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venerdì 28 febbraio 2014

Giovanni Mazzaferro La prima traduzione in lingua spagnola del Libro dell’Arte di Cennino Cennini: un piccolo miracolo italo-argentino


English Version

SI VEDA: CENNINI PROJECT

Giovanni Mazzaferro
La prima traduzione in lingua spagnola 
del Libro dell'Arte di Cennino Cennini:
un piccolo miracolo italo-argentino

Firenze - S.Maria Novella - Cappellone degli Spagnoli (Andrea di Bonaiuto 1365 circa)

La prima edizione in lingua spagnola del Libro dell’Arte di Cennino Cennini è stampata nel 1947 a Buenos Aires (per le edizioni a stampa del Libro dell'Arte si veda il mio 'Cennino Cennini e il "Libro dell'arte": censimento delle edizioni a stampa'. La traduzione è di Ricardo Resta, la prefazione di Aldo Mieli (Argos editore). Praticamente mai citata in tutte le bibliografie cenniniane, l’edizione Resta-Mieli ha tuttavia una sua importanza perché permette di osservare come il testo di Cennini sia stato studiato non solo da filologi e da tecnici dell’arte, ma anche da storici (Mieli) e filosofi (Resta) della scienza.

Quando me ne sono procurato una copia anastatica (Editorial Maxtor, isbn 8497613902) sono rimasto stupefatto leggendo la prefazione di Aldo Mieli. Un testo assolutamente eccellente, di un uomo che dimostra una cultura sterminata. Confesso che non l’avevo mai sentito nominare. E allora mi sono messo a cercare notizie sulla sua vita, così come su quella di Ricardo Resta (il traduttore). Ho scoperto cose talmente interessanti e talmente coinvolgenti che mi sono lasciato prendere da questi due personaggi. Per questo motivo, dopo una parte iniziale dedicata alla descrizione dell’edizione spagnola del 1947 e a quella (sempre a cura del binomio Resta-Mieli) de La Divina Proporción di Luca Pacioli, pubblicata un anno prima, tutto il resto del post è dedicato alla vita straordinaria (e tragica) di Aldo Mieli. Credetemi, merita di essere letta.

CENNINO CENNINI: 'EL LIBRO DEL ARTE' (1947) 

Cennino Cennini. El LIbro del Arte. Buenos Aires, 1947

Nel frontespizio non compare nemmeno il nome di Ricardo Resta. La prefazione di Aldo Mieli è un condensato di cultura e un esempio di rara chiarezza. Mieli conosce perfettamente le edizioni precedenti e i pochi dati anagrafici noti su Cennino, così come i principali manoscritti di tecniche artistiche pubblicati sino a quel momento [1]. 

Alcuni elementi: citando le edizioni precedenti del Libro dell’Arte, lo studioso livornese nomina quella inglese di Daniel Varnish Thompson, e non si limita a fornire i riferimenti bibliografici, ma esprime anche qualche riserva sulla traduzione: “traducción , en verdad, excelente, a pesar de algunos lapsus, y de la intepretación discutible de algunos pasajes, debida mas que nada a las variantes de puntuación de que es suscetible el texto de los códices” (p. 15). Un giudizio a cui aggiunge, più tardi, la segnalazione che lo stesso Thompson aveva pubblicato, sulla sua rivista Archeion, nel volume XV del 1933 le Recepte daffare più colori di Ambrogio di Ser Piero da Siena (p. 19) [2]. Il prefatore inoltre cita una serie di manoscritti di tecniche artistiche che sono reperibili nel suo Panorama general de historia de las ciencias, II, El mundo islámico y el Occidente medieval cristiano, Buenos Aires, Espasa Calpe, 1946; ed infine annuncia che sta per pubblicare, sempre per Espasa Calpe un volume dal titolo Leonardo da Vinci, sabio. Insomma, tutta una serie di indizi che fanno capire come Mieli non sia l’ultimo venuto. 

