Francesco Mazzaferro
A metà strada fra Napoli e Stoccolma:
Vienna e il 'Progetto di una storia dell'architettura'
di Johann Bernhard Fischer von Erlach
Fig. 1) Johann Bernhard Fischer von Erlach Ritratto di Ádám Mányoki (1723) |
Napoli, Vienna e Stoccolma
Non c’è volo diretto fra Napoli e Stoccolma, ma il sito www.amadeus.net – uno dei più popolari fra i frequent flyers – offre più di 120 opzioni per spostarsi fra gli aeroporti rispettivamente di Capodichino e Arlanda. Una di queste opzioni prevede uno scalo a Schwechat, l’aeroporto di Vienna.
Nei primissimi anni del diciottesimo secolo Napoli, Vienna e Stoccolma furono le coordinate mentali che portarono alla creazione di uno dei lavori più originali della letteratura dedicata alla storia dell’architettura: l’abbozzo o il progetto (Entwurff) di una storia dell’architettura. L’Entwurff era composto da 84 tavole, a cura di Johan Bernhard Fischer von Erlach (1656-1723), un architetto austriaco, e di un breve testo a commento di Carl Gustav Heraeus (1671-1725 o 1730), svedese, antiquario, letterato e in rapporto epistolare con Leibniz.
L’interesse per la storia dell’architettura era nato durante la permanenza di Fischer von Erlach in Italia, dapprima a Roma e poi a Napoli, dove fu attivo come precocissimo scultore. Era a Napoli che artisti e autorità – anche sotto l’impulso del Viceré spagnolo – avevano sviluppato una crescente attenzione nei confronti dei resti degli antichi romani. In Italia, peraltro, Fischer von Erlach non lavorò solo con gli italiani, ma sviluppò una vasta rete di contatti, con importanti legami con la Svezia, rete che avrebbe usato successivamente a Vienna.
La preparazione dell’Entwurff durò dal 1705 al 1712, anno in cui il manoscritto fu presentato al nuovo imperatore Carlo VI, il padre di Maria Teresa, a Vienna, forse per catturare la sua attenzione (dopo che l’Imperatore precedente, Giuseppe I, cui Fischer von Erlach aveva dato lezioni private in arte per numerosi anni, era improvvisamente morto a soli 33 anni). L’Entwurff – combinata al sostegno di Leibniz – aiutò Fischer von Erlach ad ottenere importanti commissioni dal nuovo Imperatore, producendo opere come la Karlskirche ed il Palazzo di Schönbrunn che stabilirono il nuvo stile ‘imperiale’ di Vienna.
Che l’opera fosse in ogni caso destinata a catturare l’interesse del pubblico dell’epoca è testimoniato dalle numerose edizioni che ne furono stampate: la prima a Vienna (1721), la seconda e la terza a Lipsia (1725 e 1737), la quarta, in inglese, a Londra (1737) e l’ultima ancora a Lipsia nel 1742. Le edizioni moderne ne comprendono invece una in inglese (1964) per i tipi delle edizioni Gregg Press, una – molto ridotta – in tedesco (Harenberg editore, 1978) ed una in giapponese (edizioni Chuokoron Bijutsu Shuppan, 1995). Per coloro che siano interessati, il sito www.zvab.de offre un originale dell’edizione di Lipsia del 1725 per 8.000 euro (http://www.zvab.com/displayBookDetails.do?itemId=96994120&b=1). Quanti possano ritenere che il prezzo sia un filo eccessivo, farebbero meglio a consultare il sito dell’Università di Heidelberg, che ne fornisce una splendida edizione digitale (http://digi.ub.uni-heidelberg.de/diglit/fischer1725). La lista delle 84 tavole, con i link alle rispettive illustrazioni nella Biblioteca di Heidelberg è riportata in Appendice I (in fondo al post).
Fig. 2) La Pagoda di Nanchino (tavola XII del Libro Terzo dell'Entwurff) |
Vienna (dal Barocco al 1990 circa)
L’Entwurff sicuramente aveva alcune specifiche peculiarità. Per prima cosa, era un testo che apparteneva a quella tipologia che la Scuola Viennese di Storia dell’Arte definiva “Kunstliteratur”, ovvero una fonte di storia dell’arte. Tuttavia, Fischer von Erlach non seguì il genere delle Vite vasariane (basate su biografie di artisti) né quello del De Architectura di Leon Battista Alberti. Ne inaugurò uno nuovo: una storia comparata illustrata dell’architettura, dagli antichi fino all’architettura contemporanea. In secondo luogo, la storia dell’architettura si occupava degli antichi (comprendendo anche quella che potrebbe essere considerata un’attenzione pre-archeologica per le antiche cività, come i Babilonesi, gli Egizi e i Fenici), dell’architettura extra-europea contemporanea e del Barocco, ma non si occupava proprio di Medio Evo e Rinascimento, puntando a una continuità diretta fra antiche civiltà e architettura barocca. Terzo aspetto: l’età barocca era rappresentata unicamente dai principali lavori dell’autore, ovvero del solo Johann Bernhard Fischer von Erlach. Infine, un’ampia parte dell’Entwurff era dedicata all’architettura dell’Asia, compresi non solo Bisanzio e gli Ottomani (ben conosciuti a Vienna, che era stata posta sotto l’assedio dei Turchi poco tempo prima e che aveva contatti diretti con essi all’interno dello stesso impero asburgico, in particolare dell’Ungheria), ma anche India, Cina, Indocina e Giappone.
Fif. 3) Stonehenge (intesa come esempio di arte romana) Tavola XIV del Libro Secondo dell'Entwurff |
Alla fine del diciannovesimo secolo Fischer von Erlach fu riscoperto – come architetto e storico dell’arte – dal critico e storico viennese Albert Ilg. Ilg lavorò sulla materia per oltre vent’anni. Voleva pubblicare due volumi: uno dedicato al padre (Johan Bernhard) e l’altro al figlio (Joseph Emanuel, anch’egli architetto). Riuscì a pubblicare solo il primo dei due volumi nel 1895, un anno prima della sua morte, nel 1896. Il lavoro contava più di 800 pagine. Un originale dell’opera è presente in questa biblioteca. Le pagine dalla 522 alla 581 sono dedicata all’Entwurff.
