Andrea Pozzo
Prospettiva de' pittori ed architetti
a cura di Maria Walcher Casotti
Edizioni Italo Svevo, 2003
Una Tavola del Trattato di Andrea Pozzo |
1] Viene proposta la ristampa anastatica (con introduzione iniziale di Maria Walcher Casotti) del solo primo volume della Prospettiva de’ pittori e architetti, opera del pittore ed architetto gesuita Andrea Pozzo (1642 -1709). La princeps del primo tomo, in latino ed italiano, risale al 1693, mentre quella del secondo fu pubblicata sempre a Roma nel 1700. Sugli anni di pubblicazione dei due volumi di Andrea Pozzo e sulla confusione che si è ingenerata nel tempo fra edizione della versione latino-italiana e di quella latino-inglese a cura di J. Senex e R. Gosling, si veda la recensione posta in fondo a questo post, redatta da Luciano Mazzaferro (mio padre) a commento di Andrea Pozzo, Perspective in Architecture and Painting. An Unabridged Reprint of the English-and-Latin Edition of the 1693 “Perspectiva Pictorum et Architectorum” (Dover Publications, 1989). Qui si prova ad aggiungere qualche elemento complementare, come ad esempio il fatto che anche sull’anno di stampa del secondo volume esiste la confusione più assoluta: la Walcher Casotti parla del 1700, ma c’è chi cita il 1698 e chi il 1702. In realtà tutta questa incertezza esprime già un dato di fatto, ovvero che fu straordinaria la fortuna del trattato nei primi anni del Settecento (ne parleremo dopo), ma che altrettanto straordinario è l’oblio a cui esso fu condannato col cambiamento del gusto, e a cui in fondo anche oggi il Pozzo non sfugge (non ci risultano edizioni commentate moderne dell’opera; questo stesso volume, uscito nel 2003, è di difficilissima reperibilità, forse anche a causa dell’assenza del codice isbn, che, in un’era in cui tutto è codificato, lo rende “invisibile” ai motori di ricerca delle librerie on-line). Ad ogni modo, come già indicato, questa è la ristampa anastatica del solo primo volume (si segnala che le pagine non sono numerate, mentre lo sono le tavole, il che già esprime la preponderanza dell’illustrazione rispetto al testo all’interno dell’opera), “essendo impossibile, per ragioni tecniche, la ristampa anche del secondo tomo” (p. 7). L'intero trattato è stato poi ristampato nel 2009 a cura della Provincia Autonoma di Trento.
Una tavola del Trattato |
[2] La Walcher Casotti fa presente che Pozzo si cala “subito nel suo ruolo di docente della prospettiva e passa a spiegare i principi basilari della prospettiva... proponendo una loro applicazione pratica in figure geometriche sempre più complesse fino alla rappresentazione degli ordini architettonici, prendendo come esempio il Vignola. Ma la Regola delli Cinque Ordini di Architettura del Vignola è solo il punto fermo da cui partire, perché quello cui mira il Pozzo è insegnare a rappresentare tali ordini architettonici nelle loro parti principali e nel loro utilizzo in diversi edifici, mettendo a frutto la sua eccezionale esperienza nella rappresentazione delle architetture in prospettiva. Così mentre nel Vignola gli ordini architettonici – sia nell’insieme che nei particolari – sono rappresentati solo in pianta e frontalmente, qui invece lo sono in prospettiva e nelle varie composizioni in cui tali ordini compaiono” (pp. 8-9). Per una migliore valutazione dell’opera di Pozzo è importante leggere anche quanto scrive Luigi Vagnetti in De naturali et artificiali perspectiva. Bibliografia ragionata delle fonti teoriche e delle ricerche di storia della prospettiva; contributo alla formazione della conoscenza di un’idea razionale, nei suoi sviluppi da Euclide a Gaspard Monge (pp. 367-370 e pp. 416-419): “Opera importantissima, fondamentale nello svolgimento storico della prospettiva, perché condensa in organica unità le esigenze della pratica operativa con quelle della esattezza scientifica sostenuta dai teorici, impiegando una esposizione chiara e concisa a commento di oltre 200 tavole molto evidenti ed incise in modo stupendo” (p. 417). Ed ancora: “...ritengo che qui sia opportuno segnalare in modo particolare la chiarezza espositiva davvero eccezionale, che compare tanto nel testo quanto e soprattutto nei grafici del trattato, ai quali è lecito addirittura riconoscere la funzione sostitutiva della descrizione analitica che l’autore ha inteso loro assegnare” (p. 368).