L’anno precedente, il binomio Resta-Mieli aveva prodotto la traduzione spagnola de La Divina Proporción di Luca Pacioli, con un sonetto inedito di Rafael Alberti, per i tipi della casa editrice Losada [3]. Lo stesso editore ha proposto nel 2013 la versione anastatica dell’opera, che ho qui con me (isbn 978-950-03-9835-0). Se, in fondo El Libro del Arte era un libriccino, il progetto editoriale che sta dietro all’edizione di Pacioli è ben più ambizioso. L’approccio di Mieli, ancora una volta, è chiarissimo, sin dalla prima pagina della sua Prefazione, che così comincia: “Vida y Obras de Luca Pacioli y su posición en el desarrollo de la Ciencia, en el Renacimiento”. Mieli è uno storico della scienza e tutto il suo commento è giocato sugli aspetti scientifici (in questo caso matematici) dell’opera di Pacioli.

Ma chi era Aldo Mieli, e come era finito in Argentina?

Aldo Mieli (1879-1950)
ALDO MIELI 
E LA STORIA DELLA SCIENZA IN ITALIA

Aldo Mieli nasce in Italia, a Livorno, nel 1879 [4]. Si laurea in chimica e diventa professore universitario a Roma nel 1908. Tuttavia, ben presto, il panorama dei suoi interessi esula dalla chimica in senso stretto e si allarga a comprendere la storia e la filosofia della scienza, nonché i rapporti tra scienza ed arte. Mieli si batte perché la storia della scienza diventi una disciplina autonoma, insegnata nelle università italiane. Collabora a diverse riviste scientifiche, fino a quando, nel 1919, non fonda e dirige l’Archivio di storia della scienza (che dal 1927 si chiamerà Archeion). In uno dei primissimi numeri (il secondo), pubblica una Bibliografia degli scritti a stampa e delle riproduzioni dei manoscritti di Leonardo da Vinci [5]. L’interesse per Leonardo da Vinci, l’artista-scienziato per eccellenza, è una delle costanti della sua biografia. Due anni dopo, ad esempio, nel 1921, Aldo Mieli fonda la Casa editrice Leonardo da Vinci, da cui verrà pubblicata Archeion. Mieli è una delle figure più note nel mondo della scienza italiana di primo Novecento, assieme a Giovanni Vailati e Federigo Enriques. Curiosamente i rapporti con quest’ultimo non sono certo amichevoli; sono differenti i modi di pensare alla disciplina e le differenze emergono prepotentemente nell’ambito del Comitato Scientifico preposto alla creazione di un Istituto per la Storia delle Scienze in Italia [6]. Ad ogni modo, Mieli è una figura assai nota e ben introdotta nel gotha della cultura italiana, che a volte non sembra prenderlo in considerazione per fini troppo nobili. È il caso di questa lettera di Giuseppe Prezzolini ad Alessandro Casati del 1° agosto 1924 [7] (Casati è, all’epoca e solo per pochi mesi, Ministro della Pubblica Istruzione nel Governo Mussolini):

“Caro Casati,

l’altro ieri mi scordai di domandarti un’udienza per il prof. Aldo Mieli… Egli ha un progetto di Museo di Storia delle Scienze che non costerebbe nulla allo Stato, e desidera esportelo.

In confidenza, ti aggiungo che il Mieli è una persona assai facoltosa, senza figli o parenti prossimi, un po’ maniaca ed ambiziosa per la sua specialità; cosicché, saputo condurre, potrebbe un giorno lasciare la sua bella biblioteca, la sua casa e le sue raccolte ad un museo, che in qualche modo lo ricordasse e gli fosse caro”.

Nulla di tutto ciò. Nel 1928, improvvisamente, Aldo Mieli abbandona l’Italia e si trasferisce in Francia. Perché questa vera e propria fuga? Sicuramente non per le origini ebraiche del nostro. Siamo nel 1928, le leggi razziali sono ancora ben lontane e, a quella data, buona parte degli ebrei italiani sono fascisti o agnostici, esattamente come la maggioranza dei loro concittadini. L’ipotesi politica è naturalmente la più accreditata. Mieli era dichiaratamente socialista. Nel Casellario Politico Centrale è conservato un fascicolo su Mieli, con una sua foto segnaletica del 1930, in cui viene definito ‘pericoloso socialista’, da arrestare immediatamente in caso di ritorno in Italia. Quanto poi abbia influito sulla decisione di Mieli la sua dichiarata omosessualità è cosa che secondo noi sconfina nel pettegolezzo (ma che comunque gli creò seri problemi anche coi compagni di partito: Mieli fu espulso dal Partito Socialista nel 1902 per ‘pederastia passiva’); ne parliamo solo perché, anche in materia di sessualità, Mieli ebbe un approccio assolutamente scientifico. Nel 1921 fondò la Rassegna di studi sessuali, che diresse fino alla sua fuga in Francia. Scrive Ferdinando Abbri: “Nella concezione del M. la Rassegna doveva essere l’espressione delle ricerche di sessuologia e doveva produrre, come lo stesso Archivio di storia della scienza, una bibliografia e una collana di studi e di traduzioni di opere dei maggiori studiosi del tempo. Il fatto che l’Archivio e la Rassegna promuovessero iniziative culturali simili, come bibliografie e collane, si spiega con la convinzione del M. che la storia della scienza e la sessuologia fossero campi collegati” (cit.). Più in generale, sulla militanza omosessuale di Mieli si veda quanto scritto da Giovanni Dall’Orto [8], con preziosissime informazioni sull’archivio e la biblioteca del livornese. 

