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venerdì 2 maggio 2014

Lorenzo Lotto, Libro di spese diverse (1538-1556), Istituto per la collaborazione culturale Venezia-Roma, 1969


English Version

Lorenzo Lotto
Il «Libro di spese diverse»
con aggiunta di lettere e d'altri documenti

a cura di Pietro Zampetti

Istituto per la collaborazione culturale Venezia-Roma, 1969

Lorenzo Lotto. Libro di Spese Diverse
http://museoanticotesoro.santuarioloreto.it/pag_news_articolo.asp?idart=16&sezione=na

[Nota bene: per una recensione di una successiva edizione nel 2018 si veda in questo blog: https://letteraturaartistica.blogspot.com/2018/05/lorenzo-lotto.html]   


[1] Nel 1895 Adolfo Venturi pubblicò, in Gallerie Nazionali Italiane, questo manoscritto dandogli il titolo de Il Libro dei conti di Lorenzo Lotto. Tale pubblicazione – scrive Pietro Zampetti a p. IX – “uscita quando gli studi sull’artista erano allo stato iniziale, non risponde più alle esigenze attuali. In quella circostanza, il Venturi (che si era servito in gran parte della trascrizione del Levi) credette opportuno di non riportare il manoscritto secondo la stesura originale, mettendo cioè di fronte le partite del dare e dell’avere, ma di seguire un ordine cronologico, trascrivendo di seguito, e in colonna, tutte le partite riferentesi ai rapporti del pittore con i vari committenti, arrivando persino a raggruppare nella stessa sequenza annotazioni sparse, in realtà, in pagine diverse… L’attuale edizione – prosegue lo Zampetti – segue invece fedelmente il testo originale foglio per foglio.” La pubblicazione di Levi in Gallerie Nazionali Italiane è disponibile all’indirizzo:

[2] Nella pagina seguente, ossia a p. X, il curatore avverte che il Libro è integrato “da tutti gli altri autografi conosciuti, nonché da documenti utili alla comprensione del testo e soprattutto a ricostruire la vita e la figura del Lotto. Tra essi, si ricordano le lettere… bergamasche ritrovate e pubblicate dal Chiodi nel 1962. La trascrizione del Libro è corredata dagli elenchi delle opere menzionate dal pittore, e da quello degli artisti e degli artigiani ivi citati.” 

[3] Sul finire del 2003 la Delegazione Pontificia del Santuario della Santa Casa di Loreto ha pubblicato una nuova (e pregevole) edizione in facsimile dell’opera, a cura di Floriano Grimaldi e Katy Sordi (purtroppo non la si possiede, ma si è avuto modo di visionarla al Salone del Libro di Torino 2004). Qui di seguito si riporta il testo della recensione ad essa relativa, pubblicata dal Sole 24 Ore il 30.5.2004. Ne è autore Marco Carminati. L’originale dell’articolo è custodito all’interno dell’edizione oggetto di questa scheda. 


DOMENICA – Scaffalart 

Una nuova edizione con facsimile del «Libro di spese diverse» compilato dal Maestro dal 1538 al 1556 
Diamo i numeri del Lotto 
di Marco Carminati 

“«O Lotto, come la bontà buono e come le virtù virtuoso, Tiziano, fino da Augusta e in mezzo alla grazia di tutti i favori del mondo, vi saluta e vi abbraccia». Questo è l’inizio di una celebre lettera che Pietro Aretino indirizza a Lorenzo Lotto nel 1548. La missiva è un capolavoro di perfidia. Al povero Lotto, che da decenni fatica a trovare commissioni di rilievo, viene brutalmente ricordato che Tiziano sta facendo una gran carriera al servizio dell’imperatore Carlo V e che gli vuole fare “ciao ciao” con la manina. «Ma, non vi è invidia nel vostro petto» infierisce Aretino, perché pur «superato nel mestiere del dipingere» (altra stilettata) nessuno vi può «agguagliare nell’offizio della religione» (bigotto incapace che non siete altro! - sembra voler dire il mittente). 

In realtà, Lorenzo Lotto non fu un incapace. Fu un uomo sensibile e irrequieto, un geniaccio incompreso, certamente poco abile nell’arruffianarsi i potenti della terra, ma tutt’altro che incapace di gestire una bottega d’artista e di far quadrare i conti. Lo dimostra il fatto che, a partire dal 1538 fino alla morte sopraggiunta nel 1556, il maestro compilò con estrema diligenza un Libro di spese diverse, ovvero uno «scartafaccio» fitto di date e dati grazie al quale possiamo seguire passo passo la produzione pittorica del maestro negli ultimi due decenni di attività (egli vi annota tutte le opere realizzate, i nomi dei committenti e i prezzi di vendita), ma è possibile anche rivivere uno spaccato molto vivace dell’esistenza quotidiana del tormentato artista, dei suoi impegni di lavoro, delle sue gioie e delusioni, dei suoi bisogni materiali. 

Si torna a parlare del Libro di spese diverse perché pochi mesi fa la Delegazione Pontificia del Santuario della Santa Casa di Loreto ne ha curato un’edizione in facsimile e una nuova trascrizione moderna, a cura di Floriano Grimaldi e Katy Sordi, dopo quella gloriosa e introvabile curata da Pietro Zampetti nel 1969. Il Libro di spese diverse è conservato nell’Archivio di Loreto perché Lorenzo Lotto morì come frate oblato all’ombra della Santa Casa alla fine del 1556, disponendo che tutte le sue «robe» restassero in eredità al santuario. 

