Pagine

lunedì 30 novembre 2015

Nicodemus Tessin il Giovane. Sources Works Collections [Fonti Opere Collezioni]. Parte Prima


English Version

Nicodemus Tessin il Giovane
Sources Works Collections
[Fonti Opere Collezioni]

Parte Prima
Stoccolma, The National Museum, 2000-


Georg Desmarées, Ritratto di Nicodemus Tessin il Giovane, 1718, Castello di Gripsholm (Svezia)


Un progetto ambizioso

Con l’indicazione ‘Nicodemus Tessin the Younger. Sources Works Collections’ si intende un progetto assai ambizioso, intrapreso dal Museo Nazionale di Stoccolma e allargato a collaborazioni internazionali. L’idea è quella di rendere fruibili e pubblicare in versioni affidabili i ricchissimi materiali di Tessin il Giovane custoditi fra il Museo Nazionale di Svezia, la Biblioteca Reale e l’Accademia di Belle Arti di Stoccolma, materiali che ne testimoniano la statura e gli interessi.

La prima cosa che dobbiamo dire è che, forse, il progetto non riuscirà a completarsi. Consultando la pagina internet del Museo Nazionale di Svezia [1] ci si accorge immediatamente che il piano dell’opera prevedeva la pubblicazione di sei volumi. Al momento ne sono stati editi quattro, ma il fatto che l’ultimo sia del 2004, e che dunque negli ultimi undici anni non sia successo nulla, non lascia presagire nulla di buono.

[Addenda: Il direttore del progetto, Martin Olin, mi ha scritto gentilmente segnalandomi che, purtroppo, i prossimi volumi non saranno pronti prima del 2017; ma al 2025 non sono ancora usciti e temo non lo saranno mai]

Qui di seguito riportiamo l’elenco dei volumi, in ordine di pubblicazione nella serie moderna:

I. Catalogue du cabinet des beaux-arts 1712 A cura di Per Bjurström e Mårten Snickare, 2001 (facsimile del Catalogue des livres, estampes et desseins du cabinet des beaux arts, et des sciences appartenant au Baron Tessin, Stockholm 1712).

II. Traictè dela [sic] decoration interieure 1717 A cura di Patricia Waddy, con contributi di Bo Vahlne, Guy Walton e Jan von Gerber, Nationalmuseum e Museo Svedese di Architettura, 2002 (trascrizione di un manoscritto inedito di Nicodemus Tessin’s datato 1717 dedicato a un trattato sull’arte della decorazione d’interni).

III. Travel notes 1673–77 and 1687–88 A cura di Merit Laine e Börje Magnusson, 2002 (edizione integrale dei diari di viaggio di Tessin).

IV. Architectural Drawings I: Ecclesiastical and Garden Architecture A cura di Martin Olin e Linda Henriksson, 2004.

V. Drawings for the Decorative Arts A cura di Martin Olin. Mai pubblicato.

VI. Architectural Drawings II: Palaces and Projects for the Monarchy A cura di Martin Olin.
Mai pubblicato.


Il Palazzo Reale di Stoccolma
Fonte: Wikimedia Commons

Figlio d’arte

Nicodemus Tessin il Giovane (1654-1728) fu figlio d’arte. Il padre (Nicodemus il Vecchio) era architetto reale e aveva conseguito una certa notorietà a livello europeo. Ovviamente Nicodemus il Vecchio aveva ricevuto un’educazione analoga a quella di tutti i colleghi dell’epoca, ed aveva quindi compiuto la sua esperienza di viaggio in Italia, dove aveva coltivato gli interessi per l’antichità e per l’architettura contemporanea. Del tutto analogo fu lo svolgimento della carriera di Nicodemus il Giovane, nutrita di un lungo periodo di maturazione all’estero (tre viaggi per complessivi nove anni soprattutto fra Italia e Francia) e poi di una brillante carriera in patria, dove (alla morte del padre) venne nominato architetto reale prima, responsabile degli edifici della monarchia svedese poi e infine Maresciallo di Svezia. Di fatto, in anni particolarmente difficili per la monarchia svedese, ovvero nel primo decennio del 1700, in cui Re Carlo XII vive in cattività in Turchia dopo una serie di rovesci bellici, Tessin non è solo il sovrintendente agli edifici reali, ma anche la massima carica dell’apparato burocratico svedese, occupandosi ad esempio di politica fiscale e di altri interventi economici.

