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Giovanni Mazzaferro
Lotto nelle Marche:
i taccuini di Charles Lock Eastlake (1858) e Giovanni Morelli (1861) a confronto
Parte prima
N.B. Per una recensione di due edizioni (rispettivamente pubblicate nel 1969 e nel 2018) del Libro di spese diverse di Lorenzo Lotto, si veda in questo blog: https://letteraturaartistica.blogspot.com/2014/05/lorenzo-lotto-libro-di-spese-diverse.html e https://letteraturaartistica.blogspot.com/2018/05/lorenzo-lotto.html]
N.B. Su Sir Charles Lock Eastlake si veda in questo blog anche: Susanna Avery-Quash,
In cerca di quadri per la National Gallery: gusto e collezionismo nelle scelte
di Charles Lock Eastlake; Susanna
Avery-Quash, Julie Sheldon, Art for the Nation. The Eastlakes and the Victorian
Art World; Susanna
Avery-Quash, The Travel Notebooks of Sir Charles Lock Eastlake e Susanna
Avery-Quash, In search of paintings for the National Gallery: taste and
collectionism in Charles Lock Eastlake’s choices; Susanna
Avery-Quash and Corina Meyer, 'Substituting an approach to historical evidence
for the vagueness of speculation': Charles Lock Eastlake and Johann David
Passavant's contribution to the professionalization of art-historical study
through source-based research.
N.B. Su Giovanni Morelli si veda in questo blog anche: I Taccuini manoscritti di Giovanni MorelliA cura di Jayne Anderson, Federico Motta editore – Regione Marche, 2000
N.B. Su Giovanni Morelli si veda in questo blog anche: I Taccuini manoscritti di Giovanni MorelliA cura di Jayne Anderson, Federico Motta editore – Regione Marche, 2000
Lo scopo di questo saggio è quello di porre a
confronto fra loro le note che Sir Charles Lock Eastlake e Giovanni Morelli vergarono sui loro taccuini di viaggio al momento del loro incontro con le
opere di Lorenzo Lotto conservate nelle Marche.
La letteratura su Lorenzo Lotto è sterminata. I
dati della fortuna critica di Lorenzo Lotto (e in particolare di Lotto nelle
Marche) sono più che noti e passano obbligatoriamente attraverso la
rivalutazione dell’opera del pittore veneto operata da Bernard Berenson nella
sua celebre monografia del 1895 [1], per poi proseguire con Adolfo Venturi (che
ne fece stampare lo stesso anno il Libro di spese diverse [2]), Longhi,
Pallucchini e via via molti altri). In materia ci sembra utile rinviare al
saggio di Peter Humfrey pubblicato all’interno del catalogo della recente
mostra romana del pittore (2011) [3].
Per quanto riguarda specificamente i quadri
marchigiani non crediamo si possa prescindere dal fondamentale Lorenzo Lotto
nelle Marche di Pietro Zampetti del 1953 [4] (che nello stesso anno curò il
catalogo della storica mostra sull’artista tenutasi a Venezia) fino a giungere
ai recentissimi atti del Convegno Internazionale di Studi tenutosi nel 2007 [5]
e a Lotto nelle Marche a cura di Vittoria Garibaldi e Giovanni C.F.
Villa [6]. Non mi sembra tuttavia (e se ci sbagliamo chiediamo scusa) che nessuno, in questo
fiorire di iniziative editoriali abbia pensato di fare una cosa di per sé banale,
ma importante: ovvero di andare a recuperare i brani dedicati ai quadri
marchigiani di Lotto nei taccuini di due grandi conoscitori dell’800, Charles
Lock Eastlake, primo direttore della National Gallery, e Giovanni Morelli, e di
confrontarli fra loro per coglierne similitudini, differenze e percezione del
fare artistico di Lorenzo a metà Ottocento.
