Pagine

lunedì 8 dicembre 2014

Gaetano Rocca, Descrizione delle Chiese di Reggio di Lombardia


Gaetano Rocca
Descrizione delle Chiese di Reggio di Lombardia

Trascrizione ed edizione critica di Maria Montanari

Fondazione Cassa di Risparmio di Reggio Emilia Pietro Manodori, 2010


Facciata del Duomo di Reggio Emilia (Santa Maria Assunta)
Fonte: Wikimedia Commons

[1] Chiaro esempio di (eccellente) pubblicazione destinata a circolare nel circuito degli omaggi bancari. Non ha un prezzo né un isbn. Acquistata tramite e-bay. Per chiarire: il titolo che si riporta è quello presente nel frontespizio. In copertina, invece, il titolo (completamente diverso) è: Splendori di Reggio. La più antica guida artistica della città.

Facciata della Chiesa di San Prospero
Fonte: Wikimedia Commons

[2] La Descrizione (fino ad oggi inedita) risale al 1782 e si può senz’altro inquadrare in quell’ampio fenomeno di redazione di guide artistiche locali che appassionò tutto il mondo erudito alla fine del 1700. La Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia conserva due copie di un manoscritto intitolato Descrizione delle Pitture e Sculture esistenti nelle Chiese della Città di Reggio di Lombardia nell’anno 1782 (rispettivamente con collocazioni BPRE, Mss. Regg. C 280 e BPRE, Mss. Turri E 3) che, pur anonimo, è sempre stato attribuito a Prospero Fontanesi (cfr. p. 40). Maria Montanari, che ha studiato il testo per la sua tesi di laurea, è riuscita tuttavia a risalire alla presenza di un ulteriore manoscritto, conservato presso l’Archiginnasio di Bologna (ms. A 2834), che si è rivelato essere l’originale da cui sono tratti i due esemplari di Reggio Emilia. Su questo manoscritto, in cui compare esplicitamente la paternità dell’opera, da ricondurre al canonico reggiano Gaetano Rocca, è condotta la presente edizione, curata appunto da Maria Montanari.

Santa Maria della Ghiara
Fonte: Wikimedia Commons


[3] Non vi è dubbio che Rocca (allora ventiseienne) stesse lavorando alla pubblicazione dell’opera. È lui stesso a chiarire i motivi della mancata pubblicazione in una Memoria posta subito dopo la dedica e le avvertenze al lettore: “Mentre era per consegnare ai torchi la presente operetta, ecco che io veggo chiudersi, sopprimersi e demolirsi alcune delle accennate chiese e trasportarsi nella Ducal Galleria di Modena non poche delle più insigni pitture. Resti dunque questa operetta nascosta al pubblico che, se non varrà ad altro, potrà servire di memoria e d’istruzione” (p. 47). Sotto questo punto di vista è bene fare riferimento al saggio iniziale di Angelo Mazza, il quale mette in risalto come il caso di Reggio Emilia si differenzi in qualche modo da quello delle altre città emiliane, in cui il grosso delle dispersioni del patrimonio artistico (soprattutto ecclesiastico) fu dovuto alle spoliazioni napoleoniche (si veda in merito Paul Wescher, I furti d’arte. Napoleone e la nascita del Louvre); è vero che, quando passarono, i francesi fecero man bassa di opere di provenienza reggiana, ma quelle stesse opere si trovavano all’epoca nella Galleria Estense di Modena. A mettere in moto un vero e proprio depauperamento del patrimonio artistico cittadino furono appunto le soppressioni ecclesiastiche operate nel 1783 dal duca Ercole III che finirono per portare tantissime opere nella Galleria Ducale di Modena, nel chiaro intento di ripristinare gli antichi splendori delle collezioni estensi, accantonati dopo le note vicende della vendita a Dresda delle stesse. Fu per questo motivo che Rocca non se la sentì di pubblicare il suo manoscritto: perché nella sostanza era diventato inservibile o, quanto meno, poco affidabile. Tant’è ch’egli stesso si rese conto che la sua fatica sarebbe servita solo “di memoria” e comunque non provvide a nuovi tentativi di pubblicazione.

Interno della Chiesa di Santa Maria della Ghiara: cupola e volte affrescate
Fonte: Wikimedia Commons


[4] Si può dunque ragionevolmente dire che quella di Rocca sia la più antica guida artistica redatta relativamente a Reggio. Quello che è certo è che la prima guida a stampa uscì solo nel 1873 ad opera di Giuseppe Ferrari. Rileggendo oggi le note di Rocca si riconoscono caratteri comuni a molte altre guide, ovvero un’accurata schedatura del patrimonio artistico ecclesiastico, senza però la presenza di giudizi critici né un’attenzione particolare per i cosiddetti “primitivi”. In questo senso l’autore era perfettamente figlio della sua epoca. La pubblicazione del manoscritto, ad ogni modo, restituisce in tutta la sua pienezza la ricchezza artistica della città subito prima degli eventi che l’avrebbero di fatto stravolta.

Nessun commento:

Posta un commento