Marco Boschini.
L’epopea della pittura veneziana nell’Europa barocca
A cura di Enrico Maria Dal Pozzolo,
con la collaborazione di Paolo Bertelli
Treviso, ZeL edizioni, 2014
Un difetto
NOTE
con la collaborazione di Paolo Bertelli
Treviso, ZeL edizioni, 2014
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| Pietro Bellotti, Ritratto di Marco Boschini (incisione di Marco Boschini pubblicata all'interno della Carta del navegar pitoresco) Fonte http://www.isaventuri.it/BIBLIOTECA%20STORICA/S.Pietro_Patrimonio%20disperso/2_BOSCHINI.html |
Un consiglio
Si suggerisce di leggere questa
recensione dopo quella (ben più autorevole) che Carlo Ludovico Ragghianti
scrisse nel 1967, all’uscita dell’edizione critica della Carta del navegar pitoresco, curata da Anna Pallucchini e già pubblicata in questo blog.
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| Frontespizio della Carta del Navegar Pitoresco Fonte: http://www.isaventuri.it/BIBLIOTECA%20STORICA/S.Pietro_Patrimonio%20disperso/2_BOSCHINI.html |
Marco Boschini fra italiano e lingua veneta
Il volume raccoglie gli Atti
dell’omonimo convegno, svoltosi a Verona fra il il 19 e il 20 giugno 2014.
Raramente un titolo ha reso in
maniera così chiara l’idea degli organizzatori. Fare il punto sull’opera di
Marco Boschini, figura di snodo della letteratura artistica veneziana del XVII
secolo, collocandolo in un contesto di respiro europeo e nel milieu culturale che lo vede crescere:
il barocco. Ad essere onesti, l’aggancio con la cultura europea dell’epoca
sembra essere un filone ancora tutto da percorrere. È vero che il capolavoro di
Boschini, ovvero la Carta del navegar
pitoresco (1660) è dedicato all’arciduca Leopoldo Guglielmo d’Asburgo,
leggendaria figura di collezionista seicentesca, e che pochi mesi dopo la
pubblicazione Boschini riceve (come consuetudine all’epoca) importanti
riconoscimenti dalla Casa d’Austria; ma si tratta più che altro del tentativo
dello scrittore e commerciante veneziano di ingraziarsi una committenza di
altissimo livello come sbocco per le opere d’arte della cui vendita si occupa.
In questo senso, ad esempio, la dedica che Carlo Cesare Malvasia rivolge a
Luigi XIV nella sua Felsina Pittrice, 18 anni dopo, ha una valenza “politica” di maggior spessore, ed è
rivolta a trovare nel mondo culturale francese una sponda che legittimi
l’importanza della scuola artistica bolognese rispetto alla presunta
superiorità della fiorentina e della romana.
Non vi è dubbio alcuno, invece,
che Boschini vada inserito nell’ambito della cultura barocca, a partire dalla
forma letteraria scelta per scrivere la sua Carta
del navegar pitoresco, un travolgente poema in quartine rimate ABBA scritto
esclusivamente in veneziano. Ricondurre Boschini alla cultura barocca non è
sempre stato dato per scontato. Giustamente Giuliana Tomasella in Il recupero di Boschini nella critica
moderna fa presente come tale recupero avvenga in Italia negli anni dal primo
dopoguerra in poi, sotto l'influenza del giudizio sostanzialmente negativo
emesso da Benedetto Croce nei riguardi del barocco. E che quindi di Boschini si
preferisca esaltare l’anti-classicismo, l’anti-intellettualismo, la spontaneità
del verso e della lingua, in contrapposizione al filo-fiorentinismo dilagante
da Vasari in poi. È davvero molto interessante la sezione del libro in cui si
esplorano aspetti ed influenze letterarie che possono in qualche modo
relazionarsi alla Carta. Piermario
Vescovo, ad esempio, in “Nave pitoresca”
non può far a meno di notare un dato di per sé oggettivo, ovvero che mentre in
altre sue opere di natura catalografica o storiografica, e segnatamente Le Minere della pittura (1664) e le Ricche Minere (1674) Boschini sceglie di
esprimersi in lingua italiana, per la Carta
viene appunto adottato il veneziano. “La ragione più rilevante” – scrive
Vescovo – “se guardiamo alla complessiva storia dell’impiego letterario del
veneziano, risiede nella Carta […]
nel fatto che “il dialetto” funzioni meglio della “lingua” laddove il discorso
coinvolga lo spessore “naturale” di una “lingua del quotidiano”. […] Boschini
racconta la “pittura” veneziana, soprattutto nella sua esecuzione materiale,
attraverso un dialetto che contiene anche una lingua settoriale, di parole-cose
o di parole-procedimenti, di tecniche ed effetti, ma a partire dalla
materialità dell’esecuzione, non della visione esterna e “letteraria”, con cui
un’esperienza veniva evidentemente comunicata, da maestro ad apprendista, nelle
“botteghe” ma che trovava anche diffusione nei circuiti degli “esperti” ed
“intendenti”, esattamente l’universo in cui il nostro si muove” (pp. 100-101). Non
solo e non tanto una scelta “politica”, ma un’esigenza linguistica.
