Luigi Lanzi
Lettere a Mauro Boni 1791-1809
A cura di Paolo Pastres
Forum Editrice, 2009
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| Luigi Lanzi Fonte: http://www.memofonte.it/autori/luigi-lanzi-1732-1810.html |
[1] Testo della quarta di copertina:
“Per quasi vent’anni, tra il 1791 ed il 1809, l’abate Luigi Lanzi tenne un epistolario con il confratello, amico e collaboratore Mauro Boni. Tali lettere – ne sono state individuate duecentosessantanove – rappresentano dei documenti di grande importanza per lo studio dell’opera lanziana. Infatti, in quell’arco di tempo l’abate Luigi consegnò alle stampe le due edizioni bassanesi della Storia pittorica (nel 1795-1796 e nel 1809), un testo fondamentale per la storiografia artistica, oltre a numerose opere di carattere antiquario e spirituale.
Di quegli studi, insieme a molte notizie di carattere personale, Lanzi diede conto nel carteggio intrattenuto con il Boni, attraverso il quale è possibile seguire – quasi giorno dopo giorno – l’appassionato evolversi delle ricerche e le non poche difficoltà legate alla loro pubblicazione.
Inoltre, nelle corrispondenze lanziane compaiono riferimenti alle maggiori personalità del mondo della cultura erudita a cavallo tra Sette e Ottocento, appartenenti soprattutto all’ambiente veneto-friulano, tra le quali spiccano i nomi di Stefano Borgia, Giovanni de Lazara, Bartolomeo Gamba, Giovanni Maria Sasso, Pietro Zani, Antonio Armano, Saverio Bettinelli, Tommaso Puccini, Jean Potocki, Domenico Maria Federici, Matteo Luigi Canonici, Angelo Maria Cortenovis e Antonio Bartolini.
Le missive del Lanzi sono state raccolte e presentate per la prima volta in questa sede, insieme ad alcuni saggi introduttivi, dedicati alla fortuna degli epistolari lanziani, alla biografia del Boni e alle discussioni sull’arte dei “primitivi”. Un ricco commento critico aiuta a chiarire i passaggi più significativi e ad approfondire gli argomenti trattati, relativi soprattutto all’arte medievale.”
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| Anonimo fiorentino, Ritratto di Luigi Lanzi |
[2] Quella fra Lanzi e Boni è innanzi tutto la storia di un’amicizia. Mauro Boni conobbe Lanzi a Roma nel 1763; il Boni (che era del 1746, ovvero più giovane di una quindicina d’anni dell’abate Luigi) lo ebbe come maestro nel corso del suo noviziato presso il locale Collegio gesuita. Non sappiamo moltissimo degli anni romani, se non che Boni cominciò a interessarsi in maniera appassionata allo studio della storia dell’incisione (in particolare a quella dei cosiddetti nielli) e divenne ordinatore delle collezioni di antichità e di disegno del conte Gian Giacomo Durazzo. L’interesse per l’incisione e l’antiquaria fu senza dubbio uno dei motivi che lo accomunò a Lanzi e che permise la nascita di una solida amicizia, destinata a durare anche dopo lo scioglimento della Compagnia di Gesù (nel 1773) e nonostante la lontananza fisica fra i due: Lanzi si trasferì, come noto, a Firenze nel 1775, dove fu assunto come “aiuto antiquario” presso gli Uffizi (e cominciò il suo tribolato rapporto con Giuseppe Pelli Bencivenni); Boni se ne tornò nel bergamasco (da dove proveniva) fino al 1792, anno in cui fu nominato precettore della nobile famiglia veneziana Giustinian e si trasferì quindi in laguna. L’arrivo a Venezia lo mette in contatto con un mondo erudito di cui diventa e resterà a lungo uno degli esponenti più valutati, ma anche più discussi. Certamente segna l’inizio di una fitta corrispondenza con il Lanzi, corrispondenza che in pratica proseguirà fino alla morte dell’abate Luigi. Quella di Boni fu una vita tutto sommato stanziale, se si eccettua un periodo di tre anni (1795-1797) speso in Friuli, a Udine, dove Angelo I Giustinian (di cui era il precettore) svolse la mansione di Luogotenente del Friuli, e dove proprio Boni fece giungere il Lanzi (1796-1801) che cercava di sfuggire le note turbolenze napoleoniche. Tornato a Venezia, Mauro vi rimase fino al 1815, quando, ricostituitasi la Compagnia di Gesù negli Stati estensi, si trasferì a Reggio Emilia, dove fu bibliotecario comunale e maestro dei novizi, fino alla morte, che lo colse nei primi giorni del 1817. Lo diciamo subito: ciò che colpisce di più nell’epistolario è come il Lanzi abbia avuto come suo interlocutore privilegiato, nel corso degli anni, un uomo come il Boni, che non rappresentò certo il meglio di quanto l’erudizione locale italiana potesse offrirgli in quegli anni. C’è quasi la consapevolezza che Lanzi ne abbia coscienza; tant’è che, quando si tratta di seguire la redazione della seconda edizione bassanese della Storia pittorica (1809), Luigi si affida al ben più autorevole e preparato Giovanni de Lazara; tuttavia Lanzi mostra sempre nei confronti di Mauro una condiscendenza e una pazienza, anche quando gli vengono sottoposte attribuzioni manifestamente improbabili, anche quando si delineano comportamenti commerciali assolutamente privi della necessaria chiarezza, persino quando Boni tenta di intervenire sulle bozze della Storia pittorica del 1809 per volgere una nota a suo favore, che ci induce a pensare appunto ad un rapporto amicale anche per quei tempi fuori dal comune.