Inutile dire che i manoscritti, i libri e le opere di Tessin il Giovane testimoniano una cultura orientata soprattutto all’Italia e alla Francia. Con un pizzico di ironia, ma in maniera brillante, Martin Olin ha recentemente pubblicato un saggio sull’artista svedese che si intitola "Una biblioteca italiana d'architettura sotto la Stella Polare: la collezione di libri e di stampe di Nicodemus Tessin il Giovane" [2]. In particolare i resoconti di viaggio sono stati oggetto di studi anche approfonditi per la ricchezza degli spunti che offrono (particolarmente apprezzato è il resoconto delle visite a Versailles); e tuttavia è forse il caso di ripercorrere i testi principali per capire meglio la formazione di Tessin.

Disegno di Tessin il Giovane per la Cappella Reale del Palazzo di Stoccolma, 1698
Fonte: Wikimedia Commons


Note di viaggio 1673-77 e 1687-88

Nicodemus il Giovane effettua tre viaggi in Europa. Complessivamente, nei quindici anni trascorsi fra il 1673 e il 1688, nove sono vissuti all’estero. Il primo viaggio, compiuto fra il 1673 e il 1677, è il classico percorso intrapreso per la propria maturazione artistica. A spingere il figlio in Italia – ed ovviamente a Roma – è il padre. Noi conosciamo tutte le tappe del viaggio in Italia di Nicodemus grazie a un breve Memorandum [3], ma non sappiamo assolutamente nulla di ciò che il giovane architetto fece negli anni trascorsi a Roma, semplicemente perché le relative annotazioni (se mai esistite) sono andate perse. Le tracce che ci restano di quel soggiorno sono legate soprattutto a disegni eseguiti per motivi di studio. Ora, è del tutto presumibile che l’accoglienza romana sia stata più che buona; non dobbiamo dimenticare che Tessin il vecchio godeva di buona fama, ma soprattutto che la scena artistica e culturale di Roma era dominata all’epoca dalla figura mecenatizia di Cristina di Svezia, regina dal 1650 al 1654, ma poi esiliatasi volontariamente nell’Urbe dopo aver abdicato ed essersi convertita al Cattolicesimo. È facile immaginare che Tessin il Giovane sia stato in qualche modo aiutato da Cristina. Per il resto, sembra che il percorso formativo seguito sia stato lo stesso di un altro coetaneo, questa volta austriaco: Johann Bernhard Fischer von Erlach. I due (destinati rispettivamente a divenire gli architetti ufficiali della monarchia svedese e di quella asburgica) rimasero peraltro in ottimi rapporti per tutta la vita [4]. Entrambi frequentarono le cerchie artistiche di Bernini e di Carlo Fontana; sembra tuttavia (si veda Traictè dela decoration interieure 1717, p. 15) che tutti e due abbiano imparato il mestiere sotto il patrocinio dell’architetto tedesco Abraham Paris, una figura minore che si occupava di didattica per i giovani studiosi provenienti dal mondo di lingua germanica [5].

Le annotazioni di viaggio di Tessin ripropongono le tappe del viaggio da Stoccolma fino a Roma e s’interrompono una volta giunti nella capitale. Offrono invece informazioni su un viaggio eseguito in Sicilia e a Malta fra aprile e maggio del 1674. Del viaggio di ritorno (1677) ci rimangono solo gli appunti relativi alle visite a Firenze, Bologna e Venezia. Una volta tornato in patria, sempre stando al Memorandum sopra citato, Tessin il giovane riparte quasi subito, questa volta diretto prima a Londra (qualche mese) e poi a Parigi (due anni e mezzo). Se del soggiorno romano sappiamo poco, di questo viaggio non abbiamo alcun resoconto, e si tratta di una grave perdita.


