Susanna Avery-Quash
In cerca di quadri per la National Gallery:
gusto e collezionismo nelle scelte di Charles Lock Eastlake
Estratto da:
Susanna Avery-Quash
The Travel Notebooks of Sir Charles Lock Eastlake
The Walpole Society, 2011
2 volumes
Traduzione italiana di Giovanni Mazzaferro
N.B. Su Sir Charles Lock Eastlake si veda in questo blog: Giovanni Mazzaferro, Lotto in the Marche: a Comparison Between the Notebooks of Charles Lock Eastlake (1858) and Giovanni Morelli (1861); Susanna Avery-Quash, Julie Sheldon, Art for the Nation. The Eastlakes and the Victorian Art World; Susanna Avery-Quash and Corina Meyer, 'Substituting an approach to historical evidence for the vagueness of speculation': Charles Lock Eastlake and Johann David Passavant's contribution to the professionalization of art-historical study through source-based research
Estratto da:
Susanna Avery-Quash
The Travel Notebooks of Sir Charles Lock Eastlake
The Walpole Society, 2011
2 volumes
Traduzione italiana di Giovanni Mazzaferro
N.B. Su Sir Charles Lock Eastlake si veda in questo blog: Giovanni Mazzaferro, Lotto in the Marche: a Comparison Between the Notebooks of Charles Lock Eastlake (1858) and Giovanni Morelli (1861); Susanna Avery-Quash, Julie Sheldon, Art for the Nation. The Eastlakes and the Victorian Art World; Susanna Avery-Quash and Corina Meyer, 'Substituting an approach to historical evidence for the vagueness of speculation': Charles Lock Eastlake and Johann David Passavant's contribution to the professionalization of art-historical study through source-based research
[Nota del traduttore: il testo che riporto qui sotto è la traduzione italiana delle pagine 16-19 (volume I) dell'introduzione di Susanna Avery-Quash a The Travel Notebooks of Sir Charles Eastlake (The Walpole Society, 2011. L'estratto spiega quali erano i criteri a cui Eastlake si atteneva per determinare se un quadro fosse idoneo o no per essere acquistato ed esposto nel museo che dirigeva. Per la recensione dell'opera si veda Susanna Avery Quash. The Travel Notebooks of Sir Charles Lock Eastlake. The Walpole Society, 2011. Ringrazio l'autrice, che mi ha onorato permettendomi di tradurre queste pagine, la Walpole Society, che ha autorizzato l'operazione, e la National Gallery di Londra, che mi ha inviato le immagini direttamente dal proprio archivio iconografico. Giovanni Mazzaferro]
L’aspetto più importante in cui
le annotazioni di Eastlake rispecchiano il suo ruolo di Direttore è la sua
preoccupazione di stabilire se uno specifico dipinto sia adatto per essere
acquistato ed esposto alla National Gallery. Il concetto di ‘idoneità’ [n.d.t.
‘eligibility’], che comincia a comparire dopo il 1855 è ripetuto continuamente
nei Taccuini, spesso abbreviato in ‘el’ o ‘not el’. Un commento efficace per stabilire
se un quadro ‘potesse essere considerato meritevole di acquisto per la National
Gallery’ è questo: ‘Non è solo il livello qualitativo dell’opera, né il prezzo
della medesima, ma la rarità dell’autore che deve influenzare una decisione’ 71.
Le sue esternazioni sull’idoneità delle opere rivelano molto sul “gusto” nel
corso del diciannovesimo secolo; alcune rimangono convincenti anche oggi, altre
meno.
Sin dalle considerazioni finali
del Comitato Ristretto del 1853 si era deciso che la National Gallery avrebbe
dovuto allargare la portata delle sue collezioni soprattutto all’arte italiana
del sedicesimo e del diciassettesimo secolo, in modo tale da divenire una
rassegna di esempi dei lavori migliori di tutte le scuole e le epoche storiche 72.
Non a caso Eastlake era stato scelto come Direttore proprio perché nutriva
ampia comprensione e vastissima
conoscenza dell’arte.
