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mercoledì 2 luglio 2014

Ferdinando Arisi. La vita a Roma nelle lettere di Gaspare Landi (1781-1817). Banca di Piacenza, 2004



Ferdinando Arisi
La vita a Roma nelle lettere di Gaspare Landi
(1781-1817)

Gaspare Landi, Ritratto di Anna Maria Pellegrini, (1802), Collezione Landi di Chiavenna, Milano


[1] Il nucleo principale del volume presenta le lettere scritte dal pittore piacentino Gaspare Landi (1756-1830) al suo mentore, il concittadino marchese Giambattista Landi. L’artista ebbe una giovinezza turbolenta: abbandonato dal padre naturale, sposatosi in giovanissima età, padre di due figli già nel 1777, in carcere nel 1780 per una rissa per futili motivi, Gaspare sarebbe stato probabilmente destinato ad una carriera pittorica di respiro prettamente locale, se il marchese Giambattista non lo avesse preso a cuore, non ne fosse divenuto il protettore e non lo avesse inviato a Roma, a perfezionare il mestiere presso lo studio di Pompeo Batoni. Ne nasce una fitta corrispondenza che, purtroppo, non è completa: le lettere inviate dall’artista al marchese fra il 1781 ed il 1792 sono andate perse, così come le missive del nobile piacentino al pittore. Le lettere inviate da Gaspare al marchese dal 6 dicembre 1792 al 1806 (anno in cui il nobile si spense) sono invece conservate presso il manoscritto Landi 257 della Biblioteca comunale Passerini-Landi di Piacenza. Il regesto delle epistole (si veda p. 7) è stato presentato da Giorgio Fiori nel 1977 in Vicende biografiche ed artistiche di Gaspare Landi (all’interno di “Bollettino Storico Piacentino”, a. LXXII, f. 1, gennaio – giugno 1977). Ne viene fornita ora, con questa strenna pubblicata dalla Banca di Piacenza per il Natale 2004, la prima trascrizione integrale. 

Gaspare Landi, Incontro tra Ettore ed Andromaca (1794), Museo civico di Piacenza

[2] Ferdinando Arisi parla di 132 lettere inviate da Gaspare Landi al marchese piacentino, mentre in realtà la numerazione delle missive arriva a 133. Ci sembra di poter sciogliere il problema segnalando che la lettera 29 non è di Gaspare, ma del conte Federico Scotti della Scala. Le lettere sono spedite quasi sempre da Roma; fa eccezione il periodo compreso fra la primavera del 1797 e il maggio del 1800, nel quale Gaspare rientrò a Piacenza per sfuggire ai noti eventi bellici di quel tempo. 

[3] Il Landi scrive con mano molto libera, a volte in maniera sgrammaticata, certo con una disinvoltura che fa intendere come i due corrispondenti fossero legati da una familiarità normalmente inconsueta fra un artista ed il suo mecenate. Si parla di tutto, e sicuramente le disquisizioni artistiche non sono quelle che fanno la parte del leone: si va dalle richieste di denaro ai resoconti sulla vita quotidiana in città, ai pettegolezzi sui piacentini che vivono nell’Urbe. Di particolare interesse sono le lettere scritte fra il giugno e l’agosto del 1796. Vi si muovono sullo sfondo le truppe del Bonaparte; Landi (che non è certo un rivoluzionario) descrive l’atmosfera che si respira a Roma con lucido disincanto; informa (lettera 20) e chiede informazioni (lettere 17 e 19) sulla sorte delle opere d’arte che stanno per essere requisite dai francesi. In allegato alla lettera 20, scritta il 20 agosto 1796 (p. 112), è riportata una nota “esattissima, e pare deffinitiva” di un centinaio di opere destinate ad essere trasferite da Roma a Parigi (non ci sono indicazioni su chi abbia esteso la lista). Si consiglia di leggere queste missive in parallelo con quelle inviate alla moglie da Gaspard Monge (direttore delle requisizioni) negli stessi giorni (si veda Gaspard Monge, Dall’Italia (1796-1798), in particolare le pp. 61-78). 

Gaspare Landi, Autoritratto (1779)


[4] Come detto, le lettere inviate da Gaspare fra il 1781 ed il 1792 sono andate perdute. Si cerca di porvi rimedio pubblicando stralci delle missive spedite dal Landi a Giampaolo Maggi (1747-1823), “arbiter elegantiarum nella cultura piacentina tra Sette e Ottocento” (p. 15). Non si tratta di lettere inedite; gli estremi delle precedenti pubblicazioni sono segnalati nelle note a p. 39.

[5] L’indice dei nomi citati nel volume è a cura di Paola Riccardi.

[6] Il volume è stato inviato in omaggio dalla Banca di Piacenza, che si provvede qui a ringraziare per la cortesia.

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