ALDO MIELI IN FRANCIA

Mieli arriva a Parigi a 49 anni. Trova accoglienza al Centre International de Synthèse, a cui conferisce la sua ricchissima biblioteca in cambio di un vitalizio; organizza nel 1929 il primo Congresso Internazionale di Storia della Scienza e continua a pubblicare Archeion (per uno strano gioco del destino, invece, la Rassegna di studi sessuali, in Italia, continuerà a vivere, sia pure con titolo lievemente differente, trasformandosi, negli anni bui delle leggi razziali, in un periodico – fondato da un ebreo - a difesa della purezza della razza). Gli indici della rivista Archeion dagli anni 1928 al 1943 sono consultabili, a prezzo di sforzi disumani, sul sito della Biblioteca Digitale del Museo Galileo (http://www.museogalileo.it/). [9] Abbiamo dato una rapida occhiata ai contributi: quelli francesi sono, a nostro avviso, gli anni migliori della rivista, con prestigiosi collaboratori internazionali; Mieli vi fa comunque la parte del leone e scrive centinaia di recensioni e articoli. In materia d’arte (o, meglio, di arte e scienza), Mieli continua a recensire incessantemente pubblicazioni su Leonardo. Per quanto riguarda le tecniche artistiche, sul fascicolo 15/1933 (pp. 339-347) viene pubblicato ‘The Ricepte daffare più colori of Ambrogio di Ser Pietro da Siena’. L’autore è Daniel Varnish Thompson, ovvero il professore universitario di Yale che nel 1932 ha pubblicato la quarta edizione italiana del Libro dell’Arte di Cennino e nel 1933 la terza, fortunatissima, edizione in inglese. Non sappiamo come Thompson sia entrato in contatto con Mieli (o viceversa), ma è certo che i due si conoscono (ulteriori ricerche negli indici a nome “Cennini” non hanno dato risultato). Quattro anni dopo, nel 1937, peraltro, sul volume 19, alle pagine 102-104, compare una recensione firmata da Dorothea Waley Singer ai Materials of Medieval Painting pubblicati da Thompson nel 1936. [10] 

A turbare la vita parigina s’addensa la minaccia nazista. Nel 1939, alla vigilia dello scoppio della guerra mondiale, temendo l’invasione nazista e le conseguenti persecuzioni razziali, Mieli decide di scappare ancora e, questa volta, si trasferisce dalla Francia in Argentina. 

ALDO MIELI IN ARGENTINA 
E LA NASCITA DELLA STORIA DELLA SCIENZA IN SUDAMERICA

Quella in Argentina è una fuga (la seconda). Non è certo solitaria: all’epoca gli intellettuali italiani che scappano dalle persecuzioni razziali vanno o in Argentina o negli Stati Uniti. Oltre a Mieli, a titolo di esempio, arrivano i matematici Beppo Levi e Alessandro Terracini, il linguista Benvenuto Terracini, i medici Renato Segre e Amedeo Herlitzka, il fisico Andrea Levialdi, i giuristi Renato Treves, Gino Arias e Camillo Viterbo, il filosofo Rodolfo Mondolfo e il sociologo Gino Germani [11]. E, soprattutto, è in qualche modo una fuga organizzata [12]. Grazie alla sua attività scientifica, Mieli ha contatti in Argentina e scrive offrendosi come organizzatore di un Istituto Universitario di Storia della Scienza. Ottenuta se non una certezza, quanto meno una speranza, si trasferisce a Santa Fé, presso la Universidad Nacional del Litoral. Porta con sé, naturalmente, la sua sterminata biblioteca e un’immutata voglia di continuare a dedicarsi alla sua rivista e alla sua materia. Archeion, dopo una pausa nel 1939, riprende a pubblicare nel 1940; l’Università gli riserva una cattedra ed apre un Istituto di Storia e Filosofia della Scienza. Attorno a Mieli, in pochissimi anni, si raduna un ristretto gruppo di professori universitari e studenti appassionati della disciplina. È necessario spendere almeno due nomi: José Babini, che fu davvero il suo braccio destro e il prosecutore della sua opera per decenni, e Ricardo Resta, filosofo della scienza, che comincia a scrivere con assiduità su Archeion.