Charles Lock
Eastlake e Giovanni Morelli
Intendiamoci: questa non è una gara. Non si tratta
di stabilire se fosse più bravo Eastlake o Morelli (peraltro, se una
valutazione dovessimo dare, li accomunerebbe in un’ancora immatura comprensione
dell’opera di Lotto. Berenson, insomma, arriverà trent’anni dopo). Si tratta di
mettere in ordine i dati e ricostruire un clima e un metodo (o due metodi) di
lavoro all’alba della storia della connoisseurship. Seppur stesi per
scopi diversi, i taccuini, oggi finalmente disponibili a stampa, sono fra loro
confrontabili, innanzi tutto per una ragione di ordine cronologico: Eastlake
visitò le Marche nel 1858 e Morelli nel 1861, ovvero a soli tre anni di
distanza l’uno dall’altro. E’ vero che sono anni cruciali per la storia
dell’Italia (il viaggio di Eastlake si svolge quando le Marche sono ancora
sotto lo Stato Pontificio, quello di Morelli trova la sua ragion d’essere
nell’avvenuta Unità d’Italia), ma il patrimonio artistico è sostanzialmente lo
stesso, e si ha quindi modo – un’occasione pressoché unica - di mettere a
confronto due personalità così importanti nella storia dell’arte.
Abbiamo detto di finalità diverse: quando Eastlake
visita le Marche siamo nel 1858. Dal 1855 è Direttore della National Gallery,
ed ogni estate gira tutta Europa – ma soprattutto l’Italia – per visionare
quadri potenzialmente interessanti per essere acquistati ed esposti al Museo
londinese. Eastlake, dunque, si reca nelle Marche col preciso scopo di
acquisire opere d’arte per dare lustro alle raccolte inglesi. Tutti i resoconti
dei suoi viaggi sono restituiti da 36 taccuini (custoditi appunto nella
National Gallery) in cui ogni sera, il Direttore si annota il resoconto del
lavoro di una giornata di ispezioni. Quei taccuini sono stati pubblicati nel
2011 dalla Walpole Society, a cura di Susanna Avery-Quash [7].
Lo scopo di Morelli è diametralmente opposto. Fra
l’aprile e il luglio del 1861, assieme a Giovanni Battista Cavalcaselle, Morelli,
nominato Ispettore ministeriale per le Marche e l’Umbria dal Ministero della
Pubblica Istruzione del neonato Regno d’Italia, batte in lungo e in largo le
Marche per fare un inventario del patrimonio artistico locale (totalmente
ignoto fino ad allora), per prendere provvedimenti urgenti al fine di evitare
che tale patrimonio venga disperso da vendite, soprattutto all’estero, e in
vista della creazione di un nuovo grande museo di arte nazionale che dovrà aver
sede a Firenze. Se Eastlake vuol comprare, insomma, Morelli vuole evitare che
si venda. Il progetto del nuovo museo fiorentino diverrà ben presto un sogno,
ma non vi è dubbio che l’inventariazione di Morelli contribuisca in maniera
determinante a bloccare il flusso di opere d’arte italiane all’estero. Anche
Morelli, come Eastlake, annota le sue giornate di lavoro su due taccuini (anzi,
senz’altro su più di due; due sono quelli che sono arrivati sino ai giorni
nostri) che sono stati stampati nel 2000, a cura di Jaynie Anderson e con il
patrocinio della Regione Marche [8]. Quelli di Eastlake e Morelli, dunque, non
sono saggi, ma appunti di lavoro, a volte arricchiti di piccoli disegni; sono
le note di conoscitori, che brevemente richiamano sui loro appunti gli aspetti
che ritengono fondamentali di un’opera d’arte, le suggestioni e i rimandi che
loro hanno suggerito, le impressioni (più nel caso di Morelli che in quello di
Eastlake), lo stato di conservazione delle opere. Anche sotto questo punto di
vista, dunque, i taccuini di Eastlake e Morelli sono confrontabili. [9]
Mündler e
Cavalcaselle: convitati di pietra?
Il quadro non sarebbe completo se non
coinvolgessimo anche Otto Mündler e Giovanni Battista Cavalcaselle. Mündler era
il Travelling Agent di Eastlake in quegli anni. Inviato dal Direttore
della National Gallery a “preparare il campo” per le sue ispezioni, viaggiò
naturalmente anche nelle Marche e lasciò a sua volta dei taccuini di viaggio
che sono stati stampati nel 1985 dalla Walpole Society [9]. Cavalcaselle, come
detto, accompagnò Morelli nel 1861, ma è possibile (secondo Donata Levi è quasi
certo) che abbia precedentemente accompagnato Eastlake nel suo viaggio del 1858
[10]. La domanda è: quanto Mündler e Cavalcaselle influirono sulle note di
Eastlake e Morelli? La mia impressione è che si tratti tuttavia di un quesito
ozioso. E’ vero che nei taccuini compare una sostanziale eguaglianza di vedute
su Lotto, ma ritengo si possa parlare del comune sentire del medesimo milieu
culturale e oltre non ci si possa spingere.
