Pagine

venerdì 19 settembre 2014

Leonhard Christoph Sturm (?). L'Accademia degli Architetti, aperta per la gioia dei viaggiatori (Amburgo, 1706)


English Version

Leonhard Christoph Sturm (?)
L’Accademia degli Architetti, aperta per la gioia dei viaggiatori, 
Hamburg, stampato da Benjamin Schillern, Librario a Thum, 1706

(recensione di Francesco Mazzaferro)


Fig. 1) Leonhard Christoph Sturm, L'Accademia degli Architetti

Leonhard Christoph Sturm fu matematico ed architetto tedesco vissuto fra 1669 e 1719. Il suo nome (come vedremo) è legato alla pubblicazione dell’opera di Nicolaus Goldmann (1611-1665). Eppure Sturm si dedicò anche a scrivere tutta una serie di testi minori.

Potrebbe essere il caso anche di questo libretto che ho acquistato presso l’antiquario Georg Fritsch di Vienna. Il titolo dell’opera è (secondo gli usi dell’epoca) chilometrico [1]; mi limiterò d’ora in poi a denominarla “Baumeister Academie”, l’Accademia degli Architetti

E subito bisogna dire tre cose: 

1* Si tratta di un volume di dimensioni veramente tascabili (7.9 cm x 14,2 cm) che prosegue una fortunata tradizione inaugurata a Venezia a metà 1600 [2] e subito diffusasi in tutta Europa: quella della guida turistica ad uso e consumo del viaggiatore. Un agile riassunto, insomma, delle cose da vedere; qui si aggiunge, a dire il vero, un secondo scopo (che è chiaramente espressione dei tempi): quello di poter girare l’Europa e vedere le opere senza aver paura di fare brutta figura. Il sottotitolo infatti recita: “Una breve proposta per tutte quelle cose che un gentiluomo deve assolutamente sapere, se vuol osservare in modo utile gli edifici e trarne giudizi ragionevoli”. Siamo all’inizio del 1700, ed il tema della Vernunft, della ragionevolezza, comincia ad affacciarsi sulle prime pagine degli scritti. Anche se l’illuminismo kantiano, che della Vernunft fa la sua battaglia, è ancora molto distante, vi è un odore di pre-illuminismo: sono gli anni di Leibniz. 

2° Un secondo aspetto su cui riflettere è l’uso del termine Accademia (in questo caso nella versione francese: Academie). Anche qui, naturalmente, si avverte il riflesso delle mode del tempo: il XVII secolo ha visto la nascita delle grandi Accademie (specialmente di quella parigina) e il termine ha acquisito in senso lato una valenza equiparabile a quella di “manuale” o “insegnamento”. Sturm propone insomma un corso tascabile di architettura attraverso la rassegna dei principali edifici visitabili in Europa. [3]

3° L’opera, in realtà è anonima. L’introduzione termina però con un incoraggiamento al lettore curioso a consultare “i miei esercizi sull’architettura di Goldmann”. Ci si riferisce al matematico e teorico dell’architettura Nicolaus Goldmann (1611-1665), la cui opera è stata pubblicata da Sturm, insieme ad un’innumerevole serie di commenti. Si può dire, in qualche modo, che la curatela dei manoscritti di Goldmann sia stata l’occupazione della vita di Sturm. Basti ricordare che egli realizzò la prima edizione della Civil Bau-Kunst di Goldmann (edita fra il 1696 ed il 1699); redasse poi 16 commenti (o ‘esercizi’) all’opera, parzialmente pubblicati in una seconda edizione del 1708; diede alle stampe un commento alle teorie di Goldmann nel Prodromus architecturae Goldmanniae (Osservazioni sull’architettura di Goldmann) nel 1714, ed infine curò una terza edizione dell’opera nel 1715 [4]. Unicamente da qui deriva l’attribuzione di quest’opera allo Sturm. Nella mia copia, il nome compare scritto a matita dall’antiquario sulla terza di copertina.

 
Fig. 2) Frontespizio della prima edizione (1700)
                           
Fig. 3) Frontespizio della seconda edizione (1706)

Il libro è esplicitamente destinato ai giovani: sono loro che hanno l’entusiasmo per muoversi. Sono prese in considerazione Olanda, Inghilterra, Francia e Italia, ma anche Germania. L’introduzione spiega che l’opera è al tempo stesso un lessico, un manuale ed una guida. L’autore inoltre chiarisce che ha voluto deliberatamente essere conciso. 