[3] Come già detto, vengono pubblicate in edizione critica le 269 lettere che il Lanzi scrisse a Boni fra il 1791 ed il 1809. Boni conservò tutte (o quasi) le missive inviategli dall’abate Luigi (contrariamente a quanto suggeritogli proprio nella prima lettera dell’epistolario dal Lanzi, che lo invita a bruciarle). Alla sua morte questi documenti entrarono a far parte della Biblioteca Municipale di Reggio Emilia. A metà del 1800 circa, il prelato modenese Celeste Cavedoni ne prelevò 147 e le portò nella Biblioteca Estense di Modena, mentre le altre 122 si trovano tuttora a Reggio Emilia. Non si può dire che Lanzi ebbe lo stesso comportamento nei confronti delle lettere di Boni; se ne conservano tuttavia oltre un centinaio; quando necessario ai fini di una migliore comprensione delle lettere di Lanzi, Pastres ne propone il testo in nota. Si pone qui il problema tutt’altro che semplice di una ricostruzione dell’epistolario lanziano; non pretendiamo certo di esaurirlo in poche righe, ma rimandiamo piuttosto al primo dei tre saggi proposto da Pastres, intitolato «Sinceramente io non gradisco tener carteggi»: un breve regesto degli epistolari del Lanzi (pp. 19-34). Brevemente: a) Lanzi non teneva copie delle lettere da lui inviate (oppure il copialettere è andato perduto); b) sono ben trentotto le sedi archivistiche in cui si conservano lettere spedite dal o al Lanzi; c) presso la Biblioteca Civica di Macerata è peraltro conservato un fondo in cui sono reperibili 1146 lettere inviate a Lanzi, provenienti da ben 273 diversi mittenti. Fa la parte del leone il Boni con le sue oltre cento lettere (che abbiamo già detto essere soltanto una parte). Sempre a Macerata si trovano 53 lettere spedite dall’abate Luigi ai familiari (proposte di recente a stampa a cura di David Frapiccini, Ivano Palmucci e Giuseppe Trivellini). A Firenze, nell’Archivio della Biblioteca degli Uffizi, si trova, oltre ai preziosissimi taccuini che servirono al Lanzi per la redazione della Storia pittorica, un centinaio di altre lettere di diversi mittenti. Insomma, una situazione piuttosto complessa, a cui solo parzialmente supplisce il fatto che le lettere spedite al Lanzi, conservate sia a Macerata sia a Firenze, sono oggi reperibili presso il sito www.memofonte.it. Non bisogna poi dimenticare poi, che, sia pur in maniera non organica, le lettere sono state parzialmente pubblicate all’interno di epistolari spettanti ad alcuni dei corrispondenti del Lanzi; l’ultimo caso, in ordine cronologico (e senza dubbio uno dei migliori) è quello di Settecento di carta. L’epistolario di Innocenzo Ansaldi, curato da Emanuele Pellegrini.
[4] Paolo Pastres si dedica da molti anni allo studio di Luigi Lanzi. Ha curato l’edizione critica del Taccuino lombardo dell’abate (Udine, Forum, 2000) e ha pubblicato una serie di saggi fra cui ricordiamo Accademie, accademici, incisori e didattica nella Storia Pittorica e nei carteggi di Luigi Lanzi in Annali di critica d’arte, 4, 2008 e «Un occhio pregiudicato è in continuo pericolo d’illusione»: tre lettere inedite di Luigi Lanzi sul proprio metodo di lavoro e sulla Storia Pittorica in Annali di critica d’arte, 2, 2006. In quest’ultimo saggio ha proposto tre lettere indirizzate da Lanzi a Boni quali anticipo del presente epistolario.


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