I taccuini di
Morelli e la Relazione Ufficiale al Ministero della Pubblica Istruzione
Mi pare più interessante, invece, cercare di fare
chiarezza sul rapporto fra i taccuini di Morelli e la Relazione Ufficiale
consegnata, a firma Cavalcaselle e Morelli, al Ministero della Pubblica
Istruzione (prima del maggio 1862). Tale relazione è stata pubblicata grazie ad
Adolfo Venturi nel numero II de Le Gallerie Nazionali Italiane con il
titolo Catalogo delle opere d’arte nelle Marche e nell’Umbria di G.B.
Cavalcaselle e Gio. Morelli (1861-1862). Non vorrei passar per pignolo, ma
ho forti dubbi che si tratti del titolo originale. Innanzi tutto perché l’anno
1862 sembra essere quello della consegna del rapporto e sicuramente non è
quello del viaggio. Poi perché gli autori sono posti in ordine alfabetico e mai
e poi mai, a mio modesto parere, Morelli, che era il responsabile della
spedizione (mentre Cavalcaselle era solo l’assistente) avrebbe presentato una
relazione in cui comparisse come secondo [11]. E poi – e soprattutto – perché confrontando
taccuini e relazione, appare chiaro che il rapporto è stato scritto da Morelli
(Cavalacaselle peraltro era notoriamente illetterato). Ci sono, è vero, delle
differenze. Una è comprensibile: il testo della relazione è più ordinato,
stringato, burocratico. Sono cassate molte delle considerazioni personali di
Morelli stesso (e quindi si perde molto). L’altra è meno spiegabile. Ci sono
casi in cui nella Relazione ufficiale compaiono descritte opere che nel
taccuino di Morelli non ci sono. Nel caso specifico dei quadri marchigiani di
Lotto si tratta della lunetta della Madonna delle Rose, del dittico jesino
dell’Annunciazione e della Crocifissione di Monte San Giusto. Chi ha aggiunto i
nuovi materiali? Cavalcaselle? Morelli su indicazione di un terzo? Non lo sapremo
mai. Io peraltro, una spiegazione di buon senso ce l’avrei: possibile che, come
nel caso di Eastlake, Morelli scrivesse su fogli sciolti e poi ricopiasse a
fine giornata sul taccuino. Probabilmente si è dimenticato di copiare dei
pezzi, e li ha recuperati in un secondo momento. Ad ogni modo, mi pare giusto
dare complessivamente la paternità della stesura di taccuini e rapporto
ufficiale a Morelli, salvo dire che quanto scritto rifletteva il parere sia di
Morelli sia di Cavalcaselle. Nel testo che leggerete ho comunque segnalato di
volta in volta eventuali differenze macroscopiche fra taccuino e Relazione.
Note metodologiche
Nel presentare i testi dei due taccuini abbiamo
scelto di seguire l’ordine (che è cronologico, a volte con attribuzioni di anni
forzatamente non precisissime) fissato in Lotto nelle Marche a cura di
Garibaldi e Villa. Ho completato la lista delle opere marchigiane attingendo a http://www.lorenzolottomarche.it/ Nell’esposizione del materiale vengono
sempre prima le note di Eastlake, poi quelle di Morelli. Sia i taccuini di
Eastlake, sia quelli di Morelli sono arricchiti da disegni. Questo tema è
sempre scottante, nel senso che quando si parla di conoscitori e disegni si
pensa sempre a Cavalcaselle. Nel caso dei due, invece, l’importanza del disegno
è molto più ridotta: si tratta di agili schizzi di dimensioni minuscole che
servono o per riportare iscrizioni o per memorizzare un gesto, un particolare,
una postura (nel caso di Eastlake i 36 taccuini ne presentano più di 1000).
Nell’impossibilità di poterli riprodurre, indico l’esatta posizione all’interno
delle relative edizioni critiche.
Le illustrazioni dei quadri sono invece tratte dal
sito http://www.lorenzolottomarche.it/, allestito in occasione della medesima mostra
“diffusa” (nel senso che coinvolgeva tutte le realtà territoriali interessate)
svoltasi dal 9 marzo al 7 luglio 2013.
Non avendo il sottoscritto particolari velleità
filologiche, i testi sono stati “normalizzati”: vengono presentati entrambi in
italiano nella versione italiana del post, e in lingua inglese per la versione
anglosassone. Sono state sciolte le abbreviazioni. Naturalmente è stata
mantenuta assoluta fedeltà al contenuto.