Tessin il Giovane, Note del viaggio 1687-1688, Parte II, pagine 30-31.
Fonte: Biblioteca Nazionale di Svezia tramite Wikimedia Commons


Un anno dopo il ritorno in Svezia, Tessin il vecchio muore e il figlio è nominato architetto reale. Il viaggio successivo (quello avvenuto fra il 1687 e il 1688) è di aggiornamento professionale. Non è un caso che l’architetto sia particolarmente attento a tutte le manifestazioni che mostrano la magnificenza del Re Sole. La Svezia si è, di fatto, appena trasformata in una monarchia assoluta e il modello che Carlo XI prima (e dal 1697 Carlo XII, ancora minorenne) cercheranno di replicare è esattamente quello di Luigi XIV. Tessin produce un resoconto dei giardini, dei giochi d’acqua e della reggia di Versailles che, da solo, copre quaranta pagine del suo manoscritto [5]. Non è uomo di grande modestia, e quindi non tralascia di raccontare i particolari onori che, per ordine del Re Sole, gli furono riservati al momento della sua visita. Certo è che Tessin è ben introdotto presso le grandi figure di Versailles, ha rapporti di amicizia con l’architetto più famoso dell’epoca (André Le Nôtre) ed è così stimato da André Félibien (segretario dell’Accademia) da riuscire a vedere e a procurarsi copia dei progetti eseguiti da Bernini per la facciata del Louvre. Quanto Tessin ritenesse di far parte del mondo di Versailles e, più in generale, di un’architettura europea che parla la comune lingua della magnificenza barocca è dimostrato dal fatto che in due occasioni, negli anni successivi, (mosso evidentemente da un amor proprio non indifferente) invierà progetti di rifacimento del Louvre proprio a partire dai disegni di Bernini (i progetti saranno accantonati con eleganza).

Il viaggio del 1687-88 segue un itinerario in qualche modo inverso a quello del 1673-77. Prima in Francia, poi in Italia e poi di nuovo a casa. Non sembra essere un caso. Tessin è sempre molto legato al mondo romano (e vi è sempre accolto benissimo: a Roma, nel 1688, lo accompagna in visita un anziano Bellori), ma ha preso atto che “l’ombelico del mondo” si è spostato a Parigi e che il potere, la magnificenza, le arti decorative a cui fare riferimento è quello francese.

Tessin il Giovane, Note del viaggio 1687-1688, Parte II, pagine 38-39.
Fonte: Biblioteca Nazionale di Svezia tramite Wikimedia Commons


I diari di viaggio di Tessin sono scritti in tedesco (a parte la parentesi di Versailles in francese e alcune descrizioni di ville romane in italiano). Confesso di non comprenderne una parola. Tuttavia se c’è una cosa che appare evidente nelle note romane è che (comprensibilmente) Tessin non opera una scelta di campo come quella belloriana in cui a popolare la città sono solo gli eroi del classicismo (da Annibale Carracci in poi) e Bernini è poco più di una citazione. Lo svedese sembra cioè capace di cogliere le varie voci del polimorfico mondo romano con un atteggiamento assai più “laico” di chi, nelle battaglie per procurarsi le commissioni artistiche, è coinvolto tutti i giorni. Con una sola eccezione: Borromini. Anche qui il povero Borromini viene citato solo in un’unica occasione: si coglie appieno l’influenza della frequentazione giovanile della cerchia artistica berniniana.

