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lunedì 28 aprile 2014

Giovanni Mazzaferro. Lotto nelle Marche: i taccuini di Charles Lock Eastlake (1858) e Giovanni Morelli (1861). Parte prima


English Version

Giovanni Mazzaferro
Lotto nelle Marche:
i taccuini di Charles Lock Eastlake (1858) e Giovanni Morelli (1861) a confronto

Parte prima

Lo scopo di questo saggio è quello di porre a confronto fra loro le note che Sir Charles Lock Eastlake e Giovanni Morelli vergarono sui loro taccuini di viaggio al momento del loro incontro con le opere di Lorenzo Lotto conservate nelle Marche.

La letteratura su Lorenzo Lotto è sterminata. I dati della fortuna critica di Lorenzo Lotto (e in particolare di Lotto nelle Marche) sono più che noti e passano obbligatoriamente attraverso la rivalutazione dell’opera del pittore veneto operata da Bernard Berenson nella sua celebre monografia del 1895 [1], per poi proseguire con Adolfo Venturi (che ne fece stampare lo stesso anno il Libro di spese diverse [2]), Longhi, Pallucchini e via via molti altri). In materia ci sembra utile rinviare al saggio di Peter Humfrey pubblicato all’interno del catalogo della recente mostra romana del pittore (2011) [3].

Per quanto riguarda specificamente i quadri marchigiani non crediamo si possa prescindere dal fondamentale Lorenzo Lotto nelle Marche di Pietro Zampetti del 1953 [4] (che nello stesso anno curò il catalogo della storica mostra sull’artista tenutasi a Venezia) fino a giungere ai recentissimi atti del Convegno Internazionale di Studi tenutosi nel 2007 [5] e a Lotto nelle Marche a cura di Vittoria Garibaldi e Giovanni C.F. Villa [6]. Non mi sembra tuttavia (e se ci sbagliamo  chiediamo scusa) che nessuno, in questo fiorire di iniziative editoriali abbia pensato di fare una cosa di per sé banale, ma importante: ovvero di andare a recuperare i brani dedicati ai quadri marchigiani di Lotto nei taccuini di due grandi conoscitori dell’800, Charles Lock Eastlake, primo direttore della National Gallery, e Giovanni Morelli, e di confrontarli fra loro per coglierne similitudini, differenze e percezione del fare artistico di Lorenzo a metà Ottocento.


Charles Lock Eastlake e Giovanni Morelli

Intendiamoci: questa non è una gara. Non si tratta di stabilire se fosse più bravo Eastlake o Morelli (peraltro, se una valutazione dovessimo dare, li accomunerebbe in un’ancora immatura comprensione dell’opera di Lotto. Berenson, insomma, arriverà trent’anni dopo). Si tratta di mettere in ordine i dati e ricostruire un clima e un metodo (o due metodi) di lavoro all’alba della storia della connoisseurship. Seppur stesi per scopi diversi, i taccuini, oggi finalmente disponibili a stampa, sono fra loro confrontabili, innanzi tutto per una ragione di ordine cronologico: Eastlake visitò le Marche nel 1858 e Morelli nel 1861, ovvero a soli tre anni di distanza l’uno dall’altro. E’ vero che sono anni cruciali per la storia dell’Italia (il viaggio di Eastlake si svolge quando le Marche sono ancora sotto lo Stato Pontificio, quello di Morelli trova la sua ragion d’essere nell’avvenuta Unità d’Italia), ma il patrimonio artistico è sostanzialmente lo stesso, e si ha quindi modo – un’occasione pressoché unica - di mettere a confronto due personalità così importanti nella storia dell’arte.

Abbiamo detto di finalità diverse: quando Eastlake visita le Marche siamo nel 1858. Dal 1855 è Direttore della National Gallery, ed ogni estate gira tutta Europa – ma soprattutto l’Italia – per visionare quadri potenzialmente interessanti per essere acquistati ed esposti al Museo londinese. Eastlake, dunque, si reca nelle Marche col preciso scopo di acquisire opere d’arte per dare lustro alle raccolte inglesi. Tutti i resoconti dei suoi viaggi sono restituiti da 36 taccuini (custoditi appunto nella National Gallery) in cui ogni sera, il Direttore si annota il resoconto del lavoro di una giornata di ispezioni. Quei taccuini sono stati pubblicati nel 2011 dalla Walpole Society, a cura di Susanna Avery-Quash [7].