Recanati
Polittico di San Domenico (1508)
Attualmente a Recanati, Museo Civico, Villa
Colloredo Mels
Eseguito fra il 1506 e il 1508, sia Eastlake sia
Morelli vedono il polittico nella sua collocazione originaria, ovvero nella
chiesa di San Domenico a Recanati, ma quando ormai (e da parecchio tempo) è
stato smembrato e non si trova più sull’altare maggiore della Chiesa. L’opera è
molto nota, in quanto citata da Vasari nelle sue Vite giuntine. Proprio
da quanto riferito da Vasari dobbiamo purtroppo segnalare la scomparsa della
predella della pala. Il polittico si trovava smembrato nelle sue diverse (e
rimanenti parti) fra coro e sacrestia della chiesa. La cornice attuale non è,
ovviamente, quella originale.
Posto che la Pala è composita, riportiamo innanzi
tutto le odierne attribuzioni in merito ai soggetti (cfr. Lotto nelle Marche,
p. 20):
Cimasa: Cristo morto sorretto da un angelo, San
Giuseppe d’Arimatea, la Vergine e la Maddalena;
Pannello superiore laterale sinistro: Santa Lucia e
San Vincenzo Ferrer;
Pannello superiore laterale destro: Santa Caterina
da Siena e San Sigismondo;
Pannello centrale: Madonna col Bambino e i Santi
Domenico, nell’atto di ricevere lo scapolare, Gregorio e Urbano, un angelo e
putti musicanti;
Pannello inferiore laterale sinistro: I Santi
Tommaso d’Aquino e Flaviano;
Pannello inferiore laterale destro: San Pietro
Martire e san Vito.
Lorenzo Lotto. Polittico di Recanati |
EASTLAKE Taccuino 19 fogli 10v – 11v
(vol. 1, pp. 446-447 edizione Avery-Quash)
S. Domenico (Recanati),
Nel coro:
Cristo morto sorretto da un
angelo alla sua sinistra [n.d.r. è la cimasa]; alla destra, la Maddalena che
bacia la mano sinistra del Cristo; dietro una figura velata con veste blu. Lorenzo
Lotto. Giuseppe di Arimatea con la mano destra cinge il capo del Cristo. A
sinistra del corpo la Maddalena che tiene il braccio destro; la mano del Cristo
è cadente. Cristo è seduto sul sepolcro con le gambe che sporgono all’infuori,
tagliate dalla cornice. Mezze figure. Dietro alla Maddalena un cielo che tende
allo scuro. Panneggio elegante; sembra fatto di carta (come in Previtale)
[n.d.r Andrea Previtali]. Il profilo della Maddalena è seminascosto dietro alla
mano del Cristo. La mano del Cristo, disegnata di scorcio, è quasi illeggibile.
Il tutto è molto rovinato.
Due Santi (un vescovo e San
Benedetto) dello stesso autore [n.d.r. elemento laterale in basso a sinistra].
Altri due Santi (uno in
armatura e l’altro un benedettino) dello stesso autore [n.d.r. elemento
laterale in basso a destra].
Nella Sacrestia:
Due mezze figure di Santi:
Maddalena e un benedettino (dello stesso autore) [n.d.r. elemento laterale in
alto a sinistra].
Due altre mezze figure: Santa
Caterina da Siena ? e San Venceslao [n.d.r. elemento laterale in alto a destra],
con una collana attorno al collo e la mano destra in segno di indicare; “resting
left on sword” [12] teste e mani ben disegnate in tutte queste figure. I due ultimi
dipinti citati sono idonei [n.d.r. per essere eventualmente acquistati dalla
National Gallery]; il dipinto con San Venceslao probabilmente è il migliore, ma
è svanito il colore dalle mani della Santa. Tutto su legno. Tutto quanto di
Lorenzo Lotto
Dipinto al centro: “Laurint
Lotus MDVIII”. Maria e il Bambino in trono sotto una volta a cassettoni; alla
sinistra San Gregorio; Alla destra Pio Quinto [Terzo]. Entrambi in
paramenti pontificali con in mano lunghe croci in funzione di pastorali. Sotto,
a sinistra, S. Alano, semi-inginocchiato e in bianco, che riceve lo scapolare
da monaco. La Madonna ne tiene un’estremità con la mano sinistra e un angelo
sta per metterlo sulla sua testa [n.d.r. di S.Alano]. Due angioletti seduti su
un gradino più sotto; uno è più grandicello dell’altro; entrambi guardano la
cerimonia oltre le loro spalle; il più grande ha in mano (ma non sta suonando)
un violino; il più giovane suona la chitarra. L’iscrizione [n.d.r. con
l’indicazione della paternità di Lotto] si trova al centro in basso, vicino al
bordo inferiore del quadro.