Sull’Entwurff, Ilg scrisse: “Questo lavoro davvero merita di avere uno dei primissimi posti nella storia della letteratura artistica; la sua importanza intrinseca – che lo qualifica come un caposaldo della moderna metodologia sulla materia [n.d.r. la letteratura artistica] – non è stata messa sufficientemente in risalto. Se Johann Bernhard Fischer von Erlach non fosse stato l’artista geniale e baciato da talento divino che ha realizzato un numero così alto di edifici straordinari, lo si sarebbe dovuto tenere tuttavia nella massima considerazione per via di quest’opera da lui concepita (…)” (p. 522). Va ricordato che Ilg era il curatore della seconda serie delle Quellenschriften für Kunstgeschichte und Kunsttechnik des Mittelalters und der Neuzeit (Fonti scritte per la storia dell’arte e della tecnica artistica dal medioevo ai tempi moderni).
Va detto che Ilg aveva già studiato in gioventù esempi di letteratura artistica non ‘canonici’, come ad esempio l’Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna. “Ueber den kunsthistorischen Werth der `Hypnertomachia Poliphili” (Sul valore per la storia dell’arte dell’Hypnerotomachia Poliphili) era il titolo della sua dissertazione di dottorato, pubblicata nel 1872.
Tornando a von Erlach, il merito di Ilg è stato quello di aver disegnato, con un’enorme quantità di fonti, l’ambiente complessivo all’interno del quale egli si mosse in Italia e in Austria, scoprendo che egli era al centro di una vastissima rete di conoscenze e frequentazioni, influenze culturali e relazioni diplomatiche, che lo aiutarono a mettere insieme a Vienna tutti i materiali necessari per l’Entwurff, nel corso di diversi anni (per una lista delle fonti precedenti o contemporanee consultate da Fischer von Erlach e identificate da Ilg si veda l’Appendice II, in fondo al post).
Ilg vedeva in Fischer von Erlach il primo storico dell’arte di sempre, non solo in Austria-Ungheria. Questo giudizio diede il via a un dibattito multi-generazionale fra storici dell’arte a Vienna in merito alle reali intenzioni dell’artista e sul giudizio da dare sulla sua pubblicazione. Dal momento che l’Entwurff è sostanzialmente un’opera visuale, con un breve testo accompagnatorio, lo spazio per un’interpretazione era davvero ampio. Fischer von Erlach voleva veramente creare un nuovo (moderno) genere di Kunstliteratur, basato sullo studio comparato della storia dell’arte, e una rassegna illustrata degli stili a livello globale, come suggerito da Ilg? O piuttosto voleva produrre un’opera eccentrica, una sorta di Wunderkammer (Gabinetto delle curiosità) architettonica, che aveva essenzialmente lo scopo di mostrare antichità (anche da paesi lontanissimi) per interessare il pubblico, probabilmente in linea con le tradizioni visuali e retoriche del barocco? Altre possibili spiegazioni, avanzate da Sedlmayr nel 1956, erano al tempo stesso di natura politica (voleva legittimare il Kaiserstil, lo stile imperiale alla corte di Vienna, sia come erede dei grandi imperi del passato – una forma di translatio imperii, vedi anche Polleroß (2004) - per fare di Vienna una nuova Roma – sia come compagno dei grandi imperi asiatici), o di natura personale (voleva magnificare il proprio lavoro con Carlo VI, il nuovo imperatore, facendo una summa di tutti gli stili del passato e del presente).
Fig. 4) Karlskirche Tavola XII del Libro IV dell'Entwurff |
Come abbiamo già visto in altri post, la Scuola Viennese di Storia dell’Arte sembra essere stata caratterizzata da diversi modi di pensare e da profonde animosità personali. Se Ilg considerava il suo lavoro ultra-ventennale su Fischer von Erlach come il risultato più importante della sua carriera di storico dell’arte, Julius von Schlosser scriveva in proposito nella sua Letteratura Artistica : “La collezione di fonti sulla biografia di Johann Bernhard Fischer von Erlach (perché non si tratta d’altro) non fu pubblicata fino al 1895, appena prima della sua morte.” Von Schlosser usa in senso positivo il termine höchst merkwürdiges, che nel tedesco di oggi potrebbe tradursi “davvero strano, inopportuno e curioso”, ma che nell'uso di Schlosser significa 'notevole e singolare'. L‘Entwurff verrebbe perciò descritta come una sorte di curiosum, senza alcun legame alla letteratura artistica del suo tempo. In ogni caso, il riferimento a Fischer von Erlach non va al di lá di poche righe. (p. 481).
Va detto che, mentre Schlosser forse considerava l’interesse per l’arte asiatica come un curiosum, il suo acerrimo nemico a Vienna, lo storico dell’arte Josef Strzygowski (1862-1941), che von Schlosser chiamava ‘l’Attila della storia dell’arte’, dedicò tutta la sua vita allo studio dell’impatto dell’arte asiatica del passato (bizantina, caucasica, islamica) sull’arte europea, in particolare nel campo dell’architettura. Strzygowski e von Schlosser gestivano due diverse scuole di storia dell’arte a Vienna, l’una contro l’altra armate, dopo che furono create appositamente due cattedre di Storia dell’arte per entrambi i rivali. Strzygowski sviluppò un metodo comparativo basato sullo studio di culture differenti e sull’uso dell’immaginazione estetica. In generale, arrivò alla conclusione che l'arte occidentale era stata influenzata più dall’Oriente e dal Gotico che dall’antica arte classica (un’affermazione che lo mise in rotta di collisione con Schlosser, la cui attenzione era invece sul Rinascimento e i suoi collegamenti – attraverso il Medio Evo – con l’arte greca e degli antichi romani). Strzygowski collegava passato e presente, apprezzando vivamente alcuni aspetti dell’architettura secessionista (come Otto Wagner, il principale architetto austriaco fra XIX e XX secolo), che trovava ispirati da motivi asiatici. Nei suoi ultimi anni di vita, però, assunse posizioni davvero vicine (se non completamente aderenti) al Nazionalsocialismo, esprimendo la sua opinione che il compito della Scuola di Vienna fosse di liberare l’arte da ogni ‘influenza semitica’ proveniente dall’Oriente.
Se von Schlosser dedicò solo poche righe all’Entwurff nel 1924, egli non esitò tuttavia ad assegnare ad uno dei suoi migliori studenti, Hans Sedlmayr (1896-1984), il compito di redigere la sua tesi di laurea su Fischer von Erlach.
L’analisi dell’Entwurff divenne uno dei progetti di vita di Sedlmayr, che si sarebbe specializzato sull’architettura barocca, in linea con la tradizione di Alois Riegl, altro maestro della Scuola viennese di Storia dell’Arte. Sedlmayr pubblicò tre differenti testi, uno nel 1925, uno nel 1932 ed un ultimo nel 1956. Inoltre, pubblicò un’introduzione ad una monografia di Thomas Zacharias sul nostro architetto, nel 1960. Edizioni riviste della monografia del 1956 furono pubblicate nel 1976 e – dopo la sua scomparsa nel 1984, con un importante contributo di Giovanna Curcio – nel 1996/1997 (prima in italiano e poi in tedesco).
