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martedì 5 novembre 2019

Sigrid Bauschinger. [I Cassirer. Imprenditori, mercanti d'arte, filosofi. Biografia di una famiglia]


English Version

Sigrid Bauschinger
Die Cassirers. Unternehmer, Kunsthändler, Philosophen. Biographie einer Familie
[I Cassirer. Imprenditori, mercanti d'arte, filosofi. Biografia di una famiglia]


Monaco di Baviera, C.H. Beck, 2015

Recensione di Francesco Mazzaferro


Fig. 1) La copertina del libro di Sigrid Bauschinger dedicato alla famiglia Cassirer, pubblicato nel 2015


In questo blog abbiamo spesso parlato di tre membri della famiglia Cassirer.

Di Else Cassirer (1873-1942) abbiamo recensito un’ottima antologia di lettere di artisti tedeschi ed europei del XIX secolo, pubblicata dal marito Bruno nell’imminenza dello scoppio della Prima Guerra Mondiale. Lo abbiamo fatto in modo dettagliato e sistematico, con un commentario diviso in sette parti, perché abbiamo considerato quell’opera sintomatica dell’esistenza, almeno in parte del mondo dell’arte tedesco e dell’opinione pubblica del paese, di un orientamento internazionalista ed europeista, che certo non voleva il conflitto franco-tedesco e promuoveva l’incontro fra le due culture.

Abbiamo fatto riferimento a Paul Cassirer (1871-1926), fratello di Else, mercante, collezionista ed editore d’arte, nonché promotore insieme al cugino Bruno della Secessione di Berlino, nelle nostre recensioni agli scritti di Max Liebermann (1847-1935), Max Klinger (1857-1920), Lovis Corinth (1858-1925), Arthur Kampf (1864-1950), Emil Nolde (1867-1956) e Arno Breker (1900-1991). Paul è stato per molti anni grande amico di alcuni di questi artisti, almeno fino al 1911-1913, quando, a causa di gravi divergenze all’interno della Secessione, alcune relazioni amicali si interruppero.

Else Cassirer sposò il cugino Bruno Cassirer (1872-1941), anch’egli editore d’arte, collezionista e promotore degli artisti secessionisti. Abbiamo parlato di Bruno nelle recensioni degli scritti di Lovis Corinth, George Grosz (1893-1959) e Otto Griebel (1895-1972).

Ho quindi letto con molta curiosità la “biografia familiare” dei Cassirer, pubblicata nel 2015 dalla germanista Sigrid Bauschinger (1934-). L’ho affrontata ponendomi, sostanzialmente, tre interrogativi. Chi furono i tre Cassirer, che tanto marcarono la letteratura artistica tedesca del primo Novecento? Quale ruolo ebbero all’interno di una famiglia ebraica che aveva prodotto quattro generazioni di imprenditori, intellettuali e uomini di cultura, primo fra tutti un altro cugino di Else, Paul e Bruno, ovvero il filosofo Ernst Cassirer (1874-1945)? E quale fu il loro ruolo nella società tedesca ed europea (e nel mondo dell’arte) di quegli anni?

Va subito detto che non tutti questi interrogativi hanno trovato risposta soddisfacente e che molto rimane ancora da studiare e ricercare in questo campo. A discolpa dell’autrice va detto che il suo obiettivo è appunto quello di proporre una biografia collettiva, o come si legge nel titolo, una Biographie einer Familie’, una biografia familiare. Ella dunque ricostruisce un mondo assai più vasto, che va molto oltre la storia dei tre individui nel mondo dell’arte berlinese della prima metà del Novecento. Le carenze che metterò in evidenza sono, dunque, da interpretare per lo più in questo contesto, ossia nel quadro di un'opera che non ha la letteratura artistica come motivo della sua genesi. La storia dei Cassirer, come narrata dalla Buschinger sulla base di tracce scoperte negli archivi di mezzo mondo, comprende molte generazioni e si allarga dalla Germania all’Inghilterra, agli Stati Uniti e persino al Sudafrica (Nadine Mortimer sposa lì un Cassirer) dopo che l’arrivo del nazismo costringe tutti i membri della famiglia a rifugiarsi all’estero. Il suo metodo di ricerca non è quella di una storica dell’arte, ma di una storica della cultura: data la formazione come germanista, la Bauschinger si trova soprattutto a suo agio quando analizza l’attività di Paul e Bruno come editori di letteratura (prosa e poesia). Il suo contributo è necessario, insomma, ma non sufficiente a rispondere ai miei interrogativi.


Else Cassirer

Purtroppo, nella biografia della famiglia curata da Sigrid Bauschinger, molto poco si legge, ad esempio, del contributo di Else Cassirer alla letteratura artistica. Evidentemente Else doveva essere persona assai schiva e ritirata. Nessuno dei tre capitoli sulle donne della famiglia le è dedicato. Di Else non sappiamo quali ragioni la spinsero a compilare l’antologia Künstlerbriefe aus dem neunzehnten Jahrhundert (Lettere di artisti del XIX secolo), qualche anno dopo la nascita delle sue due figlie. Non vi è traccia dei suoi studi in campo artistico. La curatrice del volume, Sigrid Bauschinger, non si pone il problema di discutere le ragioni e i meriti dell’antologia e si limita a chiarire che l’opera fu ripubblicata numerose volte (nel 1913, 1919 e 1923, in versioni lievemente modificate) [1]. 

Fig. 2) L’antologia di Else Cassirer nelle edizioni del 1913 e del 1923
  
Si parla ovviamente del matrimonio di Else con il cugino Bruno nel 1897 [2]; un anno dopo Bruno e Paul aprirono, al primo piano della casa di Bruno ed Else, una galleria d’arte per propagare impressionismo e secessione nella nuova capitale della Germania unita. Di Else, però, si torna a parlare solo nel 1938, quando va in esilio con marito, figlie e nipoti a Oxford. Nulla si sa dei quarant’anni che separano i due eventi, anche se veniamo a conoscenza di una serie di vicissitudini che sicuramente lasciano un riflesso nella vita di Else: il marito Bruno si invaghisce della prima moglie di Paul e la rottura del sodalizio tra i due cugini nel 1901 si deve proprio a questo motivo. Else, dunque, soltanto quattro anni dopo il matrimonio, deve affrontare un episodio scabroso che riguarda marito e fratello [3]. L’unica altra indicazione di un’attività autonoma, oltre alla pubblicazione dell’antologia del 1913, è che si occupa, a partire dal 1914, della fondazione di famiglia [4] creata per soccorrere donne anziane e sole [5].