Lo scopo di Morelli è diametralmente opposto. Fra l’aprile e il luglio del 1861, assieme a Giovanni Battista Cavalcaselle, Morelli, nominato Ispettore ministeriale per le Marche e l’Umbria dal Ministero della Pubblica Istruzione del neonato Regno d’Italia, batte in lungo e in largo le Marche per fare un inventario del patrimonio artistico locale (totalmente ignoto fino ad allora), per prendere provvedimenti urgenti al fine di evitare che tale patrimonio venga disperso da vendite, soprattutto all’estero, e in vista della creazione di un nuovo grande museo di arte nazionale che dovrà aver sede a Firenze. Se Eastlake vuol comprare, insomma, Morelli vuole evitare che si venda. Il progetto del nuovo museo fiorentino diverrà ben presto un sogno, ma non vi è dubbio che l’inventariazione di Morelli contribuisca in maniera determinante a bloccare il flusso di opere d’arte italiane all’estero. Anche Morelli, come Eastlake, annota le sue giornate di lavoro su due taccuini (anzi, senz’altro su più di due; due sono quelli che sono arrivati sino ai giorni nostri) che sono stati stampati nel 2000, a cura di Jaynie Anderson e con il patrocinio della Regione Marche [8]. Quelli di Eastlake e Morelli, dunque, non sono saggi, ma appunti di lavoro, a volte arricchiti di piccoli disegni; sono le note di conoscitori, che brevemente richiamano sui loro appunti gli aspetti che ritengono fondamentali di un’opera d’arte, le suggestioni e i rimandi che loro hanno suggerito, le impressioni (più nel caso di Morelli che in quello di Eastlake), lo stato di conservazione delle opere. Anche sotto questo punto di vista, dunque, i taccuini di Eastlake e Morelli sono confrontabili. [9]


Mündler e Cavalcaselle: convitati di pietra?

Il quadro non sarebbe completo se non coinvolgessimo anche Otto Mündler e Giovanni Battista Cavalcaselle. Mündler era il Travelling Agent di Eastlake in quegli anni. Inviato dal Direttore della National Gallery a “preparare il campo” per le sue ispezioni, viaggiò naturalmente anche nelle Marche e lasciò a sua volta dei taccuini di viaggio che sono stati stampati nel 1985 dalla Walpole Society [9]. Cavalcaselle, come detto, accompagnò Morelli nel 1861, ma è possibile (secondo Donata Levi è quasi certo) che abbia precedentemente accompagnato Eastlake nel suo viaggio del 1858 [10]. La domanda è: quanto Mündler e Cavalcaselle influirono sulle note di Eastlake e Morelli? La mia impressione è che si tratti tuttavia di un quesito ozioso. E’ vero che nei taccuini compare una sostanziale eguaglianza di vedute su Lotto, ma ritengo si possa parlare del comune sentire del medesimo milieu culturale e oltre non ci si possa spingere.


I taccuini di Morelli e la Relazione Ufficiale al Ministero della Pubblica Istruzione