Andrea Pozzo. La finta cupola di Sant'Ignazio, Affresco (1685) Chiesa di San'Ignazio, Roma |
[3] La curatrice fa presente come, in conclusione del secondo tomo del trattato, si trovi una “Brieve instruttione per dipingere à fresco” in cui Pozzo fornisce indicazioni operative sulla sua tecnica pittorica preferita, quella appunto dell’affresco. Non è naturalmente possibile leggerne qui il testo, ma Mary Philadelphia Merrifield ne tradusse degli stralci in inglese all’interno del suo The art of Fresco Painting in the Middle Ages and the Renaissance, che è presente in questa collezione.
[4] Torniamo per un attimo alla fortuna critica dell’opera. Si è già detto della subitanea fortuna della stessa; al di là delle datazioni, è certo (scrive Vagnetti a p. 368) che furono svariate le edizioni italiano-latine in circa un secolo e che vi furono traduzioni in inglese, tedesco, fiammingo, francese, e persino in russo e in cinese. Ora, è chiaro che questo fiorire di pubblicazioni straniere ha molto a che vedere (quanto meno ad esempio in Cina) con il fatto che Pozzo fosse gesuita e quindi con la strategia di autopromozione portata avanti dall’Ordine un po’ ovunque. Certo – e per motivi chiari a tutti – non nella neonata Gran Bretagna anglicana (curiosamente l’anno di edizione inglese del trattato – il 1707 – coincide con la nascita ufficiale della Gran Bretagna). La curatrice prova ad avanzare un’ipotesi, che non ci pare poi così infondata. È probabile che Pozzo sia stato chiamato a Vienna (dove morì) su richiesta del più celebre architetto dell’epoca, ovvero Johann Bernhard Fischer von Erlach, che lo aveva conosciuto nel suo lungo soggiorno romano e ne era diventato un grande ammiratore. A sua volta il Fischer von Erlach aveva vissuto a Londra per alcuni mesi nel 1704 ed è possibile – anche se non certo – che abbia promosso la pubblicazione del trattato presso Christopher Wren, John Vanbrugh e Nicholas Hawksmoor, ovvero i tre architetti inglesi di fama che risultano esplicitamente aver dato la loro approvazione alla stampa della versione inglese. Sui giudizi negativi circa il trattato, con parole a volte durissime, dal Milizia in poi (senza nemmeno che fossero risparmiate accuse di plagio) si vedano le pp. 15-22.
Andrea Pozzo. Gloria di Sant'Ignazio da Loyola (1691-1694). Affresco Chiesa di Sant'Ignazio, Roma |
[5] Concludiamo tornando alla storia editoriale dell’opera. Maria Walcher Casotti ritiene di aver individuato una doppia tiratura della princeps del 1693. Alcuni esemplari – pochissimi - della princeps, infatti, (fra cui il presente, che si trova presso la Biblioteca Civica “Attilio Hortis” di Trieste con collocazione 12598) sono privi di una postfazione inserita prima dell’indice e dopo la figura 100 (ovviamente del primo volume): “postfazione aggiunta dopo il completamento della volta della chiesa di Sant’Ignazio avvenuto nel 1694, nonché altre quattro pagine... per rispondere alle richieste di ulteriori chiarimenti che gli erano rivolte... dai principianti di prospettiva... e che riportano ulteriori novas explicationes alle prime dodici figure del testo” (p. 12). La pratica di operare correzioni o aggiunte fra due tirature era tutt’altro che infrequente all’epoca. Della prima tiratura – che la Walcher chiama editio princeps princeps - si era praticamente persa memoria tant’è che le edizioni successive (compresa ad esempio la Senex–Gosling) presentano tutte le aggiunte appena citate.
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Andrea Pozzo
Perspective in Architecture and Painting
An Unabridged Reprint of the English-and-Latin Edition of the 1693 “Perspectiva Pictorum et Architectorum”
(recensione di Luciano Mazzaferro)
Andrea Pozzo Autoritratto Roma, Chiesa del Gesù |
Dover Publications, 1989
[1] L’opera di Andrea Pozzo (Puteus in latino) venne pubblicata a Roma in due volumi in cui il testo latino figura accanto alla versione italiana. Il primo volume uscì nel 1693; il secondo cinque anni dopo. Il primo volume porta il seguente titolo: Perspectiva pictorum et architectorum Andreae Putei S.J. Pars Prima, in qua docetur modus expeditissimus delineandi optice omnia quae pertinent ad Architecturam. Qualche lieve modifica si coglie nel sottotitolo del volume successivo, apparso nel 1698.