Else muore in esilio nel 1942, un anno dopo il marito.


Paul Cassirer

Tutt’altro è il ruolo che Paul gioca nel volume di Sigrid Bauschinger. D’altra parte, si tratta di un uomo di grandi qualità e gravi difetti, come afferma Max Liebermann nell’elogio funebre a lui dedicato, infrangendo la regola che dei morti si parla sempre bene. Tra le prime vi è certamente il fatto di essere un uomo con spirito di iniziativa e capacità imprenditoriali, che occupa un ruolo centrale nel mondo della cultura a Berlino a cavallo dei due secoli pur senza aver concluso il percorso di studi giuridici a Monaco, e diviene punto di riferimento non solamente per artisti, ma anche per uomini di lettere e teatro. Tra i secondi va ricordata l’incostanza, che lo porta – nel giro di pochi decenni – prima a essere veicolo privilegiato dei rapporti economico-culturali tra Berlino e Parigi, poi ad appoggiare nel 1914 l’attacco tedesco alla Francia divenendo parte attiva nella propaganda di guerra antifrancese e, infine, a proclamarsi alla fine della guerra convinto pacifista e comunista. Un aspetto della sua incostanza è la vita sentimentale tormentata: la prima moglie lo tradisce (forse) con il cugino Bruno nel 1901, ma egli la ripaga con altrettanto protratti e continui tradimenti che portarono al divorzio per colpa del marito (così certificò il tribunale) nel 1904; Paul sposa poi in seconde nozze, nel 1910, una delle attrici di prosa più famose dell’epoca (Tilla Durieux), ma continua a tenere uno stile di vita da libertino seriale; quand’anche la seconda moglie presenta la richiesta di divorzio, Paul si suicida nello studio del suo avvocato. Siamo nel 1926.

Fig. 3) Uno degli otto volumi della collana delle opere esposte nella Galleria Cassirer, curato da Bernhard Echte e Walter Feilchenfeldt e pubblicato dall’editore svizzero Nimbus nel 2011.

Nel campo dell’arte Paul è soprattutto (ma non solo) gallerista. Tra Berlino (1898), Amburgo (1902) e Amsterdam (1923) organizza circa duecento mostre esponendo ventimila opere [6]. Oggi quel ruolo è riconosciuto universalmente, tra l’altro con la pubblicazione nell’ultimo decennio da parte dell’editore Nimbus, a cura dello storico dell’arte Bernhard Echte (1958-) e del gallerista Walter Feilchenfeldt (1939-) [7], del catalogo illustrato completo in otto volumi di tutte le opere esposte dalla Galleria Cassirer a partire dal 1905 fino al 1933, anno in cui la galleria gestita dagli eredi viene chiusa dai nazisti.

Fig. 4) Un altro degli otto volumi della collezione delle opere esposte nella Galleria Cassirer. Anche questo volume dell’editore Nimbus è del 2011.
  
Paul nasce a Breslavia (la tedesca Breslau e l’attuale polacca Wrocław) l’anno dell’unificazione tedesca sotto la Prussia e raggiunge Berlino ancora nell’età della scuola superiore. È il rampollo di una famiglia di industriali che ha saputo utilizzare al meglio le opportunità offerte da un’economia giovane e rampante che si sta modernizzando a tappe forzate. Studente svogliato di diritto a Monaco, vi conosce i pittori e i letterati con cui farà fortuna, primi tra tutti gli impressionisti tedeschi Lovis Corinth e Max Slevogt (1868-1932) [8]. Di lì si trasferisce con la prima moglie a Bruxelles, centro culturale dell’Art Nouveau, dove fa amicizia con l’architetto e designer Henry van de Velde (1863- 1957), un altro futuro beniamino della vita culturale berlinese. Da Bruxelles inizia a frequentare Parigi, dove conosce nel 1894 il gallerista Paul Durand-Ruel (1831-1922) e scopre impressionisti e post-impressionisti. In quel periodo, dopo una nuova breve pausa a Monaco, decide di trasformarsi da dandy svogliato a operatore del mercato dell’arte a Berlino, potendo beneficiare delle risorse economiche di una famiglia molto abbiente.

Fig. 5) Un volume della collana sulle opere esposte nella Galleria Cassirer, dedicato alle mostre tra 1910 e 1914. È stato pubblicato dall’editrice Nimbus nel 2016.

La Berlino di quegli anni è una città che, in poco più di un decennio, ha quasi raddoppiato gli abitanti. Sigrid Bauschinger ricorda come vi si trovino venticinque stazioni ferroviarie, sessanta teatri e cento giornali [9]. È invece città assai arretrata in ambito culturale, anche a causa della politica dell’imperatore Guglielmo, che affida l’accademia al pittore storico Anton von Werner (1843-1915) con l’incarico di forgiare generazioni di artisti che celebrino in modo classicheggiante le dinastie prussiane. Il Kaiser inaugura una tradizione (che continuerà con Hitler) di uomini di potere che non solamente si occupano direttamente d’arte, ma addirittura teorizzano e impongono criteri di gusto estetico. Così come Hitler bollerà decenni dopo come arte degenerata ogni forma di modernismo, Guglielmo dichiara battaglia all’impressionismo (e a tutta l’arte dell’odiata Francia, compresi Delacroix, Courbet e Daumier, che, per di più, erano artisti di chiaro orientamento politico repubblicano).

Fig. 6) Un altro volume della collana dedicata alle opere esposte nella Galleria Cassirer, curato da Bernhard Echte e Walter Feilchenfeldt e pubblicato dall’editore svizzero Nimbus. Anche questo volume è relativo alle mostre tenutesi tra 1910 e 1914 ed è stato pubblicato nel 2016.