Mi pare più interessante, invece, cercare di fare chiarezza sul rapporto fra i taccuini di Morelli e la Relazione Ufficiale consegnata, a firma Cavalcaselle e Morelli, al Ministero della Pubblica Istruzione (prima del maggio 1862). Tale relazione è stata pubblicata grazie ad Adolfo Venturi nel numero II de Le Gallerie Nazionali Italiane con il titolo Catalogo delle opere d’arte nelle Marche e nell’Umbria di G.B. Cavalcaselle e Gio. Morelli (1861-1862). Non vorrei passar per pignolo, ma ho forti dubbi che si tratti del titolo originale. Innanzi tutto perché l’anno 1862 sembra essere quello della consegna del rapporto e sicuramente non è quello del viaggio. Poi perché gli autori sono posti in ordine alfabetico e mai e poi mai, a mio modesto parere, Morelli, che era il responsabile della spedizione (mentre Cavalcaselle era solo l’assistente) avrebbe presentato una relazione in cui comparisse come secondo [11]. E poi – e soprattutto – perché confrontando taccuini e relazione, appare chiaro che il rapporto è stato scritto da Morelli (Cavalacaselle peraltro era notoriamente illetterato). Ci sono, è vero, delle differenze. Una è comprensibile: il testo della relazione è più ordinato, stringato, burocratico. Sono cassate molte delle considerazioni personali di Morelli stesso (e quindi si perde molto). L’altra è meno spiegabile. Ci sono casi in cui nella Relazione ufficiale compaiono descritte opere che nel taccuino di Morelli non ci sono. Nel caso specifico dei quadri marchigiani di Lotto si tratta della lunetta della Madonna delle Rose, del dittico jesino dell’Annunciazione e della Crocifissione di Monte San Giusto. Chi ha aggiunto i nuovi materiali? Cavalcaselle? Morelli su indicazione di un terzo? Non lo sapremo mai. Io peraltro, una spiegazione di buon senso ce l’avrei: possibile che, come nel caso di Eastlake, Morelli scrivesse su fogli sciolti e poi ricopiasse a fine giornata sul taccuino. Probabilmente si è dimenticato di copiare dei pezzi, e li ha recuperati in un secondo momento. Ad ogni modo, mi pare giusto dare complessivamente la paternità della stesura di taccuini e rapporto ufficiale a Morelli, salvo dire che quanto scritto rifletteva il parere sia di Morelli sia di Cavalcaselle. Nel testo che leggerete ho comunque segnalato di volta in volta eventuali differenze macroscopiche fra taccuino e Relazione.


Note metodologiche

Nel presentare i testi dei due taccuini abbiamo scelto di seguire l’ordine (che è cronologico, a volte con attribuzioni di anni forzatamente non precisissime) fissato in Lotto nelle Marche a cura di Garibaldi e Villa. Ho completato la lista delle opere marchigiane attingendo a http://www.lorenzolottomarche.it/ Nell’esposizione del materiale vengono sempre prima le note di Eastlake, poi quelle di Morelli. Sia i taccuini di Eastlake, sia quelli di Morelli sono arricchiti da disegni. Questo tema è sempre scottante, nel senso che quando si parla di conoscitori e disegni si pensa sempre a Cavalcaselle. Nel caso dei due, invece, l’importanza del disegno è molto più ridotta: si tratta di agili schizzi di dimensioni minuscole che servono o per riportare iscrizioni o per memorizzare un gesto, un particolare, una postura (nel caso di Eastlake i 36 taccuini ne presentano più di 1000). Nell’impossibilità di poterli riprodurre, indico l’esatta posizione all’interno delle relative edizioni critiche.
Le illustrazioni dei quadri sono invece tratte dal sito http://www.lorenzolottomarche.it/, allestito in occasione della medesima mostra “diffusa” (nel senso che coinvolgeva tutte le realtà territoriali interessate) svoltasi dal 9 marzo al 7 luglio 2013.
Non avendo il sottoscritto particolari velleità filologiche, i testi sono stati “normalizzati”: vengono presentati entrambi in italiano nella versione italiana del post, e in lingua inglese per la versione anglosassone. Sono state sciolte le abbreviazioni. Naturalmente è stata mantenuta assoluta fedeltà al contenuto.



Recanati
Polittico di San Domenico (1508)
Attualmente a Recanati, Museo Civico, Villa Colloredo Mels

Eseguito fra il 1506 e il 1508, sia Eastlake sia Morelli vedono il polittico nella sua collocazione originaria, ovvero nella chiesa di San Domenico a Recanati, ma quando ormai (e da parecchio tempo) è stato smembrato e non si trova più sull’altare maggiore della Chiesa. L’opera è molto nota, in quanto citata da Vasari nelle sue Vite giuntine. Proprio da quanto riferito da Vasari dobbiamo purtroppo segnalare la scomparsa della predella della pala. Il polittico si trovava smembrato nelle sue diverse (e rimanenti parti) fra coro e sacrestia della chiesa. La cornice attuale non è, ovviamente, quella originale.