Mieli ha quasi sessant’anni, la sua salute vacilla, e le disponibilità economiche si sono drasticamente ridotte rispetto a vent’anni prima. Sembra però trovare una soluzione cedendo la proprietà della sua biblioteca all’Università e assicurandosi la tranquillità necessaria per insegnare e pubblicare le sue ricerche. 

Il destino è crudele. Nel 1943 un colpo di stato militare rovescia il governo argentino. Sale al potere un gruppo di militari filo-fascisti. Una delle primissime cose che fa il regime (che durerà assai poco, soppiantato poi dalla nascita del Peronismo nel 1945) è assicurarsi il controllo delle Università: l’Istituto di Storia e Filosofia e Storia della Scienza viene chiuso; Archeion smette di esistere. 

Ora, noi possiamo solo immaginare cosa possa provare un uomo che è scappato due volte dai fantasmi del Novecento, cercando semplicemente di mantenere in vita le sue creature più care, ovvero la sua rivista e la sua amata biblioteca, quando una terza sventura gli si rovescia addosso, quasi come se fosse un personaggio della tragedia greca. Chiunque ne uscirebbe distrutto. Il colpo è durissimo. Mieli si trasferisce in provincia, a Florida; è gravemente malato e in serie difficoltà economiche. Eppure non riesce a smettere di sognare: svolge alcune collaborazioni (come per l’appunto le prefazioni a Pacioli e Cennini di cui abbiamo parlato all’inizio), ma il vero progetto, ora, è di scrivere un Panorama general de historia de la ciencia. Riuscirà a pubblicare solo i primi due, prima che lo morte lo colga nel 1950. 

RICARDO RESTA

Molto meno sappiamo di Ricardo Resta, se non che anche lui, dapprima collaboratore di Mieli su Archeion, poi filosofo della scienza, ebbe i suoi problemi di natura politica. In un libro di memorie (Laura Levi, Beppo Levi: Italia Y Argentina en la Vida de Un Matematico), Beppo Levi (che si era trasferito in Argentina contemporaneamente a Mieli) ci dice: “Mi hermana, qui había estudiado arquitectura en Rosario pero desde hacía algún tempo trabajaba en Buenos Aires, se había casado con Ricardo Resta, filósofo estrechamente relacionado con el ambiente universitario argentino, que se oponía en ese entonces al peronismo imperante. Ello le había accarreado problemas laborales y aceptó una invitación a hacerse cargo de una cátedra en la Universidad de Panamá.” (p. 81). La carriera accademica di Resta si svolse dunque per la maggior parte a Panama, dove Ricardo insegnò filosofia per decenni. Tornato in Argentina, vi morì nel 1965. L’elogio funebre di Ricardo Resta ed alcuni ricordi personali di suoi studenti sono pubblicati su riviste panamensi degli anni successivi. 

Non sembra del tutto inutile, tuttavia, ricordare che Resta sembra aver avuto anche una intense attività di traduzione dall’italiano allo spagnolo: oltre a Pacioli e Cennini abbiamo trovato su Internet sue traduzioni di opere di Keplero e Schiaparelli in ambito scientifico e di Guido De Ruggiero in tema di politologia.


NOTE

[1] C’è un’unica inesattezza nella prefazione di Mieli, laddove dice che esistono solo tre manoscritti del Libro dell’Arte, dimenticando il quarto (ovvero il Codice Palatino 818) della Biblioteca Nazionale di Firenze. Mieli segue ovviamente l'edizione Simi, dove succede la stessa cosa.

[2] Vedi nota 10.

