia [28], mentre ricorda ampiamente gli umanisti Ficino e Bembo e contiene citazioni di Petrarca e Cicerone [29]. Bartholomäus Sastrow (1520-1603), il sindaco di Stralsund (una cittadina della Germania settentrionale) ricorda nella sua autobiografia [30] del 1595 il viaggio a Roma di quarant’anni prima e nota: “Oltre alle sette chiese principali, ve ne sono altre 150 tra grandi e piccole, oltre ad abbazie ed ospedali; non ho visitato tutti questi edifici, ma là dove sono stato nella maggior parte dei casi non ho visto nulla di speciale” [31]. Pochi anni dopo è la volta dell’architetto ed urbanista Heinrich Schickhardt (1558–1635) [32], per il quale le riserve religiose del protestantesimo non possono valere, essendo un gesuita: egli descrive il suo viaggio in Italia in termini molto sommari, inclusa la visita di centri d’arte come Firenze e Pisa [33]. E tuttavia va detto che le sue opere in Germania, come i disegni per la città di Freudenstadt ultimati nel 1604, riflettono chiaramente un’impostazione rinascimentale italiana.


Fig. 8) Heinrich Schickhardt, Pianta di Freudenstadt, 1604
  
Cramer crede di poter confermare la propria tesi, secondo cui il mondo tedesco assegna alla letteratura e non all’osservazione diretta dell’arte un ruolo centrale nella conoscenza dell’Italia, anche con riferimento agli scritti di Walther Ryff (1500 circa - 1548), conosciuto come Rivius, medico, filosofo e teorico dell’architettura.


Fig. 9) Walther Ryff, Il primo libro del Trattato d’architettura del 1547, dedicato alla prospettiva

Ryff pubblica nel 1548 la traduzione tedesca di Vitruvio [34], dopo aver dato alle stampe l’anno precedente un trattato di architettura per interpretarne gli insegnamenti [35] e prima ancora, nel 1543, il testo latino del De Architectura [36]. Ebbene, Ryff – che pur era al corrente di tutti i maggiori testi d’architettura italiani dell’epoca – non si era mai recato in Italia [37]. La sua conoscenza non solamente delle tesi dei teorici italiani d’architettura, ma addirittura delle opere d’arte italiane che egli descrive (incluse quelle di una ventina di pittori e scultori italiani del rinascimento) era tutta basata sulla trasmissione del sapere attraverso testi scritti (ad esempio, egli cita il mosaico della Navicella di Giotto in San Pietro sulla base della descrizione che ne fa Leon Battista Alberti nel De Pictura). Ryff non aveva molto probabilmente visto nessuna di quelle opere (neppure a mezzo stampa) e non lo considerava neppure necessario, contentandosi della loro descrizione. È una conferma, secondo Cramer, della centralità del ruolo del testo letterario nella diffusione della cultura nel mondo tedesco di quegli anni (primato, a mio parere, del resto confermato dalla traduzione della Bibbia da parte di Lutero come atto fondante della Riforma e della lingua tedesca moderna).

Fig. 10) La versione in tedesco dei Dieci libri d’architettura di Vitruvio, nella traduzione di Walther Ryff del 1548

Ad esempio, Ryff consiglia al lettore di ispirarsi ai testi virgiliani dell’Eneide per poter realizzare statue equestri della stessa qualità del monumento equestre al Gattamelata di Donatello, assicurando loro che la lettura del testo latino può essere più utile di un viaggio a Padova. Cramer scrive, forse esagerando: “Le belle arti vengono abrogate nel momento stesso in cui vengono descritte. Per questo motivo non si consiglia all’artista novizio, come nel 18simo e 19simo secolo, di visitare l’Italia per poter vedere i soggetti ed i modelli. È molto meglio leggere la letteratura” [38].



Fine della Parte Prima


NOTE

[1] Può sembrare davvero strano, ma il volume non contiene la data precisa del convegno, che secondo diverse fonti si è tenuto nel 1990.

[2] La villa, appartenuta al mecenate francofortese Heinrich Mylius (1769-1854), amico personale sia di Johann Wolfgang Goethe sia di Alessandro Manzoni, è stata fin dal primo Ottocento un centro d’incontro tra le due culture; nel 1983 l’ultimo proprietario, Ignazio Vigoni junior (1905-1983), l’ha lasciata per legato testamentario alla Repubblica Federale Tedesca, con la precisa istruzione che fosse destinata a centro studi pubblico per rafforzare i rapporti tra Italia e Germania. A questo è seguito un accordo tra i due governi, firmato dai ministri Hans Dietrich Genscher e Giulio Andreotti il 21 aprile 1986.

[3] Il testo è stato ripubblicato da De Gruyter nel 2011. Si veda 

[4] Bibliothek der Kunstliteratur, a cura di Gottfried Boehm e Norbert Miller, Frankfurt am Main, Deutscher Klassiker Verlag, in cinque volumi (1992-1995).

[5] Kunstliteratur als Italienerfahrung, edited by Helmut Pfotenhauer, Tubinga, Niemeyer, 1991, 327 pagine. Serie della Villa Vigoni, Numero 5. Citazione a pagina 5.