La Natività [Fig. 19.49] (che doveva far
parte di quest’opera) è mancante.
Le mezze figure sono quadrati
di 2 piedi e 1 pollice e mezzo. Il dipinto centrale: 3 piedi e 5 pollici di
larghezza, 7 piedi e 4 pollici e mezzo rispetto al centro della volta [Fig. 19.50] – I Santi a
figura intera 5 piedi e sei pollici di altezza, 2 piedi e 3 pollici di
larghezza. La Pietà 2 piedi e sei pollici di altezza e 3 piedi e 7 pollici di
larghezza. I Santi a figura intera in origine avevano la parte superiore a
forma di arco [Fig. 19.51].
MORELLI
Taccuino A, fogli 48v – 49r e 53r.
(pp. 79
e 82-83 edizione Anderson)
Nella sagrestia della chiesa di
S. Domenico in Recanati vedesi: Madonna in trono con Bambino nudo in braccio,
dai lati due santi vescovi con croce in mano, dal lato destro S. Domenico
inginocchiato. Sullo zoccolo del trono due angeletti in positure bizzarre, di
cui il più piccolo suona la mandola, il più grandicello ha il violino in mano;
un angelo riceve dalle mani della B.V. un panno bianco per parto indosso a s.
Domenico. Architettura bramantesca. In fondo alla tavola leggesi LAVRENT. LOTVS
M.D.VIII. Il tipo della Madonna serio, ma poco bello.
Panno bianco che dal capo le
scende sulle spalle; veste rossa con
corsetto verde, manto blu. Le mani grassotte, simili a quelle del Previtali. Le
mosse dei santi composte, moderate; il S. Domenico bellissimo, degno di Giovanni
Bellini. Alcune scrostature e buchi
nella tavola, nel rimanente ben conservata.
Sulle pareti laterali della
stessa sagrestia trovasi pure del Lotto e appartenenti alla medesima ancona,
due quadri in cornice, rappresentanti l’uno i ss. Domenico e M. Maddalena (bellineschi
affatto, disegnati egregiamente), l’altro un santo guerriero (stupendo) e santa
Caterina da Siena col cuore in mano (valore di queste 3 tavole 30,000)
Nel coro della stessa chiesa:
tre tavole dello stesso autore: a) l’una trasversale rappresentante una Pietà.
Cristo sostenuto sul sepolcro da un angelo al suo destro lato, di dietro da s.
Giuseppe d’Arimatea; alla sinistra s. M. Maddalena che bacia la mano sinistra
del Signore. Tavola che ha molto sofferto; la testa del Cristo in iscorcio ma
tutta perduta; i colori mancanti in molte parti; esecuzione fine, minuta,
coscienziosa, affatto bellinesca. Dietro la testa di s. M. Maddalena vedesi la
parte superiore delle teste delle altre due Marie. Valore 15,000 fr.
Accanto a questa tavola ve n’ha
un’altra rappresentante i ss. Domenico col libro in mano e un santo vescovo,
supposto s. Floriano – buona conservazione.
Nella terza tavola v’ha i ss.
Pietro martire e Vitale (guerriero) conservazione buona. [13]
Recanati
Trasfigurazione di Cristo (1511-1512 circa)
Attualmente a Recanati, Museo Civico, Villa
Colloredo Mels
Lorenzo Lotto. Trasfigurazione di Cristo |
EASTLAKE Taccuino 19 fogli 10r – 10v
(vol. 1, p. 446 edizione Avery-Quash)
Castel Nuovo (vicino a
Recanati), Chiesa della Collegiata, Lorenzo Lotto: Trasfigurazione
6 piedi e 8 pollici e
mezzo di larghezza, 9 piedi e 10 pollici di altezza in corrispondenza del punto
più alto dell’arco. Tavola su legno [Fig. 19.47].