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| Antiporta della Carta del Navegar Pitoresco: Mercurio che presenta la Pittura a Giove Fonte: http://www.isaventuri.it/BIBLIOTECA%20STORICA/S.Pietro_Patrimonio%20disperso/2_BOSCHINI.html |
La Regata
Esigenza linguistica che è
possibile reperire anche in altri scritti minori di Boschini. Uno di questi è La regata unico cimento maritimo a l’uso
venezian, un poemetto scritto anch’esso in lingua veneziana nel 1670. Si
tratta di una delle tante preziose sorprese che ci offre l’opera. Ne scrive
Daria Perocco, che ne ha curato l’edizione critica nel 2006 (Daria Perocco, “Con un remo in liogo de penelo”: la regata
di Marco Boschini). Il poema è una
composizione in cui Boschini si propone di descrivere lo svolgimento di quella
che oggi chiameremmo “regata storica” e che all’epoca era un avvenimento
mondano, spesso offerto in omaggio a visitatori stranieri illustri che non
mancavano di contribuire all’organizzazione elargendo premi in denaro per i
vincitori delle varie categorie (esisteva anche la regata riservata alle
donne). La pittura vi viene sempre in qualche modo coinvolta. Boschini immagina
di percorrere il campo di regata su un’imbarcazione che ospita due preziose
compagne di viaggio: “Curiosità” e “Pittura”. A quest’ultima viene ceduto il
posto più importante, la poppa, dove normalmente si trova il gondoliere che
rema e dà la direzione alla barca. E non è certo un caso che descrivendo il
modo di vogare “alla veneta”, ovvero stando in piedi con un remo solo, Marco
operi un delizioso “parallelo con i pittori veneziani, che appunto, dimostrano
nella pittura una somma abilità e sanno usare il pennello come i regatanti
usano il remo: «Come xe in man de sti Popieri el remo, cusì el penel xe in man
dei Veneziani» (p. 120).
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| La Carta del Navegar Pitoresco: Vento Ottavo Fonte: http://www.isaventuri.it/BIBLIOTECA%20STORICA/S.Pietro_Patrimonio%20disperso/2_BOSCHINI.html |
La Galleria moderna
Se la scelta del veneziano nella Carta è determinata da esigenze
linguistiche, non sembra tuttavia che i motivi per cui il poema fu riscoperto
ed esaltato nel Novecento siano oggi totalmente condivisibili. È ad esempio
discutibile che l’opera dia libero sfogo all’estro e alla fantasia del poeta, rifuggendo
l’intellettualismo del mondo delle Accademie. Linda Borean in “Per dover far moderna Galaria”. Marco
Boschini e gli artisti del suo tempo si sofferma nell’analisi degli ultimi
due “Venti”, il Settimo e l’Ottavo (i “Venti” si possono considerare i Canti di
cui è composta la Carta). Il Settimo
contiene un elogio dei pittori viventi (compresi artisti stranieri che andavano
per la maggiore sul mercato collezionistico lagunare) che sfocia poi
(nell’Ottavo) in una “moderna Galaria” che propone una serie di disegni
commissionati da Boschini e da lui stessi tradotti in forma d’incisione (si
veda anche Francesca Cocchiara, Boschini
incisore). È evidente l’influsso della Galleria di Giovan Battista Marino. Ed è altrettanto chiaro che si tratta di una
sorta di “catalogo” meditatissimo che Boschini “intendente” e intermediario di
opere d’arte intende offrire ai lettori dell’opera, ovvero alla classe degli
aristocratici veneziani (e non) dilettanti di pittura presso i quali Marco
intende accreditarsi come consigliere di fiducia (si veda in merito Enrico
Maria Dal Pozzolo, Le maschere
dell’Eccellenza).