Posto che la Pala è composita, riportiamo innanzi tutto le odierne attribuzioni in merito ai soggetti (cfr. Lotto nelle Marche, p. 20):

Cimasa: Cristo morto sorretto da un angelo, San Giuseppe d’Arimatea, la Vergine e la Maddalena;
Pannello superiore laterale sinistro: Santa Lucia e San Vincenzo Ferrer;
Pannello superiore laterale destro: Santa Caterina da Siena e San Sigismondo;
Pannello centrale: Madonna col Bambino e i Santi Domenico, nell’atto di ricevere lo scapolare, Gregorio e Urbano, un angelo e putti musicanti;
Pannello inferiore laterale sinistro: I Santi Tommaso d’Aquino e Flaviano;
Pannello inferiore laterale destro: San Pietro Martire e san Vito.

Lorenzo Lotto. Polittico di Recanati


EASTLAKE Taccuino 19 fogli 10v – 11v
(vol. 1, pp. 446-447 edizione Avery-Quash)

S. Domenico (Recanati),
Nel coro:  
Cristo morto sorretto da un angelo alla sua sinistra [n.d.r. è la cimasa]; alla destra, la Maddalena che bacia la mano sinistra del Cristo; dietro una figura velata con veste blu. Lorenzo Lotto. Giuseppe di Arimatea con la mano destra cinge il capo del Cristo. A sinistra del corpo la Maddalena che tiene il braccio destro; la mano del Cristo è cadente. Cristo è seduto sul sepolcro con le gambe che sporgono all’infuori, tagliate dalla cornice. Mezze figure. Dietro alla Maddalena un cielo che tende allo scuro. Panneggio elegante; sembra fatto di carta (come in Previtale) [n.d.r Andrea Previtali]. Il profilo della Maddalena è seminascosto dietro alla mano del Cristo. La mano del Cristo, disegnata di scorcio, è quasi illeggibile. Il tutto è molto rovinato.
Due Santi (un vescovo e San Benedetto) dello stesso autore [n.d.r. elemento laterale in basso a sinistra].
Altri due Santi (uno in armatura e l’altro un benedettino) dello stesso autore [n.d.r. elemento laterale in basso a destra].
Nella Sacrestia:
Due mezze figure di Santi: Maddalena e un benedettino (dello stesso autore) [n.d.r. elemento laterale in alto a sinistra].
Due altre mezze figure: Santa Caterina da Siena ? e San Venceslao [n.d.r. elemento laterale in alto a destra], con una collana attorno al collo e la mano destra in segno di indicare; “resting left on sword[12] teste e mani ben disegnate in tutte queste figure. I due ultimi dipinti citati sono idonei [n.d.r. per essere eventualmente acquistati dalla National Gallery]; il dipinto con San Venceslao probabilmente è il migliore, ma è svanito il colore dalle mani della Santa. Tutto su legno. Tutto quanto di Lorenzo Lotto
Dipinto al centro: “Laurint Lotus MDVIII”. Maria e il Bambino in trono sotto una volta a cassettoni; alla sinistra San Gregorio; Alla destra Pio Quinto [Terzo]. Entrambi in paramenti pontificali con in mano lunghe croci in funzione di pastorali. Sotto, a sinistra, S. Alano, semi-inginocchiato e in bianco, che riceve lo scapolare da monaco. La Madonna ne tiene un’estremità con la mano sinistra e un angelo sta per metterlo sulla sua testa [n.d.r. di S.Alano]. Due angioletti seduti su un gradino più sotto; uno è più grandicello dell’altro; entrambi guardano la cerimonia oltre le loro spalle; il più grande ha in mano (ma non sta suonando) un violino; il più giovane suona la chitarra. L’iscrizione [n.d.r. con l’indicazione della paternità di Lotto] si trova al centro in basso, vicino al bordo inferiore del quadro.
La Natività [Fig. 19.49] (che doveva far parte di quest’opera) è mancante.
Le mezze figure sono quadrati di 2 piedi e 1 pollice e mezzo. Il dipinto centrale: 3 piedi e 5 pollici di larghezza, 7 piedi e 4 pollici e mezzo rispetto al centro della volta [Fig. 19.50] – I Santi a figura intera 5 piedi e sei pollici di altezza, 2 piedi e 3 pollici di larghezza. La Pietà 2 piedi e sei pollici di altezza e 3 piedi e 7 pollici di larghezza. I Santi a figura intera in origine avevano la parte superiore a forma di arco [Fig. 19.51].