[3] La casa editrice Losada è una delle più importanti case editrici argentine. Nasce nel 1938, per l’azione di alcuni esuli spagnoli antifranchisti (ma anche per merito di italiani). Per una brevissima storia della casa editrice http://www.elmundo.es/america/2013/09/20/argentina/1379695566.html?a=VODfcb603db6dad36badb2058baa65ef272&t=1379717208&numero= L’editore si specializza nei primi anni nella traduzione di letteratura (anche artistica) italiana. Del 1943 è, ad esempio, la traduzione del Trattato della Pittura di Leonardo da Vinci.

[4] "Mieli, Aldo.", by Maria Luisa Righini Bonelli, Complete Dictionary of Scientific Biography. 2008.Encyclopedia.com. 22 Feb. 2014 <http://www.encyclopedia.com

“Mieli, Aldo”, by Ferdinando Abbri, Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 74 (2010) http://www.treccani.it/enciclopedia/aldo-mieli_(Dizionario-Biografico)/

[5] Il testo della monografia è consultabile all’indirizzo Internet http://www.franuvolo.it/sito/doc/Leonardo-in/153.pdf

[6] Sandra Linguerri. Storia della scienza in Italia (senza numerazione pagine). in http://www.storiadellascienza.net/archivio/

[7] Alessandro Casati, Giuseppe Prezzolini. Carteggio II 1911-1944, a cura di Dolores Continati, p. Edizioni di Storia e Letteratura, 1990

[8] Giovanni Dall’Orto, Aldo Mieli (1879-1950): un pioniere gay dimenticato (http://www.giovannidallorto.com/biografie/aldomieli/aldomieli.html#15a) in La Gaya Scienza (http://www.giovannidallorto.com/). I materiali raccolti da Dall’Orto sono tanto preziosi, quanto sgradevole è la persona. Dall’Orto è in possesso di fotocopie delle note autobiografiche di Mieli. Saputolo, lo contatto per chiedere informazioni. Mi risponde: “Le "noterelle bibliografiche" sono ancora inedite ma le possiedo in fotocopia pessima, quasi illeggibile (cosa che mi scoraggia sempre dal proporne una trascrizione) ma sono per davvero autobiografiche, e non parlano dell'attività bibliografica di Mieli, ma solo della sua vita (ci sono interminabili pagine che parlano dei malanni che lo avrebbero portato alla morte, o di una volta in cui per errore rimase chiuso dentro in casa... piccoli segni di senilità di un uomo che era stato grande, ed era stato ridotto al vivere giorno per giorno, senza prospettive).” Gli chiedo di poterle leggere. Mi risponde: “Senz'altro, quanto pubblicherò la trascrizione delle Noterelle autobiografiche sarà mia premura avvisarla immediatamente.”. Gli faccio presente che è una risposta sciocca ed irritante. La sua risposta è: “La ringrazio. Se desidera che le scriva anche il saggio, già che ci siamo, in cambio del fatto che farà un link al mio sito, prego, chieda, chieda pure. Non sarebbe il primo a farlo, le assicuro.” Il personaggio si giudica da sé.

[9] Parte della rivista è consultabile online. Per consultare senza partire dagli indici utilizzare il seguente link http://193.206.220.110/Teca/Viewer?an=000000903332. Attenzione, però: non tutti le annate contengono tutti i fascicoli: il 1933, ad esempio, non è completo. Meglio quindi cominciare la ricerca da qui: http://colombo.imss.fi.it/IMSS/?q=uniformtitle130730:%22Archeion%20%5Bspogli-analytical%20entries%5D.%22. Accanto ad ogni saggio è scritto se è consultabile online

[10] Le Recepte sono consultabili solo a pagamento. La recensione ai Medieval Materials è invece consultabile online: http://colombo.imss.fi.it/IMSS/?uilang=it&hreciid=|library/marc/amicus|000000378817


[12] Cecilia Gargano y Diego Hurtado, Entre la historia y la Historia; la trayectoria de Aldo Mieli en la Argentina (pp. 223-235) in Studi Italiani Estudios Italianos 150° aniversario de la Unidad de Italia (Revista de Italianistica de la Faculdad de Lenguas Universidad Nacional de Córdoba, 2011) http://www.esteri.it/mae/ministero/pubblicazioni/allegati/20111205_rivista_StudiItaliani_Cordoba.pdf

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