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| Marco Boschini, La Carta del Navegar Pitoresco, Vento Ottavo: la doppia pagina dedicata a Daniel Van Den Dyck Nell'incisione: Giove adorna la Virtù di un manto regio) Fonte: http://www.isaventuri.it/BIBLIOTECA%20STORICA/S.Pietro_Patrimonio%20disperso/2_BOSCHINI.html |
Non è possibile, per motivi di
spazio, operare una rassegna più analitica. Tuttavia è nostro dovere segnalare
altre prelibatezze che è possibile assaporare nel volume. Sto parlando ad
esempio delle pagine dedicate alla Regia
terena de i dei, un altro poemetto dedicato questa volta alla descrizione,
in termini ovviamente encomiastici della residenza che i Gonzaga avevano fatto
erigere come luogo di delizia a Maderno, sul Lago di Garda (si veda Paolo
Bertelli, Boschini e la villa di Maderno.
Appunti sulla Regia terena de i dei); ovvero della possibilità di visionare
l’intera opera incisoria di Boschini (che rende conto anche dei suoi interessi
di cartografo) grazie all’Atlante
curato da Francesca Cocchiara. E desidererei concludere con la prima
trascrizione moderna degli appunti realizzati da Pier Antonio Novelli
(1729-1804) per la redazione di una biografia boschiniana. La trascrizione del
manoscritto, conservato oggi presso la Biblioteca del Seminario Patriarcale di
Venezia, è curata da Loredana Olivato e Lionello Puppi. I curatori non avanzano
un’ipotesi di datazione. Credo sia importante porre a confronto questi appunti
con i molti appunti manoscritti redatti da Pietro Edwards (che pure era di una
generazione successiva rispetto al Novelli: 1744-1822). [1] Ebbene, se Novelli
si sofferma a lungo e principalmente sulla Carta,
Edwards non prende mai in considerazione Boschini per il suo poema, che deve
ovviamente aver letto, e lo ricorda invece insistentemente per le Minere e per le Ricche Minere. Non credo sia un caso, ma la scelta di un artista
che evidentemente non condivide più l’approccio “barocco” all’arte propugnato
nella Carta.
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| Marco Boschini, La Carta del Navegar Pitoresco. Vento Ottavo L'Eloquenza incorona la Pittura (da Carlo Ridolfi) Fonte: http://www.isaventuri.it/BIBLIOTECA%20STORICA/S.Pietro_Patrimonio%20disperso/2_BOSCHINI.html |
Abbiamo accennato alle Minere e alle Ricche Minere. Ci ritorniamo subito per segnalare quello che, a
nostro avviso, è un difetto del volume.
Le opere principali di Boschini
sono tre: La Carta del Navegar Pitoresco (1660),
Le minere della pittura veneziana
(1664, in italiano) e Le ricche minere
della pittura veneziana (1674, in italiano), che costituisce di fatto un
ampliamento del testo edito dieci anni prima. Fra gli ampliamenti forniti nelle
Ricche minere spicca l’inserimento
della Breve instruzione per intender in
qualche modo le maniere de gli Auttori Veneziani, il cui scopo è delineare
l’evolvere dello stile degli artisti lagunari. Ebbene, Minere e Ricche Minere di
fatto, nel volume che stiamo recensendo, sono trascurate. Di esse scrive Enrico
Maria Dal Pozzolo a p. 11 (contrapponendole alla Carta del navegar pitoresco): “le due guide registrano in maniera
neutra, capillare e sistematica, il patrimonio artistico che rendeva unica la
città lagunare”. Tutto qui. Qualche citazione è lasciata alla Breve Instruzione, ma sempre in rapporto
alla Carta del navegar pitoresco. Si
tratta peraltro di un legame rinsaldato proprio con l’edizione critica condotta
da Anna Pallucchini ed edita nel 1966. In quell’occasione Pallucchini propose,
assieme alla Carta, anche il testo
della Breve Instruzione, di fatto
creando una “nuova opera” che racchiudeva tutte le pagine di critica d’arte del
Boschini. Ma non dobbiamo e non possiamo dimenticarci che l’originale
collocazione della Breve Instruzione
è all’interno delle Ricche Minere. Ci
saremmo onestamente aspettati almeno un saggio dedicato alla produzione delle
guide veneziane. Lungi da noi credere che questo aspetto sia stato
sottovalutato dai curatori del convegno; probabilmente le scelte sono state
operate sulla base di elementi contingenti. Noi ci teniamo a ribadire,
tuttavia, che Boschini senza le sue guide non è “tutto” il Boschini. Una cosa
da tener ben presente.
[1] Sui manoscritti inediti di
Pietro Edwards mi permetto di rinviare al mio Le Belle Arti a Venezia nei
manoscritti di Pietro e Giovanni Edwards. Con l’edizione critica del Repertorio
Generale delle Venete Belle Arti, di prossima pubblicazione per i tipi di
GoWare editore, Firenze.






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