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mercoledì 11 marzo 2015

Melchior Missirini. Della vita di Antonio Canova. A cura di Francesco Leone



Melchior Missirini
Della vita di Antonio Canova

A cura di Francesco Leone

Bassano del Grappa, Istituto per gli Studi su Canova e il Neoclassicismo, 2004

Antonio Canova, Amore e Psiche (1788-1793), Parigi, Museo del Louvre
[1] Della vita di Antonio Canova fu pubblicato in quattro Libri a Prato dall’abate forlivese Melchiorre (ma comunemente Melchior) Missirini. Era il 1824. Il Missirini era stato a lungo segretario di Canova. La morte dello scultore di Possagno, avvenuta nel 1822, aveva avuto come diretta conseguenza la nascita di un ricco e fortunato filone editoriale volto a ricostruirne ed esaltarne la figura o semplicemente a rievocarne i passaggi principali della biografia. L’opera di Missirini ha tuttavia una valenza particolare. Si tratta infatti di quella che venne considerata la biografia ufficiale dell’artista veneto. 

[2] Alla morte di Canova si cominciò subito a pensare alla stesura di una biografia “autorizzata” dello scultore, e subito si ritenne che l’ideale estensore dell’opera potesse essere lo scrittore Pietro Giordani, in virtù della sua fama letteraria e della frequentazione di vecchia data con lo scultore (si veda il Carteggio Giordani-Canova). Giordani però ebbe a rifiutare. Fu in quella circostanza che Leopoldo Cicognara, superando le titubanze del fratellastro di Canova, Giovanbattista Sartori, si rivolse (si era agli inizi del 1823) al letterato forlivese Melchior Missirini, a lungo segretario di Canova. E se un aspetto va in qualche modo sottolineato in tutto il periodo relativo alla gestazione dell’opera è proprio l’accorta regia del Cicognara, che non mancò di spronare e consigliare con accortezza il Missirini. Scrive in merito Francesco Leone: “Gli orientamenti riguardanti l’impostazione da imprimere allo scritto, le materie da trattare, lo stile da tenere e le strategie diplomatiche da seguire, continuarono a sgorgare costantemente dalla lucida penna del Cicognara...” (p. 38). Il risultato che ne emerge è quello appunto di una biografia ufficiale: “Da qui ovviamente l’aderente attenzione prestata dal letterato alla facies pubblica e civile della biografia canoviana, al dettagliato resoconto delle committenze e delle sculture eseguite, alla trascrizione più o meno fedele dei dialoghi con Napoleone..., all’operato dello scultore per la salvaguardia del patrimonio artistico, alla sua liberale attività nell’ambito dell’Accademia di San Luca in favore dei giovani artisti, alle cure prestate ai pubblici musei (e quindi alla sua attività mecenatizia), alla gloriosa recupera delle opere d’arte sottratte allo Stato Pontificio (e all’Italia) dai francesi, ai suoi incessanti studi in campo archeologico e sulla Poetica di Aristotele, agli onori compartitigli in vita, ai solenni funerali celebratigli, alle numerose medaglie coniate in suo onore, finanche all’elenco degli amici e degli eruditi con i quali aveva avuto rapporti costanti per tutta la vita e alla lista dei ventiquattro artisti che lo avevano ritratto. In definitiva dell’artista veniva offerto un solenne ritratto ufficiale, e a tutto tondo...” (p. 43).

Antonio Canova, Perseo trionfante (1797-1801). Roma, Musei Vaticani

[3] L’opera di Missirini fu accolta in linea di massima in maniera favorevole. Come capita sempre, tuttavia, non mancarono le polemiche. La principale fra queste fu quella di Antonio D’Este, amico fraterno e collaboratore strettissimo del Canova. La vicenda è nota. Proprio in occasione della preparazione della biografia D’Este aveva provveduto a rendere partecipe il Missirini di una serie di aneddoti relativi alla biografia dell’artista. Tali aneddoti furono censurati dall’abate forlivese (probabilmente su consiglio del Cicognara) perché giudicati troppo “personali” e quindi non rientranti in quello spirito che animava la stesura dell’opera. D’Este se n’ebbe a male, e intraprese la stesura di una sua biografia, che al Canova ufficiale mirava a sostituire le vicende del Canova-uomo. Le Memorie di Antonio D’Este furono tuttavia pubblicate postume solo nel 1864 a cura del nipote.

[4] Rientrano nel novero di queste polemiche anche i Pensieri di Antonio Canova su le Belle Arti. Tali pensieri furono pubblicati da Missirini nel capitolo nono del Libro terzo dell’opera. Il giudizio di D’Este (che qualche rancore, come detto, lo nutriva per altri motivi) fu sprezzante, come fa presente il Leone a p. 44: “alcuni de’ quali non sono degni di un’artista [n.d.r. sic]; altri farebbero torto al mio amico”. Per Missirini invece i Pensieri venivano proposti “quale breviario estetico, supporto critico, di cui fornire il testo ad uso del largo pubblico cui la vita era indirizzata per la comprensione della scultura canoviana” (ibidem). Non fu certo intenzione di Missirini sostenere che i Pensieri fossero autografi del Canova e che lui avesse provveduto a trascriverli. E tuttavia l’equivoco si ingenerò subito, a partire dall’edizione che, nello stesso anno, Niccolò Bettoni propose a Milano.

[5] Leone presenta anche alcune pagine che costituiscono una breve autobiografia del Missirini.

[6] Il volume presenta una doppia numerazione: una per l’opera pubblicata nel 1824 ed un’altra per le pagine contenenti saggi ed indici prima e dopo la riproduzione anastatica del 1824.

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