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sabato 5 luglio 2014

Paolo Veronese davanti alla Inquisizione - Rapporto della seduta degli inquisitori

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Paolo Veronese davanti alla Inquisizione
Rapporto della seduta degli inquisitori

Paolo Veronese, Cena in casa di Levi, Gallerie dell'Accademia, Venezia


Eseguita invece nel 1573, nel Refettorio dei S. Giovanni e Paolo a Venezia, l'opera per cui Veronese finì davanti all'Inquisizione era in origine un' "Ultima Cena". Ben presto Veronese fu denunciato perché la tela avrebbe mostrato personaggi e situazioni del tutto offensive per la dottrina della Chiesa Cattolica. Del processo presso l'Inquisizione ci è arrivato il verbale, per cui noi sappiamo tutto di quali furono le accuse mosse al pittore e delle sue risposte. La condanna finale, a correggere a proprie spese i particolari indecenti secondo le indicazioni degli inquisitori, si ridusse in concreto al cambio del titolo dell'opera, che divenna "Cena in casa di Levi" invece del più impegnativo "Ultima Cena". Si riporta qui di  seguito l'intero contenuto del Verbale dell'interrogatorio. Il testo è tratto da "Lettere di grandi artisti da Ghiberti a Gainsborough", a cura di Richard Friedenthal, Milano, Alfieri & Lacroix, 1966, vol. 1°, pp. 113-118.



Venezia, 18 luglio 1573

Constitutus  in Sancto Offitio coram Sacro Tribunali Dominus Paulus Caliarius Veronensis habitator in parochia Sancti Samuelis et interrogatus de nomine et cognomine.
Repondit ut supra.
Interrogatus de professione sua.
Repondit: Io dipingo et fazzo delle figure.
Ei dictum: Sapete la causa perché sete constituito?
Respondit: Signori no
Ei dictum: Potete imaginarla?
R. Imaginar mi posso ben.
Ei dictum: Dite quel che vi imaginate
R. Per quello, che mi fu detto dalli Reverendi Padri, cioè il Prior de San Zuan Polo, del qual non so il nome, il qual mi disse, che l'era stato quì, et che Vostre Signorie Ill.me gli aveva dato commission ch'ei dovesse far far la Maddalena in luogo del un Can, et mi ghe risposi, che volentiera averia fatto quello et altro per onor mio e del quadro; ma che non sentiva che tal figura della Maddalena podesse parer che la stesse bene per molte ragioni, le quali dirò sempre che mi sia dato occasion che le possa dir.

La copertina del verbale dell'interrogatorio dell'Inquisizione


Ei dictum; Che quadro è questo che avete nominato?
R. Questo è un quadro della Cena ultima, che fece Gesù Cristo cum li suoi Apostoli in ca de Simeon.
Ei dictum: dov'è questo quadro?
R. In refettorio delli frati de S. Zuane Polo.
Ei dictum: Ello in muro, in tavola, o in tela?
R. In tela.
Ei dictum: Quanti piedi ello alto?
R. El puol esser 17 piedi.
Ei dictum: Quanto ello largo?
R. de 39 in circa.
Ei dictum: A questa Cena del Signor gli avete depento Ministri?
R. Monsignor sì.
Ei dictum: Dite quanti Ministri, et li effetti che ciascun di loro fanno.
R. El patron dell'albergo Simon: oltra questo ho fatto sotto questa figura un scalco, il qual ho finto chel sia venuto per suo diporto a vedere come vanno le cose della tola.
Deinde subiunxit: Ghe sono molte figure, le quali per esser molto che ho messo suso il quadro, non me le ricordo.

Paolo Veronese, La Cena in casa di Levi (particolare)


Ei dictum: Avete depento altre cene che quella?
R: Signori sì.
Ei dictum: Quante ne avete depente e in che luogo?
R. Ne feci una in Verona alli Reverendi Monaci de S. Lazar, la qual è nel suo refettorio.
Dixit: Ne ho fatta una nel refettorio delli reverendi Padri di S. Zorzi qui in Venezia.
Li fu detto: Questa non è cena, ne (et) si domanda della Cena del Signor.
R. Ne ho fatta una nel refettorio de' Servi di Venezia, et una nel refettorio di S. Sebastian quì in Venezia. E ne ho fatta una in Padova ai Padri della Maddalena, e non mi ricordo di averne fatte altre.
Ei dictum: In questa Cena, che avete fatto in S.Giovanni Paolo che significa la pittura di colui che li esce il sangue dal naso?
R. L'ho fatto per un servo, che per qualche accidente, li possa esser venuto il sangue dal naso.
Ei dictum: Che significa quelli armati alla Todesca vestiti con una lambarda per uno in mano?
R. El fa bisogno che dica quì vinti parole!
Ei dictum: Chel dica.
R. Noi pittori ci pigliamo la licenza che si pigliano i poeti e i matti, e ho fatto quelli dui Alabardieri uno che beve, et l'altro che magna appresso una scala morta, i quali son messi là, che possino far qualche officio parendomi conveniente che'l patron della casa che era grande e richo, secondo che mi è stato detto, dovesse aver tal servitori.