“Con la
raffinatezza di gusto che gli era peculiare, egli era troppo saggio e
lungimirante nei suoi pensieri sull’arte per escludere o sottovalutare qualsiasi forma di eccellenza… questo
reale ecumenismo era una cosa inaudita per l’epoca, in un mondo che ancora partecipava
in pieno a una visione esclusivistica ed ignorante delle cose… Nemmeno Sir Joshua [Reynolds] era immune da questa unilateralità di visione. Charles
Eastlake, sotto questo punto di vista, era ampiamente un precursore”. 73
Un buon esempio della sua
apertura mentale può essere visto nel tentativo di Eastlake di assicurarsi
opere dei Primitivi italiani per la National Gallery. Nel caso della Collezione
Lombardi-Galli egli sostenne che ‘bisogna acquisire i quadri come fondamenta,
da un punto di vista cronologico, di una raccolta italiana’. 74 Il
suo appello ebbe successo e furono acquistati trenta dipinti (NG 564-94). In
una prospettiva simile Eastlake si raccomandò per l’acquisizione della Vergine con Bambino di Lippo di Dalmasio
(NG 752) dalla bolognese collezione Ercolani, facendo notare che era
‘particolarmente adatta per una pinacoteca che intendeva illustrare la storia
dell’arte’, posto che il quadro era firmato dal ‘fondatore della scuola
bolognese’. Per indorare la pillola a quei Consiglieri che trovavano in
generale prive di gusto le pitture dei Primitivi Eastlake li rassicurò in
merito al fatto che non v’era ‘nulla di repellente nel loro aspetto.’ 75
Lippo di Dalmasio. Madonna col Bambino (NG 752) |
La rarità dell’opera era un
aspetto importante da tenere in considerazione. Certamente un artista la cui
opera era ritenuta sufficientemente rappresentata sulle pareti della National
Gallery aveva meno possibilità di essere acquistato all’estero da Eastlake
rispetto ad uno che vi era presente appena o per nulla76. Ciò era
particolarmente vero quando Eastlake tentava di ‘calcare la mano’ su un quadro
che normalmente non sarebbe stato accettabile per i consiglieri, di solito
perché valutato come brutto. È un’argomentazione che valse ad esempio a favore
del Cristo morto di Girolamo da
Treviso, che Eastlake prelevò a Torino. Notava, in termini negativi, che si
trattava ‘di un soggetto comune per l’epoca’ e ‘di livello piuttosto scarso per
la Galleria’, ma riconosceva che ‘la rarità dell’autore faceva sì che fosse
desiderabile per la storia dell’arte’.77 Ancora, Eastlake mise a
conoscenza i Consiglieri che gli affreschi di Domenico Veneziano erano stati
‘menzionati in maniera speciale da Vasari’78. Era un principio
generalmente accettato che un quadro, se entrato nella letteratura artistica e
citato in termini positivi, fosse più desiderabile (anche se più caro). In
merito Eastlake accumulava in continuazione documentazione importante; ne è un
ottimo esempio la lunga bibliografia che compilò in relazione alla pala
d’altare con la Madonna con Bambino
di Lorenzo Costa (NG 629, con l’aiuto di Frédéric Reiset, da cui l’acquistò nel
1859), bibliografia che comprendeva i giudizi pubblicati da Luigi Lanzi e
Alexis François Rio.79
Lorenzo Costa, Madonna col Bambino (NG 629) |
Nel caso di artisti le cui opere
già ornavano le pareti della National Gallery, Eastlake considerava legittimo
cercare ulteriori esemplari che potessero ampliare la storia già raccontata. Ad
esempio, giustificò il suo acquisto dell’Autoritratto
a 34 anni di Rembrandt (NG 672) dicendo: “È realizzato nella maniera più
delicata e raffinata di Rembrandt e, sotto questo punto di vista, potrebbe
porsi in giusta varietà rispetto agli altri quadri [n.d.t. dello stesso
autore]”. E come al solito Eastlake terminò la sua difesa a favore del quadro
annotando: “Sia per aspetto generale sia per impatto è particolarmente
attraente”80.
Rembrandt van Rijn, Autoritratto a 34 anni (NG 672) |
Doveva usare argomentazioni più
forti per sostenere l’idoneità di un’opera specifica se quanto posseduto della
Galleria era percepito, in una qualsiasi area, come già adeguato. Il suo asso nella
manica consisteva nel parlare dell’immenso vantaggio e del prestigio che la
Galleria avrebbe ottenuto rivaleggiando con successo con gli altri musei
europei, finendo così col metterli nell’ombra; tenne questa condotta, con
successo, per La famiglia di Dario ai
piedi di Alessandro (NG 294) del Veronese, acquistato dal conte Pisani. 81
Paolo Veronese, La famiglia di Dario ai piedi di Alessandro (NG 294) |
Cauto di natura, e consapevole
della vulnerabilità della sua posizione di Direttore, Eastlake era conscio
delle possibili critiche del pubblico e cercava costantemente di evitarle. Per
questo si asteneva spesso dal prendere seriamente in considerazione alcune opere.