Cristo in tunica
bianca, o grigia, di un rosa pallido nelle ombre, sopravveste bianca; la testa
è voltata verso Mosè (a sinistra); entrambe le mani sono dall’altra parte, dove
si trova Elia. Sia Mosé sia Elia sono genuflessi su un ginocchio. Sotto, gli
apostoli, con il loro nome a lettere dorate. Vicino al Cristo teste di
cherubini – Sotto Mosè, le due tavole della legge.
Pietro è in grigio
porpora e arancione (normale); Giovanni in rosso e verde (normale), Giacomo in
tunica rosso lacca, e sopravveste blu. Calde sfumature brune nella carnagione.
In alcune parti nei colori si sono create delle bolle, in particolare nel blu
di Giacomo. Pietro ha in mano le chiavi.
Cartellino sotto il
piede sinistro di San Giovanni vicino al bordo inferiore del quadro in cui è
visibile solo la scritta LAVRENTIVS.
Mosè è vestito con una
tunica bianca con riflessi purpurei (colore delicato), una veste verde sopra, allacciata
all’altezza del ginocchio [Fig. 19.48].
Sopra a tutto e a coprirgli anche la testa un manto con luci gialle e riflessi
rossastri; ma nella parte bassa è esclusivamente bianca e rossastra.
Fine impasto
giorgionesco dappertutto (abbastanza raro per molti lavori di Lotto, deboli
sulla resa delle vesti).
Elia e la gestualità
del Cristo poco felici; teste non belle. La mano di san Pietro che tiene le
chiavi è ben fatta e il San Giovanni non è male. Alcuni dei piedi sono
disegnati in maniera sciatta, ma il colore è bello.
Il monte [n.d.r. su
cui si svolge la scena] è quasi [semi]circolare; sotto Mosè ci sono alcune
rocce e terreno verde tendente al marrone. Elia ha una tunica giallo spento,
veste rossa con colpi di luce biancastri. La testa del Cristo è davvero poca
cosa. Bella penombra sul capo di San Giovanni, tipica di Lotto. Buone le
tonalità e buona l’armonia, specialmente nel Mosè, ma nel complesso un quadro
senza nulla di particolare.
MORELLI
Taccuino A, foglio 47v
(p. 78
edizione Anderson)
Mezzo miglio fuori
della città [Recanati], e quasi sobborgo di essa v’ha Castelnovo, nella cui
collegiata, in sagrestia sta una tavola della grandezza quasi di quella di S.
Bernardino a Bergamo, una tavola di L. Lotto rappresentante Cristo in alto fra
Moysè (a dritta) e Elia, a sinistra. Cristo è ritto in piede sopra la cima d’un
monte, ha la veste color rosso-bianco, il manto bianco. Elia, in atto di
spiegare a Cristo colle mani, è visto di profilo, ha veste verdognola e manto
rosso. L’aureola è [disegno XXVI]. Moisé colla sinistra al petto, la destra
braccio mezzo teso, ha una veste bianca, sopravveste verde e panno
rosso-giallognolo che dal capo gli scende sulle spalle e tocca terra coi lembi.
Le sue tavole sono in terra accanto a lui. In alto tre cherubini. Sotto le
figure di Cristo a lettere d’oro sta scritto: IESVS. CHRISTUS. Sotto Moisé:
MOYSES. PP.; sotto Elia: HELYAS. PP. Al
di sotto di quel gruppo vedesi: il più alto l’apostolo Pietro colla chiave in
mano e col capo rivolto verso Elia; più sotto alla sua destra Giovanni; a
sinistra Iacobo. Accanto ad ognuno di essi sta pure scritto il nome loro a
lettere d’oro; le loro aureole sono semplici cerchi dorati. Sotto il piede
sinistro di s. Giovanni vedasi un cartellino con sopra: LAVRENTIUS [disegno
XXVII] cancellato da ritocchi. La pittura ha sofferto più dal tempo che da
altra cagione; vi sono scrostature in alcune parti. E’ succida. E’ opera della
sua età avanzata, floscia, con varie scorrezioni nel disegno, segnatamente
nella mano destra di s. Giovanni e nella destra di Gesù Cristo. Sopra il capo
di Cristo in linea verticale e a lettere rosse leggesi: Hic est filius meus
dilectus. Figure ¾ grandezza naturale. Valore 18,000 fr.
Jesi – Chiesa Di San Floriano
Deposizione (1512)
Attualmente a Jesi, Pinacoteca Civica
Lorenzo Lotto, Deposizione di Cristo |
EASTLAKE Taccuino 19 fogli 14v – 15r
(vol. 1, p. 449 edizione Avery-Quash)
San Floriano.
