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lunedì 23 novembre 2015

Donato Calvi. Delle Chiese della Diocesi di Bergamo (1661-1671)



Donato Calvi
Delle Chiese della Diocesi di Bergamo (1661-1671)

a cura di Giosuè Bonetti e Matteo Rabaglio

Cinisello Balsamo (Mi), Silvana editoriale, 2008


Bergamo - Palazzo della Ragione e Duomo di Sant'Alessandro
Fonte: Wikimedua Commons


[1] Testo della quarta di copertina:

“Con questa edizione vedono la luce i tre volumi manoscritti conservati presso la Civica Biblioteca Angelo Mai di Bergamo, costituiti con la rilegatura delle lettere dei parroci bergamaschi in risposta ad un articolato questionario pensato da Donato Calvi in funzione dell’Effemeride sagro-profana di quanto di memorabile sia successo in Bergamo, sua diocese et territorio (Milano 1676-1677): la principale opera storiografica bergamasca del Seicento.


Bergamo, Chiesa dei Santi Bartolomeo e Stefano
Fonte: Wikimedia Commons



Lorenzo Lotto, Pala Martinengo, 1513-1516, Bergamo, Chiesa dei Santi Bartolomeo e Stefano
Fonte: Wikimedia Commons


333 documenti, perlopiù di natura epistolare, capaci di disegnare un variegato paesaggio di conoscenze e di far sentire una polifonia di voci, di cultura e di sensibilità diverse. Voci che concorrono a stabilire un canone di notizie storiche che tiene conto della dettagliata inchiesta formulata dal Calvi, puntualmente organizzata in 16 domande: 1. Principij della chiesa o parochia se vi sono; 2. Giorno preciso, mese e anno della consecratione, con il nome del Vescovo consagrante; o almeno il giorno che se ne fa l’officio; 3. Struttura della chiesa con il numero degl’altari; 4. Se vi sijno pitture o scolture di buona mano con il nome dell’auttore; 5. Se vi sono corpi santi o reliquie insigni, loro giorni, con il tempo delle translationi se si fa; 6. Altari privilegiati, perpetui o ad tempus; 7. Confraternità una o più, e tempo della fondatione; 8. Privilegij, essentioni, immunità; 9. Sagre suppelettili, argenterie e organo; 10. Nuove fabriche o ristorationi della chiesa e quando cominciate; 11. Se vi sij predica quotidiana o d’altra forma, quaresima o avvento; 12. Processioni di maggior solennità; 13. Giorno delle feste principali di concorso; 14. Se vi sono inscrittioni antiche o altre memorie degne; 15. Se vi sijn Imagini o Madonne miracolose e loro principij e miracoli più celebri; 16. Quante anime sij alla parochia sottoposte.

Nel corso di un lungo decennio (incluso tra il 1661 e il 1671) tutti i curati, i vicari foranei, i priori e le abbadesse della Diocesi di Bergamo, fanno arrivare sul tavolo di lavoro del priore del convento di Sant’Agostino un brogliaccio di informazioni in grado di introdurci alla storia della fede e della mentalità di una società di antico regime, ancora scossa dalle vicende della peste di manzoniana memoria.”


Ambrogio da Fossano detto il Bergognone, Polittico, 1507, Chiesa di Santo Spirito, Bergamo
Fonte: Wikimedia Commons

Lorenzo Lotto, Pala di Santo Spirito, 1521, Bergamo, Chiesa di Santo Spirito
Fonte: Wikimedia Commons