Ci sono tuttavia chiare indicazioni sui gusti di Tessin. Il diario del 1687-88 contiene delle pagine (scritte in italiano) che presentano biografie di artisti. I curatori della presente edizione hanno ritenuto (sbagliando) di non proporle perché non si tratterebbe di biografie originali e potrebbero essere state copiate da fonti scritte prima dell’inizio del viaggio. A parte il fatto che la fonte scritta non viene indicata, la lista di per sé testimonia un interesse. Per fortuna le pagine del diario relative a queste biografie sono trascritte su Internet. Ritengo dunque giusto elencare gli artisti su cui scrive Tessin, in ordine di presentazione (si tratta probabilmente di riassunti da Vasari e da Bellori):



Tessin il Giovane, Note del viaggio 1687-1688, Parte II, L'inizio della biografia di Annibale Carracci
Fonte: Biblioteca Nazionale di Svezia tramite Wikimedia Commons

Inoltre, quando termina i suoi viaggi e si stabilisce definitivamente a Stoccolma, Tessin decide di allestire la sala di rappresentanza di casa sua all’italiana, con scene che ricordano i paesaggi degli ambienti di Villa Farnesina e una volta ai cui quattro angoli compaiono l’Architettura, la Pittura, la Scultura e l’Ingegneria. Ai loro piedi sono rappresentate coppie di artisti che si sono distinte nelle relative discipline: Bramante e Bernini (architetti); Raffaello e Annibale Carracci (pittori); Michelangelo e Alessandro Algardi (scultori), Domenico Fontana e Agostino Ramelli (ingegneri). Tutti italiani, tranne il Ramelli, che era svizzero italiano. Basta comunque dare un’occhiata a queste nomi e confrontarli con l’elenco dei biografati nelle Vite del Bellori (che sono del 1674) per vedere che, a casa sua, Tessin fa entrare idealmente figure tenute fuori da Giovan Battista, a cominciare, naturalmente, da Bernini. [7]


Jacques de Meaux (attribuito a). Soffitto della sala di rappresentanza dell'abitazione di Tessin il Giovane a Stoccolma
Allegoria dell'architettura con Bramante e Bernini, 1695-1700 circa
Fonte: Wikimedia Commons

Se una sorta di preferenza fra Italia e Francia si deve riscontrare sembra di poterla definire in questo senso: Tessin ritiene che nell’edificazione dei palazzi e nella progettazione delle facciate la tradizione italiana sia ampiamente da preferirsi; mentre in tutto il resto, ovvero nelle decorazioni degli arredi, ma anche nell’arte dei giardini e nell’allestimento di apparati scenici legati a feste e cerimonie la Francia debba essere prescelta: “se l’esterno dei palazzi francesi fosse di livello corrispondente alla decorazione interna, non ci si potrebbe immaginare nulla di più” [8].


Il Catalogo del Gabinetto di Belle Arti 1712

Nel 1692 viene deciso il completo rifacimento del palazzo reale di Stoccolma. Tessin il giovane fornisce i disegni per l’ala orientata a settentrione. Entro il 1696 la parte esterna di tale sezione, che si richiamava ampiamente a gusti italiani, è realizzata. Senonché qualche mese dopo il palazzo reale viene devastato. Fortunosamente si salva soltanto l’ala fatta costruire da Tessin. Un mese dopo l’incendio l’architetto svedese è elevato al rango di Sovrintendente di tutti i palazzi, case, giardini ed edifici reali. Contemporaneamente vengono approvati i progetti per la riedificazione del palazzo reale. Nel frattempo i sovrani si trasferiscono in una soluzione di fortuna. Quella che nelle intenzioni dovrebbero essere una parentesi breve, durerà invece fino al 1754. La Svezia, sostanzialmente, è sempre in guerra e per via dell’andamento negativo della medesima di fatto i già lenti lavori di rifacimento del palazzo, nonché di allestimento degli interni dell’ala nord vengono sospesi nel 1705 e riprenderanno solo vent’anni dopo. Naturalmente Tessin si impegna nella gestione dell’esistente, si occupa di altre proprietà reali (ad esempio del completamento dei giardini della tenuta di Drottningholm, progettata dal padre); ed evidentemente la sua opera deve essere apprezzata, perché in assenza di Re Carlo XII, diventa Maresciallo del Regno.