Paolo Veronese, La Cena in casa di Levi (particolare)


Ei dictum: Quel vestito da buffon con il pappagallo in pugno, a che effetto l'avete depento in quel telaro?
R. Per ornamento, come si fa.
Ei dictum: Alla tavola del Signor chi vi sono?
R. Li dodici apostoli. 
Ei dictum: Che effetto fa S. Piero, che è il primo?
R. El guarda l'agnello per darlo all'altro Capo della tola.
Ei dictum: Dite l'effetto che fa l'altro che è appresso questo.
R. L'è uno, che ha un piron, che si cura i denti.
Ei dictum: Chi credete voi veramente che si trovasse in quella Cena?
R. Credo che si trovasse Cristo con li suoi Apostoli; ma se nel quadro li avanza spazio io l'adorno di figure, secondo le invenzioni.
Ei dictum: se da alcuna persona vi è stato commesso che Voi dipingeste in quel quadro Todeschi et buffoni et simili cose.
R. Signori no. Ma la commission fu di ornar il quadro secondo mi paresse, il quale è grande et capace di molte figure, sì come a me pareva.
Ei dictum: se gli ornamenti che lui pittore è solito di fare dintorno le pitture o quadri, è solito di fare convenienti e proporzionati alla materia e figure principali, o veramente a beneplacito, secondo che li viene in fantasia senza alcuna discrezione et giudizio.
R. Io fazzo le pitture con quella considerazione che è conveniente, che'l mio intelletto può capire.
Interrogato se li par conveniente che alla Cena ultima del Signore si convenga dipingere buffoni, imbriachi, Todeschi, nani et simili scurrilità.
R. Signori no.
Interr: Non sapete voi, che in Alemagna et altri luoghi infetti di eresia sogliono con le pitture diverse et piene di scurrilità et simili invenzioni dileggiare, vituperar et far scherno delle cose della Santissima Chiesa Cattolica per insegnare mala dottrina alle genti idiote et ignoranti.
R. Signori sì che l'è male; ma perché tornerò ancora a quel che ho ditto, che ho obbligo di seguir quel che hanno fatto li miei maggiori.

Paolo Veronese, La Cena in casa di Levi (particolare)


Ei dictum: Che hanno fatto i vostri maggiori? Hanno forse fatto cosa simile?
R. Michel Agnolo in Roma, dentro la Cappella Pontifical, vi à depento il nostro Signor Gesù Cristo, la sua Madre et S. Zuane, S. Piero e la Corte Celeste, le quali sono fatte nude, dalla Vergine Maria in poi, con atti diversi, con poca riverenzia.
Ei dictum: Non sapete voi che depengendo il Giudizio Universale, nel quale non si presume vestiti, o simil cose, non occorrea dipinger vesta, et in quelle figure non vi è cosa se non de spirito, non vi son buffoni, né cani, né arme, né simil buffonerie? Et se li pare per questo o per qualunque altro esempio di aver fatto bene di aver dipinto questo quadro in quel modo che sta et se'l vol defendere quel quadro sta bene et condecentemente.
R: Signor Illustrissimo che non lo voglio defender; ma pensava di far bene. Et che non ho considerato tante cose, pensando di non far disordine nisuno, tanto più che quelle figure di Buffoni sono di fuora del luogo dove è il nostro Signore.
Quibus habitis, Domini decreverunt supradictum Dominum Paulum teneri ed obligandum esse ad corrigendum et emendandum picturam, de qua in constituto, arbitrio Sacri Tribunali, infra terminum trium mensium connumerandorum a die profixionis corretionis faciendae juxta arbitrium praedicti Sacri Tribuanli connumerandorum, suis expensis, cum comminatione sbu paenis sacri Tribunalis imponendis. Et ita decreverunt omni meliori modo, 

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