Nel 1925 Sedlmayr pubblica la sua tesi di dottorato (Fischer von Erlach der Ältere, Monaco, R. Piper and Co Verlag). L’opera non potrebbe essere più diversa dalla monografia di 800 pagine (quasi senza illustrazioni) scritta da Ilg: si tratta di un testo di 68 pagine, con un ricco apparato di illustrazioni (88 pagine). Mentre Ilg costruisce la figura di Fischer von Erlach basandosi su una gamma vastissima di informazioni di diversa natura, Sedlmayr si concentra solo sugli aspetti stilistici formali delle sue architetture. Ad esempio, Ilg fa riferimento ai contatti italiani di Fischer von Erlach a lui noti e, avendo come spettro d’indagine praticamente tutti i contemporanei dell’architetto, cita esplicitamente Bernini, Fontana, Kircher e Schor. Al contrario, semplicemente sulla base dell’analisi stilistica delle forme, Sedlmayr fa di Fischer von Erlach un seguace di Borromini e anche il rappresentante più importante dello ‘stile borrominesco’ a nord delle Alpi. Si tratta di un giudizio puramente assiomatico. Borromini aveva giá commesso suicidio nel 1667, prima che von Erlach si recasse a Roma a 15 anni.
L’Entwurff non si adatta certo bene (come spiegato sopra) col tentativo di disegnare una relazione diretta tra Fischer von Erlach, il Rinascimento italiano e il barocco. Per questo motivo Sedlmayr semplicemente evita – nel testo del 1925 – di parlare dell’Entwurff. Allega semplicemente un’appendice di sole due pagine, in cui spiega che l’Entwurff è usato nel suo lavoro solo per documentare le radici della tarda romanità (Spätantike) in Fischer von Erlach e nelle sue opere. Non viene detto nulla in merito alla natura dell’Entwurff e le sezioni sulle culture non europee antiche e moderne non sono nominate. Tutto ciò fa venire in mente l’influenza del relatore della sua tesi di laurea, Julius von Schlosser, e le prime pagine della sua Letteratura Artistica, in cui egli distingue tra vere e proprie fonti di storia dell’arte (che contribuiscono al formarsi di una teoria della storia dell’arte) e semplici documenti, che possono essere solamente usati come fonte di documentazione. L’Entwurff è qui trattata nella seconda categoria.
Lo stesso Sedlmayr non deve essere pienamente convinto del suo lavoro del 1925. Nel 1932 aggiunge un’appendice di 32 pagine e, alla fine, nel 1956 scrive un nuovo volume, di 400 pagine, anch'esso in possesso di questa biblioteca. Tutto cambia. In primo luogo, mentre il centro dell’attenzione della tesi del 1925 è sull’identificazione delle radici italiane, la monografia del 1956 fa di von Erlach l’inventore del barocco tedesco (e non semplicemente di quello austriaco), in contatto diretto con sviluppi a Berlino, Londra e Stoccolma. Questo rinnovato barocco al nord delle Alpi è visto come uno stile che occupa il giusto mezzo tra il modello italiano (di cui si dice che ha perso energia, nel frattempo) ed il classicismo francese (lo stile del paese egemone nell’Europa continentale, contro il quale la cattolica Austria non esita a stringere alleanze con l’Olanda e l’Inghilterra protestanti). In questo senso, Sedlmayr si oppone alla lettura dell’Ilg del barocco come stile nazionale austriaco. La prefazione stabilisce anche un legame tra l‘Entwurff e gli studi di Dürer sulle proporzioni, e parla di rinascita dell’arte tedesca. Solo venti pagine sono riservate al periodo italiano (contro circa cento nell’opera di Ilg). In secondo luogo, le radici italiane riconducono a Bernini e non più a Borromini, con cui non viene più identificata alcuna base (Grundlage) per continuità stilistica. Sedlmayr identifica nove ragioni per spiegare che è Fischer von Erlach (e non Cortona) ad essere il vero erede del Bernini. Perciò, è l’ultimo artista europeo ad essere stato educato secondo i precetti rinascimentali dell’ “arte universale”. In terzo luogo, il giudizio dell’Ilg secondo cui l’Entwurff è la prima storia monumentale dell’architettura a figure è rinnovato e rinforzato. L’Entwurff è descritto come “Theatrum Architecturae Mundi” e superiore al “Tempio Vaticano” del Fontana. Come fonte di ispirazione, si citano il trattato di Christopher Wren “Of Architecture; and Observations on Antique Temples”, che include anch'esso riferimenti agli ordini architettonici di fenici, ebrei ed assiri, e l’“Istoria universale provata con monumenti e figurata con simboli degli antichi”, incompiuta, di Francesco Bianchini.
Dopo la morte di Sedlmayr, una traduzione italiana curata da Giovanna Curcio contiene una prefazione di quest’ultima, intitolata: “Pregiudizio storico e ricerca”. La studiosa italiana scrive che alcuni aspetti del lavoro di Sedlmayr (ed in particolare quelli che tendono a distanziare Fischer von Erlach dall’architettura e dall’arte italiana in generale) appaiono, a suo avviso, ‘deliranti’. Vale la pena dire che l’edizione italiana del 1996 è divenuta la base per una nuova edizione tedesca dell’opera di Selmayr, curata dalla Curcio, nel 1997.
Comunque si sia articolato il giudizio espresso da Sedlmayr in merito a Fischer von Erlach, è certo che il primo non rimase del tutto immune dagli interessi del secondo. Fischer von Erlach aveva composto una sorta di analisi comparativa dell’architettura. Hans Sedlmayr sviluppò, di suo, una metodologia comparativa dell’architettura che usò per esprimere giudizi su aspetti complessivi di filosofia dell’arte. Nel 1948 produsse il suo lavoro principale sulla "Loss of the Center: the Fine Arts of the Nineteenth and Twentieth Centuries as Symptom and Symbol of the Times" (Perdita del Centro: le arti figurative del Diciannovesimo e Ventesimo Secolo come sintomo e simbolo di un’epoca)”. Profondamente conservatore (aveva aderito al Partito nazista in Austria nei primi anni ’30, in una fase in cui era ancora ben lontano dal conquistare il potere in Germania), egli giunse alla conclusione che l’arte moderna aveva perso il suo equilibrio e portato il popolo lontano da un bilanciamento di ordine umanistico.