Per lunghi secoli del Libro del Lotto si perse totalmente la memoria. Nel 1891 il Governo italiano aveva inviato a Loreto l’archivista Guido Levi con l’incarico di riordinare le carte storiche del santuario. Costui aveva chiesto di essere aiutato dall’avvocato Pietro Giannuizzi. I due si misero al lavoro e a un certo punto, «tra un cumulo di carte accatastate in uno stanzino buio, e destinate a quanto pare ad essere man mano bruciate», saltò fuori il Libro di spese diverse. Tra Levi e Giannuizzi scoppiò una piccola guerra perché entrambi rivendicarono la paternità della scoperta del tomo, che nel frattempo era stato spedito a Roma per essere trascritto. Lo riportò a Loreto Adolfo Venturi nel 1895, lo stesso anno in cui uscì la prima monografia su Lorenzo Lotto, scritta dall’infallibile Berenson pur nella totale ignoranza dell’eccezionale ritrovamento archivistico. 

Lorenzo Lotto, Elemosina di S. Antonio (Venezia, 1542)

Tornato alla Santa Casa, il Libro di spese diverse conobbe una piccola disavventura: andò di nuovo perduto. Il manoscritto di Lotto era stato messo al sicuro in un armadio a muro così ben mimetizzato da sembrare effettivamente un muro. E quando nel 1936 si decise di spostare l’Archivio Storico in altri locali del Palazzo Apostolico, ci si dimenticò dell’armadio e del suo contenuto. Dopo il trasloco, il libro risultava disperso. Il giallo si risolse solo nel 1958. Le suorine che erano venute ad abitare in quei locali, facendo dei lavori di ristrutturazione, si imbatterono nell’armadio a muro, lo aprirono e ritrovarono il manoscritto lottesco assieme ad altre preziose pergamene. Tutti tirarono un fiato di sollievo. 

Visto nel suo aspetto esteriore, il Libro di Lotto non manifesta un grande appeal. È un libro rilegato in cartone, formato da 200 carte e assomiglia a una moderna rubrica telefonica con le lettere alfabetiche incolonnate sul lato destro della pagina. Lotto utilizzava queste lettere per registrare dalla A alla Z i nomi dei debitori e dei creditori: la pagina a sinistra è dedicata al «dar», quella contrapposta è dedicata all’«aver», secondo i principi della partita doppia. 

Inutile sottolineare che da queste pagine si cavano notizie importantissime sulle grandi committenze lottesche, ad esempio sulla Pala di San Francesco alle Scale in Ancona (1549). Oppure si apprende del disperato tentativo da parte del pittore di far cassa vendendo all’asta quaranta dei suoi quadri, col magro ricavo di 40 scudi contro i 400 auspicati. E ancora si legge della decisione di venire a «Loretto» nel 1552 per «habitare in Santa Maria» finalmente al riparo dalle vane delusioni del mondo. 


Lorenzo Lotto, L'Assunzione (1550)
(Pala di San Francesco alle Scale, Ancona)
http://letteraturaartistica.blogspot.it/2014/04/giovanni-mazzaferro-lotto-nelle-marche.html

Ancor più interessanti appaiono le voci di spesa che Lotto appose in fondo al volume. Si tratta di due lunghe liste di uscite, nettamente separate una dall’altra. A sinistra ci sono le spese ‹‹Per l’arte», ovvero quelle inerenti l’attività di pittore. A destra, sono elencate le spese «De cose, per uxo et vestire», e cioè quelle a carattere più personale per le esigenze quotidiane. Premesso che Lotto maneggiava indifferentemente lire, ducati, «scuti» e paoli, notiamo che gran parte delle spese di bottega se ne andavano per acquistare tele e «tellari», coloranti vari, olio di lino, trementina, candele per «le luminarie della scola», chiodi e legnami per le carpenterie. C’erano poi i costi vivi per allievi e aiutanti, e anche per facchini e barcaioli incaricati di consegnare le opere a domicilio. Lotto non mancò di annotare la spesa professionale per un «par de ochjali», e in più di un’occasione osserviamo che allentò generosamente i cordoni della borsa per procurarsi «femine nude». Niente paura, si tratta semplicemente di modelle che venivano in casa per la posa. Ma, a scanso di equivoci, in una voce di spesa sentì il bisogno di specificare: «Per spogliar femina nuda solo veder, soldi 12». 

Passando al guardaroba personale, troviamo di tutto e di più: un «saio per lavorar›› assieme a «rubon, zupon, cappe e calzon», ma anche «berete, scarpete, strenghe, calzete e zocolj». Generi voluttuari sembra non ve ne siano, se si esclude «un libro de marco aurelio imperador de vita sua» e una morbida «pele de agnello biancha», che però non è un lusso: gli serve per lenire «la sciatica». 

Lorenzo Lotto, “Libro di spese diverse”, a cura di F. Grimaldi e K. Sordi, Delegazione Pontificia per il Santuario della Santa Casa, Loreto 2003 (due volumi in cofanetto, facsimile, pagg. 200; trascrizione moderna e apparati, pagg. 288), € 97,00 

Da ricordare: F. Grimaldi, “Oblatio Spectabili Viri magistri Laurentij Loti Veneti”, Edizione Tecnostampa, Loreto 2003, pagg. 238, sip.

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