Nel 1889 i cugini Cassirer aprono la Galleria nella Viktoriastrasse 35 di Berlino proprio con l’ambizione (riuscita) di fare di Berlino un centro d’interesse per la nuova arte francese. La posizione è ottimale: una strada a fianco del sontuoso parco Tiergarten in centro città (come detto, si tratta di parte della villa in cui vivono Bruno ed Else). I Cassirer sostengono apertamente l’appena costituita Secessione (di cui Paul è segretario), che a Berlino nasce quell’anno ad opera di Max Liebermann, Walter Leistikow (1865-1908) e August Gaul (1869-1921). I locali della Galleria vengono disegnati dall’architetto van de Velde. La politica espositiva è quella di abbinare fra loro artisti tedeschi e stranieri [10]. Si inizia con Liebermann, Edgar Degas (1834-1917) e Costantin Meunier (1831-1905). Si continua con Édouard Manet (1832-1883), Claude Monet (1840-1926) e Giovanni Segantini (1858 -1899), poi con van Gogh e Alfred Kubin (1877-1959), e, ancora, con Paul Cézanne (1839-1906), Corinth, Leistikow e Fritz Klimsch (1870-1960). Le scelte di Paul e Bruno ricadono su artisti delle due generazioni precedenti, combinando fra loro gusti e ispirazioni diverse (il realismo, il gusto per la natura, la pittura maledetta). Il  successo dei due cugini è strepitoso. Nei primi anni le mostre della Galleria Cassirer si susseguono addirittura a ritmo settimanale (poi, circa ogni due mesi), mostrando sempre nuovi artisti. I dipinti arrivano spesso da Parigi, grazie a Durand-Ruel (insieme al quale Cassirer acquisisce, fra l’altro, nel 1910 la collezione di Auguste Pellerin (1852-1929), ossia una delle raccolte private più importanti di Francia). 

Fig. 7) A sinistra: il saggio di Max Liebermann su Degas. A destra: il saggio di Alfred Lichtwark su Böcklin, intitolato Seele und Kunstwerk (L’anima e l’opera d’arte). Entrambi i testi escono nel 1899.


In parallelo alla Galleria nasce la casa editrice (anch’essa situata nella villa di Bruno ed Else), con un chiarissimo orientamento di supporto alla Secessione: ad esempio, oltre a varie cartelle di disegni, di Liebermann esce anche un saggio su Degas. I due cugini curano anche una monografia su Böcklin di Alfred Lichtwark (1852-1914), uno degli storici dell’arte progressisti che operano dall’interno del sistema museale (è il direttore della Kunsthalle di Amburgo ed è grande amico di Liebermann).

Sigrid Bauschinger non affronta alcuni temi che sono persino ovvi, e che emergono dalla lettura degli scritti degli artisti tedeschi già citati. Paul è al tempo stesso titolare della propria galleria e segretario (e poi direttore e presidente) della Secessione. La Secessione non è una semplice congregazione di artisti: ha i suoi spazi espositivi (nell’elegante quartiere di Charlottenburg) e organizza mostre per vendere i quadri dei soci che ne fanno parte. Le mostre organizzate in parallelo dai Cassirer riguardano gli stessi autori (gli impressionisti francesi, i contemporanei anti-accademici tedeschi), con la differenza che gli introiti della Secessione sono divisi tra gli artisti e quelli della galleria Cassirer vanno direttamente a Paul (e Bruno nei primi anni). Vi è dunque un evidente conflitto di interessi che porterà a infinite dispute, prima con Nolde nel 1910, poi con un gruppo sempre più numeroso di artisti (compreso l’amico fraterno Corinth) e, infine, nel 1912, addirittura con lo stesso Liebermann, a cui Cassirer sottrae la carica ‘storica’ di presidente della Secessione nel 1913. A quel punto Paul è davvero monopolista del mercato artistico a Berlino. Questa circostanza porterà alla decisione di molti artisti di spostarsi a Düsseldorf, dove Cassirer non controlla il mercato. È davvero un peccato che il volume sorvoli su tutto questo. La recente conclusione della pubblicazione delle lettere di Max Liebermann in otto volumi (a cura dell’editore Deutscher Wissenschafts Verlag) potrebbe contribuire a comprendere quel che successe tra un nucleo di personalità originariamente amiche.

Nel 1901 le strade dei due cugini, improvvisamente, si dividono (per sempre). Si è già detto che, a parere di Sigrid Bauschinger, la ragione non è né commerciale o estetica, né ha la sue radici nella reciproca incompatibilità di carattere con cui la famiglia Cassirer giustificò per generazioni l’accaduto. Si tratta di una questione sentimentale e, forse, di sesso. L’accordo per la divisione del patrimonio – siglato formalmente e registrato nei registri commerciali di Berlino – è che Paul debba continuare l’attività come gallerista e Bruno acquisisca la casa editrice (con un impegno scritto di Paul a non entrare in concorrenza con lui per otto anni) [11].

Paul si getta allora sulla commercializzazione delle opere di van Gogh, il cui numerosissimo invenduto viene gestito in maniera sapiente da Johanna van Gogh-Bongers (1862-1925), la moglie di Theo van Gogh (1857-1891). Johanna non disperde la collezione (oggi conservata presso il museo van Gogh di Amsterdam), ma affida a Paul la commercializzazione mirata di alcune opere, che il gallerista comincia a mostrare al pubblico tedesco, a Berlino e in altre città della Germania. La sua è un’attività perseguita con costanza, che porta, alla fine del primo decennio del secolo, a un risultato eclatante: nel 1914 in Germania vi sono ben 140 quadri di van Gogh, molti più di quanti se ne  trovino in Francia o Gran Bretagna (è una responsabilità storica dei nazisti che il numero di van Gogh in Germania scenda a una decina, con molte opere distrutte). A fianco di van Gogh, gli artisti ‘di richiamo’ di Cassirer sono Cézanne ed El Greco, celebrato come proto-espressionista dopo la pubblicazione degli scritti a lui dedicati da Julius Meier-Graefe (1867-1935) nel 1910 [12]. 

