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lunedì 20 aprile 2015

Giovanni Mazzaferro, Le Belle Arti a Venezia nei manoscritti di Pietro e Giovanni Edwards. GoWare editore, 2015

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Ho iniziato a pensare a questo libro più o meno un anno fa, quando ho rinvenuto nell'Archivio storico dell'Accademia di Belle Arti un lungo manoscritto inedito, intitolato "Repertorio Generale delle Venete Belle Arti", scritto da Giovanni Edwards nel 1833.

Leggendolo, ho subito realizzato che buona parte del manoscritto era debitore degli scritti di Pietro Edwards (padre di Giovanni), primario operatore culturale in ambito lagunare fra 1770 e 1820 circa. 

Sono andato allora a consultare tutti gli archivi veneziani che conservino documenti (molti anch'essi inediti) di Pietro Edwards e li ho riletti alla luce del Repertorio. Ne è uscito un quadro nuovo.

Pietro, uomo di grandissime capacità professionali e organizzative, fu un perdente. Lo furono tutti, in quella Venezia che aveva dovuto rinunciare alla secolare indipendenza della Repubblica e si era vista ridotta a merce di scambio fra francesi ed austriaci. Ma Pietro di più. Perché la storiografia artistica da un lato lo ha riconosciuto come grandissimo restauratore, prima della caduta della Repubblica, ma dall'altro come corresponsabile della dispersione del patrimonio artistico sotto i nuovi padroni di turno. 

Una visione che mi propongo di scardinare, a partire dall'esame dei suoi manoscritti e di quelli del figlio. In questo senso quest'opera non è un libro di storia dell'arte in senso stretto, e non è destinata solo agli specialisti, ma a tutti coloro che vogliano conoscere un contesto, quello del mondo artistico veneziano dal 1770 al 1820

Scopriremo così che Pietro fu innanzi tutto il vero vertice della politica artistica veneziana negli ultimi anni della Repubblica; che proprio in virtù di tale ruolo si confrontò con francesi ed austriaci. Vedremo come molte delle sue posizioni (ad esempio l'indicazione di bruciare tutti i quadri 'triviali'), oggi incomprensibili, vadano inquadrate in un ruolo di difesa del valore del patrimonio artistico dei collezionisti privati e del reddito di intermediari ed artisti contemporanei

Capiremo soprattutto come la sua scelta di accettare, negli anni del Regno Italico di Napoleone, il ruolo di Delegato per la scelta dei beni della Corona era legata al suo progetto di creare una Galleria dei Pittori Veneti ordinata cronologicamente, che ricostruisse in termini museali l'evolversi dell'arte dei pittori veneti dalle origini al Settecento. Pietro, dunque, cercava di conservare il patrimonio artistico della Serenissima e non voleva disperderlo. Purtroppo per lui, non se ne fece nulla.

Edwards non fu un eroe (la storia non è fatta di eroi), ma nemmeno un uomo incoerente. Semplicemente un protagonista dei suoi tempi. Quelli che cerco di ricostruire in quest'opera.


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