Nel 1712 Tessin fa stampare (si tratta dell’unica sua pubblicazione a stampa) il Catalogue des Livres, Estampes et Desseins, du Cabinet des Beaux Arts, et des Sciences, Appartenent au Baron Tessin, Marèchal de la Cour du Roy et Sur-Jntendent de Battiments et Jardins Royaux de Suede. Nella brevissima premessa al Catalogo si sottolinea che i motivi che hanno condotto alla pubblicazione sono due: da un lato dar modo agli appassionati di soddisfare la loro curiosità (il che, nella sostanza, è equivalente al fare sfoggio della completezza della propria collezione); dall’altro permettere ai conoscitori che vorranno farlo in futuro di aumentare e completare la collezione stessa.

La copia dell’opera che viene presentata in ristampa anastatica in questo progetto editoriale è in realtà un esemplare del tutto particolare: è il volume (oggi conservato presso la Biblioteca reale di Stoccolma con segnatura U 356) che Tessin consegnò a suo figlio Carl Gustaf quando questi  (terzo ed ultimo della stirpe dei Tessin architetti) intraprese il suo Grand Tour (dal 1714 al 1720). È quindi un’edizione interfoliata, nel senso che fra le pagine a stampa ve ne sono altre scritte a mano e compilate probabilmente dal segretario di Carl Gustaf, in cui si segnalano libri, stampe, disegni comprati da Carl Gustaf nel suo viaggio in Europa.

Il Catalogo presenta un livello di analicità del tutto irregolare: vi possono essere voci dedicate a singoli volumi, ma, contemporaneamente, ve ne sono altre che citano volumi contenenti centinaia di disegni di cui è solamente citato l’autore (presunto) o il soggetto.

Scritto in francese, il Catalogo è soprattutto il frutto del lavoro di un architetto. Non è certo un caso che si apra con un’ottima selezione dei grandi trattati di architettura, e che le opere di pittura e scultura (senz’altro meno rappresentate) si trovino solo a partire da pagina 36, ovvero quasi alla fine della prima parte dell’opera. Ma, ovviamente, a caratterizzarlo è la seconda parte (più di settanta pagine), interamente dedicata alle manifestazioni di grandiosità e sfarzo tipiche della civiltà barocca. È così che Tessin passa in rassegna libri, stampe e disegni dedicati a ingressi ufficiali di autorità in città; tornei, caroselli, naumachie, feste navali e altri spettacoli pubblici; commedie e opere teatrali fossero essere italiane, francesi o tedesche; feste galanti, mascherate, colazioni, balli, balletti e banchetti; fuochi d’artificio e impianti d’illuminazione; feste sacre (intendendo come tali i battesimi, i matrimoni, le incoronazioni etc…); i funerali di Papi, imperatori, re, cardinali, prelati, principi, governatori, cancellieri, generali d’armata etc…; i costumi da indossare in occasioni di mascherate e altre festività. Il trionfo della festa barocca. La maggior parte degli eventi descritti sono ovviamente relativi al 1600. Si è calcolato che Tessin sia riuscito, nella sua collezione, a documentare più di metà delle occasioni mondane verificatesi in tutta la Francia e in tutta l’Italia in quel secolo. Tessin elenca e descrive il mondo dell’effimero e contemporaneamente delinea con grande chiarezza quanto siano mutati gli ambiti di cui si devono occupare gli architetti nel secolo del Re Sole [9].


Fine della Parte Prima
Vai alla Parte Seconda


NOTE



[3] Si veda il volume delle Travel Notes a pp. 441-442.


[5] Si veda Traictè dela decoration interieure 1717, p. 15)

[6] La descrizione di Versailles da parte di Tessin è molto nota. Per alcune considerazioni sulla medesima si veda da ultimo Robert W. Berger e Thomas F. Hedin, Diplomatic Tours in the Gardens of Versailles Under Louis XIV, University of Pennsylvania Press, 2008, pp. 43-54.

[7] Per le Vite del Bellori si veda in questo blog la relativa recensione.

[8] Si veda Traictè dela decoration interieure 1717, p. 22.

[9] Sul fenomeno si veda innanzi tutto André Félibien, Le feste di Versailles, Roma, Salerno editrice, 1997 e poi Maurizio Fagiolo dell’Arco, La festa barocca, Roma, Edizioni De Luca, 1997.

Nessun commento:

Posta un commento