Ad esempio, era propenso a non acquistare quadri che fossero di difficile visione
per il pubblico. Quindi, una preoccupazione di natura davvero pratica erano le
dimensioni di un quadro. Per fare un caso, Eastlake decise in senso negativo in
merito all’Abramo ed angeli di
Navarrete, visto nella collezione della Duchessa di Dalmazia, in parte perché
mancava di merito artistico, ma anche perché ‘le sue grandi dimensioni erano
una difficoltà in più’.82 D’altro canto, un quadro doveva essere
abbastanza grande per stare appeso da solo in una collezione pubblica, e quindi
essere considerato troppo piccolo era una ragione per cui un dipinto anche di
grande qualità non veniva acquistato 83. Se quadri troppo grandi o
troppo piccoli erano un problema potenziale per il pubblico di un museo, così
erano anche i dipinti troppo scuri. Diversi paesaggi olandesi divennero non
idonei per questo motivo, compreso il ben noto ‘Hobbema del Meclemburgo’, che
presentava il ‘difetto’ di un ‘albero scuro in un angolo’ 84. Anche
alcuni ritratti soffrirono l’accusa di essere eccessivamente bui, compreso un
Rubens al Castello di Nevele, che Eastlake scartò ‘in parte per il vestito nero
della modella, in parte per il velo nero e perché lo sfondo scuro e in qualche
modo pesante lo rendevano un quadro poco attraente’ 85. I quadri
destinati ad essere appesi alle pareti della National Gallery dovevano essere
finiti e gli schizzi venivano quindi normalmente esclusi da ogni ulteriore
considerazione.86 Ad esempio, Eastlake registra di aver visto nella
collezione Lacaze a Parigi: ‘diverse teste schizzate opera di Van Dick –
principalmente di anziani barbuti -. Avevano lo stile, il colore, le modalità
d’esecuzione della maniera del maestro, ma nessuna di queste era abbastanza
finita o sufficientemente ben disegnata per essere considerata idonea’. Un
quadro non solo doveva essere di qualità alta, ma doveva anche essere
rappresentativo dello stile di quell’artista: Eastlake annota, in merito ad un Tondo di Luca Signorelli a Casa Ginori,
a Firenze: ‘Il difetto del quadro, se lo si può chiamare difetto, è che è privo
dei difetti caratteristici di Signorelli’. 87
Nel canone mentale di Eastlake,
fra i fattori che potevano incidere su potenziali acquisizioni, lo stato di
conservazione di un dipinto faceva davvero la differenza. Fu sempre attento a
non comprare mai quadri danneggiati o, almeno, troppo danneggiati ‘per essere
persino ritoccati’ 88, evitando, ad esempio, di comperare un Luini
che si trovava in una chiesa fatiscente vicino a Milano: “la pioggia e la neve…
erano colate proprio al centro del dipinto” 89. Allo stesso modo
Eastlake era diffidente nei confronti delle tele che erano state danneggiate da
restauri eccessivi e maldestri. Nel caso di una grande pala d’altare firmata
Carpaccio che il conte bresciano Averoldi era propenso a vendere, Eastlake non se la sentì di raccomandare l’acquisto
alla Galleria per via del paesaggio, che era ‘così brutto, con parti che sono
state ridipinte grossolanamente’ 90. Ogni qual volta era possibile,
Eastlake era solito registrare sui suoi Taccuini come, quando e da chi i
dipinti erano stati restaurati91 e spesso s’accorse di interventi
inaccettabili, come nel caso di un Solario che aveva avuto due dita di vernice
aggiunte in epoca successiva. 92
Se lo stato di conservazione di
un quadro poteva avere riflessi negativi sulla sua idoneità, il decoro di
un’opera aveva davvero poca importanza in meno. Per evitare di acquistare
lavori che potessero essere ‘considerati macchie nella collezione’93