Una generazione dopo Sedlmayr, è necessario citare un altro storico dell’arte viennese, ovvero Hans Aurenhammer, che firmò una monografia su Johann Bernhard Fischer von Erlach nel 1957 – in occasione di una mostra a Salisburgo – e quindi una secondo monografia sull’artista, per i tipi dell’Harvard University Press. Riprendendo alcuni aspetti propri di Sedlmayr, Aurenhammer (che è noto anche per aver studiato il coinvolgimento con il potere della Scuola Viennese di Storia dell’Arte durante il nazismo) si concentra sull’uso fatto da Fischer von Erlach di alcuni specifici motivi stilistici che possono essere rintracciati in differenti tavole dell’Entwurff. Queste ‘citazioni classiche’ originano sia dal barocco romano di Bernini sia dal classicismo francese di Bellori. Più che una storia dell’arte, l’Entwurff è visto quindi come una sorta di repertorio visuale di motivi stilistici – alcuni dall’Italia ed altri dallo stile innovativo dell’architetto – messi a disposizione dell’architetto.
La generazione successiva degli storici dell’arte viennesi al lavoro su Fischer von Erlach è rappresentata da Friedrich Polleroß, che ha pubblicato tutta una serie di articoli su di lui e ha pubblicato nel 1995 un volume dal titolo “Fischer von Erlach und die Wiener Barocktradition” (Fischer von Erlach e la tradizione viennese del barocco). Polleroß ha studiato l’Entwurff come un ‘esercizio simbolico’, di natura retorica, basato sull’idea barocca di concettismo, il cui scopo, prima di tutto, è quello di ‘deliziare il lettore, più che insegnare allo stesso’,
Anche al di fuori di Vienna gli storici dell’arte contemporanei hanno studiato l’Entwurff sempre meno come manuale di storia dell’architettura e sempre più in termini di puro esercizio retorico, anche in relazione all’idea di architettura barocca come espressione di teatro. Si veda il recente scritto di Esther Gordon Dotson, la storica dell’arte newyorkese recentemente scomparsa all’età di 91 anni, ancora in piena attività.
Riassumendo: Vienna è stata un punto d’incontro fra Oriente e Occidente, Nord e Sud. Johan Bernhard Fischer von Erlach fu lo specchio di questa peculiarità, inventando nel 1712 una storia comparativa dell’architettura che, dal momento della riscoperta che ne fece Ilg, ha continuato a ispirare la Scuola di Storia dell’Arte di Vienna in tutte le sue espressioni (a volte molto differenti e spesso in conflitto fra loro). Alcuni membri della Scuola viennese hanno dedicato grande attenzione all’Entwurff, mentre altri l’hanno ignorata. Più di reeente, l’interesse degli storici dell’arte sembra essersi rivolto ad altri aspetti, collegati all’uso dell’architettura come strumento retorico.
Napoli (tra Roma e Vienna)
Johann Bernhard Fischer visse in Italia per circa 15 anni, tra il 1670 circa e il 1686. Ci sono molte incertezze su molti specifici aspetti della sua biografia. Quando arrivò, aveva circa 15 anni. Lavorò come scultore in molti studi, fra i quali quello di Johann Paul Schor, un artista barocco tirolese meglio noto a Roma come Giovanni Paolo Tedesco). Schor aiutava Bernini come decoratore delle sue opera architettoniche. In una lettera riportata da Polleroß, il giovane Fischer viene citato erroneamente come attivo nello studio di Bernini per 16 anni (Polleroß, 2004). La maggior parte degli storici dell’arte, tuttavia, ritiene che sia del tutto ovvio che Johann Bernhard Fischer fosse in contatto personale con Bernini e con molti altri importanti artisti italiani, come Carlo Fontana, con cui egli aveva cooperato.
A Roma Fischer era in contatto anche con Giovanni Pietro Bellori e – tramite lui – con l’ambiente di Cristina di Svezia e l’Accademia di San Luca. Si trattava di un circuito differente rispetto a quello di Bernini: Bellori aveva maggior interesse per il Classicismo, ispirato dal Rinascimento, piuttosto che per il Barocco. Fu nell’ambito delle cerchie di Bellori che Johann Bernhard Fischer cominciò a sviluppare i suoi interessi antiquari. Alcune pubblicazioni di Bellori (come pure alcune medaglie dello stesso di cui aveva fatto copia) gli servirono come fonte d’ispirazione per l’Entwurff (Neville).
Nella seconda parte del suo soggiorno italiano, Johann Bernhard Fischer von Erlach si trasferì a Napoli, dove rimase tra il 1683-1684 e il 1688. Napoli era, all’epoca, una metropoli fiorente e culturalmente effervescente. Era diventata una delle capitali della stampa in Europa. È interessante notare che, quando il manoscritto dell’Entwurff fu consegnato all’Imperatore (nel 1712) Napoli era da cinque anni sotto il controllo degli Asburgo.
Ilg ritiene che l’esperienza napoletana sia cruciale per capire la genesi dell’Entwurff. “È un fenomeno interessante che, nel corso del XVII secolo, esattamente a Napoli, dove Fischer trascorse molto tempo, si sia sviluppato un vivo interesse per l’antiquariato, non solo fra gli artisti, gli studiosi e i connoisseurs, ma persino tra le autorità. Tale interesse comprendeva lo studio scientifico dell’arte antica così come il suo utilizzo per fini relativi all’attività artistica contemporanea” (pp. 530). Va notato che, cinquant’anni dopo, Winckelmann si sentì attratto dal medesimo ambiente napoletano.
Johann Bernhard Fischer seguì a Napoli – assieme a Philipp Schor (1646-1701) - Gaspar Méndez de Haro y Guzmán (detto il Marchese del Carpio), prima ambasciatore di Spagna a Roma e poi Viceré di Spagna a Napoli. Il Marchese era forse un personaggio dissoluto, ma un amministratore di ottimo livello: lo storico Giuseppe Galasso gli ha dedicato un capitolo intitolato “Il nuovo ordine” del suo Napoli spagnola dopo Masaniello (1972). Sotto i suoi quattro anni di reggenza, fino alla morte, venne realizzata una riforma monetaria e il crimine venne represso severamente. Fu anche un famoso collezionista d’arte. La sua collezione era composta da 1800 pezzi (oggi totalmente dispersi). Ne rimane tuttavia un catalogo. Fu, tra le altre cose, il mecenate di Luca Giordano.