MORELLI Taccuino A, fogli 48v – 49r e 53r.
(pp. 79 e  82-83 edizione Anderson)

Nella sagrestia della chiesa di S. Domenico in Recanati vedesi: Madonna in trono con Bambino nudo in braccio, dai lati due santi vescovi con croce in mano, dal lato destro S. Domenico inginocchiato. Sullo zoccolo del trono due angeletti in positure bizzarre, di cui il più piccolo suona la mandola, il più grandicello ha il violino in mano; un angelo riceve dalle mani della B.V. un panno bianco per parto indosso a s. Domenico. Architettura bramantesca. In fondo alla tavola leggesi LAVRENT. LOTVS M.D.VIII. Il tipo della Madonna serio, ma poco bello.
Panno bianco che dal capo le scende sulle spalle;  veste rossa con corsetto verde, manto blu. Le mani grassotte, simili a quelle del Previtali. Le mosse dei santi composte, moderate; il S. Domenico bellissimo, degno di Giovanni Bellini. Alcune scrostature  e buchi nella tavola, nel rimanente ben conservata.
Sulle pareti laterali della stessa sagrestia trovasi pure del Lotto e appartenenti alla medesima ancona, due quadri in cornice, rappresentanti l’uno i ss. Domenico e M. Maddalena (bellineschi affatto, disegnati egregiamente), l’altro un santo guerriero (stupendo) e santa Caterina da Siena col cuore in mano (valore di queste 3 tavole 30,000)
Nel coro della stessa chiesa: tre tavole dello stesso autore: a) l’una trasversale rappresentante una Pietà. Cristo sostenuto sul sepolcro da un angelo al suo destro lato, di dietro da s. Giuseppe d’Arimatea; alla sinistra s. M. Maddalena che bacia la mano sinistra del Signore. Tavola che ha molto sofferto; la testa del Cristo in iscorcio ma tutta perduta; i colori mancanti in molte parti; esecuzione fine, minuta, coscienziosa, affatto bellinesca. Dietro la testa di s. M. Maddalena vedesi la parte superiore delle teste delle altre due Marie. Valore 15,000 fr.
Accanto a questa tavola ve n’ha un’altra rappresentante i ss. Domenico col libro in mano e un santo vescovo, supposto s. Floriano – buona conservazione.
Nella terza tavola v’ha i ss. Pietro martire e Vitale (guerriero) conservazione buona. [13]


Recanati
Trasfigurazione di Cristo (1511-1512 circa)
Attualmente a Recanati, Museo Civico, Villa Colloredo Mels

Lorenzo Lotto. Trasfigurazione di Cristo


EASTLAKE Taccuino 19 fogli 10r – 10v
(vol. 1, p. 446 edizione Avery-Quash)