Fig. 8) Cinque titoli pubblicati da Paul Cassirer: I racconti di Calza di Cuoio di James Fenimore Cooper, La pietra del saggio di Frank Wedekind, Tra le razze di Heinrich Mann, Ballate ebraiche di Else Lasker-Schüler e lo Spirito dell’utopia di Ernst Bloch

Nel 1908, scaduto il termine contrattuale che gli impediva di fare concorrenza al cugino in campo editoriale, Paul crea la sua prima casa editrice (la Pan-Presse, rievocando il mito di Pan). Nel 1909 esce il primo volume: sono i cinque racconti indiani dell’americano James Fenimore Cooper (1789- 1851), intitolati I racconti di Calza di Cuoio, uno dei quali è il celeberrimo L’Ultimo dei Mohicani (1826). I romanzi di Cooper sono già conosciuti in Germania, dove godono di enorme popolarità tra i ragazzi. Cassirer li fa illustrare dall’amico Max Slevogt. Tutte le pubblicazioni di Paul sono contraddistinte dall’impiego sistematico dell’illustrazione a opera di grandi artisti: oltre agli amici degli anni precedenti egli si rivolge a nuovi nomi, come Jules Pascin (1885-1930), Ernst Barlach (1870-1938) e Max Pechstein (1881-1955).

Seguendo questa politica, la rivista settimanale della casa editrice, Pan (1908-1912), diretta dallo scrittore Alfred Kerr (1867-1948), diviene mezzo di diffusione della grafica di qualità in Germania. Per la casa editrice escono anche molti testi di narrativa, teatro e poesia contemporanea: lavorano per Cassirer il drammaturgo maledetto Frank Wedekind (1864-1918), lo scrittore impegnato Heinrich Mann (1871-1950), la poetessa Else Lasker-Schüler (1869-1945) e il filosofo Ernst Bloch (1885- 1977). Sigrid Bauschinger non manca di sottolineare le condizioni estremamente generose applicate da Cassirer ai i suoi autori, che a volte sono regolarmente stipendiati (e addirittura ospitati in abitazioni a spese della casa editrice) [13]. Per quanto molto interessante, la discussione sul ruolo svolto dell’editore nella diffusione della poesia espressionista in Germania va al di là dello scopo di questa recensione.

Due monografie (rispettivamente di Eva Caspers sul ruolo della Pan Presse per la diffusione della grafica d’arte e di Rahel E. Feilchenfeldt e Markus Brandis, con un catalogo completo e commentato delle opere pubblicate dalle case editrici di Paul Cassirer) sono state pubblicate recentemente da De Gruyter; a ciò si aggiunge un saggio di Feilchenfeldt su Paul Cassirer. Un mercante d’arte come editore

Fig. 9) Tre studi recenti sul ruolo di Paul Cassirer come editore.

Il successo crea anche nemici. Nel 1911 la Bremer Kunsthalle, nelle mani di Gustav Pauli (1866-1938), uno tra gli operatori del mondo artistico che più si è speso per il rinnovamento del gusto artistico, acquisisce da Cassirer il Campo di papaveri di van Gogh per trentamila marchi (somma enorme per i tempi). Carl Vinnen (1863-1922), uno dei giovani pittori tedeschi che vive in miseria nella vicina colonia artistica di Worpswede, pubblica allora un manifesto indignato, Una protesta degli artisti tedeschi: perché non si acquistano i quadri degli artisti del luogo? Paul Cassirer risponde immediatamente sul settimanale Pan con un articolo su Arte e mercato dell’arte. Lo scambio dimostra come Vinnen e Cassirer abbiano concezioni diverse sull’identità tedesca: per Vinnen conta l’identità locale, Cassirer vuol fare di Berlino la capitale mondiale dell’arte. Pur nella violenza verbale della polemica, entrambi condividono tuttavia l’idea della superiorità dell’arte tedesca su quella straniera. Vi sono dunque modi diversi di essere nazionalisti. Cassirer non è comunque l’unico a rispondere a Vinnen: Pauli raccoglie tutti i contributi a suo favore in un volume pubblicato dalla Piper di Monaco sempre nel 1911.


Fig. 10) A sinistra: Una protesta degli artisti tedeschi di Carl Vinnen (1911). Al centro: un numero del settimanale Pan nel 1912. A destra: la raccolta di scritti La battaglia per l’arte in risposta a Vinnen

Con lo scoppio della guerra molte contraddizioni nel pensiero di Paul Cassirer divengono evidenti. In poche settimane egli passa da un rapporto intensissimo con le gallerie artistiche parigine alla propaganda di guerra anti-francese [14]. La casa editrice di Cassirer, solamente qualche giorno dopo l’avvio del conflitto, nell’agosto 1914, inizia a pubblicare i Künstlerflugblätter (Volantini d’epoca di guerra) che testimoniano ogni settimana il supporto della crème de la crème degli artisti tedeschi per l’esercito al fronte. L’idea è che quel foglio debba essere diffuso tra i soldati che marciano vittoriosi verso Parigi, per testimoniare come l’intera nazione – compresi gli artisti – sia idealmente al loro fianco. A fine settembre 1914 la rivista di Cassirer si schiera a favore della tesi secondo la quale danneggiare assai gravemente a cannonate il duomo di Reims non era stata una barbarie, ma una necessità, visto che quel capolavoro del gotico era utilizzato per trasmissione di messaggi militari; è una risposta all’indignazione degli intellettuali di tutto il mondo che si erano sollevati contro l’azione militare tedesca. È il pittore Walter Bondy (1880-1940) a disegnare la copertina di quel numero. Come se non bastasse, Cassirer (che da civile guida la macchina) si arruola nell’esercito come automobilista per il trasporto dei messaggi al fronte e viene persino decorato con la croce di ferro [15].
  