bisognava sempre tener presente il ‘buon gusto’. Diverse scene non religiose
furono scartate per essere state giudicate sgradevoli, compreso un contadinello
di Ribera della Collezione Lacaze (il suo ‘viso sorridente che lasciava vedere
i denti’ fu considerato ‘ammirevole’, sicché è presumibile che fu a causa dei
suoi ‘piedi deformi’ che Eastlake lo scartò)94. Fa sorridere oggi
leggere che scartò un quadro di Wouvermans con alcuni contadini e dei cavalli
per via di una ‘figura che costituiva un problema’, che fu descritta (in
italiano!) come ‘raggazzino che urina
sullo sfondo’. 95 Per quel che riguarda i ritratti, le immagini di
modelle magre e carine avevano molte più probabilità di passare l’esame
rispetto alle altre; ad esempio, un ritratto di una donna col doppio mento, di
Anthonis Mor, fu giudicato ‘non gradevole’.96 I soggetti mitologici
potevano essere potenzialmente problematici se gli dei e le dee erano vestiti
in maniera troppo succinta; tipicamente, la nudità di Venere era un ostacolo,
come nel caso di una rappresentazione di questo tipo di Cranach, che Eastlake
aveva incrociato nella collezione van Quandt a Dresda o nella rappresentazione
di Marte e Venere sorpresi da Vulcano
di Paris Bordon nella collezione Lazzari a Portici. 97 La cautela di
Eastlake quando si trovava di fronte a soggetti di questo tipo si può spiegare
ricordando che, durante il periodo in cui era stato Conservatore e Consigliere
alla National Gallery aveva ricevuto lettere di lamentela in merito
all’indecenza di alcune opere,98 e che aveva dovuto prendere una
decisione nella faccenda spinosa di un titolo da attribuire a un’immagine
sensuale di Venere e Cupido realizzata da Bronzino, optando alla fine, su
suggerimento di Austen Henry Layard, per un titolo deliberatamente blando
come Venere,
Cupido e il Tempo – un’Allegoria.99
Agnolo di Cosimo, detto il Bronzino. Venere, Cupido e il Tempo: un'Allegoria (NG 651) |
Alcuni soggetti religiosi
potevano essere ritenuti opinabili, in particolare le rappresentazioni della
Santissima Trinità , come una di Rubens che Eastlake incontrò a L’Aia, e che fu
scartata nonostante avesse fatto parte in precedenza della collezione del Re
d’Olanda.100 Eastlake conosceva la sensibilità del suo pubblico,
prevalentemente anglicano, per via delle lettere di lamentela che aveva
ricevuto mentre era Conservatore e che riguardavano l’inopportunità di esibire
dipinti che mostrassero la Divinità; non desiderava andare incontro ad
ulteriori controversie assolvendo il suo compito di girare per procurarsi nuovi
dipinti.101 Per questo motivo tendeva a considerare un problema
potenziale la rappresentazione dell’anima di un defunto mentre sale in Paradiso,
anche se, nel caso della Morte ed
Assunzione della Vergine di Carpaccio, a Ferrara, egli difese per due volte
l’‘ingenua rappresentazione’ per il suo carattere di ‘novità’.102
Tuttavia altri temi, come gli episodi della Passione di Cristo, erano di per sé
accettabili, purché non esibissero troppo emozioni, sangue e violenza (una
barbarie nel contesto dell’ideale vittoriano di decoro)103. Alcune
rappresentazioni tardo-gotiche e barocche non furono prese in seria
considerazione proprio perché piene di espressioni angoscianti. La celebrata Crocifissione di Grünewald, vista da
Eastlake a Colmar, suscitò il suo giudizio più veemente: la figura di Cristo
venne giudicata ‘repellente’ e l’opera, nel suo complesso, non ‘meritò altro
epiteto che disgustosa’.104 Altre figure bibliche che Eastlake
trovava spesso prive di gusto erano i personaggi indotti in tentazione (come S.