Castel Nuovo (vicino a Recanati), Chiesa della Collegiata, Lorenzo Lotto: Trasfigurazione
6 piedi e 8 pollici e mezzo di larghezza, 9 piedi e 10 pollici di altezza in corrispondenza del punto più alto dell’arco. Tavola su legno [Fig. 19.47].
Cristo in tunica bianca, o grigia, di un rosa pallido nelle ombre, sopravveste bianca; la testa è voltata verso Mosè (a sinistra); entrambe le mani sono dall’altra parte, dove si trova Elia. Sia Mosé sia Elia sono genuflessi su un ginocchio. Sotto, gli apostoli, con il loro nome a lettere dorate. Vicino al Cristo teste di cherubini – Sotto Mosè, le due tavole della legge.
Pietro è in grigio porpora e arancione (normale); Giovanni in rosso e verde (normale), Giacomo in tunica rosso lacca, e sopravveste blu. Calde sfumature brune nella carnagione. In alcune parti nei colori si sono create delle bolle, in particolare nel blu di Giacomo. Pietro ha in mano le chiavi.
Cartellino sotto il piede sinistro di San Giovanni vicino al bordo inferiore del quadro in cui è visibile solo la scritta LAVRENTIVS.
Mosè è vestito con una tunica bianca con riflessi purpurei (colore delicato), una veste verde sopra, allacciata all’altezza del ginocchio [Fig. 19.48]. Sopra a tutto e a coprirgli anche la testa un manto con luci gialle e riflessi rossastri; ma nella parte bassa è esclusivamente bianca e rossastra.
Fine impasto giorgionesco dappertutto (abbastanza raro per molti lavori di Lotto, deboli sulla resa delle vesti).
Elia e la gestualità del Cristo poco felici; teste non belle. La mano di san Pietro che tiene le chiavi è ben fatta e il San Giovanni non è male. Alcuni dei piedi sono disegnati in maniera sciatta, ma il colore è bello.
Il monte [n.d.r. su cui si svolge la scena] è quasi [semi]circolare; sotto Mosè ci sono alcune rocce e terreno verde tendente al marrone. Elia ha una tunica giallo spento, veste rossa con colpi di luce biancastri. La testa del Cristo è davvero poca cosa. Bella penombra sul capo di San Giovanni, tipica di Lotto. Buone le tonalità e buona l’armonia, specialmente nel Mosè, ma nel complesso un quadro senza nulla di particolare.

MORELLI Taccuino A, foglio 47v
(p. 78 edizione Anderson)

Mezzo miglio fuori della città [Recanati], e quasi sobborgo di essa v’ha Castelnovo, nella cui collegiata, in sagrestia sta una tavola della grandezza quasi di quella di S. Bernardino a Bergamo, una tavola di L. Lotto rappresentante Cristo in alto fra Moysè (a dritta) e Elia, a sinistra. Cristo è ritto in piede sopra la cima d’un monte, ha la veste color rosso-bianco, il manto bianco. Elia, in atto di spiegare a Cristo colle mani, è visto di profilo, ha veste verdognola e manto rosso. L’aureola è [disegno XXVI]. Moisé colla sinistra al petto, la destra braccio mezzo teso, ha una veste bianca, sopravveste verde e panno rosso-giallognolo che dal capo gli scende sulle spalle e tocca terra coi lembi. Le sue tavole sono in terra accanto a lui. In alto tre cherubini. Sotto le figure di Cristo a lettere d’oro sta scritto: IESVS. CHRISTUS. Sotto Moisé: MOYSES. PP.; sotto Elia: HELYAS. PP.  Al di sotto di quel gruppo vedesi: il più alto l’apostolo Pietro colla chiave in mano e col capo rivolto verso Elia; più sotto alla sua destra Giovanni; a sinistra Iacobo. Accanto ad ognuno di essi sta pure scritto il nome loro a lettere d’oro; le loro aureole sono semplici cerchi dorati. Sotto il piede sinistro di s. Giovanni vedasi un cartellino con sopra: LAVRENTIUS [disegno XXVII] cancellato da ritocchi. La pittura ha sofferto più dal tempo che da altra cagione; vi sono scrostature in alcune parti. E’ succida. E’ opera della sua età avanzata, floscia, con varie scorrezioni nel disegno, segnatamente nella mano destra di s. Giovanni e nella destra di Gesù Cristo. Sopra il capo di Cristo in linea verticale e a lettere rosse leggesi: Hic est filius meus dilectus. Figure ¾ grandezza naturale. Valore 18,000 fr.