Fig. 11) I primi due numeri dei Volantini d’epoca di guerra (agosto e settembre 1914) e il numero 5 del 30 settembre 1914), tutti pubblicati dalla casa editrice di Paul Cassirer. Fonte: https://digi.ub.uni-heidelberg.de/diglit/feldztgkrzeit1914bis1916/0001/thumbs

Il conflitto, che tutti in Germania immaginavano destinato a concludersi rapidamente col trionfo sui francesi, s’incancrenisce nelle trincee e anche l’entusiasmo di Paul per la guerra svanisce. Sigrid Bauschinger spiega come egli interrompa la pubblicazione di volantini settimanali a favore della guerra nel marzo 1916 e li sostituisca, a partire da aprile, con il foglio bimensile Der Bildermann: Steinzeichnungen fürs deutsche Volk (Lo strillone: litografie per il popolo tedesco). Un Bildermann è, letteralmente, un uomo sandwich; l’idea è che il foglio debba essere diffuso tra la gente e che le immagini debbano essere portatrici di un messaggio di pace. Agli artisti da sempre più vicini a Paul si aggiungono disegnatori di chiaro orientamento socialista, come Käthe Kollwitz (1867-1945) ed Heinrich Zille (1858-1929). La pubblicazione accompagnerà la maturazione dell’opinione pubblica contro il conflitto nel corso del 1916, che è evidente nell’emergere di una vena antimilitarista tra letterati e artisti. Anche l’iconografia cambia radicalmente: il primo numero mostra una litografia di August Gaul (1869-1921) che illustra lo stallo della guerra in Europa, raffigurata da una serie di animali (gli stati belligeranti) divisi in due campi. Resta il fatto che Paul è ancora arruolato; la pubblicazione di un foglio antimilitarista porta al suo immediato arresto; egli rischia addirittura di essere ricoverato in manicomio.

Fig. 12) I numeri uno, cinque e dodici de Lo strillone pubblicati dalla casa editrice di Paul Cassirer nella primavera e nell’estate 1916. Fonte: https://digi.ub.uni-heidelberg.de/diglit/bildermann1916/0003/thumbs

Lo salva il conte Harry Kessler (1868-1937), uno dei collezionisti che Paul ha rifornito negli anni precedenti di quadri d’artisti francese. Kessler, che è figlio di un tedesco e di un'inglese, diplomatico e anche direttore di museo a Weimar, deve compiere un’importante operazione nella neutrale Svizzera, dove si sta giocando una guerra parallela, e ha bisogno dell’aiuto di Paul. Entrambi i fronti coinvolti nel conflitto vogliono convincere il mondo non belligerante (gli Stati Uniti non sono ancora entrati in guerra) della superiorità della loro cultura attraverso un intenso programma di propaganda. I tedeschi operano da Zurigo, i francesi da Ginevra. A tal fine i francesi inviano in tournée la Comédie-Française, i tedeschi organizzano invece concerti della Leipziger Gewandhausorchester, allora la migliore orchestra sinfonica del paese, diretta da Richard Strauss (1864-1949). Con il pretesto della cultura, peraltro, i diplomatici di entrambe le parti cercano di capire se vi siano possibilità di vincere il conflitto forzando accordi separati di resa condizionata dei nemici (è quello che Germania ed Austria tenteranno di ottenere con il ritiro della Russia bolscevica dalla guerra; cercheranno di perseguire lo stesso obiettivo – senza riuscirsi – con l’Italia dopo la sciagura militare di Caporetto). Zurigo è anche un laboratorio straordinario di idee rivoluzionarie: alcuni artisti di ambo le parti che vi si sono rifugiati per evitare la leva militare fondano il movimento Dada al Club Voltaire nel 1916, ma persino Lenin vive in esilio a pochi metri dal Club, sotto la protezione del servizio segreto tedesco che sta fomentando la rivoluzione comunista in Russia per abbattere lo zar.

A Zurigo Cassirer organizza una serie di conferenze di autori della sua casa editrice, ma, soprattutto, deve allestire la Mostra dell’arte tedesca dell’Otto e Novecento, che si tiene alla Kunsthaus nel 1917. Paul  sa benissimo che l’esposizione da lui curata è destinata a essere seguita immediatamente da una mostra francese di impressionisti. Il gallerista berlinese cerca allora di far passare l’idea che l’arte tedesca sia più moderna di quella francese: parte dai classici romantici e realisti dell’Ottocento, presenta l’impressionismo tedesco, ma arriva alle avanguardie espressioniste, inserendo artisti che sono morti o seriamente rimasti feriti in guerra, come August Macke (1887-1914), Franz Marc (1880- 1916) e Oskar Kokoschka (1886-1980). A distanza di cent’anni, si ritiene oggi che la mostra tedesca non sia riuscita nell’intento di battere i francesi: il pubblico di Zurigo è impreparato all’avanguardia e preferisce gli impressionisti [16]. 

Fig. 13) Quattro numeri del mensile I fogli bianchi. Il primo numero, edito a Lipsia nel 1913; un numero del 1916, co-pubblicato a Zurigo e Lipsia; un numero del 1918 pubblicato a Zurigo; un numero del 1920, pubblicato a Berlino da Paul Cassirer

All'inizio è previsto che Paul operi da Zurigo per tre mesi per poi ritornare al fronte; Cassirer usa tuttavia una serie di sotterfugi e, anche grazie a falsi certificati medici che testimoniano la sua instabilità nervosa, rientra in Germania solamente una settimana prima della fine del conflitto. In Svizzera Cassirer si associa tuttavia a una nuova impresa editoriale: Die Weißen Blätter. Eine Monatsschrift (I fogli bianchi, un mensile). Per prudenza, inizialmente, il suo nome non è mai visibile sulla rivista, comparsa già prima della guerra a Lipsia come organo della letteratura espressionista. A partire dal 1916 i Fogli bianchi sono pubblicati a Zurigo e Lipsia come rivista pacifista (presentata in un primo tempo al governo tedesco come strumento di propaganda all’estero). Dopo essere censurati in Germania, i Fogli escono solamente a Zurigo. Saranno poi continuati a Berlino da Cassirer stesso dopo la guerra fino al 1920. Rispetto alle riviste precedenti, il punto focale è il testo letterario, e non più la grafica.

A Berlino Cassirer rientra da rivoluzionario. Organizza nella sede della galleria di Viktoriastrasse riunioni di intellettuali a favore della Repubblica [17]. La sua casa editrice pubblica ormai le opere di teorici del socialismo come Ferdinand Lasalle (1825-1864) [18] e Karl Kausky (1854-1938) [19]. Rosa Luxemburg traduce dal carcere per Cassirer opere in russo e riceve il pagamento del compenso, anche come atto di solidarietà [20]. Nel novembre 1918 Paul si dichiara “da sempre comunista”. Il 18 febbraio 1919 i locali della galleria vedono la nascita del “Club rivoluzionario”, cui partecipano anche banchieri e industriali. Sigrid Bauschinger non manca di sottolineare alcuni episodi abbastanza oscuri: a fine novembre 1918 Paul viene coinvolto come teste in un processo di spionaggio, poi, all’inizio del 1919, torna in Svizzera per bruciare tutta una serie di documenti che riguardano le sue attività lì condotte [21].