Della Baumeister Academie esistono almeno due edizioni settecentesche e nessuna moderna. La prima edizione è del 1700; è stampata ad Amburgo, da Benjamin Schillern ed è consultabile su Internet in più esemplari. La seconda (quella che ho acquistato) è del 1706 e si tratta di una versione ampliata rispetto alla prima. Quest’ultima è infatti di circa 160 pagine mentre quella del 1706 ne ha 232. Nell’edizione del 1706 compaiono due allegati, assenti nella prima edizione: uno su altari, monumenti funerari e cappelle ed uno sulle incisioni. Anche il repertorio delle fonti consultate passa da quattro a dodici pagine. La bibliografia del 1706 distingue le fonti anche per dimensioni fisiche (in folio; in quarto; in ottavo, etc..), probabilmente in modo tale che il viaggiatore possa decidere quali libri portarsi in viaggio.

Fig. 4) Due pagine tratte dalla bibliografia

Va detto che l’opera non si occupa solo di architettura. La Baumeister Academie è divisa in cinque “Discorsi”: il primo sui principi dell’architettura, il secondo sugli elementi degli edifici, il terzo sui pittori, il quarto sugli scultori, e il quinto sugli edifici nella loro interezza. Frequenti le liste di artisti e di opere da non perdere durante il viaggio. 

Il testo è ancora oggi – nonostante il tedesco del primo Settecento – incredibilmente chiaro. L’obiettivo è pedagogico: qui si parla a persone che di architettura non sanno nulla, e li si conduce mano a mano nel tema con grande semplicità. L’autore è certamente un protestante, ma non sembra che questo sia un tema che implichi scelte nette sulle cose da vedere o da non vedere o sui giudizi espressi. In particolare, non c’è alcuna preferenza nell’organizzazione dei viaggi e degli incontri con gli artisti, né vi è acredine nei confronti del mondo cattolico.

Fig. 5) Leonhard Christoph Sturm

Schlosser non si dilunga troppo attorno alla figura di Sturm [6]. La introduce nella sua Letteratura artistica affiancandola a quella del viennese Fischer von Erlach [7], ma si tratta in realtà di personaggi davvero diversi. Mentre von Erlach fu soprattutto - oltre ad un architetto di successo - ma anche un disegnatore ed illustratore, e lasciò una sola (ma imponente) pubblicazione, Sturm – all’origine un matematico - elaborò una letteratura molto vasta, anche se a dire di Schlosser non sempre originale. Fu direttore di progetti nella Germania del Nord ed ebbe sempre grande attenzione per l’architettura italiana. Schlosser lo segnala come “primo esteta dell’architettura delle chiese protestanti” (p. 659).

L’Allgemeine Deutsche Biographie [8] (il dizionario biografico tedesco) spiega che Sturm ebbe un’educazione matematica, e si trasferì dapprima dal Wurttemberg alla Sassonia, dove iniziò sempre più ad applicare all’architettura le conoscenze matematiche e geometriche apprese dal padre. In lui prevalse sempre un’attitudine teorica (sembra che, nel concreto, abbia edificato assai pochi edifici), caratterizzata da una forte tensione morale e religiosa. Pare che avesse una capacità straordinaria di attirarsi l’antipatia dei colleghi, e di ficcarsi in dispute religiose tra le varie fazioni del protestantesimo locale. Dalla Sassonia si spostò prima nel Brandeburgo (Francoforte sull’Oder), poi nel Meclemburgo (Schwerin) ed infine ad Amburgo. Ovunque andasse ebbe difficoltà a farsi accettare. Se la sua carriera di architetto non fu certo brillante, la sua attività di scrittore di cose d’architettura e d’arte fu invece davvero notevole, grazie anche alla sua capacità di affrontare ed esporre in maniera chiara aspetti di natura prettamente pratica (anche in funzione della propria cultura scientifica). Ci ha lasciato 40 pubblicazioni. 