Jesi – Chiesa Di San Floriano
Deposizione (1512)
Attualmente a Jesi, Pinacoteca Civica

Lorenzo Lotto, Deposizione di Cristo


EASTLAKE Taccuino 19 fogli 14v – 15r
(vol. 1, p. 449 edizione Avery-Quash)

San Floriano. Deposizione. Firmato “Laurentius Lotus MDXII” nell’angolo del sepolcro [n.d.r. più] vicino alla cornice; 6 piedi e 6 pollici di larghezza, 9 piedi e 10 pollici di altezza rispetto al punto più alto dell’arco [Fig. 19.73]. La Maddalena, genuflessa mentre sorregge la mano destra del Cristo, è mal disegnata: il braccio [n.d.r. destro] è corto. La postura della Madonna con le braccia rivolte verso l’alto è stravagante. Lenzuolo bianco che avvolge le gambe del Cristo e sorretto da una figura ai suoi piedi mal disegnato. Ma, ad eccezione delle vesti della Madonna e di poche altre parti, ben conservato. L’uomo ai piedi di Cristo che tiene in mano il lenzuolo bianco è una delle figure migliori. Le teste degli uomini “full in frontal ”  [14]. Capigliature folte, non diversamente da Correggio. La testa del Cristo è normale e sciatta. La testa di una donna che guarda in alto resa malamente di scorcio. Angioletti in alto.
Il colore in generale è robusto, ma la superficie della tela risulta armoniosa. Evidentemente sotto c’è una preparazione delicata. La figura ai piedi di Cristo ha una veste (trapuntata) fra il blu chiaro e il grigio. Il paesaggio ha i toni dell’imbrunire e alla distanza diviene evanescente. Precisione nell’architettura della tomba. Corona di spine, tenaglie e martello. Un drappo giallo sotto il Cristo che si stringe attorno all’angolo della tomba eseguito con diligenza. Gloria di Nostro Signore con angioletti nella parte alta al centro. Un alberello sottile e marrone a media distanza sulla sinistra. Tutti nasi greci.

MORELLI Taccuino A, fogli 38v – 39r
(p. 70 edizione Anderson)

In S. Floriano, al 3° altare a sinistra v’è la deposizione di L. Lotto: in mezzo Gesù morto, sostenuto in un panno bianco ai piedi da un uomo robusto, in giacca celeste (correggiesca figura); scorcio maraviglioso dei bracci. Genuflessa al fianco destro del cadavere M. Maddalena, in veste rossa, genuflessa sostenendo con ambe le mani la mano destra di Gesù , dal lato sinistro la B.V. con panno blu in capo, veste rossa, a braccia alzate, in atto di professare dolore; al capo del Signore un uomo robusto che sorregge il corpo di Gesù sotto le braccia, sostenendo coi denti il panno bianco o lenzuolo. Dietro a queste altre 4 persone addolorate, in tutte 9 figure. In fondo sopra un colle vedesi le tre croci con figurine attorno. Fondo di paese. In alto gloria di 4 angioletti. Sopra il coperchio marmoreo del sarcofago sta scritto: LAVRENTIUS LOTVS X.D.XII. In terra corona di spine, tenaglia, martello.


Recanati – Chiesa di San Domenico
San Vincenzo Ferrer in gloria (1514-1515)
Attualmente a Recanati, Chiesa di San Domenico

Lorenzo Lotto, S, Vincenzo Ferrer in gloria


EASTLAKE Taccuino 19 foglio 11v
(vol. 1, p. 447 edizione Avery-Quash)

Nel coro [n.d.r. della Chiesa di san Domenico], una pala d’altare rovinata. Scuola del Lotto. Un affresco nella chiesa, con le stesse caratteristiche [n.d.r. dovrebbe essere appunto il San Vincenzo Ferrer].

MORELLI Taccuino A, fogli 38v – 39r
(p. 83 edizione Anderson)

Nella stessa chiesa al secondo altare a sinistra entrando, vedesi dipinto a fresco, l’intera figura di s. Domenico  sulle nuvole, con libro aperto in mano su cui leggesi: Timete Deum et date illi honorem ecc. In alto gloria di angeletti. Due angeli sostengono da ogni banda il manto nero del santo, due altri sorreggono le nuvole. Le ombre tratteggiate (non vi si mostra buon frescante). Imitazione di Raffaello nell’angiolo a sinistra. Pittura bene conservata e disegnata egregiamente. Muro segato altrove e traslocato al posto attuale.


Recanati – Oratorio di San Giacomo
San Giacomo Pellegrino (1516 circa)
Attualmente a Recanati, Museo Civico, Villa Colloredo Mels

Lorenzo Lotto, S. Giacomo Pellegrino


L’opera, di dimensioni molto contenute (20 x 15), non fu vista né da Eastlake né da Morelli, che non risultano aver visitato l’Oratorio di San Giacomo.