Antonio) e i penitenti, compresa Maria Maddalena piangente. Eastlake descrive
la sua espressione di afflizione nella scena di una Crocifissione mantegnesca come ‘davvero sgraziata, come Vivarini,
il tutto repellente’, mentre in una Deposizione
ascritta a Caroto sconfinava nel ridicolo (anche se Eastlake riporta
sarcasticamente che le sue ‘grosse lacrime sono l’ammirazione del proprietario
e dei suoi amici’).105 In pochi casi anche il soggetto
apparentemente innocuo della Vergine col bambino suscitò la reazione offesa di
Eastlake, talvolta se la Vergine non era sufficientemente bella.106
In un caso estremo, la Pietà del
Moretto, ora al Metropolitan Museum di New York, offerta dal Conte Frizzoni nel
1862, la mano della Vergine posta sullo stomaco del Cristo con ‘l’ombelico a
vista tra il pollice grosso e l’indice’ rende l’immagine particolarmente priva
di gusto. Eastlake commenta:
il problema
della mano sinistra della M[adonna] potrebbe essere un po’ ovviato aggiungendo
un drappo bianco sotto di essa – ma è l’intera espressione del C[risto] che è
poco felice e rende il quadro, tutto sommato, inidoneo. 107
Ma questa è un’eccezione; spesso
Eastlake sente che vale la pena considerare come ci si potrebbe comportare
[n.d.t. modificandole] con le parti potenzialmente offensive in un’opera
altrimenti idonea. La sola idea di un simile intervento è un anatema per la
moderna pratica museale, ma era la norma a metà del diciannovesimo secolo,
quando l’intenzione originaria dell’artista non era necessariamente considerata
sacrosanta. La propensione di Eastlake era ben nota e non veniva considerata
grossolana; ne è testimonianza la discussione in merito fra il conoscitore
Giovanni Morelli e Layard:
[Molteni] è un
restauratore davvero bravo… Ma, posto che è allievo delle nostre Accademie, di
tanto in tanto, proprio come fa il vostro eccellente Direttore della National
Gallery, parteggia nella battaglia a favore delle Accademie e corregge le
ingenue inaccuratezze degli Antichi Maestri, inaccuratezze che sono quasi
sempre il mero risultato della loro intrigante e semplice maniera.108
Occasionalmente, se Eastlake
rinunciava a comprare un quadro per la National Gallery per uno dei motivi
sopra descritti, poteva prendere in considerazione se fosse idoneo per
l’acquisto e l’esposizione nella propria collezione privata. Eastlake segnala
chiaramente nei Taccuini ogni interesse a fine personale con le abbreviazioni
‘el. S.’ o ‘el. self’ (‘eligible for self’) 109 [(‘ idoneo per me stesso’)]. Un’altra
abbreviazione fino ad ora sconcertante acquista un senso in questo contesto:
‘F.S’ dovrebbe essere letta come l’abbreviazione di ‘Fitzroy Square’, dove gli
Eastlake risiedevano, al numero 7.
NOTE
[N.d.t. Vengono riportate tutte
le note, in numerazione originaria, da 71 a 109, riferite al passo tradotto. Qui
di seguito si riporta il significato di alcune abbreviazioni altrimenti non
comprensibili:
CLE = Charles Lock Eastlake
EE = Elizabeth Rigby (Lady Eastlake)
NG = National Gallery
RNW = Ralph Nicholson Wornum
Si ricorda inoltre che i rinvii
al Vol II sono appunti rimandi al volume II della presente edizione in cui sono
pubblicate le relazioni scritte di Eastlake ai Consiglieri della National
Gallery di ritorno dai suoi viaggi annuali]
71 NG.35.3v.
72 N.B. CLE a RNW, 5
aprile 1853 (NG A2/4/5/70), in cui si chiede se Wornum potesse assistere il
Principe Alberto nella compilazione nella sua proposta di lista dei principali
pittori che avrebbero dovuto essere presenti in una pubblica galleria di
dipinti.
73 Contributions, 1870, p. 118 (si veda
vol. II, p. 87).
74 CLE ai Consiglieri,
4 febbraio 1856, p. 13 (si veda vol. II, p. 102).
75 CLE ai Consiglieri,
novembre 1861, p. 5 (si veda vol. II, p. 126).
76 Per esempio: NG
22.3022r; per un’argomentazione opposta , si veda NG 22.36.IV.
77 CLE ai Consiglieri,
30 agosto 1861, p. 4 (NG 5/342/3). La stessa tesi fu usata in relazione
all’acquisto dei frammenti di un affresco di Domenico Veneziano (NG 766-67), si
veda CLE ai Consiglieri, 27 novembre 1858, p. 11 (cfr. vol. II, p. 116).
78 Ibid., p. 11 (si
veda vol. II, p. 116). CLE allude spesso a Vasari nei Taccuini; cfr. Indice
Generale.
79 CLE ai Consiglieri,
26 novembre 1859, p. 16 (si veda vol. II, p. 121).