Alba Cappellieri ha pubblicato una serie di articoli sull’opera di Philipp Schor e Johann Bernhard Fischer a Napoli. Sembrava che essi fossero coinvolti almeno in due diverse attività. La prima fu l’erezione della Zecca Reale, necessaria per produrre la nuova moneta argentea che il Marchese del Carpio aveva introdotto; ci sono prove documentarie che Johann Bernhard Fischer vi sia stato attivo almeno come scultore. La seconda è costituita dall’organizzazione di apparati effimeri barocchi per feste. Ad esempio, il 25 agosto 1685, Fischer e Schor organizzarono una festa barocca intitolata “Teatro del Mare”, in onore di Maria Ludovica di Borbone. Un anno dopo, il 17 settembre 1686 organizzarono le celebrazioni per la conquista di Buda a scapito degli Ottomani.
L’attività di Johann Bernhard Fischer come architetto a Napoli fu dunque concentrata soprattutto sull’erezione di architetture provvisorie, scene teatrali, effetti speciali di acqua e luce, e, più in generale, con la ‘simulazione’ della realtà. Queste attività – spiega la Cappellieri – erano state proibite a Roma da Papa Innocenzo XI (1676-1689), e Napoli era divenuta la capitale delle arti effimere (è anche l’epoca degli Scarlatti all’Opera di Napoli; il Teatro San Carlo – il teatro più antico ancora operante – fu creato pochi anni dopo, nel 1737). Cappellieri trova prove di una forte relazione triangolare fra Roma, Napoli e Vienna (si veda anche Bologna; Borsi e Garms).
L’attività di Fischer a Napoli gli diede le basi economiche che gli permisero di ritornare a Vienna, dove fece fortuna e dove acquisì, meno di dieci anni dopo (nel 1696) il titolo nobiliare ‘von Erlach’.
Abbiamo già detto che non ci rimane praticamente alcuna testimonianza dell’operato artistico di Fischer nel corso del suo soggiorno di quindici anni in Italia. E tuttavia la formazione artistica dev’essere stata buona, posto che, tornato in Austria, Fischer von Erlach divenne immediatamente uno degli architetti di riferimento nel paese. Già nel 1688 – nei primissimi mesi – sviluppò un progetto per il Palazzo di Schönbrunn, che alla fine realizzò nel 1696. Nel decennio seguente contribuì al restyling urbanistico di Salisburgo, facendone una delle capitali europee del Barocco. Nel 1715 cominciò la costruzione della Karlskirche a Vienna, combinando ispirazioni dal mondo bizantino (Santa Sofia) e da quello degli antichi romani (la colonna Traiana). Questa fu l’essenza del Kaiserstil Viennese: la rappresentazione dell’Impero asburgico come la nuova Roma (Mutschlechner).
Fig. 6) Bernardo Bellotto
Il Palazzo Schönbrunn, 1758
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Viaggiare attraverso i confini vuol dire importare ed esportare idee, in un’ideale bilancia dei pagamenti del talento architettonico. Quali idee furono importate o importate in relazione a Fischer von Erlach?
Guardandola da una prospettiva settentrionale, l’Austria esportò in Italia un Johann Bernhard Fischer forse ancora non adolescente (e probabilmente molti altri giovanissimi) agli inizi degli anni settanta del 1600. Egli imparò la professione presso una sorta di ‘filiale estera’ dell’arte austriaca, lo studio di Schor a Roma. Pochi decenni dopo, l’Austria reimportò Fischer von Erlach, questa volta da artista ben preparato, pronto a fissare un nuovo stile al servizio dell’Imperatore. Nel mentre, Vienna aveva resistito al secondo assedio ottomano, molto era stato ricostruito e molto c’era ancora da celebrare. Dal punto di vista austriaco – tutto sommato – fu un chiaro guadagno.
Vista in un’ottica meridionale, l’invenzione del barocco e la solida eredità del Classicismo fecero dell’Italia una calamita per tutte le migliori mente d’Oltralpe. Nello stesso periodo, Roma e Napoli non stavano solo esportando stili, idee, modelli e lingua (Valeriani). L’Italia stava esportando a Vienna architetti e trattati d’architettura. Uno di questi casi è Andrea Pozzo, che a Vienna fu sia attivo come architetto (su richiesta di Fischer von Erlach) sia diffuse lì e per tutto il mondo il suo trattato intitolato “Prospettiva de’ pittori e architetti”. Questo intenso ‘traffico’ di idee e suggestioni causato dalla reciproca libera circolazione di trattati artistici comportò anche, pochi anni dopo, un’influenza austriaca sull’Italia, quando Gian Battista Piranesi utilizzò l’Entwurff come fonte d’ispirazione (Ek; Marletta; Neville, Wittkower). Anche qui, in fin dei conti, ci fu un chiaro guadagno.
Quindi, come gli economisti sono soliti dire oggi, si trattò di una win-win situation [di una situazione con solo vincitori, di un gioco cooperativo].
Stoccolma (e il Nord Europa: Londra e San Pietroburgo)
Oltre alla frequentazione dei circoli vicini a Cristina di Svezia a Roma (non c’è prova di una reale conoscenza fra i due), i legami svedesi di Fischer von Eralch furono rappresentati da Carl Gustav Heraeus, dall’architetto Nicodemus Tessin il Giovane (1654 – 1728) e da suo figlio Carl Gustaf Tessin (1695 – 1770).
Heraeus fu amico di una vita e sostenitore di Fischer von Erlach (e di suo figlio). Era un antiquario e – a partire dal 1710 – ispettore delle medaglie e delle antichità della famiglia imperiale degli Asburgo. Tra gli altri, ebbe contatti regolari con Leibniz (con cui ebbe un intenso scambio epistolare). In qualità di iconografo, contribuì all’attività di Fischer von Erlach come architetto (ad esempio, nella Karlskirche). Nel 1712 scrisse il testo accompagnatorio dell’Entwurff davvero di fretta (il frontespizio della versione manoscritta lo accredita come autore), molto probabilmente per essere certo di riuscire a sottoporre il suo caso e quello di Fischer von Erlach al nuovo imperatore Carlo VI e conservare il loro posto alla Corte di Vienna (Neville). Negli ultimi anni della sua vita fece speculazioni sbagliate sui metalli e, a quanto pare, non solo si mandò in rovina da sé, ma danneggiò anche il patrimonio di medaglie ed antichità dell’Imperatore. E tuttavia quest’ultimo (invece di gettarlo in prigione) gli riservò una piccola pensione perché non finisse i suoi giorni sotto un ponte.