A questo punto il racconto biografico diviene meno convincente. Gli anni tra il 1918 e il 1926, ovvero tra la fine della guerra e il suicidio, sono racchiusi in sole cinque pagine [22]. L’autrice osserva che, a partire dal dopoguerra, l’attività di Cassirer si trasforma. Prima della guerra promuove mostre permanenti che sono ovviamente occasione di vendita; dopo la guerra organizza soprattutto aste, aperte adù un pubblico che viene ammesso solamente a invito, nel corso di serate che offrono anche al piano superiore opportunità di ballo. Avrei sperato di trovare un’interpretazione delle ragioni di questo cambiamento. Forse che non vi è più ragione di esporre i quadri al pubblico? Oppure la domanda è talmente imponente che si vuole andare subito al sodo, senza dovere sottostare ai tempi lunghi delle mostre?

Credo che la spiegazione si possa trovare nelle memorie di Corinth e di altri artisti dell’epoca: la media borghesia, sconvolta dall’assoluta impossibilità di conservare il potere d’acquisto in investimenti legati in qualsiasi modo al valore (inesistente) del denaro, trova un bene rifugio nei quadri degli artisti più affermati, che conoscono in quegli anni un successo straordinario. Corinth scrive che i clienti lo visitano nell’atelier e gli strappano letteralmente di mano le vedute dei laghi della Germania del sud. Ecco, probabilmente, la ragione delle aste al posto delle mostre: non si compra più ciò che si ritiene esteticamente bello, ma ciò che ha valore di mercato. Soprattutto, bisogna investire rapidamente, perché l’iperinflazione devasta il valore dei risparmi. Gli artisti che non sono commercializzati per ragioni politiche (si pensi a quanto scrivono Hans Grundig e Otto Griebel) sono invece assolutamente ridotti alla fame. In questa selezione che aveva come risultato, per gli artisti, l’affermazione economica oppure la rovina finanziaria, quale funziona giocava sul mercato Cassirer? E quali erano i suoi rapporti con altri operatori berlinesi come Herwarth Walden (1879-1941)? Purtroppo la Bauschinger non affronta il tema.

Manca anche una riflessione sui rapporti tra Cassirer e il nuovo potere nella Repubblica di Weimar, in particolare con i socialdemocratici. È evidente che quella comunista è per Paul una breve parentesi. L’autrice menziona, ad esempio, di sfuggita l’amicizia con Walther Rathenau (1867-1922), ministro degli esteri di orientamento liberale ucciso da estremisti di desta nel 1922, senza chiarire tuttavia quali fossero i loro rapporti. Dal punto di vista estetico, infine, quale accoglienza riserva Cassirer ai nuovi orientamenti del dopoguerra? È ovvio che non sposi gli orientamenti dadaisti, ma che cosa pensa della Nuova Oggettività che sta divenendo il nuovo stile di riferimento nella Germania della metà degli anni Venti? Bisognerebbe fare una lettura attenta del catalogo delle esposizioni e, se possibile, delle aste, per trarre conclusioni convincenti.

Certo, per Paul le cose divengono difficili. L’autrice illustra infatti molti episodi che mostrano come Cassirer stia divenendo bersaglio del crescente antisemitismo. Gli si rimprovera il fatto di essere divenuto ricco controllando il mercato dell’arte a Berlino, l’avere intrattenuto rapporti con l’odiata Francia, l’essersi sottratto con sotterfugi al ritorno al fronte passando anni in Svizzera in condizioni privilegiate, l’aver sostenuto le idee socialiste e comuniste, l’aver evitato il tracollo finanziario dopo la guerra, riuscendo a mantenere una posizione centrale nel mercato dell’arte [23].

Sembra che negli ultimi anni Cassirer sia sempre più isolato anche in famiglia. Liebermann nel suo elogio funebre, parla di un uomo che non ha “un’àncora né nella famiglia, né nella religione e neppure nel commercio.” È evidente che la relazione sempre più controversa e difficile con l’attrice Tilla Durieux, percepita come esterna all’ambiente della famiglia, lo rende sempre più inviso ai parenti, che sperano in un divorzio [24]. Nella narrazione di Bauschinger, la vita di Cassirer si conclude tra una serie di avvenimenti drammatici. Nel 1919 si toglie la vita uno dei figli del primo matrimonio, forse anche per gli effetti traumatici della guerra (il padre, a dir la verità, non si era occupato molto di lui); nel 1921 Paul subisce un infarto all’età di cinquant’anni; negli anni seguenti i rapporti con la moglie divengono sempre più turbolenti. Come già detto, quando quest’ultima chiede il divorzio, Cassirer si toglie la vita. Tutti gli esponenti della famiglia si accorderanno per non menzionare il nome di Tilla durante i funerali.


Bruno Cassirer

La vita di Bruno scorre parallela a quella di Paul negli anni della gioventù: nati entrambi a Breslavia, si trasferiscono a Berlino negli anni della scuola e poi a Monaco per l’università, che nessuno dei due conclude (Bruno studia storia dell’arte, ma non dà mai la tesi di laurea [25]). Entrambi si recano a Parigi, dove subiscono il fascino dell’impressionismo e, dopo aver incontrato Durand-Ruel, decidono di aprire in comune la galleria d’arte e la casa editrice nella villa sulla Viktoriastrasse, come pure di entrare nella Secessione. Insomma, l’attività sul mercato dell’arte di Berlino sostituisce per entrambi, dal punto di vista della legittimazione sociale nella famiglia e nella società, la mancata conclusione degli studi universitari a Monaco.

La rottura tra Bruno e Paul comporta per i cugini con una questione pratica: la Viktoriastrasse non è solamente sede della galleria e della tipografia, ma anche la casa di Bruno e della moglie Else. La giovane coppia si trasferisce immediatamente (e non potrebbe essere altrimenti date le cause della contesa): spostano la residenza privata in una villa del nuovo quartiere-giardino di Berlino, assai decentrata, mentre la sede della casa editrice rimane in pieno centro [26]. Da allora le vite di Bruno e Paul non si incroceranno mai più.

