Descrizione delle Pitture e Sculture della Città di Ferrara
di Carlo Brisighella
A cura di Maria Angela Novelli
Ferrara, Spazio Libri editore, 1991
| Ferrara, Castello Estense |
[1] Prima edizione a stampa del manoscritto di Carlo Brisighella conservato presso la Biblioteca Comunale Ariostea di Ferrara con segnatura Cl I 429. Il titolo completo del manoscritto è il seguente: Descrizione delle Pitture e Sculture che adornano le Chiese et Oratorj della Città di Ferrara. Opera postuma di Carlo Brisighella Ferrarese data nuovamente in luce e accresciuta con copiosa giunta delle nuove Pitture e Sculture mutate, rinovate o accresciute, tanto in dette Chiese e Oratorj, quanto in diversi luoghi pubblici et insigni, e in molte chiese et oratorj della Diocesi, dall’anno 1704 fino alli giorni correnti con altre notizie Istoriche e Pittoresche, per opera del Dott. Girolamo Baruffaldi, Accademico Clementino, con gl’indici necessarj.
| Ferrara, Cattedrale di San Giorgio |
[2] Il titolo completo del manoscritto dice già molte cose sulla storia del manoscritto. La comunicazione introduttiva di Girolamo Baruffaldi ai lettori chiarisce ancor meglio: la Descrizione fu scritta da Carlo Brisighella – di cui sappiamo le poche cose che ci riferisce il Baruffaldi, ovvero che era pronipote del pittore Carlo Bononi -, probabilmente sul finire del 1600 e nei primissimi anni del 1700. Brisighella, ormai vicino alla morte, consapevole del fatto che non sarebbe riuscito a dare alle stampe la sua opera, ne diede copia all’arcivescovo Girolamo Baruffaldi, erudito e cultore delle vicende artistiche locali (è appena il caso di ricordare qui per inciso che Baruffaldi fu autore delle Vite de’ Pittori e Scultori Ferraresi, destinate a rimanere inedite fino alla metà del 1800). Se Brisighella sperava così di aver così destinato il suo manoscritto ad una rapida pubblicazione si sbagliava di grosso: da un lato Baruffaldi decise di attendere i lavori di ristrutturazione e di completamento della Cattedrale, con cui si apriva il manoscritto, per non dare alle stampe un’opera sorpassata dagli eventi; dall’altro l’abate ferrarese rimase a più riprese coinvolto in problemi di carattere legale con l’autorità ecclesiastica che lo privarono della disponibilità della sua biblioteca e del suo archivio per lunghi anni (le vicende sono esposte da Maria Angela Novelli in Storia delle “Vite de’ Pittori e Scultori Ferraresi” di Girolamo Baruffaldi. Una vicenda editoriale e culturale del Settecento). Sappiamo, ad ogni modo (pp. VI-VII), che nel 1727 il manoscritto era sostanzialmente pronto per la pubblicazione. Baruffaldi, oltre ad aver aggiornato e riscontrato il testo del Brisighella – che, lo ricordiamo solo di Chiese et Oratorj ferraresi si occupava -, vi aveva aggiunto due sezioni, la prima dedicata a pitture e sculture conservate nei palazzi pubblici ferraresi, la seconda riservata ad opere d’arte conservate nelle chiese della Diocesi. Fatto sta che non vi fu modo di giungere a nulla di concreto e nel 1735 Baruffaldi ritenne opportuno cedere il manoscritto al letterato ferrarese Giannandrea Barotti. Barotti svolse il suo compito per una decina d’anni, in maniera presumibilmente assai sporadica. Nel frattempo le condizioni di salute del Baruffaldi (che morì comunque solo nel 1755) si andarono aggravando e, quando fu chiaro che a nessuna pubblicazione si sarebbe arrivati, tutto cadde nel dimenticatoio. Solo nel 1767 il Barotti, su sollecitazioni esterne, riprese in mano il manoscritto, ma nella sostanziale impossibilità di render conto di quanto accaduto negli ultimi trent’anni, si accontentò di far redigere una nuova copia del manoscritto e di aggiungervi un numero molto ridotto di annotazioni. “Quest’ultima copia, sicuramente di più facile lettura, è di limitato valore filologico [n.d.r. scrive la Novelli nella sua Prefazione, a cui più in generale abbiamo ampiamente attinto per la redazione di questa nota] per l’appiattimento della complessa stratificazione cronologica, con conseguente difficoltà di riconoscere paternità ed estensione dei diversi interventi, e per la soppressione di numerosi brani relativi a opere scomparse nel frattempo. Ceduto nel 1872 dagli eredi Hercolani alla Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio di Bologna, pur più tardo e così rimaneggiato, è tuttavia il manoscritto citato con maggiore frequenza negli studi sull’arte ferrarese” (pp. VII-VIII). Questi i motivi, dunque, che hanno indotto la Novelli a lavorare sulla copia estesa dal Baruffaldi e conservata alla Ariostea e non su quella più tarda dell’Archiginnasio.
| Ferrara, Palazzo Schifanoia, Il salone dei mesi |
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| Ferrara, Palazzo Schifanoia, Francesco del Cossa, Allegoria del mese di marzo |
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| Ferrara, Palazzo Schifanoia, Francesco del Cossa, Allegoria del mese di aprile |
[3] “Nella Descrizione sono registrati per la prima volta dipinti, ora ben noti, di Garofalo, Dosso, Bononi, Scarsellino, Bastianino, ma anche di molti minori, attualmente quasi tutti dispersi; sono elencate inoltre opere anonime e interinali. Nel complesso il lavoro è ben informato, sono relativamente poche le notizie e le attribuzioni inesatte. Le note del Baruffaldi e del Barotti lungo l’arco di più di mezzo secolo hanno fornito quell’aggiornamento del testo che l’usura del tempo, le dispersioni e gli ammodernamenti avevano reso necessario. Giudizi e attribuzioni sono riecheggiati e accolti da tutti gli scrittori locali ai quali il manoscritto, pur non dato alle stampe, era ben noto. Ne trasse gli elementi oggettivi per il suo più ambizioso ma talvolta caotico lavoro delle Vite il Baruffaldi, che riconobbe al Brisighella il merito di essere «ancor quegli che raccolse molte notizie dei pittori ferraresi». Ne deriva direttamente la prima guida a stampa della città: Le pitture e sculture che si trovano nelle chiese di Ferrara pubblicata nel 1770 da Cesare Barotti, figlio di Gianandrea” (pp. VIII-IX).
[4] Molto ricco l’apparato finale degli indici.


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