NOTE

[1] Bernhard Berenson, Lorenzo Lotto. An Essay in Constructive Art Criticism, New York-London, G.P. Putnam’s sons, 1895. In italiano si veda la versione pubblicata da Abscondita nel 2008.

[2] Presente in questa biblioteca nell’edizione curata da Pietro Zampetti nel 1969: Lorenzo Lotto, Il «Libro di spese diverse», Venezia-Roma, Istituto per la collaborazione culturale Venezia-Roma, 1969.

[3] Peter Humfrey, La fortuna critica di Lorenzo Lotto in Lorenzo Lotto. Catalogo della mostra alla Scuderie del Quirinale 2 marzo 12 giugno 2011, pp. 61-69, a cura di Giovanni Carlo Federico Villa, Cinisello Balsamo, Silvana editoriale, 2011.

[4] Pietro Zampetti, Lorenzo Lotto nelle Marche, Istituto Statale d’arte, 1953.

[5] Lorenzo Lotto nelle Marche. Per una geografia dell’anima. A cura di Loretta Mozzoni, Firenze, Giunti, 2009.

[6] Lotto nelle Marche. A cura di Vittoria Garibaldi e Giovanni C.F. Villa, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2011.

[7] Susanna Avery-Quash, The Travel Notebooks of Sir Charles Eastlake, Two volumes, London, The Walpole Society, 2011.

[8] Jaynie Anderson, I taccuini manoscritti di Giovanni Morelli. Regione Marche Centro Beni Culturali e Federico Motta editore, 2000.

[9] Otto Mündler, The Travel Diary, a cura di Carol Togneri Dowd), London, The Walpole Society, 1985. Molto semplicemente, non li possiedo e non ho avuto modo di consultarli.

[10] Donata Levi, Cavalcaselle. Il pioniere della conservazione in Italia. Torino, Einaudi, 1988. Si vedano in particolare le pp. 152-159 e inoltre p. 166 n. 144.: “il viaggio comune è testimoniato dalle note di un taccuino di Cavalcaselle, Biblioteca Marciana, Cod. It. IV 2037 [=12278], tacc. 12. Alla c. 23v, con la data del 20 settembre 1858, è nominato Eastlake e la località di Pesaro.”. In tutta onesta, accoglierei la tesi in formula dubitativa. E non tanto perché la circostanza non venga mai citata nei suoi taccuini da Eastlake (non cita mai nemmeno la moglie), quanto perché Il fatto che i due si siano visti a Pesaro non implica che abbiano fatto tutto il viaggio insieme.

[11] Colgo l’occasione per una considerazione supplementare rispetto a quanto ho scritto nella recensione online a I Taccuini manoscritti di Giovanni Morelli. Come noto, la convivenza Morelli – Cavalcaselle andrò in crisi subito. Si è molto discusso di questa inimicizia, che ha prodotto i suoi effetti per i trent’anni successivi; si è parlato di caratteri, culture, amicizie diverse. Ma tutto ciò secondo me non è abbastanza. Ci vuole una causa scatenante. E la causa scatenante è scritta da Morelli, chiara come il sole, sui suoi taccuini: entrambi patrioti, Morelli è monarchico e cavouriano, Cavalcaselle è garibaldino. Nel suo taccuino Morelli scrive che Garibaldi è un pazzo e vuole il trionfo di una minoranza violenta. Insomma, per tutta la durata del viaggio si scontrano due modi di vedere l’Italia molto diversi. E’ facile immaginare come possa essere immediatamente degenerata la situazione e comprendere che odio ci sia stato fra i due (siamo in mesi cruciali per i destini dell’Italia, non dimentichiamolo).

[12] Non capisco esattamente il senso, e quindi lascio in inglese.

[13] Nella relazione Morelli Cavalcaselle (p. 256): “Opera assai pregevole dell’autore e che può essere valutata circa dalle 60 alle 70,000 lire, diconsi settantamila lire”.

[14] Non capisco esattamente il senso, e quindi lascio in inglese.



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