Si è già detto, parlando di Else, che Bruno ed Else vivono a Berlino fino a quando non si vedono costretti a fuggire in Inghilterra nel 1938, con figli e nipoti, per sfuggire alle persecuzioni razziali. Moriranno qualche anno dopo in esilio ad Oxford, dove Bruno si lamenterà di non essersi mai ben ambientato, Bruno nel 1941 ed Else nel 1942. 

Fig. 14) La prima edizione dei Gargenlieder, con la copertina di Karl Walser (1905).

Per sette anni Bruno è l’unico dei Cassirer a continuare l’attività editoriale, in base all’accordo patrimoniale stipulato col cugino in occasione della separazione delle relative attività commerciali. Lo fa seguendo lo stesso modello editoriale già avviato in comune nel 1898: combina letteratura e poesia con la grafica d’arte. In questo rivela un fiuto eccezionale. Nel 1905 pubblica la raccolta di versi Galgenlieder (Canti della forca) di uno sconosciuto poeta espressionista maledetto, Christian Morgenstern (1871-1914) che, entro il 1920, vengono ristamparti ben 55 volte. La fortuna dell’opera dipende anche dai disegni di gusto secessionista dello svizzero Karl Walser (1877-1943), che lavora qualche anno alla casa editrice. Tra i collaboratori esterni vi sono artisti del rango di Max Liebermann, Max Slevogt e Alfred Kubin (1877-1959).

Fig. 15) La prima pubblicazione delle lettere di Van Gogh a cura di Bruno Cassirer nel 1906.
Fonte: https://archive.org/details/briefe1906gogh/page/n7

Anche se l’autrice non lo fa presente, Bruno ha anche un ruolo fondamentale nella letteratura artistica del primo Novecento: è lui ad essere il primo a pubblicare nel 1906 un’ampia selezione delle lettere di van Gogh e a renderle un successo letterario formidabile (in quegli anni il pittore è soprattutto conosciuto come autore delle lettere). Bruno è anche l’editore di Lovis Corinth.

Fig. 16) Le Leggende della vita di un artista di Lovis Corinth, pubblicate da Bruno Cassirer nel 1908

Bruno è una persona equilibrata (se si vuole al punto di essere prevedibile), molto attaccata sia alla famiglia sia all’impresa [27]. Di Bruno Cassirer non potremo mai leggere che, nel giro di qualche anno, si proclamò prima nazionalista, poi pacifista e, infine, comunista. Né potremo mai seguire, in parallelo con i mutamenti del quadro politico, il susseguirsi di iniziative editoriali di opposto indirizzo senza soluzione di continuità in termini cronologici.

Culturalmente Bruno è un conservatore, e ama frequentare ambienti dell’esercito (la Bauschinger ce lo presenta come il più spostato a destra della famiglia Cassirer, rispetto all’attivismo movimentista del cugino Paul (che raggiunge posizioni di estrema sinistra [28]) e al centralismo liberale dell’altro cugino, il filosofo Ernst Cassirer). Da un punto di vista estetico Bruno è innamorato degli impressionisti francesi e tedeschi e di Cézanne, che colleziona e soprattutto spiega ai tedeschi nelle sue pubblicazioni. Sigrid Bauschinger scrive che, al di là di questi maestri, egli non fa nessuna apertura alle avanguardie e cita le difficoltà che anche un grande maestro come Max Beckmann (1884-1950) [29] incontra ad essere ospitato sui periodici di cui è editore.

Il suo maggiore contributo all’arte, in termini editoriali, oltre alla realizzazione di numerose monografie, è la pubblicazione della rivista Kunst und Künstler: illustrierte Monatsschrift für bildende Kunst und Kunstgewerb (L’arte e gli artisti: mensile illustrato per le belle arti e le arti applicate) tra 1903 e 1933. Per comprendere l’entità del successo, basti pensare che, due anni dopo l’inaugurazione in Germania, in Francia esce la rivista  L'Art et les artistes: revue mensuelle d'art ancien et moderne, a cura di Armand Dayot (1851-1934). Siamo di fronte a uno dei rari casi (la Bauschinger non lo dice) in cui la cultura tedesca fa tendenza in Francia.
  
Fig. 17) La rivista Kunst und Kunstler nel 1903 (direzione di Hailbut e Flaischlen) e nel 1906 (direzione di Scheffler) e la corrispondente rivista francese del 1905

La vita della rivista è segnata dal ruolo che vi gioca, in quanto direttore tra 1906 e 1933, lo storico dell’arte Karl Scheffler (1869-1951). Sigrid Bauschinger parla del rapporto professionale fra Bruno e Scheffler come contraddistinto da alti e bassi. Purtroppo l’autrice non approfondisce. Leggiamo infatti che Kunst und Künstler è stata una rivista fondamentalmente apolitica, che non si è mai schierata neppure in occasione di eventi drammatici come la guerra [30]. E tuttavia non vi è un’analisi di quel che sia stato il ruolo della rivista durante trent’anni così complessi e mutevoli del mondo dell’arte tedesco, soprattutto se si pensa che essa ha ospitato molti nomi fondamentali della critica d’arte dell’epoca. Quanto alle divergenze tra Cassirer e Scheffler, non sappiamo se abbiano riguardato questioni imprenditoriali oppure di gusto o se la politica editoriale sia stata addirittura marcata da linee divergenti.

Va infine ricordato cha la casa editrice di Bruno Cassirer va ben oltre il mondo dell’arte. L’indirizzo filosofico è curato con la collaborazione del cugino Ernst. Quanto alla letteratura, Bruno si occupa di far conoscere al mondo tedesco gli autori russi e nordici [31]. L’autrice dedica anche particolare attenzione agli anni dell’esilio, durante i quali l’ormai anziano editore continua la sua attività dalla Gran Bretagna e in inglese, ma senza più connessioni al mondo dell’arte [32].