80 CLE ai Consiglieri,
30 agosto 1861, p. 2 (NG 5/342/3).
81 Nel caso specifico
dovette cavarsela in una situazione non facile, perché la Galleria aveva appena
comprato L’Adorazione dei Magi di
Veronese (NG 268). CLE ce la fece anche perché osservò che Veronese era ancora
ben lungi dall’essere rappresentato adeguatamente nella Galleria, fornendo
importanti statistiche in merito sugli altri musei europei; si veda CLE ai
Consiglieri, 4 febbraio 1856, pp. 19-20 (cfr. vol II, 104).
82 CLE ai Consiglieri,
19 novembre 1860, p. 13 (si veda vol. II, p. 124).
83 Ad esempio una
testa di Cristo del Veronese, una festa galante di Wattaeu ed alcuni paesaggi
olandesi furono scartati, con rimpianto; si veda NG 22.29.13r.
84 Si veda CLE ai
Consiglieri, 19 novembre 1860, p. 4 (cfr. vol. II, p. 121). Una Marina di Ruisdael nella collezione van
Brienen di Amsterdam fu anch’essa considerata inidonea perché troppo scura;
cfr. NG 22.26.9v.
85 CLE ai Consiglieri,
19 novembre 1860, p. 2 (cfr. vol. II, p. 121).
86 NG 22.29.12r; per
un altro esempio si veda NG 22.29.13v.
87 NG 22.31.IV.
88 EE a W. Boxall, 10 maggio 1866 (NG 14/4/1866),
cfr. Julie Sheldon (ed), The Letters of
Elizabeth Rigby, Lady Eastlake (Liverpool, 2009).
89 EE, J & C., II, p. 147. Per un dipinto
attribuito a Mantegna che si rivelò essere a firma Domenico Morone,
‘praticamente distrutto’, si veda CLE ai Consiglieri, 14 novembre 1857, p. 12
(cfr. vol. II, p. 111).
90 CLE ai Consiglieri,
14 novembre 1857, p. 13 (si veda vol. II, p. 111).
91 Per esempio NG
22.32-10v, NG 22.36.8r, CLE to RNW, 8 dicembre 1859 (NG 5/302/2).
92 NG 22.32.20r.
93 CLE a RNW, 18 marzo 1861 (NG 5/347/1).
94 NG 22.29.12v.
95 NG 22.29.13r.
96 NG 22.30.16r.
97 Per la Venere di Dresda
si veda NG 22.22.9r; per la Venere di Portici si veda anche NG 22.30.16r.
98 Per esempio, Mr.
Pavon ai Consiglieri, 26 marzo 1852 (NG 5/89/8).
99 Cfr. CLE a RNW, 14
marzo 1860 (NG 5/329/I).
100 CLE ai
Consiglieri, 27 novembre 1858, p. 2 (si veda vol. II, p. 114).
101 Per esempio Thomas
Felton ai Consiglieri, 5 agosto 1846 (NG 5/63/3) e Thomas Felton ai
Consiglieri, 23 febbraio 1847 (NG 5/64/10). N.B. La Collezione Lombardi-Baldi
comprendeva una Trinità (NG 570).
102 NG 22.33.2v e NG
22.34.11v-12r.
103 Per quadri con
troppo sangue, si veda NG 22.30.22r; per eccessiva violenza si veda NG 22.I.16r
e NG 22.29.10r.
104 CLE ai
Consiglieri, 19 novembre 1863, p. 7 (si veda vol. II, p. 134). Per quanto
orribile dovesse apparire la rappresentazione agli occhi di Eastlake, uno dei
suoi artisti preferiti, Raffaello, ne aveva prodotto una versione davvero serena,
la Crocifissione Mond, che Eastlake conosceva bene dalla collezione di Lor
Ward.
105 Per Sant’Antonio
si veda NG 22.30.20v; per Maria Maddalena si veda NG 22.28.10r e NG 22.28.13r.
106 Per esempio NG
22.33.16r.
107 NG 22.30.8r.
108 Morelli a Layard, 3 gennaio 1865 (British
Library, London, BL Add. MSS. 38963); citata a p. 22 in J. Anderson, ‘Introduction to the Travel Diary of Otto
Mundler’, in ‘The Travel Diary of Otto Mundler’, The Walpole Society,
vol 51, 1985, pp. 7-59.
109 Per esempio NG
22.30.11r, NG 22.31.1r e NG 22.34.7v.
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