Nicodemus Tessin il Giovane fu un architetto famoso (l’autore del Palazzo Reale di Stoccolma). Incontrò per la prima volta Fischer von Erlach a Roma (1687-1688), mentre entrambi lavoravano nelle cerchie attorno a Bernini e a Fontana, e di nuovo a Vienna. Il figlio, Carl Gustaf Tessin fu collezionista e conoscitore d’arte, e più tardi anche un importante uomo politico. Visitò Vienna, dove Fischer von Erlach e Heraeus gli mostrarono la città così come il manoscritto originale dell’Entwurff, nel 1718.
Una copia manoscritta dell’Entwurff raggiunse i Tessin a Stoccolma nel 1720, un anno prima della pubblicazione della princeps. I Tessin non furono solo collezionisti di libri, incisioni e materiali grafici. Gli storici dell’arte svedesi discutono se Tessin il Giovane (DaCosta) o Carl Gustaf (Bjurström) sia stato il primo storico dell’arte svedese. Quello che è certo è che entrambi ebbero interessi teorici. Il padre – Tessin il Giovane – portò a completamento un testo manoscritto nel 1717 intitolato “Trattato sulla decorazione degli interni”, di recente pubblicato dal Museo Nazionale di Stoccolma. Progettò inoltre una storia illustrata dell’architettua, che non riuscì mai a completare. Il figlio, Carl Gustaf, ci lasciò 29 libri di memorie, contenenti anche materiali d’arte. Una selezione ne è stata pubblicata nel 1915.
Tessin il Giovane – che fu l’architetto svedese più famoso dell’epoca – ebbe anche una corrispondenza con Pietro il Grande e si rivolse all’Entwurff come fonte d’ispirazione per il progetto di una chiesa che presentò allo Zar russo per S. Pietroburgo, progettò che non si materializzò.
Gli storici dell’arte hanno opinioni diverse sul fatto che Fischer von Erlach abbia visitato Londra nel 1704 o no. Peraltro, anche quelli che affermano che egli visitò la Gran Bretagna non concordano nel dire se v’incontrò o meno Christopher Wren, autore della Cattedrale di San Paolo. Tuttavia Wren deve aver conosciuto l’Entwurff, che potrebbe essere stata una sua fonte d’ispirazione (Neville).
Johann Bernhard Fischer von Erlach: un 'frequent flyer' di età barocca?
La gente, oggi, va in aereo. Agli inizi del diciottesimo secolo non poteva; tuttavia gli uomini diffondevano nuove idee e organizzavano relazioni culturali attraverso la diffusione dei libri. I nodi aeroportuali non c’erano; ma si potevano creare solide rilegature.
Johann Bernhard Fischer von Erlach promosse l’interdipendenza culturale in due modi. Innanzi tutto, con la sua vita: quindici anni in Italia (di cui probabilmente dieci a Roma e cinque a Napoli) fecero di lui un divulgatore dell’architettura italiana a Vienna e in Europa, anche grazie ai solidi contatti che aveva con la Svezia tramite le sue frequentazioni. Attrasse inoltre a Vienna altri architetti italiani (come Andrea Pozzo). In secondo luogo, attraverso l’Entwurff, includendovi esempi di civiltà davvero lontane e permettendo ai lettori di compararli con civiltà più antiche, dentro e fuori l’Europa.
Fu – mi verrebbe da dire – l’equivalente di un ‘frequent flyer’ dei giorni nostri, un pendolare fra Napoli e Stoccolma via Vienna. E si sa bene che – per molti di questi pendolari, fra cui il sottoscritto – oggi la cosa più importante in un aeroporto è la qualità della lounge.
Guardando alle foto di Capodichino, Arlanda e Schwechat è chiaro che il Barocco non ci ha ancora lasciati. Johann Bernhard l’apprezzerebbe molto.
Capodichino (Aeroporto di Napoli) |
Arlanda (Aeroporto di Stoccolma) |
Schwechat (Aeroporto di Vienna) |
Aurenhammer, Hans - Johann Bernhard Fischer von Erlach, Harvard University Press, 1973, pp 193
Bologna, Ferdinando – Solimena e gli altri, durante il viceregno austriaco, in “Settecento Napoletano. Sulle ali dell’aquila imperiale, 1707-1734, Electa, Napoli, 1995. It is a catalogue of an exhibition held in Naples and Vienna.
Borsi, Franco - Bernini e l’Europa, in “Il Barocco romano e l'Europa (Centri e periferie del Barocco)”, Rom, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, Libreria dello Stato, 1992
Bjurström, Per – Carl Gustaf Tessin och Konsten, Rabén & Sjögren, 1970
Buscioni, Maria Cristina - Matrici berniniane nell'opera di Johann Bernhard Fischer von Erlach, in Gian Lorenzo Bernini Architetto e l’architettura europea del Sei-Settecento, atti del Convegno del 1981, a cura di G. Spahnoli, M. fagiolo. Roma, 1984, vol. II, pp. 661-672
Cappellieri, Alba – Filippo e Cristoforo Schor, “Regi Architetti e Ingegneri” alla corte di Napoli, Capolavori in festa : effimero barocco a Largo di Palazzo (1683 - 1759) / Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici di Napoli e Provincia , Napoli : Electa Napoli, 1997.
Cappellieri, Alba - Filippo Schor e Fischer von Erlach a Napoli : nuovi contributi per la diffusione del barocco romano nel viceregno del Marchese del Carpio, in: Johann Paul Schor und die internationale Sprache des Barock : un regista del gran teatro del barocco / hrsg. von Christina Strunck.( Römische Studien der Bibliotheca Hertziana) – München : Hirmer, 2008.
Cappellieri, Alba- Fischer von Erlach scultore per la Regia Zecca di Napoli: nuovi contributi per la diffusione del Barocco romano nel viceregno del marchese del Carpio, in Architettura nella stories. Scritti in onore di Alfonso Gambardella, a cura di Gaetana Cantone, Laura Marcucci, Elena Manzo, Skira, Ginevra-Milano, 2007, Vol. I, pp.269-278.