Conclusioni

La biografia familiare di Sigrid Bauschinger, dedicata a tutti i Cassirer, ci consente di conoscere meglio la storia di Else, Paul e Bruno, giovani coetanei e membri della stessa famiglia; prima si uniscono in un’impresa coraggiosa di rinnovamento della cultura, ma solo tre anni dopo si separano in due nuclei familiari che mai più si incontreranno, pur essendo residenti nella stessa città e operando negli stessi settori (in particolare l’editoria artistica, la divulgazione di qualità in materia d’arte e l’impiego di artisti come disegnatori) o in settori contigui (il commercio dell’arte).

La separazione del 1901 e il suicidio di Paul nel 1926 rappresentano senz’altro due momenti di grave imbarazzo per una famiglia molto unita e legata alle tradizioni di un ebraismo puritano. Al tempo stesso i due cugini diffondono tra tutti i membri della famiglia il gusto del collezionismo artistico [33].

Al di là delle vicende familiari è fondamentale il ruolo che i tre Cassirer giocarono nel mondo dell’arte, a Berlino, in Germania e in Europa, a partire dalla fine dell’Ottocento e fin quando l’ascesa al potere dei nazisti tolse ogni prospettiva alle loro iniziative editoriali. Il volume che qui recensiamo non consente purtroppo di approfondire appieno il loro ruolo nel mondo dell’arte in quei decenni, ma è certamente un buon punto di avvio per chi voglia continuare la ricerca nei prossimi anni. 


NOTE

[1] Bauschinger, Sigrid - Die Cassirers: Unternehmer, Kunsthändler, Philosophen. Biographie einer Familie. Monaco di Baviera, C. H. Beck, 2015,  464 pagine. Citazioni a pagina 119 e 226.

[2] Bauschinger, Sigrid - Die Cassirers: Unternehmer, Kunsthändler, Philosophen (citato), p. 81.

[3] Bauschinger, Sigrid - Die Cassirers: Unternehmer, Kunsthändler, Philosophen (citato), p. 83.

[4] Bauschinger, Sigrid - Die Cassirers: Unternehmer, Kunsthändler, Philosophen (citato), p. 221.

[5] Bauschinger, Sigrid - Die Cassirers: Unternehmer, Kunsthändler, Philosophen (citato), p. 221.

[6] Bauschinger, Sigrid - Die Cassirers: Unternehmer, Kunsthändler, Philosophen (citato), p. 81.

[7] Da non confondere con il nonno Walter Feilchenfeldt (1894-1953), che continua l’attività di gallerista di Paul Cassirer dopo il suo suicidio nel 1926, fin quando la galleria non è chiusa dai nazisti nel 1933.

[8] Bauschinger, Sigrid - Die Cassirers: Unternehmer, Kunsthändler, Philosophen (citato), p. 76-77.

[9] Bauschinger, Sigrid - Die Cassirers: Unternehmer, Kunsthändler, Philosophen (citato), p. 79.

[10] Bauschinger, Sigrid - Die Cassirers: Unternehmer, Kunsthändler, Philosophen (citato), p. 81.

[11] Bauschinger, Sigrid - Die Cassirers: Unternehmer, Kunsthändler, Philosophen (citato), p. 84.

[12] Bauschinger, Sigrid - Die Cassirers: Unternehmer, Kunsthändler, Philosophen (citato), p. 87.

[13] Bauschinger, Sigrid - Die Cassirers: Unternehmer, Kunsthändler, Philosophen (citato), pp. 91-94.

[14] Bauschinger, Sigrid - Die Cassirers: Unternehmer, Kunsthändler, Philosophen (citato), p. 101.

[15] Bauschinger, Sigrid - Die Cassirers: Unternehmer, Kunsthändler, Philosophen (citato), p. 101.

[16] Si veda l’articolo di Robin Schwarzenbach Deutsche Kultur als Waffe ( La cultura tedesca come arma), pubblicato sulla Neue Zurcher Zeitung il 13 novembre 2017 

[17] Bauschinger, Sigrid - Die Cassirers: Unternehmer, Kunsthändler, Philosophen (citato), p. 109.

[18] Bauschinger, Sigrid - Die Cassirers: Unternehmer, Kunsthändler, Philosophen (citato), p. 98.

[19] Bauschinger, Sigrid - Die Cassirers: Unternehmer, Kunsthändler, Philosophen (citato), p. 109.

[20] Bauschinger, Sigrid - Die Cassirers: Unternehmer, Kunsthändler, Philosophen (citato), p. 98.

[21] Bauschinger, Sigrid - Die Cassirers: Unternehmer, Kunsthändler, Philosophen (citato), p. 111.

[22] Bauschinger, Sigrid - Die Cassirers: Unternehmer, Kunsthändler, Philosophen (citato), pp. 113-118.

[23] Bauschinger, Sigrid - Die Cassirers: Unternehmer, Kunsthändler, Philosophen (citato), pp. 108 e 114.

[24] Bauschinger, Sigrid - Die Cassirers: Unternehmer, Kunsthändler, Philosophen (citato), p. 142.

[25] Bauschinger, Sigrid - Die Cassirers: Unternehmer, Kunsthändler, Philosophen (citato), p. 118.

[26] Bauschinger, Sigrid - Die Cassirers: Unternehmer, Kunsthändler, Philosophen (citato), p. 119.

[27] Bauschinger, Sigrid - Die Cassirers: Unternehmer, Kunsthändler, Philosophen (citato), p. 119.

[28] Bauschinger, Sigrid - Die Cassirers: Unternehmer, Kunsthändler, Philosophen (citato), p. 121.

[29] Bauschinger, Sigrid - Die Cassirers: Unternehmer, Kunsthändler, Philosophen (citato), p. 121.

[30] Bauschinger, Sigrid - Die Cassirers: Unternehmer, Kunsthändler, Philosophen (citato), p. 121.

[31] Bauschinger, Sigrid - Die Cassirers: Unternehmer, Kunsthändler, Philosophen (citato), pp. 120-122.

[32] Bauschinger, Sigrid - Die Cassirers: Unternehmer, Kunsthändler, Philosophen (citato), pp. 303-308.

[33] Bauschinger, Sigrid - Die Cassirers: Unternehmer, Kunsthändler, Philosophen (citato), pp. 126-131.




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