[2] È appena evidente che i resoconti inviati al Calvi costituiscono oggi una fonte importante per la storia ecclesiastica locale; molto minore (ma non nulla) è invece l’attendibilità per chi si occupi di fonti di storia dell’arte. Non siamo del tutto d’accordo con chi parla di queste pagine come la prima sistematica rilevazione del patrimonio artistico locale. La natura delle risposte è, inevitabilmente, discontinua; sicuramente la presenza di opere d’arte viene segnalata in funzione della maggiore o minore importanza che questa o quella parrocchia riveste nella comunità religiosa locale, né più né meno (anzi, sicuramente meno) della presenza di reliquie oggetto di venerazione da parte dei credenti. In molti casi ci si deve poi accontentare di sapere che all’interno di un edificio di culto si trovavano quadri “bellissimi”, “vaghissimi”, “antichi” e così via; le cose vanno già meglio quando ci si sofferma almeno sul soggetto delle opere (peraltro, come facile immaginare, da verificare); certo non frequenti sono i casi di attribuzione, praticamente mai basati su analisi stilistiche, più spesso sul patrimonio di conoscenze e ricordi orali tramandati di generazione in generazione. Se teniamo sempre presenti questi limiti, c’è anche modo ed occasione per sorridere, come nel caso del Polittico di San Martino, conservato presso la chiesa di S. Martino oltre la Gocchia per il quale si risponde che “l’ancona dell’altar maggiore è un San Martino che divide la clamide al povero, pittura di non ordinaria bellezza. L’auttore (se non parlo con mio padre) non si sa” (p. 183); salvo poi sapere, con altro resoconto – non è chiaro se di altra mano – che “il quadro dell’incona dell’altar magiore di nobilissima pittura fu dipinto da Lattantio da Rimini l’anno 1503” (il quadro, giunto sino a noi, è datato e firmato). Naturalmente appare più logico pensare che le attribuzioni abbiano maggiore credibilità – anche e soprattutto quando il manufatto artistico non si sia conservato – quando facciano riferimento ad artisti di area lombarda (come Giovan Battista Moroni, nato ad Albino) e nel caso di quadri realizzati in anni relativamente recenti rispetto all’inchiesta del Calvi. Il volume è stato recensito da Pino Cappellini su L'Eco di Bergamo il 19 gennaio 2008. Nella recensione si cita (giustamente) come particolarmente gustosa e libera da ingessature la risposta anonima con cui si parla della chiesa di Mapello. Non si dice che la stessa mano che si è soffermata così graziosamente sull’amenità dei luoghi e della caccia parla anche con disinvoltura imbarazzante della presenza nel centro abitato di una “Madalena del gran Rafaele d’Urbino e due Madonne del cavaliere Pomarancio”, riservando peraltro maggior attenzione alla cacciagione del luogo. 

Lorenzo Lotto, Pala di San Bernardino, Bergamo, Chiesa di San Bernardino in Pignolo
Fonte: Wikimedia Commons

[3] Alcune indicazioni ulteriori: i tre volumi manoscritti in cui sono conservate le risposte ai questionari di Donato Calvi sono reperibili presso la Biblioteca civica Angelo Mai di Bergamo con segnatura Sala I, D, 7, 14-16. Dei 333 pezzi che li compongono 327 sono appunto le risposte inviate all’agostiniano e 6 sono appunti di mano del Calvi; complessivamente le parrocchie di cui vengono forniti resoconti sono 219. In 191 casi è presente una sola relazione; in 29 se ne contano più di una. Non tutte le risposte sono datate; gli estremi cronologici di quelle in cui compare un anno vanno appunto dal 1661 al 1671 (con maggiore frequenza di quelle più recenti). Il presente lavoro viene attribuito (giustamente) al Calvi anche se è chiaro che praticamente nulla di ciò che vi compare è stato da lui scritto; Donato va comunque considerato a tutti gli effetti il coordinatore del progetto della campagna di rilevazione. A corredo del volume è fornito anche un Cd-Rom che ne riproduce immagini e testo in formato .pdf

Bergamo, Basilica di Santa Maria Maggiore e Cappella Colleoni
Fonte: Wikimedia Commons

Una delle tarsie lignee del Coro di Santa Maria Maggiore,
eseguita da Giovan Francesco Capoferri su disegno di Lorenzo Lotto
Fonte: Wikimedia Commons


[4] Da ricordare infine che Calvi è ricordato dallo Schlosser nella sua Letteratura artistica come autore de Le Pitture misteriose del Pal. Moroni spiegate. Lo scritto “tratta dei dipinti del palazzo Moroni (1655), i cui argomenti aveva indicato lo stesso dotto autore. Per il contenuto e per il modo di esporre è un contributo notevole all’iconografia del Barocco” (p. 552).

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