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venerdì 13 marzo 2015

Antonio D'Este. Memorie di Antonio Canova. A cura di Paolo Mariuz


Antonio D'Este
Memorie di Antonio Canova

A cura di Paolo Mariuz

Indici a cura di Maria Gabriella Toniato
Bassano del Grappa, Istituto di ricerca per gli studi su Canova e il neoclassicismo, 1999


Antonio Canova, Ebe, San Pietroburgo, Museo dell'Ermitage
[1] La figura di Antonio D’Este (1754 – 1837) è legata a filo doppio a quella di Antonio Canova. La loro è l’amicizia di una vita. D’Este conobbe Canova nel 1769, quando entrambi erano adolescenti apprendisti presso lo scultore veneziano Giuseppe Bernardi, meglio noto come il Torretti. I due non allentarono mai i loro contatti. D’Este si trasferì prima di Canova a Roma, dove esercitò l’attività di scultore, ma ben presto, raggiunto da Canova, si dedicò sempre più alla gestione degli affari di quest’ultimo. Nel 1798, al momento della proclamazione della Repubblica Romana, Canova si allontanò temporaneamente dall’Urbe, insofferente nei confronti della nuova gestione politica della città e D’Este assunse su di sé il peso integrale dello studio dell’amico. Da quel momento, dove c’è Canova, c’è anche Antonio D’Este. Quest’ultimo assiste Canova in innumerevoli affari e committenze, nel recupero delle opere d’arte requisite da Napoleone, nella conservazione dei beni pontifici una volta subentrata la Restaurazione (è direttore dei Musei Vaticani). Insomma, un sodalizio che si perpetua fino alla morte dello scultore di Possagno, avvenuta nel 1822. Dopo il decesso D’Este rientra rapidamente nell’ombra fino al 1837, anno in cui si spegne.


Antonio Canova, Monumento funebre a Maria Cristina d'Austria, Augustinerkirche, Vienna

[2] Perché Antonio D’Este scrive le Memorie? Paolo Mariuz avanza un paio di ipotesi. Nel 1824 appare a Pisa la biografia “ufficiale” di Antonio Canova (Della vita di Antonio Canova), opera di Melchior Missirini: “...la lettura di questo testo... suscitò in D’Este, come egli stesso precisa, un senso di amarezza e di delusione: Missirini aveva tralasciato di raccontare molti degli aneddoti familiari che egli gli aveva riferito, reputandoli «popolari», quindi non meritevoli di essere riportati. Proprio in opposizione all’opera di Missirini, che si era proposto di metter in luce soprattutto la figura dell’artista..., D’Este decise di intraprendere la stesura delle Memorie: il suo scopo era di ritrarre il Canova familiare, trascurato dall’altro biografo, la persona che aveva conosciuto nelle pieghe più riposte, amata fin dall’adolescenza” (pp. XVIII-XIX). Un secondo stimolo può essere stato il dissidio con l’altro grande alter-ego di Canova, il fratellastro Giambattista Sartori. È noto che con testamento noncupativo in punto di morte Canova lasciò praticamente ogni suo bene al fratellastro, così come è altrettanto noto che precedenti disposizioni dello scultore non mancavano di ricordare generosamente il D’Este. Quest’ultimo giunge fino a insinuare che il testamento in punto di morte in realtà abbia seguito il decesso dell’artista. “Non si può escludere che uno dei motivi che lo indussero a scrivere le Memorie sia stato anche di denunciare la malafede dell’abate Sartori, colpevole, come egli lascia intendere, di aver plagiato nei suoi ultimi istanti il compagno di tutta la vita, rendendoglielo irriconoscibile” (p. XXIII).


Monumento funebre ad Antonio Canova, Venezia, Santa Maria Gloriosa dei Frari

[3] D’Este non vide mai l’uscita delle Memorie. Quest’ultime furono pubblicate solo nel 1864, a cura del nipote, Alessandro D’Este e, pur edite in epoca di crisi per il gusto neoclassico, ebbero comunque un discreto successo editoriale. Alessandro pubblica le Memorie e vi aggiunge un’ampia sezione di documenti. Vi compaiono testi da non trascurare, come il Catalogo delle opere del Canova, il Catalogo cronologico delle sculture di Antonio Canova pubblicato dietro richiesta di S.A.R. il Principe di Baviera, nonché diverse lettere, sia di natura privata sia relative agli impegni pubblici dello scultore. Tuttavia va detto che all’interno dei documenti sono segnalate diverse lettere indirizzate dal Canova a vari destinatari, lettere i cui testi in realtà non sono riportati. Alessandro D’Este aveva infatti in mente di pubblicare un epistolario di Antonio Canova, ma il progetto, purtroppo, non andò mai in porto.

1 commento:

  1. Alessandro d'Este che pubblicò nel 1864 le Memorie era pronipote dello scultore e il suo vero cognome era Pagliarini.
    Il bisnonno Antonio d'Este nacque a Burano nel 1755, non a Venezia nel 1754.

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