[2] Il lavoro del Pozzo ebbe pronto e meritato successo. Fu più volte ristampato in Italia e tradotto in varie lingue, persino in cinese. La versione inglese (dovuta a John James di Greenwich ed ora riprodotta dalla Dover) uscì a Londra nei primi anni del Settecento, quasi certamente nel 1707. Fu tirata per conto di J. Senex e di R. Gosling e d’altri operatori con loro associati. Per comodità di esposizione la chiameremo d’ora in poi l’edizione Senex-Gosling. Venne tradotto esclusivamente il primo dei due volumi, quello – tanto per intendersi – che era uscito a Roma nel 1693. Accanto al testo latino, che venne mantenuto, si provvide ad inserire la versione inglese che prese così il posto in origine riservato all’italiano.
[3] L’edizione Senex-Gosling è dotata di due frontespizi, uno in inglese e l’altro in latino. Vale la pena leggere almeno la parte iniziale del titolo inglese: Rules and Examples of Perspective, proper for Painters and Architets, etc. In English and Latin. Containing a most easie and expeditious Method to Delineate in Perspective All Designs relating to Architecture […] Done from the original Printed at Rome 1693 in Lat. and Ital. Il titolo dell’edizione settecentesca è assai diverso da quello utilizzato nel presente reprint della Dover. L’editore americano ha riprodotto fedelmente il testo stampato quasi tre secoli fa, ma lo ha presentato con un titolo più conforme al gusto e alla preparazione dei lettori moderni.
[4] L’unica data che compare nei due frontespizi dell’edizione Senex-Gosling è quella del 1693, anno di pubblicazione dell’originale in italiano e in latino da parte del Pozzo. E appare logico che venga indicata quella data, che stava in fondo a significare che si era provveduto a tradurre soltanto il primo volume dell’opera del Pozzo, uscito appunto nel 1693, disinteressandosi, almeno in quel momento, del secondo (del 1698).
[5] Eppure, nonostante le indicazioni date nei due frontespizi e il più esplicito riferimento contenuto nella prefazione (si vedano le prime righe di p. 8), s’incominciò già nel Settecento ad utilizzare la data del 1693 per indicare l’anno di stampa dell’edizione Senex-Gosling. E s’iniziò a dire ed a ripetere che la traduzione inglese del Pozzo era uscita nel 1693.
[6] Sappiamo dal Comolli (la testimonianza va ricordata, anche perché non sembra che sia stata sinora utilizzata) che nel 1756 la libreria T. Gale di Londra mise in circolazione un catalogo in cui si attribuiva all’edizione Senex-Gosling appunto la data di stampa del 1693. E il Comolli reagì in modo davvero inatteso ed originale. Piuttosto di pensare ad un errore di data, non avendo mai avuto notizia dell’edizione inglese, avanzò seri dubbi sull’esistenza della stessa. Della traduzione inglese – si può leggere nella Bibliografia storico-critica dell’architettura civile (III, p. 174) – “dà motivo di dubitare l’anno 1693, a cui è assegnata mentre in quest’anno… ne uscì a Roma la prima parte…”. In breve: non era possibile che un’opera fosse tradotta in inglese e stampata nello stesso anno in cui era uscita in un altro Paese l’edizione originale, anzi una sua prima parte. Il Comolli diffidava di certe incongruenze e pensò che la traduzione inglese altro non fosse se non mera invenzione.
[7] Passarono gli anni, ma l’equivoco rimase. Persino nel documentatissimo studio di Luigi Vagnetti sulla “Prospettiva”, pubblicato nel 1979 sui n. 9-10 di Studi e documenti di Architettura, si attribuisce alla edizione Senex-Gosling la data di stampa 1693 (p. 417, col. 10). La cosa non deve meravigliare: si tratta, come detto, di un convincimento diffuso, anche se errato. Non fa eccezione nemmeno Kim Veltman nel suo The Sources of Perspective.
[8] Va detto, per completezza, che i curatori del reprint della Dover non cadono nel tranello ed in due diversi punti del volume, ovvero nella quarta di copertina e a p. 4 indicano chiaramente che l’edizione inglese fu pubblicata attorno al 1707.
[9] Va infine segnalato che nell’edizione Senex-Gosling, riprodotta dalla Dover, compare, subito dopo la “Preface to this Translation”, una nota di “Approbation of this Edition”. Tre architetti sostengono che l’opera merita “encouragement” e la definiscono “very proper for Instruction” in Perspective. Il primo dei tre personaggi è Christopher Wren, il maggior architetto inglese d’ogni tempo. Gli altri due (John Vanbrugh e Nicholas Hawksmoor) sono considerati validi esponenti dell’architettura barocca in Inghilterra.
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