Curcio, Giovanna – Premessa – “Johann Bernhard Fischer von Erlach” di Hans Seydlmayr: pregiudizio storico e ricerca, in H. Seydlmayr, Johann Bernhard Fischer von Erlach architetto, a cura di G. Curcio, Milano, Electa, 1996, pp. 7-13
DaCosta, Thomas - Nicodemus Tessin the Younger – Sweden's First Art Historian, in Konsthistorisk Tidskrift/Journal of Art History, Volume 72, Issue 1-2, June 2003, pages 16-22
Ek, Fatma İpek, The Archaeological Sublime: History and Architecture in Piranesi’s Drawings, Izmir, 2006
Galasso, Giuseppe - Napoli spagnola dopo Masaniello, Naples, Edizioni Scientifiche Italiane, 1972
Garms, Jörg – Imperatore, chiesa, aristocrazia, architettura. Vienna e Napoli: confronti e connessioni, in “Settecento Napoletano. Sulle ali dell’aquila imperiale, 1707-1734, Electa, Napoli, 1995. It is a catalogue of an exhibition held in Naples and Vienna.
Gordon Dotson, Esther and Ashton, Mark Richard - J. B. Fischer von Erlach, Architecture as Theater in the Baroque Era, Yale University Press, 2012
Hager, Helmut - Carlo Fontana e i suoi allievi: il caso di Johann Bernhard Fischer von Erlach, in Studi sui Fontana, una dinastia di architetti ticinesi a Roma tra Manierismo e Barocco, a cura di M. Fagiolo, G. Bonaccorso, Roma, 2008, pp.237-256
Ilg, Albert – Die Fischer von Erlach – I – Leben und Werke Joh. Bernh. Fischer’s s von Erlach, Verlag von Carl Konegen, 1895, pp. 823
Iversen, Erik – Fischer von Erlach as Historian of Architecture, in The Burlington Magazine, Vol. 100, No. 166 (September 1958), pp. 323-325.
Kunoth, George - Die historische Architektur Fischers von Erlach. Bonner Beiträge zur Kunstwissenschaft, L. Schwann Verlag, 1956
Marletta, Angelo – L’arte del contemperare. Storia e progetto nell’opera Il Campo Marzio dell’antica Roma di Giovanni Battista Piranesi, Scuola Nazionale di Dottorato in Scienze della Rappresentazione e del Rilievo, Catania, 2011
Mutschlechner, Martin - The new Rome: Fischer von Erlach and the 'Kaiserstil', http://www.habsburger.net/en/chapter/new-rome-fischer-von-erlach-and-kaiserstil?language=en
Nationalmuseum - Nicodemus Tessin the Younger – Sources, Works, Collections,
See: http://www.nationalmuseum.se/sv/English-startpage/Research/Research-at-the-Museum/Current-Research-Projects/Nicodemus-Tessin-the-Younger--Sources-Works-Collections--/
Neville, Kristoffer – The Early Reception of Fischer von Erlach’s Entwurff einer historischen Architectur, in Journal of the Society of Architectural Historians, Vol. 66, No 2 (June 2007), pp. 160-175
Polleroß, Friedrich B. - Architecture and rhetoric in the work of Johann Bernhard Fischer on Erlach. In: Reinhart, Max (Hrsg.): Infinite boundaries: order, disorder and reorder in early modern German culture, in: Sixteenth Century Essays and Studies; Vol. 40, Kirksville, Missouri 1998, pp. 121-146
Polleroß, Friedrich B. - Docent et delectant. Architektur und Rhetorik am Beispiel von Johann Bernhard Fischer von Erlach, in: Wiener Jahrbuch für Kunstgeschichte, 49 (1996), 165-206 + 335-350.
Polleroß, Friedrich B. (Hrsg.) - Fischer von Erlach und die Wiener Barocktradition. Wien 1995
Polleroß, Friedrich B. -Kunstgeschichte oder Architekturgeschichte. Ergänzende Bemerkungen zur Forschungslage der Wiener Barockarchitektur. In: Polleroß, Friedrich B. (Hrsg.): Fischer von Erlach und die Wiener Barocktradition. Wien 1995, pp. 59-128
Polleroß, Friedrich B. - Von redenden Steinen und künstlich-erfundenen Architekturen. Oder: Johann Bernhard Fischer von Erlach und die Wurzeln seiner conceptus imaginatio. In: Römische Historische Mitteilungen, 49, 2007, pp. 319-396.
Polleroß, Friedrich B. – Von Rom nach Wien: Johann Bernhard Fischer von Erlach (1656-1723), in Checa Cremadas, Fernando (Hrsg): Arte barroco e ideal clásico, Madrid 2004, pp. 209-230.
Powell, Nicholas – J. B. Fischer Von Erlach by Hans Aurenhammer, in Burlington Magazine, Vol.116, No, 859, pp. 627-628,
Schlosser, Julius von - Die Kunstliteratur: ein Handbuch zur Quellenkunde der neueren Kunstgeschichte, Kunstverlag Anton Schroll & Co, Wien, 1924
Sedlmayr, Hans - Fischer von Erlach der Ältere, München, Piper, 1925
Sedlmayr, Hans - Johann Bernhard Fischer von Erlach, 1656-1723, Wien, Herold, 1956, p. 347 (second edition in 1976)
Sedlmayr, Hans - Johann Bernhard Fischer von Erlach, edited by Giovanna Curcio, München, DVA, 1997
Sedlmayr, Hans - Johann Bernhard Físcher von Erlach architetto, edited and translated by Giovanna Curcio, Milan, Art Books International, 1996
Sedlmayr, Hans - Zum Œuvre Fischers von Erlach, Abschn. 2 : zu den Werken, Zürich [u.a.] : Amalthea, 1932.
Tessin, Carl Gustafr, Dagbok 1748-1752, edited by Sigrid Leijonhufvud, Stockholm, P. A. Norstedt, Limited Edition (1915)
Tessin the younger, Nicodemus. - Traictè dela decoration interieure, Nationalmuseum : The Swedish Museum of Architecture, 2002 - 293 pages
Valeriani, Alessandro – Alcune riflessioni sull’influenza dell’architettura romana del Seicento in Europa centrale, in Rivista dell'istituto nazionale d'archeologia e storia dell'arte (XXX/XXXI, 62/63), 2007/2008, Fabrizio Serra Editore, 2008
Wittkower Rudolf - “Piranesi and Eighteenth Century Egyptomania,” in: Studies in the Italian Baroque, London, Thames and Hudson, 1975, pp. 259-73
Zacharias. Thomas - Joseph Emanuel Fischer von Erlach. Mit einer Einleitung von Hans Sedlmayr. Wien, München, Herold, 1960, p. 267.