Cornelius Gurlitt (che su Sturm ha scritto a lungo) spiega che Sturm assorbì l’opera di Vitruvio attraverso i Francesi e gli Olandesi, e su di essa si basò (ad esempio, in merito alla questione degli ordini architettonici) per reclamare un’arte classica protestante che potesse al tempo stesso servire gli obiettivi della religione e quelli del prestigio architettonico. Preferì il classicismo francese di Perrault al barocco italiano di Bernini e Borromini (difficilmente compatibile con il suo intelletto metodico); in nome dello stesso classicismo condannò categoricamente il gotico [9]

E’ importante notare come, cattolico o protestante che fosse, la funzione della chiesa è innanzi tutto per lui quella di permettere ai credenti di seguire nel modo migliore la predica dei pastori (di qui l’importanza della distribuzione dello spazio in modo da favorire l’ascolto della predica, e la necessità di non occupare spazio per cappelle e altri ornamenti inutili). Solo in questo modo potremo comprendere come Goldmann prima e Sturm poi mutuino un elemento di discussione fondamentale delle loro tesi direttamente dalla Controriforma: si tratta del dibattito sulla forma del Tempio di Salomone. Tutto il Seicento è percorso da questo tema, che nasce proprio all’inizio del secolo non a caso in Spagna, per merito del gesuita Juan Bautista Villalpando. Villalpando, basandosi sulla descrizione datane dal profeta Ezechiele, provvede infatti a ricostruire l’aspetto del Tempio di Salamone, ovvero del ‘prototipo’ del tempio religioso ed arriva a determinare che l’ordine corinzio sia l’ordine ‘salomonico’. E’ chiara la lettura ‘religiosa’ del sistema degli ordini architettonici: non si tratta di emanazioni della paganità romana, ma di dirette derivazioni della cristianità. 

Fig. 6) Piante di chiese protestanti di Leonhard Christoph Sturm, tratte da Gurlitt, Storia dello Stile Barocco e Rococo’ in Germania, Stoccarda, Ebner & Seubert (P. Neff), 1889 (p. 73)


Goldmann prima e Sturm poi lavorano esattamente sui medesimi temi, questa volta da posizioni protestanti. Scrive Hanno-Walter Kruft in merito alla prima edizione della Civil Bau-Kunst di Goldmann, pubblicata da Sturm: “Nel lungo titolo barocco non viene annunciata solo la trattazione degli ordini architettonici secondo le «sceltissime regole» di Vitruvio, Vignola, Scamozzi, Palladio e Villalpando, ma anche un’«ampia descrizione di Gerusalemme». La dedica di Sturm sottolinea «la razionalità costruttiva» che «non può non trarre la sua origine dal Tempio di Salomone». Vitruvio assume una posizione subordinata: «Questi ha derivato la sua arte edilizia dal Tempio di Salomone, la vera fonte originaria, unendovi le correnti della saggezza antico-romana». Sturm, che aveva già presentato nel 1694 una ricostruzione del Tempio di Salomone, rafforza il ruolo, importante anche per Goldmann, dell’architettura solomonica, con un’ampia analisi della ricostruzione di Villalpando.” [10].

Nessuna sorpresa, dunque, se anche nella guida tascabile all’architettura europea non emerga la condanna dei templi cattolici. La vera contrapposizione, almeno in questo caso, non è in termini religiosi, ma semmai in termini stilistici, con una visione classicista dell’architettura contrapposta alle degenerazioni barocche, ad esempio, di un Borromini.

NOTE


[1] Il titolo completo è: Die zum Vergnügen der Reisenden geöffnete Baumeister-Academie, oder kurtzer Entwurf derjenigen Dinge, die einem galant-homme zu wissen nöhtig sind, dafern er Gebäude mit Nutzen besehen, und vernünfftig davon urtheilen will - Alles nach denen besten Reguln, und heut zu Tage üblichen Manieren der geschicktesten Baumeister/ jedoch in möglichster Kürtze vorgestellet/ und mit nöhtigen Figuren erläutert. Samt doppeltem Anhang: 1. Von sehenswürdigen Altären/ Grab-Mahlen/ Capellen/ etc. 2. Was einem galant-homme von Kupffer-stechen zu verstehen nützlich und nöhtig ist. Hamburg, Bey Benjamin Schillern, Buchändlern in Thum/ Anno 1706

[3] Nikolaus Pevsner, Le Accademie d’arte, Torino, 1982.

[6] Schlosser, Julius von, La letteratura artistica, Firenze, La Nuova Italia, 1964

[7] Su Fischer von Erlach si veda in questo blog Francesco Mazzaferro, A metà strada fra Napoli e Stoccolma: Vienna e il 'Progetto di una storia dell'architettura' di Johann Bernhard Fischer von Erlach.



[10] Hanno-Walter Kruft, Storia delle teorie architettoniche. Da Vitruvio al Settecento vol. II, Roma-Bari, 1988



Nessun commento:

Posta un commento