[6] Kunstliteratur als Italienerfahrung, (citato) …, pp. 1-2

[7] Kunstliteratur als Italienerfahrung, (citato) …, p. 1

[8] Kunstliteratur als Italienerfahrung, (citato) …, p. 1

[9] Kunstliteratur als Italienerfahrung, (citato) …, p. 67

[10] Kunstliteratur als Italienerfahrung, (citato) …, p. 2

[11] Kunstliteratur als Italienerfahrung, (citato) …, p. 2

[12] Beschreibungskunst – Kunstbeschreibung. Ekphrasis von der Antike bis zur Gegenwart [Arte della descrizione – descrizione dell’arte. L’ecfrasi dall’antichità al presente], a cura di Gottfried Boehm ed Helmut Pfotenhauer, Padeborn, Wilhelm Fink, 1995, 642 pagine. L’indice della raccolta degli scritti è disponibile all’indirizzo http://d-nb.info/943749271/04

[13] Kunstliteratur als Italienerfahrung, (citato) …, p. 116

[14] Kunstliteratur als Italienerfahrung, (citato) …, p. 192

[15] Kunstliteratur als Italienerfahrung, (citato) …, pp. 2-3

[16] Kunstliteratur als Italienerfahrung, (citato) …, p. 3

[17] Kunstliteratur als Italienerfahrung, (citato) …, p. 42

[18] Kunstliteratur als Italienerfahrung, (citato) …, p. 43

[19] Kunstliteratur als Italienerfahrung, (citato) …, p. 45

[20] Kunstliteratur als Italienerfahrung, (citato) …, p. 62

[21] Kunstliteratur als Italienerfahrung, (citato) …, pp. 46-48

[22] Kunstliteratur als Italienerfahrung, (citato) …, pp. 52-54

[23] Kunstliteratur als Italienerfahrung, (citato) …, p. 79

[24] Kunstliteratur als Italienerfahrung, (citato) …, pp. 71-75

[25] Kunstliteratur als Italienerfahrung, (citato) …, p. 10

[26] Fünf Bücher Epigramme von Konrad Celtis, a cura di Karl Hartfelder, Berlino, Calvary, 1881. Il testo è disponibile all’indirizzo 

[27] Kunstliteratur als Italienerfahrung, (citato) …, pp. 12-13

[28] Sabinus, Georg - Georgii Sabini Brandeburgensis Hodoeporicon itineris Italici, 1535. Il testo è disponibile presso 

[29] Kunstliteratur als Italienerfahrung, (citato) …, p. 9

[30] Kunstliteratur als Italienerfahrung, (citato) …, p. 14

[31] Bartholomäi Sastrowen Herkommen, Geburt und Lauff seines gantzen Lebens : auch was sich in dem Denckwerdiges zugetragen, so er mehrentheils selbst gesehen und gegenwärtig mit angehöret hat", a cura di Friedrich Mohnicke, Greifswald, in der Universitäts Buchhandlung, 1823-1824, 3 volumi. Il primo volume (1823) si trova all’indirizzo 
Il secondo volume (1823) è disponibile all’indirizzo 

[32] Kunstliteratur als Italienerfahrung, (citato) …, p. 7

[33] Schickhardt, Heinrich - Beschreibung einer Reiss, welche der Durchleuchtig Hochgeborne Fürst und Herr, Herr Friedrich [...] im Jahr 1599 [...] auß dem Landt zu Würtemberg in Italiam gethan [...], Tübingen, Cellius, 1603, 106 pagine.

[34] Kunstliteratur als Italienerfahrung, (citato) …, p. 9

[35] Ryff, Walter Hermann - Vitruvius Teutsch. Nemlichen des aller namhafftigisten vn[d] hocherfahrnesten römischen Architecti vnd kunstreichen Werck zehn Bücher von der Architectur und künstlichem Bawen, Basilea, Sebastian Henricpetri, 1575

[36] Ryff, Walter Hermann - Der furnembsten, notwendigsten, der gantzen Architectur angehörigen Mathematischen vnd Mechanischen künst, eygentlicher bericht, vnd vast klare, verstendliche vnterrichtung, zu rechtem verstandt der lehr Vitruuij, in drey furneme Bücher abgetheilet (Rapporto preciso sui principi fondamentali della matematica e della meccanica che si applicano all’architettura, e lezione ampia e precisa sulla comprensione corretta dell’insegnamento di Vitruvio, diviso in tre libri), Norimberga, Truckts Johan Petreius, 1547. Il testo è disponibile all’indirizzo 

[37] M. Vitruvii ... de architectura libri decem, ad Augustum Caesarem accurati & conscripti: & nunc primum in Germania qua potuit diligentia excusi, atq[ue] hinc inde schematibus non iniucundis exornati, Argentorati (Strasburgo), Knobloch per G. Machaeropiaeum, 1543. Il testo è disponibile all’indirizzo 

[38] Kunstliteratur als Italienerfahrung, (citato) …, p. 16

[39] Kunstliteratur als Italienerfahrung, (citato) …, p. 18


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