APPENDICE I Lista delle Tavole dell'Entwurff
(dall'edizione 1725 digitalizzata dall'Università di Heidelberg)
Book 1 – On some buildings of the old Jews,
Egyptians, Syrians, Persians and Greeks
1-2
|
Salomon’s
temple
|
3
|
Babylon, its
superb buildings and the first world wonder (the tower)
|
4
|
The second
world wonder, the Egyptian pyramids
|
5
|
The third
world wonder, the statue of Olympic Jupiter
|
6
|
The fourth
world wonder, the grab of queen Artemisia in Halicarnassus
|
7
|
The fifth
world wonder, the temple of Diana in Ephesos
|
8
|
The sixth
world wonder, the Colossus of Rhodes
|
9
|
The seventh
world wonder, Ptolomeus’ lighthouse in Alexandria
|
10
|
The Ninive’s
temple
|
11
|
The two
graves of the Egyptian king Moeris and his bride
|
12
|
The great
waterfalls of the Nile
|
13
|
Pyramid in
Thebe
|
14
|
Pyramid in
Heliopolis
|
15
|
Graves close
to Cairo
|
16
|
Entries of Egyptian
rupestrian graves
|
17
|
Crete’s
labyrinth; the temple to Venus in Paphos, Cyprus
|
18
|
Mount Athos
in the form of a giant
|
19
|
Bacchus’s and
Minerva’s temples
|
20
|
The obelisk
of Marc Aurelius
http://digi.ub.uni-heidelberg.de/diglit/fischer1725/0050/image?sid=6eec80ab307324d1f7f7e52187000120
|
Book 2 – On some Unknown Old Roman buildings
1
|
Tarragona’s
amphitheatre
|
2
|
The aqueduct
of Cartago
|
3
|
Augustus’
bridge in Rimini
|
4
|
Nero’s Domus
aurea
|
5
|
Triumph arcs
in Orange (Marius), in Germany (Domitian), and in Rome (Drusus and Septimius
Severus)
|
6
|
Domitian’s
Naumachia
|
7
|
Trajan’s
Forum
|
8
|
Adrian’s mausoleum
|
9
|
Diocletian’s
Terms in Rome
|
10-11
|
Diocletian’s Palace in Spalato/Split
|
12
|
Four Ancient Roman temples:
|
13
|
Ruins in
Palmyra
|
14
|
Stonehenge
|
15
|
Borromeo’s Island in Lago Maggiore
|
Book 3 – On some buildings of Arabs, Turks, as
well as constructions from new Persia, Indochina, China and Japan
1
|
Imperial
baths in Buda
|
2
|
Mosques in
Bursa and in Pest
|
3
|
Achmed ’s
grand mosque in Istanbul
|
4
|
Suleiman’s
mosque in Istanbul
|
5
|
The Cisterna Basilica in Istanbul
|
6
|
St. Sophia in Istanbul
|
7
|
Mecca
|
8
|
Medina
|
9
|
Isfahan
|
10
|
The palace of
the Siamese king
|
11
|
Peking’s
imperial court
|
12
|
Nanking’s pagoda
|
13
|
The great
bridge between Focheu and Nantai
|
14
|
The bridges
of Cientao and Loyang
|
15
|
Triumph arcs, pagodas and bridges in China
|
Book 4 – On some buildings of the Author, as
well as invented buildings and designs
1
|
Triumph arc in Vienna
|
2-4
|
Schönbrunn
|
5
|
Prince
Eugen’s palace
|
6
|
Jean
Leopold’s palace
|
7
|
Prince of
Trautson’s palace
|
8
|
Count
Venceslav’s Palace in Prague
|
9-11
|
Liebfrauenkirche
in Salzburg
|
12-15
|
Karlskirche
in Vienna
|
16
|
New imperial
stables
|
17
|
House of the
Archbishop of Salzburg
|
18
|
Invented
air-based building
|
19
|
Invented air-based building
|
20
|
Invented
countryside house with military defence
|
21
|
Grave of
Wratislaz Demitroviz
|
Different antique vases, Egyptians, Greeks, Romans, Moderns and some from the Author
1
|
Washbowl in
Salomon’s temple
|
2-3
|
Porphyry
Egyptian vases
|
4-5
|
Egyptian
vases (including from Roman collections, like Chigi and Bellori)
|
6
|
Graves of ancient Greeks
|
7
|
Sarcophagus
from Asia Minor
|
8
|
Ancient Greek vases
|
9
|
Ancient Roman
vases
|
10
|
Marble
ancient Greek vases
|
11
|
Vases figuring Triton and Galatea
|
12
|
Invented
vases
|
13
|
Invented
vases
|
APPENDICE 2) Alcune Tavole dell'Entwurff e le loro fonti secondo Albert Ilg
da Ilg (pagine 536-537)
Salomon’s Temple
|
R.P. Vilalpandi – Commentary to Prophet
Ezechiel (Rome, 1596-1604)
|
John Lightfoot, Description of the
Temple-Service as it stood in the dayes [sic] of our Saviour, London, 1650
|
|
Doubdan J, Voyage de la Terre-Sainte,
fait en 1651, Paris, 1666
|
|
The Egyptian Pyramids
|
N.M. de Thevenot, voyage au Levant,
Paris, 1689
|
Paul Lucas, voyages du Levant, since 1699
|
|
Temple of Diana in Ephesos
|
Daviler, cours de l’architecture selon
les orders de Vignole
|
Spon and Wheeler’s Journey Diaries,
1675-1676
|
|
Persian Rock Tombs
|
Gomez Suarez de Figueroa, 1634
|
Herbert, Pietro della Valle, Journey to
Persia and India, 1614-1626
|
|
Chardin, Cav., Journey to Persia,
1664-1669
|
|
Venus Temple in Paphos
|
Charles Patin, introduction à
l’histoire par la connaissance des médailles, 1665
|
Jean Tristan,
Sieur de Saint-Amante, numismatic, 1656
|
|
Jean Harduin, numismatic, 1646
|
|
Bacchus Theatre and Parthenon in Athens
|
Spon and Wheeler’s Journey Diaries,
1675-1676
|
Naumachia
|
Onuphrius Panvini, description urbis
Romae
|
Hadrian’s Mole
|
Monfaucon, Itiner. Itl.
|
Gruter, Inscriptiones
|
|
Pancirollus, de XIV regionibus urbis
Romae
|
|
Diocletian’s Palace in
Spalato/Split
|
Spon and Wheeler’s Journey Diaries,
1675-1676
|
Palmyra’s Ruins
|
Corneille le Bruyn, voyages au Levant,
published later in den Haag (1734)
|
Lord Halifax,
Acted der Englischen Societät, 1695
|
|
Stonehenge
|
Cambden,
Britannia, 1586-1600
|
Siam’s capital
|
P. Tachard, Siamese Journey Diary
|
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