Deposizione. Firmato “Laurentius Lotus MDXII” nell’angolo del sepolcro [n.d.r. più]
vicino alla cornice; 6 piedi e 6 pollici di larghezza, 9 piedi e 10 pollici di
altezza rispetto al punto più alto dell’arco [Fig. 19.73]. La Maddalena, genuflessa mentre sorregge
la mano destra del Cristo, è mal disegnata: il braccio [n.d.r. destro] è corto.
La postura della Madonna con le braccia rivolte verso l’alto è stravagante.
Lenzuolo bianco che avvolge le gambe del Cristo e sorretto da una figura ai
suoi piedi mal disegnato. Ma, ad eccezione delle vesti della Madonna e di poche
altre parti, ben conservato. L’uomo ai piedi di Cristo che tiene in mano il
lenzuolo bianco è una delle figure migliori. Le teste degli uomini “full in
frontal ” [14]. Capigliature folte, non diversamente da
Correggio. La testa del Cristo è normale e sciatta. La testa di una donna che
guarda in alto resa malamente di scorcio. Angioletti in alto.
Il colore in generale
è robusto, ma la superficie della tela risulta armoniosa. Evidentemente sotto
c’è una preparazione delicata. La figura ai piedi di Cristo ha una veste (trapuntata)
fra il blu chiaro e il grigio. Il paesaggio ha i toni dell’imbrunire e alla
distanza diviene evanescente. Precisione nell’architettura della tomba. Corona
di spine, tenaglie e martello. Un drappo giallo sotto il Cristo che si stringe
attorno all’angolo della tomba eseguito con diligenza. Gloria di Nostro Signore
con angioletti nella parte alta al centro. Un alberello sottile e marrone a
media distanza sulla sinistra. Tutti nasi greci.
MORELLI
Taccuino A, fogli 38v – 39r
(p. 70
edizione Anderson)
In S. Floriano, al 3°
altare a sinistra v’è la deposizione di L. Lotto: in mezzo Gesù morto,
sostenuto in un panno bianco ai piedi da un uomo robusto, in giacca celeste (correggiesca
figura); scorcio maraviglioso dei bracci. Genuflessa al fianco destro del
cadavere M. Maddalena, in veste rossa, genuflessa sostenendo con ambe le mani
la mano destra di Gesù , dal lato sinistro la B.V. con panno blu in capo, veste
rossa, a braccia alzate, in atto di professare dolore; al capo del Signore un uomo
robusto che sorregge il corpo di Gesù sotto le braccia, sostenendo coi denti il
panno bianco o lenzuolo. Dietro a queste altre 4 persone addolorate, in tutte 9
figure. In fondo sopra un colle vedesi le tre croci con figurine attorno. Fondo
di paese. In alto gloria di 4 angioletti. Sopra il coperchio marmoreo del
sarcofago sta scritto: LAVRENTIUS LOTVS X.D.XII. In terra corona di spine,
tenaglia, martello.
Recanati – Chiesa di San Domenico
San Vincenzo Ferrer in gloria (1514-1515)
Attualmente a Recanati, Chiesa di San Domenico
Lorenzo Lotto, S, Vincenzo Ferrer in gloria |
EASTLAKE Taccuino 19 foglio 11v
(vol. 1, p. 447 edizione Avery-Quash)
Nel coro [n.d.r. della
Chiesa di san Domenico], una pala d’altare rovinata. Scuola del Lotto. Un
affresco nella chiesa, con le stesse caratteristiche [n.d.r. dovrebbe essere
appunto il San Vincenzo Ferrer].
MORELLI
Taccuino A, fogli 38v – 39r
(p. 83
edizione Anderson)
Nella stessa chiesa al secondo
altare a sinistra entrando, vedesi dipinto a fresco, l’intera figura di s.
Domenico sulle nuvole, con libro aperto
in mano su cui leggesi: Timete Deum et date illi honorem ecc. In alto gloria di
angeletti. Due angeli sostengono da ogni banda il manto nero del santo, due
altri sorreggono le nuvole. Le ombre tratteggiate (non vi si mostra buon
frescante). Imitazione di Raffaello nell’angiolo a sinistra. Pittura bene
conservata e disegnata egregiamente. Muro segato altrove e traslocato al posto
attuale.
Recanati – Oratorio di San Giacomo
San Giacomo Pellegrino (1516 circa)
Attualmente a Recanati, Museo Civico, Villa
Colloredo Mels
Lorenzo Lotto, S. Giacomo Pellegrino |
L’opera, di dimensioni molto contenute (20 x 15),
non fu vista né da Eastlake né da Morelli, che non risultano aver visitato
l’Oratorio di San Giacomo.
NOTE
[1]
Bernhard Berenson, Lorenzo Lotto. An Essay in Constructive Art Criticism,
New York-London, G.P. Putnam’s sons, 1895. In italiano si veda la versione pubblicata da
Abscondita nel 2008.
[2] Presente in questa biblioteca nell’edizione
curata da Pietro Zampetti nel 1969: Lorenzo Lotto, Il «Libro di spese
diverse», Venezia-Roma, Istituto per la collaborazione culturale
Venezia-Roma, 1969.
[3] Peter Humfrey, La fortuna critica di Lorenzo
Lotto in Lorenzo Lotto. Catalogo della mostra alla Scuderie del
Quirinale 2 marzo 12 giugno 2011, pp. 61-69, a cura di Giovanni Carlo Federico
Villa, Cinisello Balsamo, Silvana editoriale, 2011.
[4] Pietro Zampetti, Lorenzo Lotto nelle Marche,
Istituto Statale d’arte, 1953.
[5] Lorenzo Lotto nelle Marche. Per una
geografia dell’anima. A cura di Loretta Mozzoni, Firenze, Giunti, 2009.
[6] Lotto nelle Marche. A cura di Vittoria
Garibaldi e Giovanni C.F. Villa, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2011.
[7]
Susanna Avery-Quash, The Travel Notebooks of Sir Charles Eastlake, Two
volumes, London, The Walpole Society, 2011.
[8] Jaynie Anderson, I taccuini manoscritti di
Giovanni Morelli. Regione Marche Centro Beni Culturali e Federico Motta
editore, 2000.
[9] Otto Mündler, The Travel Diary, a cura di Carol
Togneri Dowd), London, The Walpole Society, 1985. Molto semplicemente, non li
possiedo e non ho avuto modo di consultarli.
[10] Donata Levi, Cavalcaselle. Il pioniere
della conservazione in Italia. Torino, Einaudi, 1988. Si vedano in
particolare le pp. 152-159 e inoltre p. 166 n. 144.: “il viaggio comune è
testimoniato dalle note di un taccuino di Cavalcaselle, Biblioteca Marciana,
Cod. It. IV 2037 [=12278], tacc. 12. Alla c. 23v, con la data del 20 settembre
1858, è nominato Eastlake e la località di Pesaro.”. In tutta onesta,
accoglierei la tesi in formula dubitativa. E non tanto perché la circostanza
non venga mai citata nei suoi taccuini da Eastlake (non cita mai nemmeno la
moglie), quanto perché Il fatto che i due si siano visti a Pesaro non implica
che abbiano fatto tutto il viaggio insieme.
[11] Colgo l’occasione per una considerazione
supplementare rispetto a quanto ho scritto nella recensione online a I Taccuini manoscritti di Giovanni Morelli. Come noto, la convivenza Morelli –
Cavalcaselle andrò in crisi subito. Si è molto discusso di questa inimicizia,
che ha prodotto i suoi effetti per i trent’anni successivi; si è parlato di
caratteri, culture, amicizie diverse. Ma tutto ciò secondo me non è abbastanza.
Ci vuole una causa scatenante. E la causa scatenante è scritta da Morelli,
chiara come il sole, sui suoi taccuini: entrambi patrioti, Morelli è monarchico
e cavouriano, Cavalcaselle è garibaldino. Nel suo taccuino Morelli scrive che
Garibaldi è un pazzo e vuole il trionfo di una minoranza violenta. Insomma, per
tutta la durata del viaggio si scontrano due modi di vedere l’Italia molto
diversi. E’ facile immaginare come possa essere immediatamente degenerata la
situazione e comprendere che odio ci sia stato fra i due (siamo in mesi
cruciali per i destini dell’Italia, non dimentichiamolo).
[12] Non capisco esattamente il senso, e quindi
lascio in inglese.
[13] Nella relazione Morelli Cavalcaselle (p. 256):
“Opera assai pregevole dell’autore e che può essere valutata circa dalle 60
alle 70,000 lire, diconsi settantamila lire”.
[14] Non capisco esattamente il senso, e quindi
lascio in inglese.
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